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Capitolo 45.

"Caro diario, ti racconto di lei
La mia metà, quella speciale
Che mi sa stregare."
Ti amo - Gemitaiz



Alberto's pov

Eravamo quasi ai saluti. Eravamo rimasti solamente io, Pellegrini, Ceppi, Nova e Giovanni con la sua tipa, gli altri erano andati via da una decina di minuti, mentre noi stavamo facendo le ultime chiacchiere.

- Bene, sarà il caso di andare?- Pellegrini si guardò l'orologio e poi sbadigliò.

Nova lo guardò torva e gli diede un leggero pugno sul braccio - la mano davanti alla bocca quando si sbadiglia non è un optional.-

- Scusi principessa, non volevo turbare la sua sensibilità.- le rispose il numero 33 del Cagliari, con fare ironico, facendo un piccolo inchino con il capo. - Mi faccia punire dalle guardie se ricapiterà una mia tale mancanza.-

Nova sbuffò e alzò gli occhi al cielo, per poi fulminarlo con lo sguardo. - Luca, non fai ridere nemmeno ai polli.-

- Perché solitamente i polli ridono?- le chiese lui, continuando a prenderla in giro.

Lei fece per rispondere, ma mi intromettei io, vedendo l'espressione adorabilmente imbronciata di Nova. - Dai Lù, lasciala stare, l'hai stuzzicata per tutta la sera.-

Lei si girò piano verso di me e mi guardò per qualche secondo attentamente, per poi rivolgermi un sorriso. Era il primo sorriso vero che mi rivolgeva e sentii il cuore riempirsi di gioia.

- Sempre tutti contro di me.- si lamentò Pellegrini, con fare da bambino, facendo ridere tutti, compreso se stesso.

- Ok, basta, è ora di andare davvero. Tra poco ci mandano via a calci.- commentò Giò alzandosi, e tutti noi lo imitammo immediatamente.

Sentii lo stomaco stringersi rendendomi conto che, non solo stavo per salutarla, ma anche che non sapevo nemmeno quando l'avrei potuta rivedere.

Misi il cellulare in tasca e tutti insieme ci avviammo verso l'uscita.

Le lanciai uno sguardo e vidi che stava camminando a braccetto con Pellegrini, mentre ridevano tra di loro. Erano come due bambini delle volte. Sorrisi davanti alla vista di Nova che cercava di non ridere a un volume troppo alto visto che era notte inoltrata.

- Con chi devo tornare a casa? Con quale dei due Luca?- chiese improvvisamente, mentre guardava alternato prima l'uno e poi l'altro. - Preferirei Ceppi, perché di Luca P per oggi ho fatto l'indigestione!-

Rise sotto i baffi e Pellegrini la guardò in modo scioccato e divertito allo stesso tempo. - Brava, rinnegami pure! Ma poi Luca P che nome è?-

- P di Pellegrini, ovviamente. Siete entrambi Luca, perciò tu da oggi sarai Luca P.- gli rispose lei, fiera della sua idea, ma ci avrei scommesso che lo stesse facendo solo per dargli fastidio.

- Tu stai male, fattelo dire da me.-

Lei fece per risponderle nuovamente, ma io, senza nemmeno pensare, dissi la prima cosa che mi passò per la mente, convinto potesse essere una buona idea. - Posso accompagnarti io.-

Si girarono tutti verso di me, in un modo che mi ricordarono le persone possedute di un film horror di serie B, mentre Nova fece un'espressione leggermente stranita.

- No, non ti preoccupare, non voglio dare fastidio. Torno con Ceppi.-

- Nessun fastidio.- insistei io, sorridendole cordialmente - Non sono nemmeno stanco perché ho dormito di sera, perciò non mi costa nulla. Così mandiamo a dormire questi due, che sono come degli anziani, sempre stanchi.-

Lei si girò verso Ceppitelli, e per un momento pensai volesse che lui intervenisse e la salvasse dalla mia proposta, visto che non sapeva come rifiutare in modo gentile, ma poi riposò lo sguardo su di me ed annuì sorridendo in modo cordiale. - Va bene, allora accetto. Ti ringrazio.-

I battiti cardiaci del mio cuore aumentarono e una sensazione di felicità si accese dentro me, ma mi limitai a sorridere piano, mostrandomi tranquillo e normale. Salutammo tutti e Giovanni, all'orecchio, mi sussurrò che avevo fatto bene e di stare attento. Annuii e basta, senza chiedermi cosa intendesse con lo stare attento. Ero troppo felice per farmi rovinare l'umore da qualcosa.

