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Capitolo 25.

"Faccio finta non mi manchi, tanto tutto passa.
Faccio finta vada bene, tanto tutto passa."
▪︎ J$ JP - Capo Plaza

Alberto's pov

- Albe, dove sei?- incastrai il telefono tra la spalla e l'orecchio, in modo tale da avere le mani libere per prendere il borsone e la valigia.

- Giò, sono appena arrivato all'aeroporto di Cagliari!- salutai un piccolo fan che mi aveva riconosciuto e mi diressi fuori, dove c'era un taxi, per fortuna non dovetti aspettare che se ne liberasse uno.

- Sei già arrivato?- risi davanti alla domanda meravigliata e porsi le borse al tassista, per poi accomodarmi nell'auto.

- Sì, ho portato tutte mie robe allo stadio e sono partito direttamente da lì, non sono tornato a Ferrara.- comunicai la destinazione al tassista, che nel frattempo era risalito in macchina, poi riconcentrai la mia attenzione sulla telefonata con Simeone.

- Bene! Ho sentito la via, quindi hai deciso di andare direttamente da Nova?-

- Sì, sono qua per questo in fin dei conti. L'hai sentita oggi?-

- In realtà solo dopo la partita, verso le 15, poi basta. - sospirò, capii immediatamente che mi stava per fare qualche avvertimento. - Mi raccomando Alberto, non fate stronzate. Sei qua per parlarle in pace, per avere la possibilità di parlare faccia a faccia.-

- Non la farò soffrire, se è questo che temi.- forse il mio tono di voce si inasprì appena.

- Non è solo questo, non voglio che nemmeno tu stia male.-

- Andrà tutto bene, Giò!- mi passai la mano destra tra i capelli, portando il telefono sulla sinistra. - Non temere, sono qua per sistemare le cose, davvero stavolta.-

- Tienimi aggiornato, brò!-

Lo salutai e chiusi la chiamata, per poi posare lo sguardo fuori dal finestrino, ammirando il paesaggio sardo, cercando di pensare positivo e non farmi prendere dall'agitazione.

*

Nova's pov

Abbassai la musica un attimo e presi il telefono in mano, notando una notifica, più precisamente un messaggio da parte di Giovanni.

- Ceppi, hai sentito Giò? Mi ha chiesto se sono in casa, circa 15 minuti fa, magari vuole passare.-

Il capitano del Cagliari mi raggiunse in soggiorno e scosse la testa, mentre io scoppiai a ridere, vedendolo sporco di farina sui capelli. - Mi spieghi se stai cucinando con le mani o con la testa?-

- Perché?- risi ancora di più sentendo il suo tono stranito, mentre lui si guardò allo specchio accanto a me. - Ah... come sei noiosa, sto mettendo tutto me stesso per fare questa torta.-

- Intendi proprio fisicamente visto che hai farina in testa, vero?-

Fece una smorfia, imitando il mio tono di voce, e fece per aggiungere altro, ma il suono del campanello ci interruppe.

- Oh, dev'essere Giovanni.- lanciai uno sguardo all'orologio appeso alla parete, notando che erano le 20 circa. - Vado ad aprire.-

- Vada pure, signorina, così pure Simeone vedrà il modo orrendo in cui mi tratti.- mi fece una linguaccia e poi tornò in cucina, mentre io scossi la testa piano piano, ridacchiando. Era un caso perso.
Averlo nelle mie giornate era una benedizione. Riusciva a rallegrarmi, a far passare il mio malumore in un batter d'occhio.

Mi sciolsi i capelli e andai all'ingresso, aprendo la porta. Alzai lo sguardo e sussultai vedendo la persona davanti a me, tanto che mi cadde il telefono dalle mani, finendo per terra.

- Ma... tu, io, Alberto, che ci fai qua?- mi vergognai di me stessa sentendo il mio tono di voce e le mie parole confuse.

Mi raccolse il telefono, che per fortuna non si era rotto, e mi sorrise debolmente, porgendomelo. - Ciao Nova, scusa se non ti ho avvisato, ma ho bisogno di parlarti. Do fastidio?-

Sentii il cuore iniziare a battere più velocemente, non capendo se fosse la realtà o semplicemente tutto frutto della mia immaginazione. - Sei qui...- mi sentii immediatamente stupida, così annuii, riprendendomi. Certo che era là! Mi era capitato di sognarlo, certamente, ma mica soffrivo di allucinazioni. - No, non mi dai fastidio.-

Vidi la faccia del mio ex passare dal pacifico al nervoso in un attimo e, sentendo i passi di Ceppitelli dietro di me, capii immediatamente anche il perché.

- Albe? Ehi!!- il mio amico mi superò e diede un abbraccio veloce a Cerri, il quale ricambiò in maniera quasi forzata. - Che ci fai qua? Dai entra, stiamo preparando un dolce, ovviamente non ne mangerò, ma magari...- si interruppe vedendo l'espressione per nulla contenta di Alberto.

- Ciao Ceppi, se avessi saputo che eri qua non sarei venuto da Nova, non volevo disturbarvi. Mi dispiace.- come?

Deglutii sentendo le sue parole e mi avvicinai al mio ex, posandogli una mano sul braccio. Era davanti a me, non potevo lasciare che andasse via, senza motivo, in preda alla rabbia, per uno stupido fraintendimento.

- Alberto, entra. Non so cosa stia pensando la tua testa, ma spero che non credi davvero che tra me e Luca possa esserci qualcosa.- puntai i miei occhi nei suoi e mi ci persi dentro. In quel momento capii che mi era mancato persino più di quanto credessi. - Mi conosci.-

Se era davanti a me, se si era fatto tutti quei chilometri per me, doveva essere per qualcosa di serio, per un motivo. Non doveva andare via.

- Mi dispiace, non so cosa sto pensando. Luca è mio amico, e tu sei... tu! Sono un coglione, scusa.- mi sorrise piano e io gli accarezzai dolcemente il viso.

Gli feci cenno di accomodarsi ed entrammo tutti dentro. Sentivo ancora i battiti accelerati e iniziai a giocherellare con i miei capelli, mentre lui posò i suoi bagagli accanto al divano. Ero a disagio, ridicolo. Come potevo provare imbarazzo davanti a lui?

Ceppitelli apparve nuovamente davanti a noi, non mi ero nemmeno accorta che si fosse spostato, presa dalla situazione, e vidi che indossava il giubbotto e il borsello. Mi resi conto che stava per andarsene.

- È meglio che io vi lasci soli. La torta è in forno, ma è spenta, perché so che in questo momento la faresti bruciare.- rise appena, mi diede un bacio tra i capelli, mentre io lo ringraziai, e poi, dopo aver salutato  Alberto con una pacca sulla spalla, uscì da casa mia.

Sospirai profondamente e mi sedetti nel divano dietro me, mentre Cerri si sedette nella poltrona accanto.

- Ho fatto tutta questa strada perché voglio parlarti, ed ero stufo di non poterlo fare guardandoti negli occhi, anche perché al telefono è più facile fraintendersi, non credi?-

- Forse.- feci spallucce, non sapendo cosa altro aggiungere, dentro ero agitatissima, mentre cercavo di mantenere una facciata tranquilla. - Bene, siamo l'uno davanti all'altra, parliamo!-

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