6: Una verità dklorosa
Qualche settimana dopo ricevetti una chiamata da parte dei miei genitori. Volevano vedermi e sembrava che le cose per loro stessero andando molto meglio.
Vivevano ancora alla locanda, ma dico: "Molto meglio" perché poteevano passare del tempo con me, anche se non potevo continuare a vivere lì, insieme a loro.
All'improvviso sentii la porta aprirsi.
"Ehi principessa! Ti vedo felice oggi! Dimmi un po', c'è qualcosa che non so?" mi chiese una voce amichevole.
Ero così contenta di vederlo che questa volta gli saltai al collo e lo abbracciai fortissimo.
"Ehi, stai attenta!" disse. "Hai corso così tanto che rischiavi di finire a terra! Dimmi: che cosa ti è successo?"
"Io... Oh perdonami, sono così felice, così felice che ho dimenticato tutto!"
"Dimmi tutto principessa!" mi disse Daniele.
"I miei genitori mi hanno chiamata e mi hanno detto che desiderano vedermi!" lo informai.
"Sono molto felice per te!" disse lui.
"Puoi accompagnarmi? Vorrei che i miei conoscessero la persona che ho quasi buttato a terra e che mi ha sempre aiutato! Puoi venire con me per favore? Se non hai impegni... voglio dire!"
"Ma certo che ti accompagno tesoro!" mi disse lui con un sorriso angelico.
Io ero contentissima, avevo l'amicizia della persona che mi faceva battere il cuore a mille e questo era sufficiente.
"Grazie!" gli dissi sottovoce.
"Ma dai, principessa! A me fa piacere" disse lui stringendomi forte la mano. "Anzi, se vuoi raggiungeremo prima la locanda. Vieni con me, ti faccio vedere una cosa."
Uscimmo nel giardino del collegio e arrivammo al... parcheggio delle moto?
"La vedi quella moto gialla? È mia!" disse indicandola.
"Come? Questa mi è nuova!" gli dissi.
"Ti andrebbe se andassimo dai tuoi con questa?" chiese.
"Cosa? Ma... ma io non sono mai salita su una moto" gli dissi.
"Tranquilla, parlo io con la direttrice e ti giuro che non farò cose strane!" mi tranquillizzò il mio amico del cuore.
"Lo so che non sei un tipo spericolato" gli dissi.
"Qualche volta sì, ma non lo sarò con te piccola! Non voglio compromettere nessuno e ancora meno te! Hai capito?"
"Va bene" risposi timidamente.
"Devi andare oggi dai tuoi, giusto?" mi chiese Daniele con un sorriso.
"Sì, è oggi!" risposi ricambiando il sorriso.
"Bene! Dai, avvertiamo la direttrice!"
Andammo ad avvertire la direttrice e ci dirigemmo verso il parcheggio delle moto.
"Sei pronta?" mi chiese il mio angelo.
"Ho un po' di paura, ma mi fido di te."
Salii sulla moto dietro di lui e lo strinsi per non cadere. Lui mi mise un casco sulla testa e ne indossò un altro.
Lui diede gas e il veicolo iniziò a muoversi, ma non fu una corsa a rotta di collo. Gli indicai il luogo in cui si trovavano i miei genitori e lui si fermò.
"Sei stata davvero coraggiosa principessa!" mi disse con un sorriso.
Gli sorrisi e quando vidi i miei genitori corsi ad abbracciarli.
"Ehi piccola! Dimmi un po', chi è quel ragazzo?" chiese mia madre.
"È il mio angelo del collegio. Gli sono caduta addosso e lui è stato molto gentile!"
"Molto piacere" disse lui stringendo la mano ad entrambi i miei genitori. "Mi chiamo Daniele!"
"Piacere" disse mia madre. "Mi chiamo Flora e lui è mio marito Riccardo."
"Molto piacere giovanotto!" disse mio padre.
"Sono stata io ad invitarlo, mi è stato vicino e quando mi sono ammalata lui è stato il primo ad accorgersene e mi ha curata!"
