1: Il collegio
Arrivammo davanti al collegio in cui sarei andata a studiare e in un certo qual modo anche a vivere. Purtroppo avevamo perso tutto. Prima non eravamo molto ricchi, ma potevamo permetterci di soddisfare qualche capriccio di tanto in tanto. Adesso non avevamo più nemmeno questo. Avevamo perso tutto!
"Tesoro, ci siamo!" disse mia madre.
Scesi dall'auto trattenendo le lacrime.
"Forse dovremmo entrare..." dissi e mi diressi verso l'edificio scolastico insieme ai miei genitori.
La direttrice ci accolse sulla porta.
"Buongiorno! Voi dovete essere i signori Fiorente, giusto?" ci salutò stringendo la mano ai miei genitori.
"Buongiorno signora direttrice!" disse mia madre. "Sì, siamo proprio noi!"
"Lei è vostra figlia Francesca, vero?"
"Sì, è la nostra bambina!" disse mio padre. "Ma non l'abbiamo iscritta qui per il classico motivo: lei non è una ragazza difficile, anzi tutt'altro!"
"Lo vedo signore, non si preoccupi! Ehi Francesca, ti va di darmi la mano?" mi chiese gentilmente la donna.
Tesi la mano verso la sua e la strinsi un po' goffamente.
"Tieni, qui ci sono le chiavi della tua stanza, in modo che tu possa sistemare le tue cose! È la numero 5, sei insieme a Nadia Esposito e Serena Marino."
Quei due nomi mi fecero spuntare un sorriso: c'erano anche le mie amiche del cuore!
"Grazie signora direttrice" dissi.
Presi le valigie e andai a cercare la camera numero 5. Mentre camminavo, però, una ragazza mi piombò addosso facendomi cadere e mi rovesciò un bicchiere d'acqua dritto in faccia.
"Scusami bambina, non ti ho vista! Sai com'è, le ragazzine mediocri non appaiono affatto ai miei occhi, mi spiace!" disse quella ragazza che doveva essere la classica smorfiosa delle telenovelas (e io ne avevo viste tante!)
In quel momento fui solo in grado di prendere le mie cose e allontanarmi da lei più in fretta che potevo. Ero così occupata a sfuggirle da non accorgermi di un ragazzo che da buona imbranata urtai finendo per essere io a cadere.
"Oh no! Scusami, non volevo!" dissi.
Subito dopo scoppiai in lacrime.
Quel ragazzo mi aiutò ad alzarmi e mi chiese: "Cos'hai? Perché stai male?"
Non ebbi neanche la forza di rispondere, mi sentivo umiliata e ferita e non era la prima volta che mi accadeva di provare quelle sensazioni.
Lui sembrò leggere nei miei pensieri perché poco dopo mi ritrovai tra le sue braccia, con la fronte appoggiata al suo petto, piangendo come una disperata.
"Su, coraggio! Adesso basta piangere!"
"Perdonami, non riesco a smettere!" dissi tra i singhiozzi.
"Stai tranquilla! Se questo può consolarti ci sono io qui con te!" disse l'angelo del collegio abbracciandomi e facendomi sentire un po' più tranquilla.
Dopo un po' riuscii a calmarmi e quando fui in grado di mettere insieme una frase di senso compiuto lui mi chiese: "Perché stavi piangendo in quel modo?"
"Perché sono una ragazzina mediocre!" risposi.
"Chi ti ha detto questa sciocchezza?" chiese lui.
"Una bionda vestita di tutto punto, ma la cosa peggiore è che ha ragione" risposi tremando leggermente.
"Ah, allora non darle retta! È il suo modo di dare il benvenuto o salutare!" mi tranquillizzò quel ragazzo-angelo.
Dopo qualche attimo di silenzio tornò a chiedermi: "Cercavi la tua stanza?"
"Sì, cercavo la mia stanza" risposi. "È l-l-la numero 5."
"Vieni con me, ti accompagno" disse gentilmente l'angelo del collegio.
