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Cap. 5




Illusioni

- Io non riesco davvero a capire come diavolo fai a mangiare quello schifo -

Il commento, e l'espressione di puro disgusto sul volto di Robert, fecero alzare gli occhi al cielo alla corvina per l'esasperazione.

- Non è colpa mia se mi piace - si lamentò, continuando a masticare il proprio nigiri al salmone come se niente fosse.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, tra il perplesso e il disgusto sempre più plateale.

- Ma è piccante da morire - cercò di farla ragione, inutilmente.

Il suo corpo venne scosso da un lungo brivido d'orrore quando la vide spalmare una generosa dose di salsa verde su una nuova fettina di pesce.

- Folle! - esclamò allora, atterrito - Sei completamente folle! -

- Direi più affamata, invece - commentò in risposta, portando alla bocca la fettina verde e iniziando a masticarla con molta soddisfazione.

Davanti a lei, Robert non riusciva a spiegarsi che razza di problemi avesse la sua migliore amica, e soprattutto come facesse fisicamente ad ingerire dosi così massicce di salsa wasabi manco si fosse trattato di acqua fresca.

- Altro che pediatra, dovevi trovarti uno psichiatra tu - le fece notare - Ma bravo -

- Parli proprio te? -

- Certo! - esclamò Robert, alzando appena il mento, e mettendosi in posa con le bacchette di legno ben strette tra le dita - Chi altri potrebbe, se non il sottoscritto? -

Lyla scosse la testa divertita, alzando bandiera bianca e rifiutandosi di ribattere in alcun modo. Sapeva che, qualsiasi cosa avrebbe detto, Robert l'avrebbe rigirata in suo favore. Lo conosceva fin troppo bene.

- Ti vedo allegra -

La ragazza alzò gli occhioni verdi sul migliore amico, seduto davanti a lei, confusa.

Era palese che non avesse compreso la sua improvvisa uscita.

- Più del solito, intendo - precisò, poi.

- Ma lo sono sempre, Rob. Che stai dicendo? -

- Non così però. Oggi sei... - pensò per qualche secondo un aggettivo adatto - Luminosa, ecco. Non so se centri o meno il tuo dottorino, ma se così fosse devo proprio dire che ti ha fatto un bel effetto -

L'uscita con il dottor O'Konnor aveva davvero avuto un impatto simile sulla sua persona?

Nonostante il timore di un possibile problema, pronto a saltar fuori da un momento all'altro, Lyla era contenta dell'uscita avuta con l'uomo.

Forse si stava girando un film nella sua testa, cosa molto probabile, ma sperava che andasse tutto bene tra di loro.

Ciel O'Konnor le sembrava una persona fantastica, e aveva il desiderio di avere altre occasioni per conoscerlo meglio.

La ragazza voleva seguire i consigli dei suoi amici: vivere tutto quello con serenità.

- Non mi sentivo così da tanto - gli rivelò, riponendo le bacchette al lato del piatto, e portandosi entrambe le mani sulle gambe - Penso sia la prima volta che mi interessi qualcuno così tanto, già da una sola uscita. È una sensazione un po' strana, se devo essere sincera, ma tutto sommato mi piace -

Che potesse essere quello, il tanto rinomato "colpo di fulmine" di cui aveva sentito parlare per anni? Quello di cui tantissimi scrittori avevano narrato nel corso dei secoli, elevandolo a qualcosa di molto vicino al "divino"?

Lyla non ne era sicura. Il suo interesse verso il pediatra era cresciuto maggiormente dopo la loro uscita, e non quando lo aveva visto in ospedale.

No, quello non era un "colpo di fulmine". Stava semplicemente iniziando a conoscere meglio quell'uomo, e quello che stava pian piano scoprendo di lui le stava piacendo; anche i più piccoli e quasi futili dettagli sulla sua persona.

- Ora però sono curioso di sapere che faccia abbia il tuo dottorino -

Con un movimento fluido Robert accavallò le gambe, ed appoggiò la guancia destra contro la mano del braccio piantato sul tavolo.

- Non è che hai una foto, da qualche parte? -

Lyla sbatté un paio di volte le palpebre, sorpresa.

- Come faccio ad avere già una sua foto? -

L'altro la guardò come se avesse appena pronunciato l'assurdità più grande dell'Universo. Non l'aveva guardata così nemmeno poco prima, con la sua pasta verde spalmata sul pesce.

