Capitolo 19.
"Perché mi ha fatto bene anche se mi ha distrutto
So che ho fatto bene
Perché mi ha fatto bene nonostante tutto
So che ho fatto bene."
▪︎ Ho fatto bene- Nitro
- Stanotte l'ho sognato.- accesi la sigaretta dopo aver parlato, mentre Pellegrini e Simeone si girarono verso di me, smettendo di scherzare tra loro.
Mi guardarono come se mi fosse spuntata una seconda testa all'improvviso, forse perché era l'unica frase che avevo pronunciato da quando eravamo usciti, o forse perché non lo nominavo da giorni.
- Smettete di guardarmi così.- li ripresi, sorridendo appena.
- Scusa.- sorrise Giovanni, invitandomi poi a parlare, con un cenno della mano.
Mi strinsi nel mio giubbotto e feci un tiro dalla sigaretta, per poi buttare fuori il fumo, parlai solo dopo quest'azione. - Non ricordo bene, so solo che mi amava e io amavo lui, ma non avevamo il coraggio di confessarcelo.-
- Più o meno come nella realtà.- commentò Luca, guadagnandosi un'occhiataccia da Giovanni e un sorriso amaro da me. Per quanto diretto fosse stato, aveva ragione.
- Sì, è così. In fin dei conti non è finita perché non c'era più un sentimento, ma per altri motivi che sapete già. Comunque era così reale che mi sono svegliata piangendo.- confessai, abbassando leggermente il tono di voce. - Mi manca, sono passata due settimane e mi sento vuota come il primo giorno. Ma so che ne uscirò, mi ci vuole solo un po' di tempo, no?-
I miei due amici si scambiarono uno sguardo preoccupato, ma finsi di non notarlo.
- Perché non lo chiami?- sussultai davanti alla domanda di Giò - Anche lui sta male, nonostante finga che non è così, l'ho sentito pure ieri. Che senso ha tutto questo? Mandare tutto a quel paese per un po' di orgoglio e per non so quale stupido motivo.-
- Se è finita doveva andare così.- fu l'unica cosa che dissi, ridicola, lo so, ma non seppi rispondere in altro modo. Forse perché dentro di me sapevo che era vero quello che lui diceva. Ma non sapevo come sistemare le cose, assolutamente.
- Scusami, ma questa è una gran stronzata, e lo sai anche tu. Dovete parlarvi, non potete continuare così.-
Feci l'ultimo tiro dalla sigaretta e poi la spensi, buttandola nel cestino accanto a noi. - Cosa dovrei dirgli scusa? "Ciao, lo sai che mi sono accorta di aver fatto una sciocchezza a lasciarti? Beh, che ne dici se torno a Ferrara e ne parliamo?" Questo può andare?- dissi ironica, per poi sbuffare nervosamente.
- Sarebbe un inizio.- mi rispose il mio migliore amico, facendomi alzare gli occhi al cielo. - Sai fare meglio di questo, comunque dovresti chiamarlo e il resto verrà da sé.-
- Mi fa male dirlo, ma credo che Giò abbia ragione.- gli diede manforte Luca, mentre fece spallucce.
Mi passai le mani sul viso, in maniera frustrata, mentre cercai di valutare i pro e i contro del loro consiglio. Non avrei saputo cosa dirgli se l'avessi telefonato, lo sapevo bene... Ma dall'altra parte avevo il desiderio di sentire la sua voce, anche solo per un attimo.
Mi sentii ridicola, come non mi era mai successo prima di allora. Dovevo prendere una decisione, perché così non potevo davvero continuare, e ne ero più che consapevole.
*
Era quasi da mezz'ora che giravo e rigiravo il telefono tra le mie mani. Incerta se sarebbe stato meglio prima mandargli un messaggio su WhatsApp o chiamarlo direttamente.
In verità, stavo valutando l'idea di WhatsApp solo perché troppo codarda per chiamarlo così, dal nulla. Ma sapevo di dover essere più forte, visto che ero sempre stata una persona coraggiosa.
Presi un bel respiro e feci partire la chiamata, senza pensarci su, perché sapevo che fossi rimasta ancora ferma a rimuginare, non avrei mai chiamato.
Iniziò a squillare, uno, due, tre, quattro volte... E mentre una piccola e stupida parte di me sperava che non rispondesse, la sua voce riecheggiò dall'altro capo.
- Pronto.- rimasi in silenzio, come paralizzata, così lui continuò a parlare. - Nova, pronto.-
- Alberto...- risposi, piano, con la voce flebile. Stavo per mettermi a piangere come una sciocca bambina.
- Dimmi, come mai mi hai chiamato?- mi incalzò, ma non sembrava arrabbiato, più che altro stanco, quasi quanto me.
- Non lo so.- risposi stupidamente, mentre lo sentii sospirare. Lo sapevo eccome, ma perché mi mancava il coraggio?
- Nova, per favore. Se devi dirmi qualcosa fallo, perché non ho assolutamente voglia di queste scenette senza senso.- mi si strinse il cuore sentendo le sue parole. - Ci siamo già fatti abbastanza male, non credi?-
- Lo so. Mi manchi, non ce la faccio più.- lo dissi di getto, senza giri di parole, come avevo sempre fatto con lui, in fin dei conti.
- Nova, perché me lo dici ora?-
- Quando avrei dovuto dirtelo, scusa? Ho sbagliato ad andare via, sarei dovuta restare e far sbollire sia la mia rabbia che la tua. Invece mi sono sentita ferita e sono scappata, non ho fatto né la cosa più giusta né la cosa più matura. Sono andata via, impaurita dall'ipotesi che sarei stata male, ma sono stata male comunque. Sono una stupida.- una lacrima mi bagnò il viso, ma l'asciugai subito, non volevo scoppiare a piangere e non volevo che lui lo sentisse.
- Okay, Nova, mi dispiace tanto... comunque è bene se forse rimaniamo amici, non siamo pronti ad una storia a distanza e non sono pronto ad affrontare altre discussioni come quella avuta qua a Ferrara. Mi sto riprendendo dalla fine della nostra storia, non fraintendermi, sto ancora male, ma sto tornando piano piano alla normalità... non voglio rovinare tutto.- sgranai gli occhi sentendo le sue parole e ringraziai chiunque ci fosse lassù, perché lui non fosse davanti a me.
Non avrei assolutamente voluto che lui mi vedesse in quel momento, immaginai l'espressione distrutta dipinta sul mio viso.
- Oh... ok, mi sembra giusto, capisco.- invece non capivo assolutamente, io stavo ancora male come il primo giorno, non mi stavo riprendendo, per nulla.
Non riuscivo a credere che mi stesse respingendo per colpa mia, per quello che avevo fatto andando via. Sentii lo stomaco stringersi in una mossa tutt'altro che piacevole.
- Bene. Ora devo andare, ci sentiamo, ok?- il suo tono di voce era ancora più triste dall'inizio della telefonata.
- Sì, certo... ciao Alberto.- riattaccai, senza nemmeno sentire la risposta, e mi portai i capelli all'indietro, con fare disperato.
Ero davvero convinta che avrei risolto tutto con una stupida telefonata, dopo che l'avevo lasciato io? Avevo rovinato tutto e non me lo sarei mai perdonata.
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