Capitolo 12. LIBERTA'
Pov's. Cristyn
La moto è piaciuta molto a Sandy, anche se all'inizio sembrava un po' scettica su questa mia decisione improvvisa. Questa nuova sorpresa, però, non è tanto piaciuta ai miei genitori.
Mia madre ha iniziato a parlare di quanto pericolose sono le moto, di quanti incidenti mortali accadono a causa loro. Io ho cercato di ricordarle che non sono le moto a causare gli incidenti, ma i guidatori spericolati che le guidano.
Mio padre, invece, si è convinto che la mia sia una specie di crisi di mezza età, che l'acquisto della moto sia solo un capriccio momentaneo, inutile e solamente dispendioso. Io gli ho ricordato che non è un capriccio e che poi la pago io, con i soldi che ho guadagnato, non di certo chiedendo un prestito a loro.
Non si sono completamente calmati, diciamo che hanno accettato che adesso guidi una moto. Ogni volta che esco per far un giro con la mia Elvis, così ho chiamato la mia moto, i miei ne approfittano per farmi una ramanzina sullo stare attenta.
So che mi dicono tutto ciò perché mi vogliono bene e tengono a me, per questo li amo. Solo Marc è riuscito a rassicurarli un pochino. Lo conoscono per via di Steve e del suo locale. Lo conoscono come mio collega e amico. Perché questo è quello che siamo amici. L'ho capito l'altro giorno al bar, mentre parlavamo. Con lui mi sono sentita allo stesso modo in cui mi sento con mio fratello, allegra e spensierata.
Nulla a che vedere con attrazione, eccitamento o altro. Nulla di tutto ciò e forse è un bene. A volte i rapporti tra due persone non superno il livello di amicizia e rimangono tali. Altri rapporti invece diventano più intimi, più profondi, come nel caso di me e Rob.
Chissà cosa starà facendo adesso. Sicuramente le solite cose. Ufficio, lavoro, serate. Ufficio, lavoro, serate. Una monotonia assoluta.
Adesso devo prepararmi per andare al locale, ho promesso a Marc di aiutarlo con i menù dei cocktail, in modo da avere la serata libera.
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Appena arrivo, trovo la porta aperta e Marc intento a preparare un drink.
«Ehi, ciao! Eccomi arrivata» dico salutandolo.
«Sei in perfetto orario!! Ecco assaggia questo e dimmi, sinceramente, senza peli sulla lingua, che cosa ne pensi» mi dice porgendomi il drink che prima stava preparando.
Assaggiandolo cautamente e pian piano, cerco di capire quali siano gli ingredienti che lo compongono. È dolce, fruttato e . . . quasi mi soffoco. L'ondata d'alcool non ti colpisce a primo impatto, ma solo dopo un paio di secondi. Non è per niente male!
«A me piace! Ci hai messo frutti di bosco e ...»dico pensando.
«In realtà si tratta di lampone, succo d'arancia dolce e melograno, con un'aggiunta di vodka» mi spiega, mentre sta shakerando ancora.
«Quello che stai preparando invece cos'è?» gli chiedo curiosa.
«Assaggialo e dimmi tu», afferro il bicchiere e assaggio. Io ho il vizio che quando degusto un drink per la prima volta chiudo gli occhi per assaporare meglio e non lasciarmi sfuggire nessuna sensazione.
«Anice, menta e martini con ghiaccio» rispondo allegra, sicura di aver indovinato gli ingredienti.
«Hai azzeccato in pieno, brava. Adesso assaggia quest'ultimo e prova a dirmi se ti sembra armonioso» dice prima di andare verso il frigo e portarmi un bicchiere, dalla forma allungata.
Il drink ha un colore strano. Verdognolo credo.
«Si tratta di whisky, con essenza di carciofo» mi spiega, beccandosi una mia occhiata stranita. Carciofo? Nei drink poi. Non è una cosa usuale.
«Mai assaggiato niente del genere. Non fa per me, però è solo questione di gusti. Magari ad altra gente piace» gli dico allontanando il bicchiere.
«Avresti qualche idea tu?» mi chiede.
«In realtà sì. Potremmo creare un drink nuovo. Tipo un cremino alcolico al pistacchio e aggiungere uno o due bastoncini di liquirizia» propongo.
L'idea gli piace. Ora dobbiamo solo decidere solo gli eventuali stuzzichini da abbinare ad ogni drink.
....................
Siamo talmente presi dal lavoro che non ci accorgiamo dell'ora tarda.
«Cavoli è mezzogiorno inoltrato» dico sorpresa di come sia volato il tempo.