- Facebook esiste per questo - le ricordò, facendola sentire incredibilmente stupida.

Non aveva neanche pensato di cercarlo sul social network; nemmeno una volta.

- Non ci avevi pensato, vero? -

Scosse la testa.

Era evidente che non lo avesse fatto.

- Aspetta che cerco - fece la corvina, portando una mano alla borsa - Non avevo nemmeno pensato di cercarlo -

- Meno male che ci sono io, allora - commentò lui, in risposta - Cerca, cerca. Sono troppo curioso! -

Armata di telefonino, e con Robert che continuava a sporsi dalla sedia per sbirciare il suo schermo, Lyla digitò nella barra di ricerca del social network il nome del dottore. Lo trovò al secondo tentativo. Il primo si era rivelato essere un omonimo di quarant'anni, con tanto di famigliola felice e post imbarazzanti di auguri di ogni genere.

- Trovato! -

Ciel O'Konnor, sorridente e allegro, li osservava da dentro il quadratino al centro dello schermo.

- A però! - fu il commento di Robert, spostatosi al fianco dell'amica per vedere meglio, con una mano sul ginocchio e l'altra sullo schienale della sedia di lei - È proprio carino -

- Già - annuì Lyla - Forse un pelino troppo -

- Ma che dici? Non si è mai troppo carini, suvvia - fece lui, scacciando via con la mano le sue parole.

Tornò a sedersi dopo aver aggiunto - Non basarti solo sulla bellezza fisica. Magari è davvero un bravo ragazzo, interessato a te in maniera genuina -

- Il problema è che... - Lyla sbuffò appena - Lo sappiamo come si sono evolute tutte le mie relazioni passate. Iniziano bene, per poi precipitare di colpo dopo pochissimo tempo e finire nel peggiore dei modi -

- Lyla - la chiamò, prendendole la mano - Calmati. Fai un respiro profondo, e calmati. Inspira ed espira -

Lo fece.

- Ti voglio bene, lo sai, ed è con tutto l'amore che provo che ti chiedo di calmarti e ragionare un secondo. L'abbiamo già fatto questo discorso, giusto poco fa con Beki; facciamo un rapido ripasso. Questo ragazzo ti piace, ed è una cosa fantastica. Sembra da quanto mi hai detto che anche a lui piaci, o che comunque abbia un interesse nei tuoi confronti. Anche questa è una cosa buona. Ora, appurato questo, devi tranquillizzarti. Non dovete mettervi insieme, fidanzarvi, sposarvi o fare qualcosa che ad uno o entrambi non vada bene. Uscite, vedete come va, fine; ma con tutta la calma di questo mondo, Lyluccia. Andrà bene? Fantastico. Andrà male? Sarà fantastico lo stesso, perché non sarà la fine del mondo. Non viverla male, prima ancora che sia iniziata. Ok? -

La ragazza annuì con la testa.

Robert le regalò un sorriso rassicurante, e le lasciò la mano.

- Ora... - iniziò - Non è che il dottore ha un gemello gay? Tanto per chiedere-











- No, aspetta! -

Robert sgranò gli occhi, sconvolto.

- Questo chi l'ha ordinato? -

Lyla alzò le spalle, non avendone la più che pallida idea.

- Io no di sicuro - rispose lei.

- Manco io se per questo - aggiunse il castano, guardando prima lei, poi il piatto strabordante di uramaki che il cameriere aveva appena consegnato loro.

- Ne sei sicuro? Guarda che quando siamo arrivati hai ordinato il mondo, Rob. Magari te le sei scordato -

Robert scosse risoluto la testa.

- Come fai a dire che non l'hai ordinato tu, e che non ti sei dimenticata di averlo fatto? - domandò, inarcando un sopracciglio.

La corvina sorrise.

- Perché io ho ordinato solo una portata, conscia del fatto che tu avresti ordinato la cucina intera e che, non riuscendo a mangiare tutto, mi avresti pregato di darti una mano a finire -

Rimase in silenzio.

- Sono così prevedibile? - domandò, infine.

- Non direi proprio "prevedibile". Ti conosco solo troppo bene - gli sorrise Lyla - E perché poi finiamo sempre sommersi dalle tue ordinazioni extra. È una nostra costante -

- Oh - 

- Ma non è un problema. Mi sono tenuta leggera apposta - lo tranquillizzò, prendendo con le bacchette un rotolino di riso.

