14: Scherzi crudeli, insulti e barriere
"Francesca... devo parlarti!"
"Devi parlarmi? Perché, che cosa c'è?"
"È una questione privata" rispose Cassandra.
"Beh, non c'è nulla di privato in quello che mi devi dire! E sai cosa? Puoi parlare davanti a lui perché è stato l'unico ad aiutarmi quando tu mi hai fatto solo del male!"
"Francesca, per favore!" riprese a supplicarmi lei.
"Va bene. Dove e quando?"
Sentii Daniele stringermi la mano, come se avesse notato qualcosa che io non avevo visto.
"Nel seminterrato, tra cinque minuti!" rispose Cassandra.
"Nel seminterrato..."
"Allora a dopo. Grazie bella!"
"Di niente." le risposi io.
Quando Cassandra uscì Daniele mi si avvicinò e mi chiese: "Te la senti, piccola?"
"Io non lo so."
"Ascoltami, se te la senti vai, ma se dovesse succedere qualcosa grida!"
"Sì... grazie."
Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza per poi dirigermi verso il seminterrato. Avevo il cuore in gola, iniziavo ad aver paura, ma andai avanti.
Appena entrata, però, udii dei guaiti. Guaiti. Latrati. Movimenti. No, non poteva essere quello che pensavo! Mi si ghiacciò il sangue e caddi seduta per terra. Mi sentivo rigida e avevo paura. Non riuscivo a muovermi e percepivo dei movimenti intorno a me. I miei nervi erano tesi, ma di colpo ricordai la frase che mi aveva detto Daniele: "Se dovesse succedere qualcosa grida!"
"AAAAAAAAAAH!"
Gridai con tutto il fiato che avevo in gola. Sentivo che quei corpi mi sfioravano e i latrati diventavano sempre più forti. Sentivo il respiro mancarmi, ma cercai di farmi forza per gridare.
"NO, VI PREGO, BASTA! SE È UNO SCHERZO NON È DIVERTENTE! AIUUUUTOOOOO!"
Mi rannicchiai sul pavimento cercando di sfuggire a quei grandi corpi che in quel momento mi mettevano paura e in più mi sovrastavano.
Ero avvolta sul mio stesso corpo come un riccio senza spine e sentivo di essere sul punto di svenire. Quei versi mi stavano diventando insopportabili. Mi sentivo persa e l'asma stava per prendere il sopravvento su di me, insieme alla paura, quando mi sentii sollevare dal pavimento da due forti braccia e l'ultima cosa che vidi prima di svenire furono le labbra delicate di quella persona, le quali si trovavano ad una distanza che oserei definire quasi nulla dal mio viso.
...UN'ORA PIÙ TARDI...
"Francesca! Ti prego, adesso svegliati, è tutto a posto!"
Una voce dolcissima mi parlava piano all'orecchio.
"Mi avevi detto che non c'erano cani qui!" gli ricordai.
"E non ti ho mentito piccola, te l'assicuro!"
Lui era sempre il mio amico, me lo sentivo.
"Ti prego Francesca, credimi! Sono stato sincero!"
"Erano v-veri!"
"No, non erano veri! Quei cani erano pupazzi telecomandati!"
"Ma che cosa ho fatto di male?"
"Niente tesoro, tu non hai alcuna colpa" mi rassicurò lui.
Sentii la porta aprirsi e notai quella chioma bionda ossigenata che svolazzava qua e là. In quel momento non ebbi paura di Cassandra, provai solo un senso di rabbia nei suoi confronti... quello e nient'altro.
"Che cosa ci fai qui?" chiesi scattando a sedere.
"Volevo vedere come stava questa dolce novellina!"
"Beh, ora che mi hai vista... puoi anche andare!"
Notai qualcosa nella sua voce: continuava a deridermi, ma con voce tremante.
"Francesca..." disse allungando un braccio verso di me, ma io mi staccai bruscamente da lei.
"Non mi toccare vipera!" dissi.
