Capitolo 48.
“Bro quanto è amara,
quando ti senti incompreso pure da chi ti dice che ti ama”
▪︎ Nevermind - Gemitaiz
Era una serata abbastanza calda, non tirava nemmeno un vento leggero, le maniche corte erano quasi d'obbligo, perciò, dopo la cena, avevamo deciso di recarci in un parco all'aperto, dove poter stare tutti insieme per chiacchierare e respirare aria pulita.
Mi stavo divertendo molto, mi sentivo così spensierata e libera. Stare con i miei amici era una cosa meravigliosa, una delle cose migliori che la vita potesse regalarmi.
Mi sedetti su una vecchia panchina marrone, che stava su un prato verde, e Giulia si accomodò alla mia destra, mentre i ragazzi stavano in piedi davanti a noi, presi dai loro discorsi. Non ero attenta a cosa stessero dicendo finché Pellegrini urlò come un bambino felice, indicando poco più in là di noi.
- C'è un pallone!- corse a prenderlo e lo lanciò in direzione di Simeone - Propongo una partitella!-
Sgranai gli occhi e scoppiai a ridere. - Ma non ne avete abbastanza di giocare a calcio dico io?-
Giulia rise con me, mentre Pellegrini mi lanciò uno sguardo assassino e poi iniziò nuovamente a parlare con gli altri. - Dai, chi gioca?-
Tutti alzarono le mani, a parte Cerri, che scosse la testa ridendo. - Io passo, mi vado a sedere con le ragazze.-
Pellegrini iniziò a fischiargli contro in segno di protesta, mentre Alberto rise e ci raggiunse. Si accomodò alla mia sinistra e gli rivolsi un sorriso veloce, per poi tornare a guardare i miei amici.
- Ma senza Albe una squadra ha un giocatore in meno!- si lagnò Lyko, mentre Pellegrini pensava ad una soluzione con il dito posato sul mento, la classica posa di chi sta cercando di risolvere un problema. Come se fosse grave la situazione, il solito melodrammatico.
- Ci sono!- esclamò Giò - Gioca la mia ragazza nella mia squadra.-
Si avvicinò a Giulia e le porse la mano, pregandola di unirsi a loro. Dopo qualche rifiuto e lamentela, la mora cedette alle avances del suo fidanzato. Mi affidò la sua borsa e andò a giocare con loro, nonostante continuasse a ripetere di non essere capace e che gli avrebbe fatti perdere.
La partita iniziò e prestai attenzione per un attimo, poi mi girai verso Alberto, che stava osservando i nostri amici con uno sguardo divertito. Da come li guardava capivo quanto fosse legato a loro, e mi faceva tanto piacere.
- Come mai non hai giocato anche tu?-
Si girò verso di me e sorrise dolcemente, aveva gli occhi che brillavano ogni volta che un sorriso gli si increspava sulle labbra, la trovavo una cosa adorabile. - Perché per una volta che sono vestito bene vorrei evitare di sudare.-
- Non ti do torto, anzi.- scoppiai a ridere vedendo Ceppitelli cadere e Pellegrini deriderlo. Erano uno spasso quei due insieme. - Avrebbero dovuto fare lo stesso ragionamento anche loro, soprattutto Ceppi visto che se ricadrà la sua camicia bianca diventerà verde per colpa dell'erbetta.-
- Pellegrini è l'anima della festa, quel suo animo un po' da bambino tira sempre su tutti.-
- Ti do ragione, eppure è super maturo allo stesso tempo, tante volte mi ha distolto dall'idea di fare qualche stronzata.- sorrisi ricordando alcuni avvenimenti.
