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2: In trappola

Il giorno seguente iniziarono i corsi e per questo ebbi modo di conoscere meglio i miei compagni di avventure, come diceva l'angelo del collegio.
"Ehi Francesca!" Quella voce mi sorprese. Cassandra mi aveva appena chiamata... per nome?
"Ciao" la salutai timidamente.
"Senti Francesca, ho lasciato una cosa in soffitta, un fermaglio, e vorrei che tu me lo prendessi... se non ti dispiace, ovvio!"
Andai in soffitta a cercare quel qualcosa e vi incontrai... Daniele!
"Ehi piccola, che cosa ci fai qui?" chiese.
"Cassandra ha detto che aveva lasciato un fermaglio qui e mi ha chiesto di... di prenderglielo ma... E tu?"
"La stessa cosa vale per me" disse lui.
Il suo sguardo di colpo divenne cupo.
"Oh mio Dio! Qui la porta è automatica, quindi se ha mandato qui tutti e due... un motivo dev'esserci!"
La porta sbatté leggermente e si chiuse. Subito dopo ci fu un tuono e, ironia della sorte, saltò la luce. Cercai di aprire la porta ma fu tutto inutile.
"Una trappola! Quella serpe ci ha teso una trappola!" dissi.
Caddi all'indietro in preda ad un altro attacco d'asma.
"Francesca! Oh cielo piccola, cos'hai? Che cos'hai?" mi chiese preoccupato.
"Mi sento male! Una trappola! Ci ha teso una trappola e questa stanza è piccola! E adesso che cosa facciamo?"
Lui prese un fazzoletto, lo bagnò con dell'acqua fresca e me lo adagiò sulla fronte.
"Ecco, così ti sentirai meglio! Adesso calmati, vedrai che andhà tutto bene!"
Lui afferrò una coperta e la stese sul pavimento, aiutandomi a spostarmi e facendomi sdraiare su di essa. Premette leggermente il fazzoletto sulla mia fronte e si chinò su di me per sussurrarmi all'orecchio: "Non devi agitarti, vedrai che andrà tutto bene!"
"Cos'ho fatto di male a quella strega?"
"Niente, non le hai fatto niente! Lei è fatta così, ha voglia di scherzare e a dirla tutta io non so perché fa così!"
"Non lasciarmi da sola, ti prego!" gli dissi, ma in ogni caso lui non poteva muoversi dalla soffitta, infatti lo disse.
"Non voglio lasciarti, e pur volendo non potrei farlo!" disse togliendomi il fazzoletto dalla fronte e lasciandomi un tenero bacio nello stesso punto.
"Ho paura" sussurrai tremando.
"Fidati di me, andrà tutto bene vedrai" disse stringendomi a sé. "Oh piccola, sapessi quanto stai tremando!"
"Ho freddo" gli dissi.
Lui mi avvolse la coperta intorno al corpo e mi prese tra le sue braccia. Solo accanto a lui mi sentivo protetta.
"Quanto tempo ci vorrà prima che qualcuno si accorga di noi?" chiesi.
"Non lo so, ma forse c'è un modo per accorciare i tempi" rispose lui.
Afferrò due scope e me ne diede una.
"Ehi, adesso dobbiamo fare rumore, molto rumore! Dobbiamo batterle contro la porta per farci sentire, a quanto pare si può aprire solo da fuori in modo normale. Sei pronta?"
"Sì, io sono pronta!"
"Perfetto, allora vieni" disse tendendomi la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi e io mi avvicinai alla porta e iniziai a colpirla con la mia scopa mentre lui faceva lo stesso con la sua. Io arrivai anche a prendere a calci quella maledetta porta pur di uscire da quella soffitta e mentre con la mano libera prendevo a pugni il legno facendomi anche un po' male gridavo: "Aiuto! Aiutateci! Siamo qui, siamo qui, aiuto!"
Anche lui contribuiva a fare molto rumore e dopo un po', sfiniti, ci fermammo. Lo facemmo appena in tempo per sentire dei passi e la porta che, non so come, veniva aperta. Ci apparve davanti il viso preoccupato della direttrice.
