Capitolo 63.
"Perché quando alzo gli occhi
e guardo il cielo
non vedo più l'arcobaleno."
▪︎ Nei treni la notte - Frah Quintale
Diedi un pugno scherzoso nello stomaco di Pellegrini, visto che non smetteva nemmeno per un secondo di stuzzicarmi, esattamente dal momento in cui ero salita nella sua macchina. Avrei dovuto saperlo che non dovevo accettare il suo passaggio per andare alla festa perché il suo passatempo preferito era farmi arrabbiare.
Scendemmo dall'auto appena il mio amico parcheggiò e gli lanciai un'occhiata malefica quando mi prese a braccetto e mi trascinò, praticamente, all'ingresso del locale. - Luca, so camminare da sola.-
- Non vorrei che scappassi, devo tenerti d'occhio.- mi regalò un sorriso finto e poi si passò la mano tra i capelli ossigenati, per poi spiegare al buttafuori chi fosse, in modo tale che ci facesse entrare. L'uomo della sicurezza non lo fece nemmeno finire di parlare, ma ci fece entrare immediatamente, avendolo riconosciuto.
Appena entrammo la mia attenzione fu catturata immediatamente da Giovanni che giocava dolcemente con i capelli di Giulia e le sussurrava qualcosa all'orecchio. Erano seduti al tavolino e non erano soli, accanto a loro c'era pure Ceppitelli, che continuava a guardare il cellulare senza prestare attenzione alla gente intorno a sé.
Il posto non era tanto affollato, ma non conoscevo la maggior parte delle persone. Non riuscii a capire come eravamo capitati a quella festa, non mi sembravano persone che nemmeno Alberto conoscesse e che quindi avrebbe potuto invitare.
Luca mi prese per mano, in modo tale da restare vicini, e mi condusse verso il tavolino in cui sedevano i miei amici. Io e Pellegrini salutammo all'unisono e loro ci prestarono immediatamente l'attenzione, girandosi verso di noi, e salutandoci a loro volta. Per fortuna la musica era a un volume ragionevole e non c'era nessun bisogno di urlare per comunicare.
Mi accomodai accanto a Ceppitelli, una volta che Luca mi mollò la mano, e proprio quest'ultimo si sedette davanti a me, posando il cellulare sul tavolino. - Avete visto Alberto?-
La domanda di Pellegrini rimase sospesa per aria qualche secondo, improvvisamente calò il silenzio nel gruppo. Perciò mi girai verso Giovanni il quale mi stava osservando, ma distolse l'attenzione appena lo guardai, iniziando a giocherellare nervosamente con la cover trasparente del suo Iphone. Mi bastò quel piccolo gesto, che faceva sempre nei momenti di agitazione, per capire che stava per sganciare una bomba e che non mi sarebbe piaciuta.
- È venuto al tavolino appena siamo arrivati, poi è arrivata una ragazza e l'ha portato di là per presentargli delle persone. Preciso che non ho idea di chi sia questa ragazza!- tentò quasi di giustificarsi con me, mentre io scossi la testa piano come a voler minimizzare il tutto, nonostante la strana sensazione che sentii dentro me.
- Non devi preoccuparti per me, io sto bene. Ormai non stiamo più insieme, è libero di vedere chi vuole.- sempre che la ragazza in questione fosse una ragazza che stava con lui, non potevo saperlo, magari era solo una sua amica... ma qualunque fosse il loro rapporto a me non doveva interessare.
- Sei seria? Non staccherai la testa ad Aurora appena la vedi?- Ceppitelli attirò la mia attenzione chiamando la ragazza in questione per nome, facendomi così capire che lui era a conoscenza di qualcosa di più di ciò che Simeone sapeva. - Avrei giurato di sì.-
Alzai gli occhi al cielo davanti alle sue parole un po' sarcastiche e un po' serie e poi gli sorrisi in modo falso. - Io non sono interessata più a lui, è un capitolo chiuso della mia vita, spero l'abbiate capito.-
- Buona serata ragazzi.- appena finii di parlare una voce ci salutò, ma non una voce qualunque, era proprio Alberto che ci aveva raggiunti e che, a giudicare dalla sua espressione infastidita e dal suo tono di voce, aveva sentito tutte le mie parole. Insomma, come iniziare bene la serata: tutorial di Nova.
Pellegrini si alzò immediatamente in piedi e i due si scambiarono un abbraccio fraterno, mentre io rimasi seduta al mio posto e mi limitai a salutarlo con un misero "ciao", ma lui non sembrò darmi peso più di tanto, anzi. Avrei voluto commentasse ciò che aveva sentito, almeno per capire da dove aveva sentito, ma non fece nessun riferimento, non mi guardò nemmeno, come se non esistessi. Mi sentii leggermente dispiaciuta da quel suo gesto, non meritavo nemmeno di essere salutata dopo tutto che avevo passato?
- Allora Luca, come vanno le cose alla Juve?- si accomodò nella sedia accanto a Luca, perciò davanti a me e Ceppitelli, ma nemmeno quella volta guardo me, nemmeno per sbaglio.
Pellegrini iniziò a parlare con entusiasmo della sua esperienza in una delle squadre più grandi della serie A, e io, automaticamente, mi estraniai dal discorso e prestai la mia attenzione al capitano del Cagliari, che mi stava picchiettando la spalla con l'indice. Girai il viso verso di lui e incrociai immediatamente i suoi occhi castani colmi di curiosità e sbuffai mentalmente.
- Dai, dimmi che cosa stai pensando Nova.-
- A nulla.- risposi prontamente, ma lui continuò a guardarmi come chi non se la beve, perciò parlai, tanto non mi avrebbe lasciata in pace altrimenti. - Non mi ha nemmeno guardata, Luca. E in più vengo a sapere che dopo neanche due mesi sta già con un'altra.-
Parlai con un tono di voce piuttosto basso, per evitare che il diretto interessato sentisse, e pure il mio amico fece lo stesso per rispondermi. - La sta ancora conoscendo, si sono incontrati in discoteca, non stanno ancora insieme. Ma credo sia giusto che entrambi andiate avanti se non volete più stare insieme, no? A meno che tu sia ancora speranzosa sul tornare con lui un giorno, nel tuo subconscio.-
Quasi sussultai davanti alle sue ultime parole e abbassai lo sguardo verso le mie scarpe per qualche secondo, per poi agganciare nuovamente gli occhi di Ceppitelli. - No, è giusto che conosca altre ragazze... solo che dopo tutto quello che abbiamo condiviso mi sento un po' infastidita, ma mi passerà. Ci farò l'abitudine!-
Luca fece per rispondermi, ma si zittì ancora prima di aprire bocca quando una ragazza riccia si avvicinò al nostro tavolo, mettendosi accanto ad Alberto e stampandogli un bacio casto sulle labbra, per poi salutare noi con la mano e un tono di voce gentile.
Ci misi tutta la mia buona volontà per non vomitare davanti a quella scena, visto che il mio stomaco si era improvvisamente chiuso in una morsa spiacevole.
Dopo il gesto della ragazza mora e riccia, per la prima volta da quando si era accomodato, Alberto si girò verso di me, quasi a vedere la mia reazione, come se avesse capito che quel piccolo gesto avesse scatenato un malessere dentro di me.
Mi armai di tutto il coraggio di cui ero provvista e, nonostante sentii gli occhi pizzicarmi, gli sorrisi come a tranquillizzarlo, per poi distogliere subito lo sguardo, prima che la mia finta facciata crollasse miseramente.
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