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20: Ribelle... o forse no?

Erano passati due giorni da allora e avevo la sensazione che molti studenti spettegolassero.
Spesso avevo sentito dire cose orribili sul mio conto, del tipo: "Quella ragazzina ne sa una più del diavolo! Non è vero che le si era appannata la vista: voleva soltanto tenere Daniele tutto per sé!"
Era stata Cassandra, con la sua maledetta voce stridula, a dirmi quelle cose e purtroppo l voce si stava spahgendo per il collegio.
Quella mattina ci fu l'ennesima ripetizione di quella storia e fu proprio allora che esplosi.
"Beh? Io sono qui! Perché non parlate davanti a me invece di spettegolare?" chiesi irritata.
"Non c'è nessun problema, falsa santarellina!" rispose Cassandra. "Tu hai finto di aver rischiato di diventare cieca perché volevi che quell'altro idiota del tuo amico ti stesse appiccicato... perché ti piace, vero, Cenerentola venuta male?"
"Cenerentola venuta male? Tu sei un mostro!"
"Non azzardarti ad insultarmi!"
"Ah no? E perché? Con quale diritto tu puoi insultarti senza che io ti dica il fatto tuo, stupida ragazzina viziata che non sei altro?" le urlai, al limite della sopportazione.
"Tu non ti devi azzardare ad insultare la mia amica perché sei soltanto una sporca stracciona e non puoi assolutamente paragonarti a noi!" mi prese in giro l'altra ochetta bionda.
"Ma chi ti credi di essere? Pensi di insultarmi ricordandomi che sono povera?" le chiesi, alzando ulteriormente la voce. "Credimi se ti dico questo: sono più felice di essere una "spora stracciona plovinciale", come dici tu, che una persona tanto ricca in cose frivole quanto povera in sensibilità e cervello!"
"Ah! La ragazzina oggi è piena di grinta a quanto vedo!"
"Eh già, cara Arianna! Crede davvero che urlando le sia possibile risolvere qualcosa, vero?"
"Credo che tu abbia ragione, Cassandra... ma la rimetteremo al suo posto..."
Sapevo che cosa intendevano. Sarebbero state due contro una.
Mi avrebbero malmenata fino a distruggermi e forse solo allora sarebbero state contente.
Solo che in quel momento provai una rabbia che non avevo mai provato prima e, senza aspettare che mi si buttassero addosso come belve scatenate, lasciai che la mia mano scattasse e colpisse il viso di Cassandra, che si espresse con un urletto.
"Ma come ti permetti? COME TI PERMETTI DI TOCCARMI E SOPRATTUTTO IN QUESTO MODO?" mi urlò contro, pronta a scagliarsi su di me, come era il suo piano di partenza.
"Guarda che non mi ci vuole niente a dartene un altro" le dissi.
"Ah... va bene, come vuoi!" mi disse Cassandra. "Vediamo quanta voglia avrai di fare ancora la stupida dopo quello che ti farò passare..."
Mi afferrò per un braccio e, senza farmi capire niente, mi portò su per una scalinata. Mi ritrovai su in soffitta e lei mi ci chiuse a chiave per poi lasciarmi sola. Che cosa potevo fare adesso?
Mi accasciai a terra, mi presi la testa tra le mani e ripresi a piangere, come ormai mi capitava praticamente tutti i giorni.

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