"Ragazzi, che cosa ci facevate qui?" ci chiese.
"Credevamo ci fosse qkalcosa da recuperare per una persona" risposi in fretta.
Proprio in quel momento apparve Cassandra, la ragione del mio guaio.
"Ma non capisce che l'ha fatto apposta? E tutto questo per restare sola con Daniele!" disse con un ghigno malvagio dipinto sul viso e un finto tono alterato.
"Io prima o poi quella smorfiosa la strozzo!" pensai infuriata, ma mi pentii all'istante.
"No, non è vero, non è vero!" dissi.
Daniele mi prese la mano per calmarmi.
Io non ero una spiona, non volevo mettere nei guai Cassandra, ma al tempo stesso ce l'avevo molto con lei per come mi trattava e per il fatto che in quel momento tentava di mettermi nei guai.
"Signora direttrice, questa ragazza merita una punizione esemllare!" disse Cassandra.
"Cassandra avvicinati un momento" disse Daniele guardandola fissa.
Lei si avvicinò e lui le disse sottovoce: "Se cerchi di mettere nei guai Francesca creerai problemi anche a te stessa, quindi vedi di darti una calmata! Cercheremmo di uscirne senza che nessuno debba essere punito, okay?"
Poi si rivolse alla direttrice: "Vede, stavamo cercando un fermaglio che Cassandra aveva dimenticato e visto che la porta della soffitta a volte crea problemi siamo venuti a cercarlo qui insieme, vero Cassandra?"
"Sì, è vero" rispose Cassandra.
"E l'avete trovato?" chiese la direttrice.
"No, non c'era" dissi sottovoce. "Forse è rimasto in camera di Cassandra e lei non se n'è accorta!"
Io non ero abituata a mentire, quindi lui dovtte stringermi più volte la mano per farmi sentire che non ero sola.
"Va bene, ora che tutto è chiarito potete andare" disse la direttrice.
Ci allontanammo e vidi che lui mi guardava con tenerezza. Si avviinò e mi sussurrò all'orecchio: "È la tua prima frottola, vero?"
"Si vede così tanto?" chiesi.
"Sicuro che si vede, ed è un bene! Sei molto dolce, per questo hai una specie di cartellino sulla fronte che dice: "Non sono una bugiarda!" Però sei stata bravissima!"
"Grazie" gli dissi.
"Per cosa?" mi chiese.
"Grazie per... per tutto, sei stato gentile a chiudere questa storia senza creare problemi a nessuno."
"In realtà l'ho fatto per te! So che non avresti voluto mettere nei guai Cassandra nonostante tutto e mi è sembrato molto bello da parte tua!"
Lui mi sfiorò dolcemente una guancia che doveva essere diventata rossa e bollente.
"C'è... qualcosa... che... che non va?"
"Sei diventata rossa! Va tutto bene?"
"Ah... ehm... sì, sto bene" balbettai.
Ma dovevo proprio essere così timida? Era una piaga, era insopportabile!
Nel pomeriggio avevamo i compiti da fare, quindi fummo costretti a separarci o... beh, almeno io fui costretta a separarmi da lui.
Andai in camera, presi i libri e inizai a studiare. Ci volle poco tempo e fu davvero una fortuna.
"Francy, posso chiederti cos'è successo in soffitta?" chiese Nadia.
"Sì, ma avvicinatevi, non voglio che qualcuno ci senta" dissi.
Le ragazze si avviinarono a me e io raccontai tutto quello che era successo.
"Ma che cosa romanica! Quindi la strega ti ha regalato un bel ricordo, giusto?" mi chiese Nadia.
"Sì, è così, ma lei voleva che quel bel ricordo fosse la mia punizione" risposi abbassando la testa. "Cioè, la permanenza lì non è stata bella, ma con me c'era lui e questo mi è bastato e mi è servito, da sola non ce l'avrei fatta a sopportare quelle cose che Cassandra diceva sul mio conto, mi capite?"
