Capitolo 26. INTROMISSIONE
Pov's Cristyn.
Rob qui?
Indietreggio per la sorpresa e la delusione per la sua testardaggine. Cosa diamine ci fa lui qui? Speravo, anzi pensavo che avesse compreso il mio desiderio di non rivederlo mai più.
«Rob . . . non dovevi venire fin qui. Non abbiamo più niente da dirci», dico irritata.
«Cris, io. . . », non lo lascio neanche finire di parlare.
«Tu non sei niente per me. Non penso a te. Non ti amo più. Non mi vedo più con te nella mia ita», grido di rimando.
«Io voglio te, l'unica donna che volagio sei tu», non gli credo, ormai non mi fido più di lui. Se penso a quante volte mi ha detto di fidarsi di lui e ha tradito la mia fiducia, mi sento male. Mi scappa una risata amara dalle labbra.
«Con te non mi sentivo appagata, non mi sentivo completa. Tu non mi facevi sentire al sicuro, protetta. Mi facevi sentire delusa di te, di noi»
«Non puoi permettere alle tue insicurezze di minare il nostro rapporto. Così non andremo avanti», risponde.
«Punto uno. Non c'è niente che possa andare avanti. Tra noi è finita tempo fa. Due, ce ne hai messo di tempo per portare il tuo culo qui a Los Angeles. Ormai è troppo tardi. Punto terzo, Può anche essere come dici tu, ma anche tu hai minato il nostro rapporto. Nascondevi sempre fatti importanti, invece di condividerli con me. Ogni volta che ti ho rivolto domande su qualcosa, ogni volta che ti vedevo strano, mi dicevi che non era niente di importante, di non preoccuparmi. Non comunicavi con me. Be sai una cosa facendo così mi hai spinto a dubitare di te, di noi. Mi hai spinto ad odiarti. Ad odiare il tuo amore egoistico per il lavoro e per le donne», gli faccio notare.
Ha la faccia tosta di dirmi che è colpa mia se il nostro rapporto si è rotto. Questa è bella!
«Sei ridicolo. Tu eri tutto. Ora sei niente»
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«Ehi tutto ok?», mi chiede ad un tratto Marc, durante il servizio.
«Sì, scusa ero solo distratta», gli rispondo.
«Problemi in paradiso?», chiede scherzando.
«Ieri ho visto Rob. Ero in spiaggia e me lo sono trovata davanti. Non mi sono sentita come pensavo», dico riflettendo.
«Rob è qui? Quel figlio di puttana ha avuto il coraggio, dopo tutto questo tempo, di venire qui? Ti ha fatto qualcosa? Tu stai bene?», mi chiede a raffica.
«Si sto bene. Pensavo che mi sarei sentita arrabbiata, che avrei sofferto una volta che me lo sarei ritrovata davanti. Invece non ho provato niente», dico di getto.
«Ascolta non voglio impicciarmi, ma prima quel maniaco che ti tormenta e ora Rob. A proposito, quel pazzo si è fatto più sentire?», chiede mentre finiamo di preparare alcuni drink.
«Che ne pensi se domattina noi due ce ne andassimo a fare una passeggiata. Così per stare tranquilli e parlare, se ti va?», propone Marc.
«Mi sembra una buona idea».
Il resto del mio turno procede tranquillo. Nessun cliente che allunga le mani. Solo gruppi che si divertono e si scatenano sulla pista da ballo, senza freni. Per precauzione, nel caso si facesse vivo il maniaco o Rob, Marc si offre di riaccompagnarmi a casa. Per fortuna non abbiamo incontrato nessuno durante il tragitto. La serata tutto sommato è stata tranquilla. Non si può dire la stessa cosa per la nottata. Non riesco a prendere sonno. È da più di un'ora che continuo a rigirarmi nel letto. Odio il fatto che ogni volta che Rob si rifà vivo, destabilizzi la mia vita, in un modo o nell'altro.
..............
Che diavoli! Non sono riuscita a dormire per niente e adesso mi risveglio con un terribile mal di testa. Sento che mi sta per scoppiare. Ancora in pigiama scendo in cucina per prendermi due aspirine. Sperando che mi facciano star meglio. in casa non sento alcun rumore. Credo che mio padre sia già uscito per andare in negozio e mia madre per andare alla clinica, per far visita ai suoi vecchi amici.