Io tesi la mano destra e lui l'afferrò.
Aveva la pelle molto morbida e quella stretta avrebbe rassicurato chiunque, anche un orso, ne ero più che sicura! Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e sperai con tutte le mie forze che lui non se ne accorgesse.
Feci l'atto di prendere le valigie con l'altra mano ma lui mi trattenne.
"Eh no, madamigella! Se le lasciassi portare a te non sarei un vero gentiluomo, non credi? Su, dammi qua!"
"Lo saresti comunque" pensai, ma da timida Master quale ero non lo dissi.
"M-ma non sono molto leggere" cercai di dissuaderlo.
"E con questo? Dai, non è un problema" disse afferrando entrambe le valigie.
Mentre camminavamo lui mi fece una domanda: "Cos'hai? Perché stai tremando così?"
Oddio, non mi ero neanche accorta di tremare! Ero troppo concentrata sulle emozioni che provavo in quel momento! Ottimo, primo giorno prime figuracce!
"No, non è niente, è che sono molto timida e quando conosco qualcuno il primo impatto per me funziona sempre così." risposi un po' agitata.
"Capisco" disse lui. "Stai tranquilla, andrà tutto bene! Che ne dici di presentarci?"
"Sì, d'accordo" risposi timidamente.
"Tu sei la nostra nuova compagna di avventure e sei una delle poche con la testa sulle spalle, vero?" mi chiese.
"Sì, sono io!" risposi. "Cioè, sono... sono la nuova... voglio dire."
"Come ti chiami?" chiese sorridendomi.
"M-mi chiamo F-Francesca" balbettai.
"Molto piacere!" disse lui. Stava per aggiungere qualcosa, ma di colpo apparve la biondina che attirò la sua attenzione dicendo: "Daniele, cosa ci fai con quella bambina insignificante?"
"Cassandra, vedi di darci un taglio!" disse lui con tono freddo, un po' insolito per lui che sembrava dolcissimo. Almeno con me lo era stato.
"Dai, non mi dirai che ti è simpatica?"
"Sì, tantissimo! E fammi il piacere di smetterla di fare la bambina viziata!"
Quella ragazza, che da quel che avevo capito si chiamava Cassandra, se ne andò evidentemente più che risentita.
Arrivammo nella stanza numero 5 e lui mi aiutò a sistemare le mie cose.
"Ecco fatto! È tutto pronto!" disse gentilmente. "Ora se vuoi riposati un po', sarai stanca!"
"Grazie, sei molto gentile" gli dissi.
"Figurati! Sarebbe impossibile non esserlo con una ragazza dolce e tenera come te! Cassandra è quella che si dice l'eccezione che conferma la regola! Dai, vieni qui, voglio salutarti come si deve!" disse con quel sorriso angelico che mi faceva letteralmente sciogliere ogni volta che lo vedevo.
Mi avvicinai timidamente a lui e pochi secondi dopo lui mi diede un bacio sulla guancia. Arrossii subito a quel gesto.
"Ehi principessa! Tutto bene?" mi chiese lui.
"Ah... sì, tutto bene! Comunque non sono stanca" gli dissi. "Vorrei uscire dalla stanza!"
"Allora vieni, voglio farti vedere una cosa! Ma prima devi dirmi se hai paura di qualche animale!"
"Qualcuno sì... i cani" risposi.
"Tranquilla, quelli non ci sono!" mi disse lui. "Ma gli uccellini e i cavalli ti spaventano?"
"No, no, per niente!" risposi.
"Allora vieni con me, ti faccio fare un bel giretto turistico!" disse Daniele.
"Oh, grazie!" gli dissi un po' agitata.
Quello fu davvero una specie di giro turistico, ma la tappa più bella fu il giardino.
Vidi un gruppo di uccellini che volavano in uno spazio apposito, molto grande, intorno ad alcuni alberi.
"Ti piace?" mi chiese lui sorridendo.
"È meraviglioso!" risposi.
"Anche tu per gli abitanti di questo posto sei meravigliosa!" mi disse lui.