- No, non quello! -

Lyla alzò gli occhi, confusa.

Che gli prendeva?

- Non ti girare... - le disse sottovoce, abbassandosi appena - Ma c'è il dottore -

Ciel era lì?

- Dove? -

Lyla fece per guardarsi intorno, ma l'amico la riprese immediatamente.

- Ferma. T'ho detto di non girarti - le bisbigliò, prima di sporsi lievemente verso destra e guardando verso un punto alle spalle di lei con finta nonchalance.

La corvina rimase immobile, lasciando fare il ragazzo, nonostante il fortissimo istinto di constatare in prima persona se si trattasse davvero di Ciel.

- Sei sicuro che sia lui? Magari hai visto male -

- No, è lui. Sono sicurissimo - ribatté Rob, convinto - È spiccicato a quello della foto -

Lyla faticava a crederci, ma sapeva che l'amico non aveva motivo di dirle una menzogna. Non le era mai capitato prima di incontrare così frequentemente una persona, come con Ciel O'Konnor da quando lo aveva conosciuto. A quel punto, la cosa iniziava leggermente ad inquietarla. Due casi poteva considerarli frutto della coincidenza, ma tre? Poteva ancora parlare di "coincidenza"?

Incurante delle lamentele di Robert, Lyla si girò per guardare con i propri occhi. Le bastò una semplice occhiata per riconoscerlo. Era in piedi davanti all'ingresso del ristorante, vestito con un semplice jeans e maglione scuro, intento a parlare con un uomo ed una donna. Una coppia, forse.

L'uomo era giusto poco più alto di Ciel, ma spesso due volte. Nonostante l'aria fresca autunnale che si respirava fuori, sopra al jeans sbiadito indossava solo una leggerissima t-shirt bianca, che contrastava completamente con le braccia ricoperte di tatuaggi neri fino ai dorsi delle mani. Anche lui come Ciel aveva i capelli neri e gli occhi chiari, ma a differenza del primo li aveva leggermente rasati ai lati e tirati all'indietro, con un marcato strato di barba corvina a contornargli la mandibola.

La donna al suo fianco poi, era davvero bellissima. Di una bellezza quasi irreale per essere vera, e non solo dal punto di vista fisico. Lyla riusciva a percepirlo anche a quella distanza. Quella donna non era bella solo per i lunghi capelli castani ondulati, gli occhi chiari e il viso pulito. Trasmetteva... un'aura di sicurezza incredibile, avvolta in quel vestito in maglia grigia fino alle ginocchia. Non era quel tipo di sicurezza in se stessi che poteva dar quasi fastidio vista da fuori, assolutamente no. Era di quel tipo che riusciva ad ispirarti, e a farti dire "Cavolo. Vorrei anch'io avere quel tipo di sicurezza".

Tutti e tre insieme formavo un trio molto particolare, e che non poteva non attirare l'attenzione di chi posava gli occhi su di loro. Sembravano essere amici di vecchia data, visto il modo in cui parlavano e l'evidente confidenza che aleggiava tra di loro.

Davvero tanta confidenza... E Lyla lo realizzò appieno quando vide la donna prendere sottobraccio Ciel, avvicinandosi pericolosamente.

La ragazza sgranò gli occhi, confusa, e con un enorme amletico dubbio dentro di sé. Aveva il sentore che quelli che pensava fossero una coppia non lo fossero affatto, e che invece... la vera coppia fosse formata proprio da Ciel e la donna che gli sorrideva allegra.

Che cos'è che aveva detto Lyla, quella stessa mattina? Che aveva il timore che sarebbe saltata fuori da dietro l'angolo qualche fregatura?

Ecco.

La fregatura stava giusto parlando con il cameriere, per andarsi ad accomodare ad un tavolo.






Lyla non disse niente, ed in silenzio si rigirò rimettendosi seduta composta.

Aveva le ragioni per poter stare male?

Conosceva appena Ciel O'Konnor, da pochissimi giorni, e non avevano intrapreso alcun tipo di relazione; seria o meno che fosse. Non avevano nemmeno avuto un vero appuntamento. Agli occhi di un'altra persona, lei non sarebbe dovuta star male e avrebbe dovuto fregarsene persino.

Le emozioni delle persone però non funzionano così. Se ciò che aveva appena visto la faceva star male, Lyla aveva le ragioni per stare così. Anche se avrebbe preferito di gran lunga di no.