Mi girai verso Nova e le dissi di seguirmi fino all'auto, poi gliela indicai e finalmente salimmo. Sentii subito un'intimità che mi era mancata stando solo con lei, potevo essere me stesso anche se lei non si ricordava nulla, perché era sempre la stessa, non mi avrebbe mai giudicato e avrebbe sempre sostenuto ogni amico che stava male. Con lei anche i silenzi erano piacevoli e non imbarazzanti, perché eravamo solo noi e il nostro essere unici.

Accesi la macchina e mettendo la prima marcia partii. Le lanciai uno sguardo veloce e notai che aveva lo sguardo fisso sulla strada davanti a noi.

- È stata una bella serata.- commentai, cercando di rompere il ghiaccio. - Stare con gli amici è sempre un toccasana.-

- Concordo! Poi mi ha fatto piacere conoscere Giulia, è una ragazza carina, penso che potremo diventare ottime amiche.- il suo tono di voce era sereno e quello fece tranquillizzare anche me.

- È vero, sono felice per Giò, se lo merita. Comunque inserisci la via di casa tua sul navigatore, così siamo a posto.- non potevo mica portarla a casa senza nemmeno chiederle la strada, come se niente fosse, facendole capire quante volte l'avevo percorsa.

Lei annuì e fece immediatamente come da me richiesto. - È vero, Giovanni si merita il meglio da questa vita. Ci tengo davvero tanto a lui e alla sua amicizia, è qualcosa di unico e speciale.-

- Lo so, lui parla spesso di te.- mi sentivo un po' sciocco a dover scegliere con cura ogni frase da dire, per non sbagliare nulla, era come se per tutto il tempo dovessi cercare di tagliare i fili per disinnescare una bomba e, ad ogni filo tagliato, avessi paura di esplodere in aria.

- Tu invece, che mi dici? Ferrara eh? Ti trovi bene lì?-

La guardai per qualche secondo, poi mi riconcentrai sulla guida. - Sì, è una bella città, una bella squadra, un ottimo tifo. Non ti nego però che mi manca stare qua a Cagliari.-

Rise appena e la vidi, con la coda dell'occhio, giocherellare con i capelli. - Già, lo immagino. Cagliari, una volta che ci sei stato e ci hai vissuto, anche se per poco, ti strega e sarà sempre una parte di te. Capisco come ti senti, io amo la mia città, sentirei veramente la mancanza in modo forte se andassi via.-

- Sì, è magica. Poi le persone, ho dei legami speciali qua.-

- Li costruirai anche a Ferrara, poi quando tornerai qua sarà tutto come prima pronto ad aspettarti.- non tutto Nova, non tutto... annuii davanti alle sue parole e sorrisi, nonostante la malinconia che si stava facendo spazio verso me, lasciando che i miei pensieri restassero tali.

Misi la freccia e girai verso destra, per poi ritrovarmi davanti a casa sua, anche il navigatore ci informò di essere giunti a destinazione.

- Vivo là!- mi informò, indicando il palazzo. - Ce l'abbiamo fatta. Comunque grazie del passaggio e della chiacchierata, mi ha fatto piacere. Davvero.-

Il primo istinto fu quello di portare la mano sul suo viso e di accarezzarle i capelli ribelli, dolcemente, come amava lei, ma rimasi fermo, e mi limitai a sorridere. - Figurati, è stato un piacere anche per me.-

Si sporse leggermente verso di me e, lasciandomi spiazzato, mi lasciò un piccolo bacio sulla guancia, poi mi sorrise un'ultima volta e scese.

Andò verso il suo palazzo, senza voltarsi più e io rimasi fermo ad aspettare che entrasse e fosse al sicuro, con il cuore e lo stomaco in subbuglio per tutto ciò che era accaduto.

Appena lei non fu più nella mia traiettoria visiva, inserii nuovamente la prima marcia e ripartii.

Non sapevo come mi sentissi. Ero felice e disperato allo stesso tempo. Lei non mi era mai stata così vicina e lontana allo stesso tempo.

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