"Ehi, ma che ti prende?" chiese Cassandra.
"TI HO DETTO CHE NON VOGLIO CHE TU MI TOCCHI PIÙ!"
Schivai la sua presa e mi rintanai sotto le coperte.
"Non... non avrei mai immaginato che tu potessi avere una reazione del genere!"
"AH, TU NON L'AVEVI IMMAGINATO, È COSÌ? XA LA SMETTI?"
"Te l'assicuro, io non avrei mai potuto immaginare nulla del genere!" mi ripeté lei con tristezza. E se fosse stata sincera? Allora mi sarei maledetta a vita per non averle dato un'altra possibilità. E poi chi ero io per negarle una seconda opportunità?
No, non dovevo lasciarmi andare ai sensi di colpa! Dopo tutto quello che mi aveva fatto questo non sarebbe stato niente. Niente!
Ma... beh, tentare non mi costava nulla, no?
Tanto vale dire che vinse la mia parte fiduciosa e le dissi: "Va bene, ho capito."
"Perché non vieni con me? Ho voglia di farti vedere delle persone! Vuoi?"
Ricevetti uno sguardo preoccupato da parte di colui che, da quando ero arrivata in collegio, era diventato il mio migliore amico.
"V-va bene." le risposi, anche se il mio cuore diceva l'esatto contrario.
Mi alzai ancora un po' frastornata dal letto e seguii quella biondina.
Arrivammo in una stanza lussuosa e piena di abiti e gioielli di ogni tipo. Pensavo che Cassandra sperasse in una mia espressione estasiata, ma invece tutto quel luccichio mi provocava un tremendo fastidio agli occhi. Che bisogno c'era di sperperare denaro quando c'erano tanti bambini innocenti che non chiedevano altro che un po' di pane o qualche spicciolo per procurarsi da vivere? Ma ovviamente loro non pensavano a nulla di tutto questo. Erano dei ricconi viziati e troppo elettrizzati dal loro potere.
Forse l'unico a salvarsi era... Daniele. No, no, no! Perché non facevo altro che pensare a lui? Non andava affatto bene, la mia classe sociale non mi avrebbe permesso di stare con lui come tanto desideravo. Lui era molto buono e gentile con me, ma... questo non significava che potevo fare e disfare la sua vita come più mi piaceva. Non ne avevo il minimo diritto.
"Ti piace la mia stanza?" mi chiese Cassandra.
"Sì, ma non credi che sia un po' eccessivo?"
"Oh Cassandra, da quando ti accompagni ad una poveretta come quella?" si sentì dire da una voce femminile.
Un'altra bionda ossigenata si avvicinò a me e mi squadrò dalla testa ai piedi.
"Ti sembra il modo di trattare un'amica Ari?"
Ari? Quella ragazza era di Caracas e si chiamava Arianna. Era bellissima e aveva un ragazzo fatto della sua stessa pasta.
"Oh! Che bella signorina!" le fece eco questi.
"È vero tesoro, è povera, ma molto carina." disse la bionda.
"Oh... e così è una poveretta!"
"La smettete di dirlo con tanto disprezzo? Sì, è vero, sono povera, e allora? Voi siete ricchi, ma io non vi parlo con tono di superiorità!" mi difesi irritata dal tono disgustato con il quale ci tenevano a mettere più volte in evidenza il mio essere esterna a quella piccolissima elit di ricconi.
"Scusami tesoro mio, è solo che noi non conosciamo ragazze povere."
"Allora carina, tu conosci la mia ragazza, ma io non ti conosco. So solo che sei riuscita a conquistare quel cuore di ghiaccio di..."
"Perché lo chiami in questo modo?"
"Perché è ammirato da un mucchio di ragazze, ma non si interessa mai a nessuna e non le avvicina nemmeno."
"Beh, perché è un gentiluomo come quelli dei romanzi e non si diverte con i sentimenti altrui, tutto qui." spiegai.
"E allora cara, come mai tanti complimenti al nostro amico?" chiese Arianna.
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