La delusione era lampante sul viso della ragazza, tanto che Robert non dovette nemmeno chiederle cosa fosse successo; gli bastò alzare lo sguardo e vedere con i propri occhi per comprendere la situazione.

- Lyla? - la chiamò, cercando il suo sguardo - Basta una parola. Se vuoi andare a mandarlo a quel paese, o vuoi che lo faccia io, lo facciamo; senza problemi. Se invece preferisci andartene... -

- No, tranquillo - lo bloccò lei, scuotendo appena le mani - Non è successo niente. Va tutto bene -

L'ultima cosa che voleva era rovinare il pranzo all'amico. Anche se aveva perso l'appetito, e lo stomaco le si era sigillato ermeticamente.

- Tutto bene un pa' de palle, Lyla - ribatté l'amico - La conosco bene quella faccia lì, non mi prendere in giro -

- Robert, sul serio - continuò la ragazza, ferma - Finiamo di pranzare e ce ne andiamo. Senza scenate, insulti o altro -

A differenza del migliore amico, la corvina preferiva evitare gli scontri diretti con le persone. Anche in situazioni come quella. Preferiva lasciar perdere e pensare ad altro, con il desiderio di dimenticare il prima possibile.

Le era già successo, e aveva seguito il proprio schema come sempre. Avrebbe fatto lo stesso anche quella volta. Le delusioni passano; è solo questione di tempo.

- Nemmeno un insulto piccolo piccolo? -

Le scappò una risatina, forse data per lo più dal nervoso.

- No, Robert. Grazie lo stesso - cercò di sorridergli.

Tornò con lo sguardo verso i rotolini di pesce e riso e, nonostante lo stomaco chiuso e l'appetito passato, ne prese uno.

Doveva mangiare.

E doveva godersi il pranzo con Robert.

Il gruppetto alle loro spalle, per quanto le poteva riguardare in quell'esatto momento, poteva anche scomparire istantaneamente, e il dottore poteva andarsene a...

Robert iniziò a tossire animatamente, facendo sobbalzare la corvina.

- Tutto bene? - domandò, allarmata.

Ipotizzando che gli fosse andato di traverso qualcosa, gli versò un po' d'acqua nel bicchiere vuoto davanti a lui.

Rosso in viso e con una mano davanti alla bocca per coprire i colpi di tosse già diventati più lievi, con l'altra afferrò fulmineo il bicchiere e mandò giù un lungo sorso d'acqua fresca.

- Grazie - biascicò dopo - Quel pazzo ha cercato d'ammazzarmi -

- Chi? -

- Quella specie di orso palestrato pieno di tatuaggi, ecco chi -

Il ragazzo con Ciel e la mora?

- Perché? Che ha fatto? - domandò, confusa.

Per rischiare di far soffocare Robert doveva aver fatto qualcosa di davvero eclatante, o non si sarebbe spiegata la sua reazione. Sembrava parecchio agitato.

- Mi ha fatto segno di chiamarlo - bevve un altro sorso d'acqua - Capisci? -

In realtà no. Non ci stava capendo molto.

- Chi diavolo è il pazzo invasato che passato il 2000 fa ancora quel gesto alla gente? Dovrebbe essere passato di moda da un bel po', vorrei dire. È troppo... -

Non gli veniva la parola.

- Cringe? - gli suggerì l'amica.

- Esatto! - confermò lui.

- E tu hai rischiato il soffocamento solo per una mossa un po' demodé? -

La ragazza dovette trattenersi dal farsi scappare un risolino divertito alla fine della domanda. La questione stava prendendo una piega stranamente buffa per lei.

- Certo! Stavo mangiando, e quello passa tutto ammiccante facendomi quel segno... - abbassò appena la voce, come se stesse parlando di qualcosa di altamente osceno - Mi sembra ovvio che per poco non mi stessi soffocando con i chicchi di riso, scusami -

- Mi immagino già i titoli di giornale: "Ragazzo ventitreenne si strozza col riso per mossa demodé" - ridacchiò.

- Non ridere, disgraziata. È una cosa seria -

Robert cercò anche di riprenderla, con intenzioni semi serie, ma il tono da vecchietta isterica che uso non lo aiutò molto. La corvina portò il tovagliolo alla bocca, nel tentativo di nascondere il volto colorato dalle troppe risate.

- Come puoi chiedermelo con quel tono da vecchia? - riuscì a domandare lei, a spezzoni.