Sto mangiando due ciambelle ricoperte di zucchero, quando qualcuno bussa alla porta. Cavoli! Fa che non sia lui.
«Marc!», dico salutandolo e facendolo entrare.
«Vestiti e andiamo in spiaggia», dice subito. «Mi avevi promesso una passeggiata non ricordi?», dice guardandomi.
«Ah già è vero. Dammi solo cinque minuti, così mi cambio».
Dopo circa venti minuti siamo già arrivati alla spiaggia. Questo posto è magico, ha effetti calmanti. Mi rasserena. È il posto in cui vengo quando devo pensare. Stiamo passeggiando quando mi sento chiamare.
«Cris!». Non mi giro, faccio segno a Marc di continuare a camminare. Riconoscerei quella voce ovunque. È ancora qui.
«Ma chi è quello?», chiede Marc.
«Niente. nessuno», gli rispondo.
Ad un certo punto qualcuno afferrandomi per le spalle mi fa girare. «Cris ti prego ascoltami. Da quando ho saputo delle tue condizione non faccio altro che pensare a te e al nostro piccolo», dice lui visibilmente triste.
«Al mio piccolo. Tu hai fatto capire chiaramente che ritenevi che quel piccolo non fosse tuo ma chissà di quale mio amante. Hai detto che non era tuo quindi non era una tua preoccupazione. Non c'è più niente che ci lega quindi ritornatene a New York».
«Cris ti prego, abbiamo sofferto entrambi, ma insieme possiamo guarire le nostre ferite», cerca di convincermi Rob attirandomi tra le sue braccia, ma con le lacrime agli occhi per il dolore lo respingo.
«No tu sei la mia ferita che guarirà standoti lontana», detto questo io e Marc ci allontaniamo, senza voltarci indietro.
...............
Stiamo ritornando a casa e il mio morale è sempre più grigio. Cammino senza guardare dove sto andando. La mia mente si è chiusa in se stessa. Lui continua a tormentarmi, da vivo e nei miei pensiero. Ho iniziato ad andare avanti, a costruirmi una vita e lui ricompare. È solo un egoista.
«Cris, siamo arrivati», dice Marc risvegliandomi dai miei pensieri, «Cris, volevo invitarti a venire ad un evento, ad una serata culinaria, ma se non te la senti non è un problema», dice mentre entriamo in casa.
«Non è questo il problema. Si sono arrabbiata e irritata da tutto ciò che sta succedendo ultimamente, ma non sarà questo ad impedirmi di continuare con la mia vita. Verrò all'evento. Solo che verrò accompagnata da Josh», lo informo.
«Oh, davvero? Nessun problema. Spero solo che tu ti diverta», dice salutandomi prima di andarsene.
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L'ansia che mi divora sembra non essere d'accordo con i buoni propositi di Marc. Vorrei tanto divertirmi , ma la preoccupazione mi assale.
Guardandomi allo specchio vedo una giovane donna con un viso pallido, leggero trucco e occhi spenti. Capelli sciolti incorniciano il viso e un leggero vestito color viola pastello completa la figura. Il bussare alla porta mi avvisa dell'arrivo di Josh.
Appena mi vede il suo sguardo scopre la mia figura, vedo la felicità nei suoi occhi. Porgendomi la mano mi accompagna all'auto e mi aiuta a salire. Il viaggio in auto è piacevolmente silenzioso. La sua sola vicinanza mi rasserena e mi fa dimenticare i problemi che mi assillano.
Durante la serata vengono messi all'asta diversi prodotti alimentari tra cui caviale, tartufi, due bottiglie di Château Margaux del 1787 e una di Inglenook Cabernet Sauvignon Napa Valley del 1941.
Finita l'asta culinaria è stata liberata la pista per dare la possibilità agli ospiti di essere intrattenuti con della musica. Anche se non è il tipo di musica che preferisco accetto l'invito di Josh a ballare.
Durante la serata incontro persone interessanti. Una delle quali è interessato al mondo della ristorazione, in particolare dei dolci.
