Capitolo 36.
"Hai mai pensato a cosa, cosa ti rende felice veramente, cosa è importante davvero per te? Hai mai pensato a quanto sia prezioso ogni fottuto istante? Cosa sarebbe successo se non ti avessi mai incontrata, se non ti avessi amata davvero?"
▪︎ E fumo ancora- Mostro
Alberto's pov
Ero confuso e preso dal panico. Non riuscivo a farmi una ragione di quello che era accaduto. Era successo tutto troppo velocemente e mi sentivo terribilmente in colpa per non aver fatto nulla per proteggerla e/o salvarla.
Erano passate ore da quando l'ambulanza l'aveva trasportata urgentemente in ospedale, e io non facevo altro che chiedermi se avessi magari potuto fare qualcosa per impedirlo.
In fin dei conti ero io ad averle proposto, quella mattina, di uscire a piedi, magari se non l'avessi fatto non le sarebbe accaduto nulla e non si sarebbe ritrovata in una sala operatoria a lottare tra la vita e la morte.
Sua madre, seduta in una sedia davanti a me, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, non pronunciava nessuna parola e alle mie domande, che le facevo per capire se potessi fare qualcosa per lei, rispondeva a monosillabi o con un cenno del capo, senza nemmeno guardarmi. Potevo solo immaginare quanto grande fosse il dolore di una madre in quel momento.
Avevamo passato una bellissima giornata tutti insieme e non avrei mai creduto che sarebbe finita così.
- Albe, ehi!- alzai la testa sentendo la voce di Simeone e mi alzai immediatamente in piedi. Aveva lo sguardo terrorizzato. - Appena mi hai chiamato mi sono messo alla guida e sono tornato a Cagliari. Cosa diavolo è successo? Dov'è Nova?-
- Un pezzo di merda l'ha investita. Dai primi controlli della polizia risulta positivo all'alcool test, è apparso dal nulla, correva come un pazzo.- mi passai la mano sui capelli, iniziando ad agitarmi nuovamente, appena le immagini dell'incidente si facevano sempre più nitide davanti ai miei occhi, come se le stessi nuovamente vivendo. - La stanno operando, ha un'emorragia interna e un trauma cranico, non sappiamo altro.-
Il mio amico annuì solamente, dandomi una pacca sulla spalla, con aria preoccupata e affranta, poi si diresse dalla madre di Nova e si sedette accanto a lei qualche minuto, parlandole a voce bassa, come per tranquillizzarla. Mi lasciai cadere nuovamente sulla sedia, mangiucchiandomi le unghie delle mani, nervosamente. Mi sentivo spezzato dentro, completamente svuotato, non riuscivo a credere che la persona che più amavo stava così male e che io fossi totalmente impotente. Non potevo fare nulla per salvarla, ero inutile in quel momento per lei.
- A che pensi?- Ceppitelli si accomodò accanto a me, porgendomi il caffè che mi aveva appena preso al bar. Si era precipitato immediatamente in ospedale appena l'avevo avvisato e gliene ero super grato, avevo davvero bisogno dei miei amici, e loro di me, visto quanto erano legati alla mia fidanzata.
- Vorrei poter fare qualcosa.- soffiai sul caffè, prima di berne un sorso. - Le ho promesso che avremmo risolto tutto stavolta e che l'avrei resa nuovamente felice, invece guarda com'è finita.-
Lui sospirò piano, poi mi lanciò uno sguardo carico di disapprovazione. - Nova è nelle mani di dottori meravigliosi, la salveranno. Poi sai quanto è tenace, non si arrenderà. Non darti colpe che non hai, non potevi fare nulla per impedire questo. Il colpevole è solo quel coglione che si è messo al volante da ubriaco.-
- Non meritava anche questo, ha già sofferto abbastanza nella sua vita.-
- Lo so, mi dispiace davvero tanto... ma sappiamo com'è fatta, è una delle ragazze più in gamba che abbiamo mai conosciuto, supererà anche questa, e noi saremo accanto a lei.-
Aveva ragione, ne ero consapevole, ma ero davvero terrorizzato dall'idea di perderla per poter ragionare lucidamente o tranquillizzarmi. Non avrei potuto superare una cosa del genere. Io vedevo solo lei accanto a me e volevo solo lei. Mi aveva stravolto la vita in modo inaspettato e me n'ero innamorato praticamente subito, come non mi era mai accaduto prima. Non potevo perderla, non sarebbe stato giusto. E poi aveva una vita piena e meravigliosa davanti a sé, avrebbe raggiunto e realizzato i suoi sogni, era brillante e determinata come avrebbe non potuto?
Averla nella propria vita era una benedizione per tutti, inoltre, riusciva a trasformare la giornata più nera in una giornata luminosa, grazie al suo essere solare.
Gio' si sedette accanto a me, alla parte opposta di Luca, e smisi di pensare, prestandogli la mia attenzione. Non era certamente un segreto il bel rapporto che lei e Giovanni avessero, perciò immaginai come stesse l'attaccante del Cagliari a sapere la sua migliore amica in quello stato.
- L'ho sentita stamattina, mi ha punzecchiato come sempre e io le ho detto che domani volevo fare colazione con te e lei... non pensavo che sarebbe potuta accadere una cosa del genere.- abbassai lo sguardo, sentendo il suo tono triste, poi tornai a guardarlo e gli posai una mano sulla spalla, in segno di incoraggiamento.
- Accadrà, non domani certo, ma presto.-
Lui si passò una mano sul viso, in maniera frustrata, poi mi prestò nuovamente la sua attenzione. - Immagino come tu ti senta, non voglio farti pesare pure la mia tristezza. Comunque sono riuscito a rintracciare Pellegrini, era al mare con degli amici, appena gli ho accennato cosa fosse accaduto si è quasi messo a piangere al telefono... le vuole molto bene, nonostante passino il loro tempo a discutere. Comunque si è messo subito in viaggio, credo arriverà a momenti.-
Non riuscivo a seguire completamente il suo discorso. La mia mente alternava i momenti miei con Nova, con i momenti dell'incidente. Stavo impazzendo. Non riuscivo a smettere di pensare in modo compulsivo e a momenti mi sentivo come se stessi fluttuando fuori dal mio corpo e stessi vivendo l'esperienza come spettatore.
- Gio', Ceppi...- richiamai l'attenzione di entrambi, avevo bisogno di confessare loro ciò che avevo in mente per quel giorno che doveva essere speciale e perfetto. - Le ho comprato un anello, avrei voluto darglielo stasera. Avevo in mente di ordinare del cibo a casa, passare la serata guardando Netflix, come piace a lei, e poi darglielo. Ero super agitato all'idea, insomma, un anello è un gran simbolo. Che stupido, se penso all'ansia che avevo, nulla in confronto a come sto ora. Tutto sfumato, tutto a puttane.-
Strinsi nervosamente i pugni, cercando di scaricare il nervoso, facendo così diventare le nocche bianche. Avrei spaccato qualcosa se avessi fatto uscire fuori tutte le emozioni da dentro me.
I miei amici rimasero in silenzio per qualche attimo, probabilmente stupiti dalla mia confessione e non sapendo cosa dire, poi Ceppitelli iniziò a parlare, ma si zittì di colpo sentendo la porta del reparto aprirsi, rivelando un dottore che si avvicinò immediatamente alla madre di Nova.
Scattai immediatamente in piedi e, anche io, mi avvicinai a loro, con il cuore che batteva fortissimo, come non aveva mai fatto.
Non avevo mai avuto paura come in quel momento.
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