Indispettito, l'amico incrociò le braccia al petto ed aggrottò le sopracciglia aspettando che la ragazza smettesse di ridere.

- No, ma prego. Continua pure a ridere di me come se nulla fosse -

Lyla alzò entrambe le mani in segno di resa.

- Comunque se ti da fastidio lascialo stare. Sarà solo l'ennesimo cretino che pensa di essere divertente e simpatico nel provarci con mosse idiote, con la convinzione che queste possano in qualche modo funzionare - scrollò le spalle lei - Te lascialo perdere -

Lei avrebbe fatto lo stesso, con qualcun altro.








- Oh misericordia - esclamò all'improvviso Robert - Sta venendo qua -

- Chi? Ciel? - domandò preoccupata la ragazza, irrigidendosi di colpo.

No, non poteva parlare con lui. Lei non voleva proprio parlarci.

L'unica cosa che voleva fare Lyla, in quel momento, era finire di mangiare e scapparsene a casa facendo finta che nulla fosse accaduto. Come se non avesse mai conosciuto prima il pediatra. Figurarsi avere uno scontro diretto con lui!

Non poteva starsene al tavolo con la sua amichetta?

- Cosa? No. Non lui! - le rispose.

Ah. Allora era rimasto al tavolo con la sua amichetta.

Perché doveva darle così fastidio?

Non potevano anche i suoi sentimenti far finta che lui non fosse mai esistito?

- Sta venendo qua quella specie di Orso-tattoo, formato XXL - le spiegò, poco dopo - Per quale diavolo di motivo dovrebbe venire qua? -

- Ah boh - fece Lyla - Magari si è solo alzato per andare al bagno -

Non era sicuro che quel ragazzo si fosse alzato per venire davvero da loro. Magari si era semplicemente alzato per andare in bagno, o fare qualcos'altro, e Robert era entrato in modalità allarmato per nulla.

Difficilmente qualcuno sarebbe stato così sfacciato da alzarsi da solo e andare a parlare con qualcuno che non conosceva al ristorante. Un conto poteva essere se fosse stato al tavolo di fianco al loro, lì ci poteva anche stare ideologicamente, ma... attraversare tutto un ristorante per questo?

Lyla non lo credeva molto fattibile.

- Ehi, ragazzi! Come va? -

No. Non stava decisamente cercando il bagno.

Visto da vicino sembravo ancora più alto e grosso di come era sembrato ai due amici da lontano. Lyla non ebbe problemi nell'ammettere che quel ragazzo avesse una bella presenza, tutto sommato.

Quando gli occhi le caddero sul sorriso smagliante, che illuminava il viso dello sconosciuto, provò una dolorosa fitta allo stomaco.

Era identico al sorriso di Ciel. Spiccicato uguale.

La tentazione di sbirciare il tavolo alle spalle dello sconosciuto, "l'Orso-tattoo" come soprannominato da Robert, dove sapeva esserci Ciel con a quella donna, divenne quasi insostenibile. Alla fine, dopo una lotta interiore che durò qualche secondo, cedette.

Spostò appena i grandi occhioni verdi alla destra del nuovo arrivato per incontrare quelli chiari di Ciel, intenti ad osservarli attenti. Scottata, lei distolse subito lo sguardo.

Che cosa stava facendo?  

- Andava meglio prima -

Nel frattempo Robert non solo era andato sulla difensiva, ma aveva assunto anche l'aria acida da "Cambia aria, amico. Ti conviene".

Nonostante il muro blindato invisibile che aveva posto, il corvino non sembrò demordere né tanto meno intimidito dall'acidità dell'altro. L'attitudine di Robert non lo aveva nemmeno scalfito.

- Sai, ti ho visto prima e mi chiedevo se ti andasse di_-

- No -

Robert lo bloccò a metà, duro.

Il suo "No" secco sembrò spiazzare il corvino, che rimase interdetto per qualche secondo prima di riprendere a parlare.

- Ma non mi hai nemmeno fatto finire di parlare - gli fece notare, infatti, ma Rob sembrava irremovibile.

Per quanto l'uomo davanti a lui potesse essere esteticamente bello, e ben piazzato soprattutto, a Robert non interessava minimamente; al di là del gesto imbarazzante a livelli fotonici di prima, aveva anche altri motivi per non volerci avere a che fare. Non rappresentava il classico ragazzo che piaceva e prediligeva lui. Troppo grosso, pompato, tamarro da morire. Per uno come Robert che da sempre aveva un debole per gli intellettuali, eleganti e leggermente goffi, quell'uomo era la rappresentazione in carne ed ossa del suo personale Anti-Cristo.