«Possiamo anche finire qui per oggi. Siamo a buon punto» dice Marc, ritirando tutti i fogli su cui ha appuntato ogni cosa.
«Ascolta perché non vieni a casa mia a pranzo. Farebbe davvero piacere ai miei rivederti. Sai, hai fatto una buona impressione su mia madre» dico ridendo di gusto.
«A sì? Beh non posso deludere le aspettative di una signora tanto gentile. Verrò sicuramente. Vuoi che ti dia un passaggio?» si offre lui.
«No grazie. Sono venuta in moto» gli rispondo.
«Ok. Dammi cinque minuti. Il tempo di chiudere e ti raggiungo».
Il viaggio di ritorno è stato liberatorio. Il vento tra i capelli. Il vuoto e la leggerezza che mi circondano mi aiutano a non pensare a tutto il resto, al passato.
Arrivati a casa, mia madre accoglie Marc stritolandolo, letteralmente, in uno dei suoi famosi abbracci.
«Marc è un piacere rivederti. Cris, potevi avvertirmi che avevamo un ospite. Avrei preparato qualcos'altro» mi sgrida mia mamma. Lei ci tiene ad accogliere bene gli ospiti e fare buona impressione su di loro.
«Non si preoccupi signora. Io sono una buona forchetta. Mangio di tutto. Anzi questa l'ho portata per lei. È una bottiglia di vodka-ice, un drink che io e Cris abbiamo ideato oggi per il locale» dice Marc, porgendogli la bottiglia. Non sapevo che l'avesse portata con sé.
«Stupendo! Così possiamo vedere in cosa consiste il lavoro del nostro tesoro» dice facendomi arrossire. Sa quanto mi dà fastidio che mi chiami in quel modo davanti agli altri.
Sentendo quel soprannome, Marc mi guarda sorpreso, senza fare nessuna smorfia. Con la coda dell'occhio noto però che si sta trattenendo dal ridere. Quel mascalzone. Gliela farò venire io la voglia di ridere.
Seduti tutti a tavola, con papà a capotavola, mamma ed io ai due lati e Marc vicino a me, pranziamo allegramente. Gli uomini parlano di lavoro, della fatica di trasportare pesi, di far attenzione a non infortunarsi. Io invece pilucco qualcosa. Non ho una gran fame, oggi.
«Allora Marc, com'è lavorare a fianco a fianco, ininterrottamente, a stretto contatto con la mia Cris?» gli chiede mia madre, enfatizzando quest'ultima parte, facendomi andare di traverso un boccone di pane.
Non riesco a respirare. Per fortuna Marc mi passa un bicchiere d'acqua e mi sento meglio.
«Tutto bene?» mi chiede Marc.
«Si, si, tranquillo, tutto ok» gli rispondo, trucidando con lo sguardo mia madre. Lo so dove vuole andare a parare. Non pensavo fosse il tipo di fare queste domande a tavola. Certo me lo sarei potuta aspettare da papà, ma da lei forse no.
«Cris è una ragazza in gamba, volenterosa. Svolge molto bene i suoi compiti e quando ce né bisogno aiuta anche gli altri suoi colleghi» dice il mio eroe.
«I tuoi colleghi sono tutti maschi per caso?» chiede mio padre impugnando le posate. Ecco questa sua posa è un po' inquietante, ho quasi paura a rispondergli.
«Ecco in realtà sì, ma sono tutti gentili e per niente farfalloni. Quindi, puoi stare tranquillo e riporre le armi soldato» gli dico scatenando l'ilarità di tutto il tavolo.
Il resto del pranzo trascorre piacevolmente. Marc si offre di aiutare a sparecchiare e di lavare anche i piatti, ma mia madre è un osso duro e non cede.
«Grazie per avermi aiutato a sparecchiare. Per il resto me ne occupo io. Voi ragazzi se volete potete andare in giardino se vi và??!» dice congedandoci civilmente. Quando si tratta della sua cucina, guai a chi gliela tocca. Quello è il suo regno e nessuno deve azzardarsi ad addentrarvisi, se non cerca guai.
Ci spaparanziamo sul divano a dondolo in giardino. Osservando le piante di mia madre. In silenzio. Senza parlare.
«Ti ha dato fastidio quello che ha chiesto tua madre prima?» mi chiede all'improvviso Marc.
«No. Certo che no, è solo che non pensavo mia madre si interessasse di quel lato della mia vita. Certo, forse se n'è sempre interessata, ma non mi ha mai fatto domande dirette. Non che mi vergogni di risponderle. Solo che la mia vita privata finora è ristretta solo a Robert» dico con tono malinconico.