- Per lui e Giovanni sei come una sorella.-
- Già, non so cosa farei se li perdessi. Già l'idea che Luca torni alla Juve, quest'estate, mi preoccupa... ho paura che ci possiamo allontanare, capisci?-
Lui annuì, guardandomi intensamente, poi mi sorrise. - Capisco bene, ma vedrai che non cambierà mai nulla. Gli amici veri non si perdono per un po' di distanza.-
- È vero... spero di non perdere Ceppi in compenso.- commentai, diventando seria di colpo, ricordando il bacio avvenuto il giorno prima tra noi. Ok, era vero che nulla era mutato, proprio come lui mi aveva promesso, ma mi sentivo ancora in imbarazzo nei suoi confronti. Abbracciarlo e scherzarci era leggermente strano appena mi tornava in mente il bacio.
- Perché dovresti?- il suo tono di voce cambiò, diventando leggermente più nervoso, ma non gli diedi molto peso. Pensai che forse era la mia solita paranoia, trovare cambiamenti dove non ce n'erano.
- Per nulla, lascia stare non è importante.- tagliai corto, facendo spallucce, volendo minimizzare il tutto. Non sapevo se confidarmi con lui, non avevamo tanta confidenza, eppure mi sembrava di conoscerlo a tal punto che avrei potuto parlargli di tutto senza problemi, inoltre sembrava un ottimo amico.
Feci per riportare l'attenzione sulla partitella, ma lui posò delicatamente una mano sulla mia gamba e mi girai nuovamente verso di lui, sentendo una strana sensazione. Ritrasse subito la mano e si scusò. - Non volevo essere inopportuno.-
- No, figurati! Non hai fatto nulla.-
- Hai fatto un'espressione stranissima, pensavo ti avesse dato fastidio...- si inumidì le labbra e cambiò nuovamente discorso. - Vuoi parlarmi di ciò che ti preoccupa? Con me puoi parlare tranquillamente.-
- Non voglio romperti con le mie sciocchezze Albe, sei molto gentile comunque.-
- Parla immediatamente, che fastidio mi puoi dare?-
Lo osservai attentamente negli occhi e vidi che mi stava esortando con lo sguardo a parlare. Sorrisi appena e annuii, decidendo che potevo fidarmi di lui. In fin dei conti parlare mi avrebbe fatto bene e non avevo raccontato del bacio a nessuno dei miei amici, perciò, magari, lui avrebbe potuto risolvere qualcuno dei miei dubbi.
- Ecco vedi, io e Luca ci siamo avvicinati molto ultimamente e io, ieri, stupidamente... Dio, mi vergogno pure a dirlo.- mi bloccai, ma lui mi invitò ad andare avanti con un cenno della mano, ma senza aprire bocca. Era super attento a ciò che stavo dicendo, perciò decisi di vuotare il sacco. - Beh vedi, l'ho baciato.-
Alberto sgranò gli occhi davanti alla mia confessione e rimase immobile, a fissarmi, senza dire una parola. Senza fare nessuna espressione nuova. Era come bloccato.
- Che succede?- chiesi, preoccupata dalla sua reazione.
- Cosa hai detto?- disse a mezza voce, guardandomi ancora con un'espressione di meraviglia mista a terrore? Non saprei nemmeno spiegarlo cosa fosse. - Puoi ripetere?-
- Che io e Luca ci siamo baciati? È...- si alzò di scatto dalla panchina, perciò mi zittii, osservandolo attentamente, non capendo assolutamente cosa stesse accadendo e cosa avesse.
- Mi sono appena ricordato che devo fare cosa importante, devo andarmene.- non mi lasciò nemmeno il tempo di realizzare e/o di rispondere, che si girò di spalle e se né andò via, praticamente correndo.
I ragazzi smisero subito di giocare e osservarono Alberto allontanarsi, non si fermò nemmeno nel momento in cui lo chiamarono loro. Ceppitelli si girò verso di me, con fare interrogativo, ma io mi limitai a scrollare le spalle, con una smorfia stampata sul volto.
Non capivo cosa diavolo fosse successo, non aveva assolutamente senso il suo comportamento. Mi sentii stupida per essermi aperta con lui, pensai che sarei dovuta stare zitta e non fidarmi della prima persona che mi ispirasse fiducia.
Nella mia vita non avevo imparato nulla dagli errori commessi, continuavo a fidarmi delle persone sbagliate.
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