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5: Cuori di pietra contro cuori d'oro

"Tesoro, forse dovremmo rientrare" mi disse il mio angelo custode.
"Sì, ma separiamoci, non voglio che ti vedano con me" gli dissi.
"Non capisco perché ma d'accordo" disse lui, "però prima..." Detto questo si avvicinò e mi baciò la guancia. "Sogni d'oro principessa! Sogni d'oro!"
"Anche a te" sussurrai.
Lui entrò prima di me. Io rimasi per qualche minuto fuori, versando qualche lacrima, poi rientrai camminando molto lentamente per evitare di farmi sentire.
All'improvviso sentii una voce fin troppo cupa e profonda che mi chiamava: "Dove stai andando Francesca?"
Riconobbi quella voce: era Giacomo, il bulletto numero uno della scuola, naturalmente accompagnato da Cassandra.
"Che... che cosa vuoi?" balbettai.
"Povera piccola, quanto sei ingenua!" disse lui con una voce stranamente dolce, o per meglio dire sdolcinata. Lui mi afferrò per un braccio, mi tirò verso una parete e m'inchiodò contro di essa. Dei brividi percorsero tutto il mio corpo ed io iniziai ad agitarmi. Il mio cuore batteva forte e stavo male perché in quel caso non si trattava di emozione, bensì di paura.
"Che succede bambina? Stai tremando!"
"Come diavolo potrei stare?" chiesi con un filo di voce. "Ti rendi conto che mi tieni inchiodata ad una parete?"
Lui si avvicinò pericolosamente a me ed io mi appiattii contro quella parete cercando di trattenere addirittura ib respiro per assottigliare il mio corpo il più possibile. Le sue mani giunsero all'altezza della mia testa e la inchiodarono contro il muro. Lui si avvicinò ancora di più alle mie labbra.
Era il mio primo bacio e non gli avrei mai permesso di portarmelo via così, quindi lo spinsi via con le ginocchia.
"Che... che vuoi? Lasciami stare, per favore!" lo supplicai girando la testa da un lato e abbassandola.
"Voglio vederti piangere principessa!"
"Non vedi che lo sto già facendo?" gli dissi facendogli notare le mie lacrime.
Stavo per gridare, ma lui mi fermò: "Shhh, buona, il tuo an_gelo custode è andato via, ma con il sottoscritto sei al sicuro bambina mia! Oh, così, brava! Io sono il tuo domatore e tu sei una leonessa stranamente mite!"
"Ma quale domatore! Lasciami stare!"
"Stai buona, non gridare" mi disse lui.
La sua mano faceva troppa pressione sulla mia bocca, mi stava facendo male.
Diedi un calcio alla parete per farmi sentire, la sua presa era troppo forte.
Iniziò a mancarmi l'aria e cercai di aprire la bocca, come i topi quando rosicchiano qualcosa che li infastidisce o li blocca.
"Non respiro" mugugnai sulla sua mano.
Scalciai con forza per farmi sentire, ma dopo un po' mi arresi. Lui toccò il mio orecchio sinistro con le labbra e mi sussurrò: "Non ti farò del male, calmati e smettila di agitarti in questo modo!"
"Non mi fido di te!" gli dissi.
Lui fece molta più pressione ed ebbi paura che le mie labbra fossero sul punto di spaccarsi. All'improvviso sentii un rumore secco e abbastanza forte e la presa sulle mie labbra sparì.
"Lasciala stare!" disse una voce che riconobbi all'istante.
Aprii gli occhi e vidi che al mio fianco c'era proprio lui: Daniele!
Guardai Giacomo: aveva una guancia rossa, lui gli aveva dato uno schiaffo.
"Va tutto bene, tranquilla" disse prendendomi la mano. "Quanto a te, Giacomo, cerca di non avvicinarti a lei altrimenti te la faccio pagare cara!"
Quella frase mi suonò come unn allarme.
"No, non importa, lascialo stare" dissi cercando di calmarlo. "Hai già fatto moltissimo per me, non preoccuparti."
Ci allontanammo lasciando Giacomo in corridoio.
"Ehi! Piccola calmati, va tutto bene!"
Sembrava un angelo quando parlava così.
Mise una mano sulla mia testa e me la passò ripetutamente tra i capelli. Quella mano aveva un tocco dolce e delicato e non so come quel gesto mi rendeva sempre tranquilla, qualunque cosa accadesse. Con l'altra mano mi asciugò le lacrime dalle guance e disse: "Tranquilla, ci sono io qui con te!"
"Grazie" gli dissi con molta timidezza.
"So perché mi hai detto quelle cose prima! Non volevi che ti vedessi piangere, per questo sei rimasta fuori!"
"Scusami, non avrei dovuto, sono una sciocc" sussurrai tra i singhiozzi.
"Sai chi è l'unico sciocco? Giacomo!"
Mi guardò e mi accompagnò nella mia stanza. Le ragazze dormivano, o almeno credo perché c'era totale silenzio.
"Buonanotte principessa!" disse il mio angelo custode.
"Anche a te" ricambiai.
Lui mi baciò la fronte e disse: "Stai tranquilla, adesso è tutto finito! Non aver paura principessa, va tutto bene!"
Sentii le lacrime salirmi agli occhi e mi ge_ttai disperata tra le sue braccia.
"Non piangere! Calmati, non piangere!"
"Perdono! Perdonami!" singhiozzai.