«Robert è il motivo per cui ti sei trasferita a L. A?» chiede acutamente.
«Sì. Lui è la causa principale del mio trasferimento, del mio ritorno a casa» dico sospirando ad occhi chiusi.
«Sai, io penso sempre che CASA sia il posto in cui noi ci sentiamo al sicuro, amati. Non necessariamente un luogo fisico in sé, ma un ideale. Può anche essere una persona che ci protegge e che ci ama». Queste sue parole mi colpiscono nel profondo. Con Robert mi sentivo così. Anche se non costantemente, ma mi sentivo amata e protetta. Una cosa a cui io tengo molto, in un rapporto, è la costanza, la continuità.
«Ascolta. Che ne dici se andiamo a fare un giro in moto? Il mio amico, proprietario del concessionario, è socio di una pista motociclistica, in cui tutti possono correre con le proprie moto, allenarsi e anche partecipare a delle gare. Allora che ne dici?», mi propone Marc.
«Vuoi che ti dia un passaggio in moto?» chiedo.
«Non, ti ringrazio. Ognuno andrà con la propria. Se siamo fortunati, riusciremo a trovare il mio amico e sfidarci contro di lui» dice Marc, sorridendo. Guardandolo, sembra di vedere un bambino entusiasta di poter giocare con il suo giocattolo preferito.
......................
Arrivati al circuito, siamo accolti da un ragazzo alto, rasato e vestito tutto di pelle. Lui e Marc si danno il tipico abbraccio da maschio. Una pacca sulle spalle e un'energica stretta di mani. Da come si sono salutati e da come stanno parlando, sembrano essere davvero legati. A parte al locale, non ho mai visto Marc così sorridente.
«Amico, è bello vederti qui. Da quanto non venivi al circuito?» chiede il ragazzo sorridendo. Se Marc non mi avesse già detto chi avremmo incontrato, non avrei mai riconosciuto il suo amico senza giacca e cravatta. È irriconoscibile.
«Chi è questa meraviglia?» chiede squadrandomi.
«Lei è Cristyn, una mia amica e sorella di Steve» dice Marc presentandoci.
«Piacere di conoscerti sorella di Steve» . il suo sguardo insistente non si stacca da me e inizia a mettermi a disagio. Distolgo lo sguardo, fingendo di guardare altrove.
«Vorremmo fare dei giri in pista» lo informa Marc.
«Siete i benvenuti. Dovete solo aspettare un paio di minuti. Ci sono già tre corridori che stanno gareggiando. Poi verrà il vostro turno. Sapete già se verrete tutti i gironi?» chiede .
«In realtà pensavo che tu potessi farci avere dei pass, per venire a provare quando ne abbiamo la possibilità» gli propone Marc.
«Si può fare. Portate dentro le vostre moto. Garcia vi mostrerà dove sono i vostri box. Poi vi accompagnerà da me».
....................
Controllata la moto, i meccanici ci hanno dato il via libera per le prove della pista.
Io e la mia Elvis scattiamo subito, libere nell'aria.
Libertà, spensieratezza, leggerezza. Questo è tutto ciò che provo alla guida del mio tesoro. Affronto le curve del percorso con trepidazione, ansia e soddisfazione.
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Pov's. Robert
Ricevuta la chiamata del mio investigatore, sono andato subito ai miei uffici. Mi ha subito detto di avere delle novità e di avere consegnato tutto a Phill.
«Signorina Rush. Appena arriva Phill, lo faccia accomodare nel mio ufficio». Entrato nel mio ufficio, mi porto direttamente davanti al mio computer per controllare la posta. In effetti, mi sono arrivate molte email. Le scorro tutte fino a trovare quella che m'interessa.
"Referto medico Cristyn Mitchell"
«Signor Pawel, ho i documenti che ha richiesto» dice Phill entrando e porgendomi una grande busta.
Aprendola scorgo molti documenti.
Non sono i traumi e le fratture descritte in questi referti a colpirmi.
"Aborto spontaneo dovuto a trauma".
Aborto? Cristyn era incinta? Il peggio è la data riportata sui documenti. La data è quella del giorno in cui abbiamo litigato al parco.
Quindi, sono stato io la causa di tutto?!
SPAZIO AUTRICE_
CIAO RAGAZZI! PIACIUTO IL NUOVO CAPITOLO? CRESCERA' ANCORA IL RAPPORTO TRA MARC E CRISTYN? E ROBERT, ADESSO CHE HA SCOPERTO CIO' CHE E' SUCCESSO, COSA CREDETE CHE FARA'?
BUONA LETTURA BY @SweetCreation94
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