«Scusami, ma devo lasciarti, ho degli obblighi da mantenere e persone con cui parlare. Ti dispiace se ti lascio qui. Non ci metterò molto», mi informa Josh.
«Non ti preoccupare. Non rimarrò sola, c'è così tanta gente», lo rassicuro. Difatti dopo non molto tempo un uomo si avvicina.
«Ciao ho visto che sei venuta in compagnia di Josh. Sono un suo amico Lorenz», dice presentandosi.
«Cristyn, piacere. Sono un'amica di Josh».
«Cristyn, di cosa ti occupi?», chiede offrendomi un bicchiere di vino bianco.
«Sono proprietaria di una pasticceria a New York».
«New York, lontano da qui».
«Sono qui per far visita alla mia famiglia. Loro vivono qui».
«Sai ho un amico appassionato di dolci che vorrebbe aprire un ristorante apprezzato anche per i dessert, ma non se ne intende molto di dolci. Ti andrebbe di dargli una mano?»
«Chi io?», chiedo sorpresa.
«Sì, tu. Se Josh ti ha portato qui stasera significa anche che si fida delle tue capacità. Quindi mi fido anch'io», dice convinto.
«Ma il tuo amico intende aprire il suo ristornate qui a Los Angeles?», chiedo curiosa.
«Per il momento i suoi affari hanno sede qui, ma deve ancora decidere dove investire i suoi soldi ed aprire il ristorante. New York potrebbe essere un'ottima opzione», sottolinea Lorenz.
Josh ritorna e lo aggiorno sulla proposta del suo amico.
«Cris , ma è fantastico. Un'opportunità da non perdere», dice contento, abbracciandomi forte.
Sfortunatamente il nostro momento di felicità viene interrotto perché ad un tratto si avvicina a noi un signore sulla cinquantina che chiede di poter parlare un attimo con lui. Ne approfitto per ritornare al mio tavolo e rilassarmi con un bicchiere di vino. Persa nei miei pensieri non mi sono accorta che qualcuno si stava avvicinando dietro di me. Non ho bisogno di girarmi per capire chi è. È da tutta la serata che sento su di me uno sguardo insistente. Come al suo solito non mi chiede neanche se ho voglia di ballare con lui, mi trascina letteralmente in pista per ballare un lento. Il tocco delle sue mani sui miei fianchi, la sua vicinanza non mi provocano più quella sensazione elettrizzante, ma soltanto angoscia e paura di soffrire ancora.
«Mi dici perché sei ancora qui? Perché non sei partito e te ne sei ritornato a New York?», chiedo fredda.
«Perché mi manchi, sei tu la donna che voglio a fianco a me nella mia vita. Non ti credo gli rispondo, non prendermi in giro. È la verità senza di te non riesco a essere me stesso, non mi sento completo», continua a ripetere.
«Io con te invece mi sento distrutta, mi sento all'inferno», queste mie parole devono aver fatto effetto su di lui perché lascia andare il polso che mi aveva afferrato, mi lascia andare. Non riesco a fidarmi di lui, non riesco a lasciarmi andare come la prima volta. La sua personalità altalenante, i suoi sentimenti e umori instabili non mi permettono di sentirmi al sicuro con lui.
Ad un certo punto vedo Josh dirigersi verso me e Robert.
«Cristyn dobbiamo andare», dice porgendomi la sua mano e guardando con uno sguardo minaccioso Rob.
«Vieni con me», dice Rob.
Non ho neanche il tempo di rispondere che Josh mi afferra la mano e mi trascina via. Io però non oppongo resistenza. Voglio restare con Josh. So che non posso stare più vicino a Rob.
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SPAIO AUTRICE_
Ciao ragazzi! Cosa ne pensate delle continue comparsate di Rob? E Cristyn a reagito in maniera esagerata o ha fatto bene a pensare a se stessa?
Chi la spunterà tra Josh e Robert?
Per scoprirlo non vi resta che continuare a seguire Dolce Rivincita.
AVVISI:
1) Più avanti pubblicherò i primi capitoli di Dolce Successo revisionata;
2) Più avanti pubblicherò una versione light di Dolce Successo, con tagli di scene. Manterrò entrambe le versioni integrali e tagliate;
3) Ringrazio tutti i miei follower e lettori.
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