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12: Indagini

Uscii dalla stanza un po' più sollevata, ma dentro di me era nato un altro dubbio relativo al mio passato.
"Posso farti una domanda?" chiesi guardando Daniele.
"Sì, è ovvio che puoi!"
"Perché la direttrice mi ha detto che sono stata derisa?" chiesi.
"Beh, è una storia un po' lunga, dai tempo al tempo e ricorderai tutto Francesca, sta tranquilla." mi rassicurò lui.
Strinse le braccia intorno al mio corpo e cercò di tranquillizzarmi. Si avvicinò a me e mi lasciò un tenero bacio sulla guancia. Era sempre così buono con me ed io non riuscivo a capire per quale motivo.
"Ehi carina, ti devo parlare!" Sentii la voce stridula di Cassandra che mi chiamava e un brivido mi scosse tutta.
"Va bene" dissi a bassa voce.
"Io vado, ma tu stai attenta a quello che fai Cassandra, intesi?" le disse Daniele.
Detto questo si staccò da me e si allontanò. Cassandra mi portò nella sua stanza.
"Guardati intorno Francesca" mi disse, "vedi tutti i miei vestiti e i miei gioielli?"
"Sì, li vedo benissimo" risposi in tono tranquillo.
"Bene! Se vuoi qualcuna di queste cose per toglierti quegli stracci di dosso dovrai impedire che la direttrice faccia queste indagini e prenderti la colpa!"
"No, grazie" le dissi. "Piuttosto dimmi: perché mi vuoi comprare?"
"Come ti permetti piccola serpe?" gridò per poi afferrarmi per i capelli e farmi cadere a terra.
"Lasciami! LASCIAMI!" le gridai contro.
"No, non ti lascio!" disse.
Alzai le mani e l'afferrai per i polsi.
"ORA VOGLIO CHE MI LASCI ANDARE CASSANDRA!" le urlai contro.
La porta della stanza si aprì e sentii la voce di Daniele che diceva: "Ma sei diventata matta Cassandra? Lasciala subito andare!"
"Ma perché la difendi tanto?" ripeté lei.
"Senti signorina, questa domanda mi ha stancato e questa è l'ultima volta che ti rispondo: la difendo perché lo merita e adesso lasciala stare!"
Mi aiutò ad alzarmi e mi fece uscire dalla stanza.
Mi portò in camera mia, ma quando entrammo iniziai ad agitarmi.
"Giacomo mi sbatteva la testa contro il muro... Cassandra mi ha aggredita e sono figlia adottiva dei genitori che mi amano! Quelli veri mi hanno abbandonata!"
Respiravo male, i ricordi mi attanagliavano e mi colpivano tutti in una volta sola. Tanti flashback si sovrapponevano nella mia mente: rivelazioni, incontri, scontri, parole, il mio passato stava ritornando e stavolta ero sicura che avrei recuperato ogni ricordo. Al contempo, però, l'ennesimo attacco d'asma mi complicava le cose impedendomi di respirare, quindi di pensare.
"Francesca! Francesca!" mi chiamava Daniele, ma io non riuscivo a parlare.
Lo vidi frugare ovunque e alla fine estrasse und cassetto il mio inalatore e quell'oggetto mi permise di riprendere a respirare.
"Brava, così, respira lentamente" mi disse lui prendendo il mio polso, forse per sentire i miei battiti.
Ora ne ero sicura, lui sarebbe rimasto con me in ogni circostanza e questo mi rendeva felice.
All'improvviso vidi entrare una ragazza. Era bionda, ma non bionda ossigenata come Cassandra, aveva due occhi azzurri che ispiravano dolcezza ed era la mia migliore amica: Nadia!
"Che ti succede Francy? Non ti senti bene?" chiese preoccupata.
"Tranquilla, va tutto bene" dissi con un filo di voce.
"Dobbiamo fare qualcosa" disse la mia amica, "se va avanti così ti ammalerai sul serio!"
Si mise seduta accanto a me sul letto e mi prese una mano.
"Per ora ha recuperato la memoria" disse Daniele, "e almeno su questo possiamo stare tranquilli, ma devo darti ragione. In questo collegio si sentono tutti giudici, anche chi sbaglia di proposito, e la distruggeranno se non facciamo luce sulla storia dell'articolo!"
Quel ragazzo mi stupiva ogni giorno di più: perché mi voleva proteggere? Che cos'ero io per lui?
"Se ti faccio una domanda non ti arrabbi, vero?" gli chiesi.
