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Capitolo 8.

" Può fare freddo anche il 15 agosto
E tu sei dall'altra parte del mondo
So che è scontato guardare le stelle
Vivo un secondo che dura per sempre"
▪︎ Il cielo nella stanza-Salmo

Arrivata all'aeroporto mi guardai intorno qualche secondo e poi lo vidi davanti a me, poco distante. Appena mi notò i suoi occhi brillarono e un sorriso sincero si increspò tra le sue labbra.

Lanciai, praticamente, lo zaino a terra e gli corsi incontro. Lui, appena capì le mie intenzioni, allargò le braccia e mi accolse in un abbraccio caloroso, appoggiando il mento sulla mia testa, visto che la differenza d'altezza glielo permetteva. Mi sentii immediatamente a casa, nel posto giusto.

Sciolse l'abbraccio e appoggiò le sue labbra sulle mie, dando vita a un bacio dolce e ricco di malinconia allo stesso tempo. Ricambiai immediatamente, mentre lui mi strinse più forte a sé. Capii che gli ero mancata tanto quanto lui era mancato a me, e questo mi scaldò il cuore.

- Piccola... sono contento di averti qua.- mi accarezzò piano i capelli, facendomi rilassare immediatamente. Adoravo il modo dolce in cui passava le sue dita tra i miei capelli.

- Sono davvero qua, non riesco a crederci. Quando l'ho detto a mia mamma le stava per venire un colpo, mentre mia nonna mi ha raccontato del suo primo amore, quello avuto prima di nonno, e mi ha detto di partire subito e non lasciarti scappare.- risi al ricordo di quella storia, non ne avevo mai sentito parlare prima.

Mi allontanai un attimo da lui, raccolsi lo zaino che giaceva a qualche metro da noi e dopo essermelo messo in spalla tornai accanto a lui, mi chiese subito se volessi darglielo, ma scossi la testa in segno di negazione.

-Tua nonna è una donna molto saggia, mi piace già.- mi sorrise e mi incantai a guardarlo, non potevo credere di averlo davvero davanti.

- Sei più bello quando sorridi dal vivo.- gli accarezzai il viso, alzandomi sulle punte. -Non immagini quanto tu mi sia mancato, magari è stupido, ma era un incubo per me.-

Annuì consapevole e mi mise una mano sulla schiena, invitandomi così a camminare verso l'uscita. - Stamattina sono riuscito a parlare con Giovanni... mi ha detto che avete litigato.-

Rimasi zitta davanti alle sue parole, non sapendo cosa dire. Sapevo che molto presto ne sarebbe venuto a conoscenza, e se così non fosse stato gliene avrei sicuramente parlato io durante la mia permanenza a Ferrara.

- Dice che voleva solo aiutarti e tu te la sei presa.-

- Mi dispiace, ero nervosa e ho risposto senza pensare...- ed era vero, lui era una delle persone con cui avevo litigato meno in vita mia, odiavo farlo. Quelle poche volte che succedeva mi si spezzava il cuore. -Sai che non lo farei mai volutamente, non a Giò.-

- Mi spiace che stavi male, lo sai, ma perché non me ne hai parlato?- arrivammo davanti alla sua macchina e mi guardò dritto negli occhi. - Lo sai che puoi parlarmi di tutto, come sempre.-.

- Lo so, non l'ho fatto per il modo in cui mi stai guardando ora, ti dai colpe che non hai. Ti conosco, Albe. La colpa è mia, perché sto gestendo male tutta la situazione.-

- Siamo noi "la situazione"?- fece il segno delle virgolette con le dita, mentre parlò con un tono leggermente infastidito.

- Anche, ma non solo. La distanza, il non vederti per tempo, mi manda fuori di me... e per quanto stia cercando di gestirlo: non riesco.- mi agitai, iniziando a gesticolare.

In quel momento esatto iniziò a gocciolare, così mi prese lo zaino dalle spalle, per metterlo nel cofano, poi salimmo entrambi in macchina. Accese immediatamente l'aria condizionata, ma lasciò il motore spento, accendendo solamente il quadro.

- Cosa dovremmo fare perciò?- chiese lui, continuando il discorso. - Non ho deciso io di mollare Cagliari.-

- Infatti non ti ho parlato di nulla perché so che non è colpa tua.- sospirai, non volevo discutere anche con lui. Eppure l'atmosfera sembrava non essere più tranquilla come quando ci eravamo appena visti.

- Ma dobbiamo comunque fare qualcosa, a prescindere di chi siano o non siano le colpe.-

- Voglio stare con te, Albe. E se questo implica stare male quando stiamo lontani è okay.-

- Non va bene che tu stia male, senti quello che stai dicendo? È assurdo.- scosse la testa - Non posso accettarlo.-

Sorrisi senza umorismo, quasi stanca dalla situazione già diventata estenuante. - Quindi, cosa proponi?- chiesi, avendo seriamente paura della risposta. - Se vuoi lasciarmi fallo, tanto...-

- Non voglio lasciarti.- quasi sussultò, come inorridito. - E poi tanto cosa?-

- Albe, nulla... non mi va di litigare.- speravo di poter passare dei giorni felici con lui. Non mi andava di stare male e rovinare pure le sue giornate. Sapevo che si sarebbe arrabbiato se gli avessi detto cosa pensavo veramente. - Per favore.-

Lui annuì appena, poi mise in moto la macchina e inserendo la prima partì, senza aggiungere altro, e senza nemmeno guardarmi.
Sbuffai appena e posai lo sguardo fuori dal mio finestrino, sicura di non poter sostenere i suoi occhi arrabbiati.

- Non mi piace litigare con te... se sono qua è perché mi fa male starti lontana, ma voglio che questo non causi un problema per te. Imparerò a gestirlo... mi serve solo tempo probabilmente.-

- Ti conosco, e so che poco fa volevi dire che se ti lasciassi sarebbe giusto perché tu non sei alla mia altezza. Ma ancora non capisco perché non dovresti, cosa ho di così inarrivabile. Vorrei che capissi quanto ti amo e che ti ho scelta, dovresti rispettare questa cosa.- ignorò le mie parole e commentò ciò che avrei voluto dire realmente pochi secondi prima. Mi conosceva davvero fin troppo bene.

- Alberto, non so cosa dirti. È un problema della mia autostima, tutto qua.- mi girai verso di lui e lo osservai. Lo sguardo serio puntato sulla strada, la mano sinistra a stringere il volante e la destra sul cambio delle marce.

- Vabbè, quindi le mie parole non contano?-

- Non è questo... lo sai.- incrociò i miei occhi per qualche secondo, poi tornò a guardare la strada. - Ti prego, riniziamo daccapo. Godiamoci questi giorni, io e te, senza pensare a nulla o a nessuno.-

Lui sospirò piano, ci pensò su e poi annuì, posando la mano sulla mia gamba. - Un po' di tregua ce la meritiamo entrambi.-

Non ero mai stata così d'accordo con nessuno prima d'ora. Dovevamo lasciare da parte le discussioni e ritrovarci. Solo questo.

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