Capitolo 54.
"Non ci credi che
Non è bello ciò che è bello
Ma sei bella te."
▪︎ Stella - Calcutta
Mangiai l'ultimo pezzo di tiramisù e sorrisi felice, era uno dei dolci che preferivo in assoluto, sentivo proprio le mie papille gustative farmi la ola ogni volta che lo mangiavo.
Alzai lo sguardo, sentendomi osservata, e vidi Alberto fissarmi con una strana espressione sul volto, così gli lanciai un'occhiata interrogativa.
- Dimmi, che succede?-
Scrollò le spalle e mi sorrise - muoio dalla voglia di baciarti un'altra volta, tutto qua.-
Tutto qua? Sentii il sangue affluirmi alle guance e respirai profondamente. Mi sentivo arrossire davanti alla sua schiettezza, ma allo stesso tempo mi sentivo a mio agio, amavo tutto quello.
- Allora andiamo via...- gli suggerii io, assecondandolo - Ho finito, possiamo andare ora stesso.-
- Vorresti andare al mio appartamento?- mi sembrò leggermente agitato, quasi intimidito - Non fraintendermi, voglio solo stare con te... non ti sto chiedendo nulla.-
Appoggiai la mano sulla sua e ridacchiai, annuendo. - Ho capito, va bene, andiamo dove vuoi.-
- Oh, ti fidi di me perciò, ne sono onorato.- usò un tono sarcastico, ma in realtà sembrava stesse cercando la conferma alle sue parole.
Arricciai le labbra, pensandoci su, poi sorrisi. Su cosa dovevo riflettere? Era ovvio che mi fidassi, altrimenti non l'avrei baciato e non avrei accettato l'appuntamento, vista la paura forte che avevo di affezionarmi a qualcuno, dopo tutti i trascorsi della mia vita. - Mi fido di te, spero di non pentirmene.-
- Con me puoi stare tranquilla.- subito dopo chiamò il cameriere e gli chiese di portarci il conto che, dopo una lunga discussione su chi dovesse pagare, pagò lui avendo la meglio, ma con la promessa che avrei pagato io al prossimo appuntamento. Mi sentii felice, l'idea di un altro appuntamento mi faceva davvero stare bene.
*
Entrammo dentro al suo appartamento e mi guardai intorno, osservando ogni cosa, mi sembrava tremendamente familiare quel posto, come se ci fossi già stata. Era così accogliente e carino.
- Ti piace?- mi chiese, affiancandosi a me, dopo aver chiuso il portoncino. - Questo appartamento è una delle cose a cui sono più affezionato a Cagliari, infatti l'ho tenuto per quando tornerò a fine stagione.-
- Ti direi che sono sorpresa del fatto che a fine stagione torni, ma la realtà è che lo sapevo già, mi ero informata.- ammisi, sorridendo appena - Questo non significa che io sia una stalker eh, solo che mi interessava...-
Lui mi guardò intensamente negli occhi, mi prese il viso tra le mani e poggiò la sua bocca sulla mia, dando vita a un bacio come quello avvenuto dentro l'ascensore, interrompendo così il mio discorso. Le sue mani accarezzarono la pelle della mia schiena lasciata scoperta dal vestito, mentre le sue labbra si spostarono sul mio collo, lasciandomi qualche bacio dolce.
- Com'è possibile che c'è questa intesa tra noi?- gli chiesi, a voce bassa, sostenendo il suo sguardo - È una cosa rara...-
I suoi occhi diventarono più scuri per qualche secondo, poi sorrise, rilassandosi. - Sì, hai ragione... ma se sentissi quanto batte il mio cuore quando mi sei vicina.-
Portai la mano sul suo petto in maniera istintiva, all'altezza del suo cuore, e lo sentii battere veramente in modo veloce, proprio come lui aveva detto.
-Anche per me è lo stesso, Alberto.-
- Posso offrirti qualcosa da bere?- indicò il frigo con l'indice - Ho il tuo amato thè al limone.-
- Allora ovvio, mettilo dentro la tazza gialla.- mi bloccai dopo aver parlato e lui, dopo aver annuito comprensivo, fece lo stesso, realizzando ciò che avevo detto, i suoi occhi erano sbarrati dallo stupore. - Come... non so cosa intendessi, mi è uscito spontaneamente... non so di che tazza gialla stessi parlando.-
Alberto aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse, più confuso che mai, non sapendo che dire.