Andammo via e scendemmo nelle scuderie.
"Voglio presentarti una persona" disse.
"Davvero? Chi è?" chiesi curiosa.
"Forse si riferiva a me!" disse una voce che non conoscevo. "Piacere, mi chiamo Tony e lavoro qui! Tu chi sei?"
"Sono la novellina, mi chiamo Francesca" dissi timidamente.
Lui mi strinse la mano e mi sorrise.
"Hai scelto davvero bene la tua prima amicizia principessa!" disse Tony. "Quando conoscerai bene il mio amico ti renderai conto che sto dicendo il vero! Fidati!"
"Esagerato come sempre, eh?" scherzò l'angelo del collegio, ovvero Daniele.
"Esagerato no!" dissi timidamente. "Ci conosciamo da quasi un'ora e sei stato davvero molto gentile ad aiutarmi tanto quando ti sono caduta addosso, davvero!"
"È stato un piacere!" disse lui facendo un cerchio con la bocca.
All'improvviso iniziai a sentirmi triste. I miei genitori mi mancavano da matti e non sapevo proprio cosa fare.
"Ehi piccola, che cos'hai? Perché hai quell'espressione triste?" mi chiese il mio angelo appoggiandomi una mano su una spalla.
"Niente, è che... sento la mancanza dei miei genitori e non so che cosa fare!"
Ricordando il giorno in cui i miei erano stati sbattuti fuori di casa la mia asma si fece sentire e dopo un po' caddi a terra stremata e senza respiro.
"Oh mio Dio Francesca, cos'hai?" mi chiese Daniele, visibilmente preoccupato.
"A-a-asma" balbettai cercando di respirare più lentamente, ma senza successo.
Vedevo poco o niente ma ero cosciente e sentii due braccia sollevarmi da terra e portarmi fuori da lì. Lui mi adagiò sul prato del giardino e mi chiese: "Come posso aiutarti?"
Indicai la mia giacca e facendo una fatica immane gli dissi: "L'inalatore!"
Lui vide la mia tasca e tirò fuori il mio inalatore posizionandolo nel modo giusto. Mi prese il polso tra le dita e quando fu sicuro del mio battito lasciò andare delicatamente il mio braccio e mi appoggiò una mano sul ventre. Avvertii un leggero brivido ma poco dopo mi sentii meglio.
"Ecco, brava, così! Tra poco starai meglio, vedrai!" mi disse con dolcezza.
"Grazie" sussurrai. Adesso sì che mi sentivo stanca!
"Figurati!" disse lui con voce gentile.
Mi scoppiava la testa e le tempie mi battevano fortissimo, mi sentivo male, ma fino a pochi attimi prima era tutto un incubo.
"Ahi!" dissi in un sussurro. Sentivo che la testa mi sarebbe saltata via dal collo da un momento all'altro per il dolore atroce che avvertivo.
"Calma, calma, metti giù la testa!" mi disse inginocchiandosi accanto a me e mettendomi una mano dietro la testa per farmi stare un po' più comoda.
Non sapevo che fare, avevo paura di ridurgli la mano a un colabrodo, quindi tenni la testa leggermente sollevata.
"Mettiti giù Francesca, tranquilla!" mi disse appoggiando l'altra mano sulla mia fronte e aiutandomi a mettere giù la testa.
"Ecco fatto! Così starai più comoda... almeno spero" mi disse avvicinandosi e appoggiando le labbra sulla mia fronte.
"Sì, mi stai aiutando molto! E io a momenti ti facevo cadere, mi dispiace!"
"No Francesca, smettila! Non dire così, non devi fartene una colpa, poteva succedere a chiunque" disse sorridendo.
Lui mi teneva la testa e mi sentivo così tranquilla da dimenticare tutto ciò che mi era successo e sentivo che lui mi avrebbe protetta, che sarebbe stato sempre al mio fianco e non mi avrebbe lasciata mai da sola. Era il mio angelo custode.