"Molto bene! È molto importante che la nostra bambina abbia un amico tanto caro perché... perché c'è una cosa che dobbiamo dirle... una verità che ci portiamo dentro da moltissimo tempo!"
"Credo sia una verità un po' privata."
Lui sapeva sempre tutto. Iniziai ad aver paura di quella verità, lui se ne accorse e mi diede un bacio sulla guancia.
"Stai tranquilla tesoro" mi disse. "Non aver paura."
"Grazie" sussurrai timidamente.
"Vai! Entra Francesca, tranquilla! I tuoi devono dirti una verità molto importante e qualunque essa sia io sarò con te! Sempre!"
Lo ringraziai, ma stavolta mentalmente, ed entrai in quella locanda.
"Tesoro..." cominciò mia madre. "Noi dobbiamo dirti una cosa. Tu... tu non sei la nostra figlia biologica."
"È uno scherzo! Mi state prendendo in giro, vero? V-vero?"
"Non si scherza su queste cose, piccola! Mettiti seduta, dobbiamo dirti tutta la verità." disse mio padre. "Vedi, i tuoi "genitori", se così si possono definire, ti hanno abbandonata per irresponsabilità. Lei non voleva ucciderti quindi decisero insieme di lasciarti per strada. Giuro che li avrei presi a schiaffi per come ti hanno lasciata per terra! Abbiamo deciso di chiamarti Francesca perché tu sei libera e sarai libera di scegliere se perdonarci o portarci rancore. Però sappi che tutto quello che abbiamo fatto è stato per il tuo bene piccola mia!"
"Io non ce l'ho con voi, anzi, vi ringrazio di cuore per avermi raccolta."
Era vero. Io non ce l'avevo con loro.
Anzi, non ce l'avevo con nessuno, ma è orribile sapere che sei nata per errore.
Iniziai a correre, almeno finché qualcuno non mi afferrò per il polso.
"Ehi bellezza!" disse quella voce che non potevo sopportare. Giacomo!
"Cosa... cosa vuoi? Lasciami andare!"
"Eh no bellezza! Questa volta non puoi fare niente! E adesso vieni con me!"
Lui iniziò a trascinarmi, ma dopo un po' mi sentii sollevare e mi trovai tra le braccia di un'altra persona. Ero appoggiata al petto di quella persona e Giacomo non mi tratteneva più.
"Calmati Francy, adesso sei al sicuro" mi disse una voce che invece mi era tutt'altro che sgradita. Era Daniele!
"Grazie" sussurrai tra i singhiozzi. "Ma perché lo hai fatto? Io sono nata per sbaglio, capisci? Sono nata per sbagllio! I miei genitori, quelli che ti ho presentato, non mi hanno messa al mondo! I miei mi hanno lasciata sola!"
"Ma che stai dicendo? Che ti succede?"
"No... io... non ti posso spiegare!" dissi, e subito dopo iniziai a correre e cantai parte del ritornello di una canzone: "Perché non esistono fate... né principi né sogni, perché è tutta una bugia, perché senza di te io non ho più vita... ah! Io non ho più vita..."
"Non devi dire queste cose! Tu hai vita eccome e sei la ragazza più dolce e tenera del mondo! Ascoltami, non devi piangere! Non si nasce per sbaglio! Il solo sbaglio è abbandonare o uccidere un bambino perché non lo si vuole! Io concepisco l'abbandono solo quando non si può crescere il proprio figlio e non si sa che altro fare! Dai, non piangere!"
Mi gettai tra le braccia del mio angelo e piansi disperatamente sul suo petto.
Lui fu pronto ad accogliermi e mi confortò baciandomi più volte le guance.
"Non voglio più vederti così! Non devi dire che sei un errore perché non è vero!"
"Quei due hanno avuto un incidente e quell'incidente sono io! È orribile!"
"Se si può chiamare così... Guarda che un incidente ha delle conseguenze negative, cosa che non si può dire di te piccola mia! Dai, ora non piangere!"
All'improvviso iniziai a provare una strana sensazione e sentii che mi mancava il respiro. Lui se ne accorse e si spostò da me in modo brusco.
"Accidenti, che cos'hai piccola? Che ti prende?" mi chiese lui preoccupato.