Inoltre, c'era anche un altro punto che rendeva il castano intollerante a livelli inumani, e non era nemmeno uno da poco. L'Orso-tattoo era amico del dottore.

E a Robert di lui e dei suoi amici non poteva che fregare meno di zero, visti gli ultimi sviluppi.

- Non mi interessa. Qualsiasi cosa sia la risposta è "No" - assottigliò gli occhi Robert - E se non ti dispiace, sto pranzando con la mia ragazza e vorremmo un po' di tranquillità -

Lyla osservava la scena in silenzio, passando lo sguardo prima sull'amico poi sull'altro. Aveva il brutto sentore che sarebbe finita male.

- La tua... ragazza? -

Se avesse potuto, il corvino sarebbe tranquillamente scoppiato a ridere in faccia alla coppia, e il sarcasmo nella sua domanda diede ancora più fastidio a Robert.

- Sì. La mia ragazza - marcò bene Robert - Hai qualche problema con questo? -

- Lei non è la tua ragazza - affermò alquanto sicuro il ragazzo, incrociando a sua volta le braccia tatuate al petto - E tu non sei nemmeno etero, se dobbiamo proprio dirla tutta -

- Come scusa? - la voce del castano si alzò appena - Ma come ti permetti? Il mio orientamento e il fatto che lei sia o meno la mia ragazza sono affari miei, razza di Orso-tattoo passione steroidi -

Robert era scoppiato, tanto da aver alzato così tanto la voce da aver attirato l'attenzione anche dei tavoli vicini e lontani, che li osservavano come una puntata inedita di una nuova telenovela argentina.

- Alberich, lasciali stare -

Lyla sussultò.

Lo aveva previsto che quella storia sarebbe finita male.





















ANGOLO DELLA MENTA MALATA:

DAJEEEE REGAAAA

SI VOLAAAA

Non avete idea della fatica per far uscire sto capitolo che boh, è diventato il capitolo infinito (penso sia seriamente il più lungo che abbia mai scritto, quasi 4000 parole, new record) e soprattutto non avete idea in che condizioni ho finito di scriverlo.

(Consiglio per i piccini. Se cadete e vi squartate la gamba contro il cemento, DISINFETTATE IMMEDIATAMENTE. Non aspettate di tornar a casa. FIDATEVI. Gli ultimi cinque giorni per me sono stati un inferno proprio a causa della mia negligenza... non fate come me!)

Comunque sia... sono contenta. Il capitolo è decisamente meno trash-orrendo di quello precedente, e la cosa mi rende molto felice.

Robert è molto più "Bitch As Fuck" e Regina George wannabe, ma lo amiamo lo stesso dai.

Non chiedetemi del capitolo nuovo rega (per chi è a "pari" e non è nuovo qua). Lo sto riscrivendo di nuovo perché quello che avevo scritto prima mi faceva schifo. Voglio fare un lavoro come si deve, e quando avrò fatto giuro che ne varrà la pena.

AH, una cosa! Ho visto che molti sta cosa ancora non la sanno, quindi provvedo (coff coff anche se lho scritto ovunque pure sui muri coff)

È DA AGOSTO CHE NON MI FUNZIONANO I COMMENTI E TUTT'ORA (Data di bordo: 24.09.2018) NON MI VANNO. NON POSSO LASCIARE COMMENTI E NEANCHE RISPONDERE AI VOSTRI SOTTO LE MIE STORIE.

Perciò se volete parlare con me, io ci sono sempre, scrivetemi tranquilla o qua su Watty (Messaggi diretti o bacheca) o sui miei social. Su Instagram sono quasi perennemente attiva, più o meno, ma ovunque mi scrivete sappiate che ci sono. Non sono morta.

Sono solo senza Wi-Fi.

(E se ve lo state chiedendo sto aggiornando con i DATI DEL TELEFONO che sono super risicati accidentiamisorellachenonvuoleilwifi perché vi voglio troppo bene e non volevo farvi aspettare fino al week-end prossimo per tornare dai miei e dalla loro meravigliosa straordinaria velocissima rete)

Se avete dubbi curiosità o altro, non fate problemi a scrivermi

Io vi porgo i miei omaggi

Harley



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