"Sì" rispose Serena. "E dopo? Cos'è successo dopo?"
Raccontai anche del fatto che lui aveva salvato Cassandra oltre che me e del nostro contatto... alquanto ravviinato.
"Ma che cosa dolce!" disse Serena. "Sai, lui è single e rispetta molto i sentimenti delle ragazze, non sai quanto! Ma le vipere sono ovunque e cercherano di ostacolarti amica mia!"
"Sì, lo so" risposi, "oggi ne ho avuto un esempo da Cassandra!"
Era stata una giornata molto lunga ma finalmente era arrivata l'ora di cena.
Io e le ragazze scendemmo al piano di sotto e sedemmo ad un tavolino. Ero molto tranquilla quando sentii un getto di qualche liquido rovesciarsi su di me.
Vidi Cassandra dietro di me che letteralmente se la rideva. Mi alzai di scatto e corsi fuori. Faceva freddo, molto freddo, e la mia maglietta fradicia non mi aiutava per niente. In più le lacrime gettavano acqua nel fiume (visto che benzina sul fuoco non va bene per il momento).
Avvertii una presenza alle mie spalle, mi girai e vidi... Lui!
"Che cosa ci fai qui fuori, Francesca? Non vorrai rischiare di ammalarti!"
"No, ma non voglio tornare dagli altri! Soprattutto dopo la figura che mi ha fatto fare Cassandra!"
"Ti prego, lascia che ti accompagni in camera tua per cambiarti la maglietta" mi disse premuroso percorrendo con un dito il tessuto che mi copriva la schiena. "Sei completamente fradicia!"
In effetti avevo freddo ma non volevo che gli altri mi vedessero in quello stato. Eccetto qualcuno i più grandi se la ridevano di gusto. Lui faceva parte del gruppo che non mi aveva derisa.
"Facciamo una cosa: se proprio non vuoi farti vedere c'è un'entrata sul retro, ma dobbiamo sbrigarci!" mi disse il mio angelo custode prendendomi per mano e conducendomi verso una porta.
Entrammo dal retro della scuola e salimmo le scale. Per fortuna erano tutti al piano di sotto e nessuno si sarebbe accorto di noi.
Entrammo in quella stanza al momento deserta e lui mi diede una maglietta e disse: "Tu vai, io ti aspetto fuori."
Entrai in bagno, tolsi la maglietta e mi asciugai, dopodiché infilai quella che mi era stata appena procurata. Vedevo ancora la scena della strega che mi rovesciava l'acqua addosso per farmi fare una brutta figura e mi venne da piangere ma subito dopo ripensai al mio angelo custode e mi sentii meglio.
Uscii dal bagno e lui era ancora lì, in piedi, appoggiato a una parete. Quando mi vide mi si avvicinò e prese la mia mano.
"Ehi principessa! Mi prometti che non vedrò più una lacrima su nuel bel visino che hai?" mi disse con un dolce sorriso che non avrei più dimenticato.
"Non so se te lo posso promettere ma ti giuro che ci proverò" dissi portandomi gli indici alle labbra.
"Brava la mia piccola!" disse con quel tono dolce e tenero che amavo di lui. "Ora però dobbiamo uscire! Coraggio!"
"No, per favore! Non voglio che mi vedano, non voglio! Io... Ahi!" dissi portandomi entrambe le mani alle tempie.
"Piccola che cos'hai?" chiese preoccupato.
"Mi scoppia la testa... ho i brividi."
"Questo lo so" disse lui stringendomi a sé. "Stai tremando!"
"Per favore... io non voglio scendere!"
"Mettiti a letto, se stai male devi riposare!" mi disse. "Alla direttrice penso io, non preoccuparti! Va bene?"
"Va bene. Ti ringrazio. Buonanotte!"
Mi misi a letto e lui, premuroso, mi rimboccò le coperte e mi baaciò la fronte.
Uscì dalla stanza e mi salutò con la mano mentre se ne andava.
Non sapevo perché ma mi sentivo strana, come quando senti di avere l'influenza.

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