"No, non mi arrabbio, e poi perché dovrei?"
"Cosa ti porta a proteggermi in questo modo?" chiesi di getto.
"Semplicemente perché ti voglio un mondo di bene!" rispose.
"Signor Di Giacomo, cosa ci fa nella stanza delle signorine?" chiese la vice-direttrice.
"Stavo aiutando Francesca, signorina Vanessa, si è sentita male!" le rispose Daniele.
"Beh, lei, la sfacciata e la signorina Esposito dovete venire con me."
"Che? No, loro non c'entrano, no!" dissi spaventata.
"Calmati Francesca altrimenti la signorina Vanessa penserà che sei stata tu!" mi disse a bassa voce Nadia.
"E lei come fa a saperlo?" chiese la signorina.
"Lui era con me e lei è la mia migliore amica!"
"Ma per favore, è palese che è stata lei, e ora voi tre venite con me!" sbraitò lei.
Andammo nello studio della direttrice e lei ci fece accomodare.
Due uomini altissimi e con una faccia burbera ci squadrarono da capo a piedi. I loro sguardi mi terrorizzavano.
"Tu sei Francesca Fiorente?" chiese il più robusto e serio dei due.
"S-sì, sono io" balbettai alzandomi in piedi.
"Lui è il grafologo Francesca" disse la direttrice, "tutto quello che devi fare è firmare questo foglio, per confrontare la sua calligrafia con quella che c'è qui."
La mia mano tremava, quindi il grafologo mi si avvicinò e mi tranquillizzò appoggiando una mano sulla mia spalla.
"Ascoltami tesoro, io ti credo, ma devi stare calma." mi disse. "Anche un tremito minimo del polso può cambiare la tua calligrafia e questo potrebbe crearti dei problemi."
Feci un respiro profondo per tranquillizzarmi e quando fui sicura di non tremare affatto afferrai una penna e misi la mia firma sul foglio.
L'altro uomo, all'apparenza burbero, era in realtà il più disponibile dei due.
"Ora dobbiamo prenderti le impronte digitali." disse l'altro come se si stesse rivolgendo ad una cavia. "Vieni qui."
Mi avvicinai all'altro uomo che senza un minimo cenno di comprensione afferrò le mie mani e le bagnò con un liquido particolare per poi farmele posare su un foglio inizialmente bianco.
"Puoi andare" disse con freddezza.
Mi allontanai dal tavolo e chiesi alla direttrice il permesso di andare a lavarmi le mani.
"Vai pure cara" mi disse lei.
Andai a lavarmi le mani, ma mi ci volle un po' per togliermi di dosso quella roba.
Guardai dalla serratura e vidi che stavano facendo firmare Nadia. Aprii la porta e corsi verso di lei.
Le presero le impronte e subito dopo si fece avanti Daniele.
Una volta che fummo "analizzati" tutti la direttrice ci disse: "Restate qui ancora un momento."
Fece entrare Giacomo, Cassandra e i loro amichetti.
"Cassandra, vuoi essere tu la prima a fare questa prova?" chiese la direttrice.
"Ma come può mettermi alla prova in questo modo? È lei l'autrice di questo orrore, non io!" disse indicandomi.
"Questo non potrà essere stabilito se non collabori anche tu" le disse la direttrice, "se sostieni che la tua compagna ha scritto questo articolo allora perché ti crea tanti problemi il fatto di essere sottoposta ad una piccola prova come questa?"
"Ho una dignità a differenza di questa ragazza" rispose Cassandra indicandomi nuovamente, "e non mi abbasso a farmi analizzare, non sono una cavia!"
Neanch'io ero una cavia, eppure mi ero lasciata analizzare!
"Non ti stiamo sottoponendo a nessun esperimento" disse la direttrice, "ma noi dobbiamo confermare o smentire le voci sulla tua compagna perché non si accusa nessuno senza prove e una firma non basta!"
Cassandra si alzò malvolentieri dalla sua poltrona. Guardai di sfuggita le sue mani e notai che tremavano leggermente, ma quando scrisse la firma il suo polso era perfettamente fermo.
Le presero anche le impronte digitali nonostante lei si opponesse, poi la lasciarono andare. Io avevo paura anche se non avevo fatto niente, ma lei inizialmente sembrava indignata, poi mi era parsa un po' spaventata. Non riuscivo davvero a capire il suo assurdo comportamento... perché aveva reagito così ad un semplice controllo? Cosa significava quell'agitazione per un'analisi che avevo fatto anch'io?

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