"Non riesco a respirare!" sussurrai.
"Accidenti, ci risiamo! Ti sta salendo la febbre! Stai tranquilla tesoro, non ti agitare!" disse sollevandomi da terra e appoggiando una mano sulla mia fronte.
Dopo qualche minuto le cose peggiorarono e iniziai a dire: "Sono nata per sbaglio! Sono uno sbaglio!"
Lui rimase accanto a me tutto il tempo.
"Per favore smettila! Non è così e tu lo sai!" mi diceva sottovoce. "Te lo chiedo per favore!"
Singhiozzavo come una disperata ma lui non mi lasciava sola, voleva proteggarmi.
"Per favore piccola mia, non piangere!"
"Perché mi hai chiamata così?" chiesi.
"Perché tu sei la mia piccola" rispose.
Cercai di alzarmi dal letto ma sentivo un dolore atroce in tutto il corpo.
"Ferma, non sforzarti!" disse Daniele.
Mi sentivo male, ero davvero distrutta.
Forse lui se n'era accorto, per questo mi teneva ferma con molta delicatezza.
"Riposati, va tutto bene piccola!" mi tranquillizzò lui. "Io non ti lascerò da sola, ancor meno in questo momento!"
Mi coprì con una coperta, avevo freddo e lui se n'era accorto.
Poco dopo mi addormentai...
Due persone che parlavano di una bimba.
"Visto che non abbiamo avuto abbastanza fegato per toglierci questa bambina la lasceremo da qualche parte, per terra!"
"Molto bene! Questa bambina è nata per sbaglio e noi dobbiamo liberarcene!"
I due lasciarono a terra quella bambina ma poco dopo arrivò una coppia di coniugi. La bambina, quasi accorgendosi di loro, si riprese dal suo stato di rigidità e iniziò a piangere disperata.
Loro avevano visto le persone che l'avevano messa al mondo mentre la lasciavano per terra e la donna fu la prima ad avvicinarsi.
"Buona, buona, non piangere!" disse. "Ti portiamo a casa, sarai la nostra bambina, la nostra piccola principessa!"
L'uomo la raggiunse e accarezzò la testa della bambina: "Non piangere più! Va tutto bene piccola! Tranquilla!" disse guardandola con molta tenerezza.
Mi svegliai di soprassalto e iniziai a parlare a vanvera ripetendo le parole dei mostri dei miei sogni.
Mi sentii stringere la mano, mi voltai e vidi il volto angelico di Daniele.
"Stai tranquilla tesoro" mi disse con tenerezza. "Devi stare tranquilla!"
"Non era un sogno, era un ricordo!" gli dissi raccontandogli il mio sogno per filo e per segno.
"Principessa! Ehi! Stai tranquilla!"
"È stato orribile!" continuai. "Non so che cosa avrei fatto contro quei due!"
Lui prese un bicchiere d'acqua fresca.
"Su, bevi! Sei troppo agitata" disse.
"Non ce la faccio a tenere nulla tra le mani" dissi tremando.
"Tirati su, ti aiuto io" mi disse con voce gentile.
Mi aiutò a sedermi e mi sostenne aiutandomi a buttare git l'acqua fresca.
"Ti senti un po' meglio?" mi chiese.
"Sì, grazie" risposi con timidezza.
Mi appoggiò una mano sulla fronte.
"Santo cielo, siamo sempre allo stesso punto! Hai una gran febbre, piccola!"
"Non mi lasciare! Ti scongiuro, non te ne andare!" dissi con voce tremante.
"Non fare così, non hai abbastanza forze" mi disse lui con voce affettuosa.
"Come fai a saperlo?" gli chiesi.
"Perché hai questa vocina debole e sei pallida. Adesso calmati, per favore!"
"Per favore, non lasciarmi!" ripetei.
"Stai tranquilla! Non sarai mai sola!"
All'improvviso entrarono dei tizi con la faccia completamente coperta che mi sollevarono da terra e mi portarono via.
Daniele cercò di raggiungermi calandosi dalla finestra ma di colpo mi fu iniettato qualcosa in un braccio e persi conoscenza.
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