One Shot
Quella prima mattina di fine primavera, il vento non portò il solito buon odore della Paulownia Tomentosa, tanto meno l'aroma del caffè nero. L'aria era pesante, così come il corpo nudo di Francesco, adagiato svogliatamente all'interno di una vasca raffinata in perfetto stile provenzale. Gli occhi aperti e lo sguardo fisso nel vuoto ne testimoniavano la ribellione nei confronti di un periodo della sua vita sofferta, trascinata, vissuta svogliatamente.Le sua labbra violacee di chi troppo sosta nella trasparenza, erano leggermente socchiuse ed il suo fiato defunto. Si tagliò le vene come uno Stoico, con il sangue, che copioso, si abbracciava scapolo alle particelle d'acqua.
Quando Chiaraluna ritornando a casa, a poche ore dopo il suicidio ne trovò il corpo privo di vita, svenne priva di sensi.
Si riprese dopo un periodo indefinibile e chiamò con la voce spezzata dal cordoglio l'ambulanza, cosciente, di quanto fosse oramai inutile fantasticare.
Il cadavere di Francesco venne prelevato successivamente, mentre Chiaraluna venne portata via dall'ambulanza in evidente stato di shock. Lei e Francesco si sarebbero dovuti sposare a Luglio dello stesso anno. Avrebbero dovuto metter su famiglia e realizzare tanti di quei progetti contemplati durante i loro nove anni di fidanzamento. Chiaraluna e Francesco si erano conosciuti al liceo Classico e da allora non si erano più lasciati. Quante esperienze vissute assieme, quanti ricordi. Tutti quei sogni svaniti in un istante, a causa di quella depressione che colpì l'uomo senza una motivazione apparentemente plausibile. Quel mal di vivere che giunse in punta di piedi, che lo catturò, e infine se lo portò via.
Chiaraluna rimase sola con il suo dolore. Sapeva che Francesco era depresso,appiattito, ma non credeva che sarebbe mai arrivato a tanto. Un ragazzone forte come lui, sorridente fin dal primo appuntamento. Un sorriso che si spense negli ultimi sette mesi. Francesco l'ultimo periodo della sua vita vagava come un'ombra. Aveva altresì lasciato il lavoro e passava le sue giornate chiuse in casa davanti alla finestra; ad ammirare gli uccelli, che liberi com'erano, potevano andare ovunque loro volessero.
I giorni seguenti furono i più difficili per Chiaraluna. Troppi ricordi in quella casa, decise di venderla, o meglio, di svenderla. Voleva disfarsene come quel dolore,che carogna, non voleva scollarlesi di dosso.
Venduta la casa, la macchina e tutto quello che ricordasse il volto del suo amato, quanto problematico uomo, tornò a vivere a casa dei suoi genitori. Lasciò il lavoro e mise tutto il guadagno delle vendite in banca, stava scivolando nello stesso inganno che le aveva portato via il suo Francesco.
Dopo due mesi dalla sua perdita,Chiaraluna smise di mangiare adeguatamente, si lavava a malapena e vagava per casa come uno spettro. Provò anche a suicidarsi ma la codardia la salvò per due volte.
Dopo quattro mesi, poco era cambiato. Quella sera si trovava a cena con i suoi genitori e il telegiornale parlò di un fatto di cronaca avvenuto sul deep web (la parte oscura di internet). Un'idea malsana balenò nella testa di Chiaraluna. Si alzò da tavolo lasciando ancora pieno il piatto colmo della fumante minestra, e osservata nel silenzio più totale dai suoi genitori, si precipitò al piano superiore dove si trovava la sua stanza. Immediatamente cercò il modo di penetrare nel deep web e dopo diversi tentativi ci riuscì senza troppa difficoltà. Rimase lì davanti per tutta la notte, fino a quando non riuscì a trovare quello che faceva al caso suo: un assassino a pagamento.
Incappò sul profilo di un personaggio che non prometteva nulla di buono. Usava il nickname di Dolce Incubo e non esisteva altro indizio su di lui. Nessuna foto o contatto, niente di niente.
Rimase a fissare quel nome, poi,ad un tratto, qualcuno iniziò a scriverle nella chat posta sul lato del profilo misterioso.
"Voglio il nome, il cognome e l'età della preda. Il luogo di dove si trova e la conferma,dopodiché ti manderò il mio conto privato su dove inviarmi i trentacinquemila euro di pagamento."
"Chiaraluna Moreschi, venticinque anni, Bolzano. Confermo."
"Annotazioni specifiche?"