Sentii la testa girarmi e appoggiai il braccio sul divano accanto a me, dopo pochi secondi anche lui mi raggiunse e, cercando di sostenermi, mi fece accomodare. - Nova, che sta succedendo?-
- Io... non lo so. Sono abbastanza sicura che la tazza gialla sia dentro al mobile bianco.- indicai il mobile davanti a noi, con le mani che tremavano. Non capivo cosa stesse accadendo. - Sono sicura di averla già usata, qua... ma come è possibile?-
- Nova, io... non lo so.- sembrava nel panico, quasi quanto me. Era chiaro che non sapesse come comportarsi in quella situazione, cosa dirmi.
Iniziai a respirare in modo irregolare, ero così confusa che mi agitai immediatamente. Era come se tutto mi fosse familiare, ma allo stesso tempo non avessi mai avuto a che fare con nulla di tutto ciò che ricordavo. - Forse sto diventando pazza, o forse lo sono già...-
- Ehi, ma che dici?- mise le mani sul mio viso, per poi spostarmi i capelli ribelli dietro le orecchie - Non sei pazza. Ora concentrati solo su di me, sulla mia voce e guardami. Stai bene, sono qua, non sei sola. Puoi farcela.-
Cercai di pensare solo al suono della sua voce, senza pensare che respirare era così complicato in quel momento. Mi concentrai sul colore dei suoi occhi, che seppure castani era più splendenti dei classici occhi azzurri che facevano impazzire chiunque, mi concentrai sul tocco delicato delle sue mani sul mio viso, che in modo regolare mi accarezzavano.
Gli stampai un bacio casto sulle labbra e poi osservai la sua reazione. Mi guardò intensamente negli occhi per qualche istante, poi mi baciò nuovamente, ma con passione. Sentii immediatamente mille scariche colpirmi dalla punta dei piedi fino alla testa, causandomi milioni di brividi, mentre ricambiai il suo bacio con altrettanto entusiasmo.
- Perché mi sembra tutto familiare?- mi staccai un attimo dalle sue labbra, a malincuore - È come se tutto questo sia per me normale, come se fosse la cosa giusta. Mi sembra di averlo fatto milioni di volte prima di ora.-
- Pensa che io darei tutto per farlo, dopo oggi, ancora milioni di volte.- confessò, sorridendo appena, per poi far ricongiungere nuovamente le nostre labbra. - Sei così preziosa Nova, non sottovalutarti mai.-
Trasalii sentendo la sua ultima frase e misi una mano sul suo petto, facendolo allontanare da me di qualche centimetro. Avevo assolutamente bisogno di guardarlo negli occhi. - Cosa hai detto, Albe?-
- Che non devi sottovalutarti?- chiese, stranito dal fatto che l'avessi fatto ripetere - Ho sbagliato qualcosa? Non capisco!-
Sentii il cuore andare più veloce, mentre alcune immagini di me e lui, in macchina, mi apparvero davanti agli occhi, lui che mi ripeteva, in modo nervoso, che non avevo niente in meno degli altri e che odiava mi sottovalutassi.
Mi accigliai immediatamente, cosa stava accadendo? Non erano semplici sensazioni di aver già vissuto qualcosa, era ricordi nitidi.
- Non è la prima volta che mi dici queste parole, non è vero?- gli occhi mi si riempirono di lacrime e mi misi la mano davanti alla bocca, mentre la verità mi colpì nel bel mezzo del petto, come un pugno ben assestato. - Io ho dei ricordi di me e te... tu che mi ripeti di avere più autostima.-
- Nova, prima calmati... poi ne parliamo.- cercò di posare la mano sul mio braccio, ma mi scansai. Non volevo essere nemmeno sfiorata in quel momento. Mi sentivo come persa, avevo un vuoto dentro la mia testa e allo stesso tempo un gran casino, ricordi che si sovrapponevano tra loro. Tutti gli strani comportamenti che i miei amici avevano avuto nell'ultimo periodo sembrarono prendere senso, mi avevano mentito, nascosto qualcosa, ecco perché erano strani a seconda di ciò che dicessi. - Vuoi che chiami qualcuno?-
Scossi la testa freneticamente, chi voleva chiamare? Le stesse persone che mi stavano tenendo nascosto il reale motivo del perché, dopo l'incidente, mi sentivo strana e come se qualcosa dentro me non andasse? - Non voglio nessuno, voglio solo che mi spieghi cosa sta succedendo.-
Lui sospirò piano e vidi, dal suo sguardo, che era preoccupato e spaventato, ma poi annuì, facendomi capire che mi avrebbe raccontato tutto ciò che dovevo sapere.
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