A poco a poco sentii le forze abbandonarmi e caddi in un sonno profondo.
Quando mi svegliai ero sdraiata su di un letto e sentivo due mani tracciare i contorni delle mie guance.
Aprii gli occhi, vidi il viso di Daniele a pochissima distanza dal mio e per poco non feci un salto. Mi alzai di scatto e la testa iniziò a girarmi. Lui mi fermò e disse: "Ferma, se ti agiti così rischi di cadere a terra!"
"Che... che è successo? Che ci faccio qui?" chiesi un po' frastornata e preoccupata.
"Ti sei addormentata sul prato ed eri così tenera che mi sarebbe dispiaciuto svegliarti per farti andare in camera!"
"Oddio, mi hai portata fin qui... in braccio?" chiesi.
"Sì! Te l'ho detto, mi dispiaceva scuoterti per svegliarti, eri così tenera, senza contare che eri stremata!"
"E... co-come t-te ne sei accorto?" gli chiesi preoccupata.
"Te l'ho letto negli occhi!" rispose. "Eri stanca... e anche molto triste!"
Mi congelai al pensiero dell'ennesima figuraccia fatta con lui quel giorno. Speravo solo di non aver fatto niente.
"Ma... ho fatto o detto qualcosa?" chiesi.
"Ehi sta calma! Sei sempre così agitata quando la stanchezza ti vince?"
"No, è che non si sa mai quello che si può fare nel sonno, o sbaglio? Sai, non vorrei fare figuracce, men che mene con te!" dissi.
"Nessuna figuraccia! Sei stata un angioletto e l'unica cosa che hai fatto è stata sorridere, proprio come fai ora piccola, quindi stai tranquilla! Ti sei presa un bello spavento, vero?"
"Come lo sai?" chiesi sorpresa.
"Per il tuo cuore! Sapessi quanto corre in questo momento!" mi rispose lui.
Gli sorrisi. Era davvero molto dolce.
"Ora però dobbiamo scendere" disse dopo qualche minuto.
Mi alzai un po' tremante e iniziammo a scendere le scale.
Mentre camminavamo, non so perché, pensai alla canzone di Alessandra Amoroso: "L'hai dedicato a me". Sapevo che lui non avrebbe mai potuto innamorarsi di una come me per quanto buono fosse. Lui era ricco mentre io ero povera. Lui era un ragazzo popolare mentre io ero una perfetta sconosciuta.
Ma non era detto che lui dovesse sapere quello che sentivo perché neanch'io sapevo cos'era e potevo sempre sognare.
"Guarderò passare il tempo,
mi godrò ogni momento,
e se cambierà in fondo
resterò sempre convinta
che l'hai dedicato in segreto a me."
Arrivammo nella grande sala nella quale fu illustrato il regolamento del collegio e subito dopo cena vidi Nadia e Serena e andai a salutarle.
"Oh ragazze, non ci posso credere!" dissi.
"Su, adesso andiamo! Dobbiamo parlare" disse Serena.
Salimmo in camera e Nadia mi chiese: "Per caso ti sei innamorata?"
"I-innamorata?" balbettai. "Di chi dovrei essere innamorata?"
"Di Daniele Di Giacomo" disse Serena con un sorriso.
Non risposi. Le mie amiche avevano il radar per queste cose, ma non erano per niente pettegole, anzi, tutt'altro!
"Ragazze... è impossibile!" dissi.
"No, non farti i soliti problemi, te lo chiedo per favore!" disse Serena.
"Francy, non preoccuparti! Se son rose fioriranno" disse Nadia. "E poi hai visto com'è lui! È buono, gentile, si preoccupa per te! E ti dirò di più, non sopporta quella vipera di Cassandra!"
"Lui sa benissimo com'è Cassandra e non può vederla nemmeno dipinta!" rincarò la dose Serena. "Tranquilla, è tutto a posto! Il tuo segreto è al sicuro con noi!"
"Lo so benissimo amiche mie" dissi correndo ad abbracciarle. Erano le amiche più buone del mondo!
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