"Ascoltami: io so come sei! Il cuore si riflette in tutto quello che fai, sei capace di difendere chi ti fa del male, non ti arrabbi nemmeno per quello che ti ha fatto quel... quel disgraziato! Ma se lo incontro io..."
"No, non fare niente! Non voglio! Per favore, ti scongiuro, non fare niente!"
Mi venne un altro attacco d'asma, ma questa volta lui era preparato su cosa fare. Io mi agitavo ma lui riuscì a tranquillizzarmi.
"Stai tranquilla tesoro, va tutto bene" mi disse appoggiandomi una mano su una guancia. "Sdraiati, non ti succederà niente!"
Mi sdraiai e poco dopo feci un profondo respiro. Mi sentivo molto meglio.
"Grazie" gli dissi per la millesima volta.
"Non ringraziarmi" sussurrò lui. "Ora dormi tranquilla, andrà tutto bene! Non aver paura, io sarò sempre qui con te!"
Mi mise addosso una coperta e restò al mio fianco finché non mi addormentai...
Il giorno dopo, quando mi svegliai, mi alzai così in fretta da ritrovarmi a terra... o quasi. Poi sentii molte mani sostenermi e quando alzai lo sguardo vidi le mie amiche al mio fianco e di fronte a me c'era... Daniele! Lui fu il primo a parlare.
"Va tutto bene?" chiese.
"S-sì, sto bene" balbettai timidamente.
Spiegai tutto alle_ mie amiche le quali erano rimaste sorprese nel constatare che Daniele era rimasto accanto a me e mi aveva tenuto la mano per tutta la notte. Questo mi meravigliò moltissimo.
"Davvero sei rimasto qui per tutta la notte?" chiesi.
"Sì, sapevo che eri molto spaventata e ho deciso di restare qui accanto a te."
"Il mio angelo guerriero!" pensai. "Il mio angelo guerriero!"
"Su, coraggio! Adesso andiamo altrimenti rischiamo di fare tardi!" disse Nadia.
Scendemmo tutti e quattro al piano di sotto e andammo a sederci insieme agli altri. La colazione fu abbastanza allegra a dire il vero ed io ero davvero felice di avere accanto persone tanto speciali.
All'improvviso Giacomo venne a sedersi accanto a me e ogni tanto mi toccava punti come il braccio, la spalla o il collo, punati abbastanza innocenti, ma io avevo paura quando mi toccava. Daniele se ne accorse, mi prese la mano e mi disse sottovoce: "Stai tranquilla tesoro, non sei sola!"
Io cercavo di mascherare il terrore che mi provocava quel tocco, ma per lui e per le mie amiche ero come un libro aperto. Dopo qualche minuto, però, mi girai verso Giacomo: "Puoi smetterla di toccarmi per favore?"
"E dai, non ti ho fatto niente!" disse.
"Primo: qualcosa mi hai fatto! Secondo: se mi tocchi mi dai fastidio!"
Non sapevo perché ma preferivo dire: "Fastidio" anzicché: "Paura". Il mio angelo custode se ne accorse subito e mi prese per mano.
"Stai tranquilla! Va tutto bene!"
Una volta terminata la colazione andammo in classe. Questa volta io mi trovavo tra il cuore cattivo e quello buono, ovvero tra Giacemo e Daniele. Il primo mi guardava con insistenza, il secondo invece cercava di calmarmi prendendomi per mano.
"Signor Giacomo, vedo che la signorina si sta agitando, la smetta di fissarla! E poi... che cosa le ha fatto?"
Giacomo impallidì. Non si aspettava nulla del genere, ne ero più che sicura!
"Ehm..." disse Giacomo.
Non volevo che lo punissero ma in quel caso non sapevo proprio come comportarmi perché non era una cosa facile da coprire e non potevo dire: "Lui mi ha fatto: "Bù" e mi sono spaventata!"
"L-lasci stare" balbettai. "Preferisco non parlarne per il momento, mi scusi."
Le ore di studio passarono in fretta e per farmi dimenticare l'incubo che avevo vissuto la notte precedente Daniele mi portò nel posto che mi piaceva: le scuderie.
"Vieni con me" disse, "c'è un amico che voglio farti conoscere, che ne dici?"
Entrammo nelle scuderie e lui mi disse: "Lo vedi quel cavallo laggiù?" E lo indicò con la mano.
"Sì, lo vedo" risposi.
"Beh, lui è Pris" disse il mio angelo.
Pris ci raggiunse, mi vide e mi fece subito l'occhiolino.
"È un buon segno?" chiesi.
"Sì, eccome se lo è" rispose lui. "E fa così perché gli sei simpatica! Ma del resto come si fa a non provare simpatia per una come te, piccola? Se vuoi te lo ripeto: Cassandra e Giacomo rappresentano _'eccezione alla regola."
"Perché dici questo?" chiesi.
"Perché è vero principessa! E io voglio proteggerti, devi stare tranquilla, hai capito?"
Lui mi appoggiò un braccio sulle spalle e noi salutammo Pris e ce ne andammo.
All'improvviso vidi da lontano Giacomo e Cassandra.
"Ti prego non andare via! Per favore!"
"Shhh calmati, non sarai mai sola, mai" disse lui stringendomi la mano.
Vidi che guardava un punto indefinito e dopo un po' mi fece spostare di scatto e disse: "Sorpresi? Perché non aprite l'acqua adesso?"
"Vuoi piantarla di difenderla?" disse Cassandra.
"No Cassandra, non voglio smettere! Visto che tu insisti per torturarla io insisto per proteggerla da te e da questo povero imbecille, mi hai capito?"

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