"Soltanto una... Non voglio sapere come, quando e con quale arma avverrà la mia morte."
La figura nascosta capì subito che la preda era la stessa che gli stava commissionando il delitto, e un lungo silenzio allungò la risposta.
"D'accordo!"
la conversazione durò appena due minuti. Una vita di venticinque anni condannata in appena due stupidi minuti.
Chiaraluna appoggiò la testa sullo schienale della comoda poltrona, attendendo l'iban su dove effettuare il pagamento. Era decisa a portare avanti l'incubo. La voglia di rincontrare Francesco era forte quanto la paura di morire, per questo decise di contattare un killer professionista. Sarebbe stato tutto più semplice, improvviso e indolore.
I mesi continuarono a passare.Dolce Incubo non si era più fatto sentire come da accordo. Nel frattempo quella depressione iniziò via via a sparire. Il tempo stava scorrendo e allo stesso tempo guariva quelle ferite che apparentemente sembravano profonde quanto inguaribili. Avvenne addirittura il miracolo, Chiaraluna riuscì ad innamorarsi di un altro ragazzo, che in parte le ricordava molto il suo Francesco. Quella voglia di morire si trasformò in paura di morire e al ritorno di una cena passata con Giacomo, il suo nuovo amore, decise di rientrare nel deep web per ricontattare questo Dolce Incubo e porre fine a quel contratto mortale. Non voleva neppure i soldi indietro, voleva semplicemente viversi questa seconda possibilità senza avere il timore di esser uccisa in un momento qualsiasi della sua giornata.
Chiaraluna cercò quel nome ovunque, per tutta un'altra notte, ma senza più trovarlo.
"Probabilmente era soltanto un truffatore che aveva bisogno di soldi,"pensò, quando all'improvviso venne contattata , non si sa come da un altro misterioso utente che portava il nome di Carne.
"Cosa vuoi da Dolce Incubo?Lo stai scrivendo ovunque."
Chiaraluna sbiancò ma al contempo sentiva che poteva rimediare e salvarsi la vita."
"Lo conosci?"
"Si! Cosa vuoi da lui?"
"Sei tu? Devo saperlo, dimmelo!Sei tu?"
"No, non sono io, ma svolgo il suo stesso lavoro."
Chiaraluna cercò di raccontare cosa fosse successo, chiedendo allo sconosciuto come poter risolvere la questione, era disperata. L'uomo le inviò una faccina che sorrideva.
"Mi dispiace dirtelo, ma hai scelto il peggiore di noi... fossi stato io mi sarei tenuto i soldi e tante grazie, ma Dolce Incubo porta sempre a termine il suo lavoro.Fino alla fine."
Il petto di Chiaraluna iniziò a batterle forte. Chiuse immediatamente il suo portatile e si gettò sul letto in preda alla disperazione.
Combattuta sul dirlo o meno al suo nuovo compagno, rimase sdraiata a lungo a pensare, ma senza trovare alcuna soluzione.
Nel frattempo passarono altri due mesi.
Era una giornata uggiosa. Chiaraluna passeggiava al parco adiacente alla sua nuova casa, in compagnia di Milka, una cagnolina bianca regalatole da Giacomo.
Tutto successe molto velocemente;una donna molto distinta le si avvicinò.
"Scusami il disturbo, posso chiederti una sigaretta?"
Chiaraluna sorrise.
"Certo! Dammi un secondo che la cerco nella borsa."
E mentre si apprestava nella ricerca, la donna si abbassò per accarezzare e giocherellare con Milka, il cane.
"Eccola" Disse Chiaraluna tendendo la mano.
"Grazie!" Rispose la donna."Hai anche da accendere?"
"Certamente!" Rispose Chiaraluna, che ricercando nella borsa non fece caso al fatto che nel frattempo la donna le si era posta alle spalle.
Un pizzico improvviso le percosse la schiena.
Chiaraluna spalancò gli occhi per poi girarsi molto lentamente verso la donna.
La vide con ancora la siringa nelle mani e una lacrime scivolò giù dal suo viso.
"Dunque sei tu DolceIncubo... una donna!"
la sconosciuta annuì con un sottile cenno del capo
"Farà male?" Le domandò Chiaraluna ormai rassegnata al suo destino, con le lacrime che scendevano copiose sulle sue guance ed il corpo che tremava ma non per il freddo.
"Soltanto un po'."
Chiaraluna si accasciò delicatamente a terra accompagnata dalle braccia di Dolce Incubo che le chiuse gli occhi.
Poi, prese il cane in braccio e accarezzandolo se lo portò via con sé.
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