Capitolo 43.
"Questo mondo fa troppo chiasso
Io non sento più quello che penso
Quello che è peggio non ricordo più quello che ho perso."
▪︎ Brivido - Guè Pequeno ft. Marracash
Erano passate due settimane e mezzo dall'incidente e mi sentivo fisicamente meglio, anche se ancora un po' dolorante. I graffi e i tagli sulle gambe e sulle braccia erano quasi spariti del tutto e non potevo essere più felice di così. Avevo iniziato, da una settimana e mezzo circa, ad andare da uno psicoterapeuta che, a detta di mia madre, mi aiutasse ad elaborare l'incidente e mi aiutasse a superare un qualche trauma che, sempre secondo lei, potevo avere riportato per colpa della paura.
Non ero d'accordo con lei, pensavo si sbagliasse, perché mi sentivo bene, ma avevo deciso di assecondare il suo desiderio e avevo accettato di intraprendere una terapia. In realtà non era nemmeno male, parlavo di tante cose e mi sentivo, la maggior parte delle volte, capita e aiutata.
- Sei pronta?- Ceppitelli entrò nella mia stanza e io mi fermai un attimo a guardarlo. Aveva indosso un paio di jeans neri, una camicia bianca e una giacca nera sopra. Era elegante come non lo avevo mai visto.
- Wow, stai benissimo.- commentai, sincera e stupita.
Lui scoppiò a ridere e incrociò le braccia al petto, in posizione di rimprovero. - Perché sembri sorpresa dalla cosa? Mi dovrei sentire offeso?-
- Idiota, certo che no.- risi anche io e mi finii di passare il rossetto, per poi infilarlo in borsa, per portarlo con me. - Comunque sì, sono pronta.-
Mi prese per mano e mi fece fare un giro su me stessa, ammirandomi. Arrossii involontariamente e abbassai lo sguardo verso il basso. - Anche tu stai benissimo, Nova!-
Avevo indosso un abito nero di pizzo, che mi arrivava a metà coscia e mi ero truccata leggermente, non avevo fatto niente di eclatante o appariscente visto i programmi che avevamo. Era la prima uscita, dopo il mio incidente, che facevo con i miei amici e con qualcun altro della squadra con la sua relativa famiglia. Era una cena come ai vecchi tempi ed ero estasiata dall'idea di passare una piacevole serata. Mi sarei divertita senz'altro.
- Ti ringrazio, Luca.- alzai lo sguardo sul suo e sorrisi timidamente. - Ora andiamo, che dici?! Altrimenti facciamo tardi.-
Lui annuì, prendemmo le ultime cose e uscimmo di casa, pronti a dirigerci al ristorante dove avremmo incontrato gli altri. Si era offerto di accompagnarmi lui, visto che Giovanni, quel giorno, aveva deciso di portare alla cena una ragazza con cui stava uscendo da poco e voleva farcela conoscere. Ero felicissima di quella cosa, il mio migliore amico meritava una donna eccezionale, proprio come lui, che sapesse amarlo e apprezzarlo al meglio, e speravo fosse quella giusta.
Durante il tragitto ascoltammo un po' di musica e, tra le mie cantate e lo sguardo divertito di Luca, arrivammo praticamente in un batter d'occhio. Il mio accompagnatore parcheggiò la macchina, trovando per fortuna posto quasi subito, e poi entrammo nel locale.
Al nostro arrivo gli altri erano già quasi tutti seduti. Io e Luca salutammo e poi, Giovanni, ci presentò immediatamente la ragazza.
- Giulia, lei è Nova, la mia migliore amica, Nova, lei è Giulia la ragazza che mi sta rubando il cuore.- lei sorrise dolcemente davanti alle parole di Simeone e io le strinsi la mano, sorridendole. Aveva una stretta di mano forte e fu subito un punto a suo favore, visto che è considerato come sinonimo di sincerità. Inoltre, aveva un sorriso veramente dolce.
Dopo di me, anche il capitano del Cagliari si presentò, e poi ci accomodammo.
- Ho una fame, mamma mia.- commentai immediatamente, passandomi una mano sulla mia pancia che stava brontolando.
- Ma dai, non l'avrei mai detto, prova a dire qualcosa che possa sorprendermi.- alzai la testa di scatto e lanciai un'occhiata fulminea a Pellegrini che, appena arrivato, aveva già iniziato a stuzzicarmi. Mi resi conto che non era solo, ma con Cerri, il quale mi salutò con un cenno della mano e un sorriso, ricambiai allo stesso modo.
- Oh no, avevo capito che i bambini restavano a casa stanotte.- risposi io, sarcastica, mentre lui fece una smorfia, prendendomi in giro.
- Guarda che sei solo un anno più grande di me, scema.-
- Idiota, dai siediti alla mia destra.- indicai il posto libero accanto a me. - Così sarò seduta tra i Luca.-
Risi davanti alle mie stesse parole e sentii Ceppitelli lamentarsi sulle mie, cito le parole esatte, " battute sciocche e non divertenti". Pellegrini si girò verso Alberto e lui annuì, così il mio amico si venne a sedere alla mia destra. Mentre Cerri si accomodò nell'altro posto rimasto libero, accanto a Lykogiannis e davanti a me, mi rivolse uno sguardo che non riuscii a decifrare, ma non gli diedi peso e iniziai a leggere il menù, per scegliere la pizza da ordinare.
- Inutile che controlli, tanto prendi sempre la stessa, noiosa.- mi prese in giro Pellegrini e io gli diedi un leggero scappellotto sulla nuca.
- Non sono più tanto convinta di volerti accanto per tutta la sera.- scossi la testa con fare teatrale e lui rise, felice di essere riuscito a infastidirmi.
- Solita pizza stra piena di patatine fritte?- alzai lo sguardo verso Cerri, sentendolo parlare, e lo guardai leggermente confusa, prima di annuire. Come faceva a saperlo? - L'hai sempre presa così quando siamo usciti tutti insieme, ho una buona memoria.-
Rispose alla mia domanda inespressa e mi sorrise piano, per poi tornare a leggere il menù, lasciandomi leggermente interdetta.
- Ma come fa?- chiesi all'orecchio di Ceppitelli, sussurrando. - Io non mi ricordo nemmeno le vostre quasi quasi, e mangiamo spesso insieme.-
Il mio amico rise e poi scrollò le spalle. - Me lo sono sempre chiesto, beato lui che ha una memoria così forte.-
Arricciai le labbra, sentendo la sua risposta e poi lo scrutai attentamente, senza sapere neanche io cosa stessi cercando di capire. C'era qualcosa di strano nell'aria e qualcosa di strano nell'atteggiamento di tutti...
- C'è qualcosa che non va, Luca?-
Mi guardò intensamente negli occhi per qualche secondo, ma poi scosse la testa e mi sorrise, spostandomi un ciuffo di capelli ribelle dietro l'orecchio destro. - Va tutto bene, lo sai che di me puoi fidarti, no?-
Feci roteare gli occhi, pensierosa, ma poi annuii, aveva ragione, potevo fidarmi ciecamente di lui, mi stava sempre accanto e non avrebbe mai tradito la nostra amicizia, soprattutto nell'ultimo periodo che eravamo ancora più vicini.
Sospirai profondamente e cercai di rilassarmi, si prospettava una bella serata e volevo godermela pienamente.
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