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Capitolo 4: Valzer

Avvertenze di contenuto: attacchi di panico

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Mood Music: Medley da Frozer e Mayura (piano) - arrangiamento da Corpington

Non posso credere che lo stia facendo, non posso credere che lo stia facendo, perché lo sto facendo, questo é altamente stupido, questa é davvero una cattiva idea, perché ci sto passando, vado bene, ho il lucida labbra sui denti, perché devo aprire la mia grande bocca, perché devo diventare una testa di legno quando lui é nei paraggi, perché dev'essere così dannatamente meraviglioso e bello e gentile e... Ladybug ansiosamente divagava e si picchiava mentalmente, mentre camminava verso il punto d'incontro stabilito al Trocadero.

Sospirando, guardò l'ora dello spettacolo della domenica sera per la decima volta, e controllo le tasche del suo cardigan (ancora), per essere sicura che avesse portato abbastanza soldi per gli snack. Dato che sapeva che Adrien poteva permettersi di pagare il suo, non era sicura che dovesse essere lei a pagare dato che era stata lei ad invitarlo.

Qual é il protocollo per un appuntamento?! Qual é il protocollo per un appuntamento quando sei un SUPEREROE?

Marinette era andata solo a pochi appuntamenti; nessuno era andato oltre a tenersi le mani in maniera imbarazzata, io magari un veloce bacio sulle guance alla fine. I suoi genitori erano fidanzati dal liceo, il che significava che non le  erano di grande aiuto, perché avevano passato praticamente ogni singolo momento insieme da quando erano bambini. Il modo in cui la loro corteggiamento era stato completamente rilassato, naturale e informale. Quindi essenzialmente, lei era completamente priva di esperienza in questo campo.

Infine notò l'oggetto del suo affetto appoggiato contro un pilastro indossando una felpa rossa con cerniera, come promesso. Teneva il cappuccio alzato, e tuttavia sembrava quasi brillare etereo, nonostante la fioca luce della sera. Preso un respiro profondo, camminò verso di lui cosa che lei sperò sembrasse un'andatura rilassati e disinvolta e non come un polpo, che era come si sentiva nel suo disagio. Prese in prestito la frase di una sua nemica di scuola: estremamente ridicolo.

A quasi una dozzina di metri di distanza, Adrien si strofinava nervosamente le mani, quindi optò per nasconderle nelle tasche per cercare di evitare di attirare l'attenzione su di sé. Plagg lo aveva sbeffeggiato per tutto il tragitto e anche ora continuava a emettere incontrollabili risatine molto spesso. Adrien roteò gli occhi. Forse Plagg aveva ragione e quella era un'orribile idea. E anche se Plagg aveva eventualmente rinnovato il concetto di andare ad un appuntamento con Ladybug, Adrien sospettava che era perché volesse vederlo con la sua cotta e bruciare.

Scosse la testa determinato, ricordando a sé stesso che era li in missione: doveva investigare e determinare se Ladybug fosse affidabile o aveva una doppia faccia.

Dietro di lui qualcuno si schiarì bruscamente la gola. Voltò lo sguardo a chiunque stesse cercando di attirare la sua attenzione e si ritrovò faccia a faccia con una giovane donna mozzafiato, che indossava un cardigan alla moda dalle maniche lunghe e una gonna svolazzante di media lunghezza. I suoi lunghi capelli corvini erano legati in una bassa coda e sfoggiava  dei grossi occhiali di Hello Kitty con le lenti scure che sembravano fuori luogo con il resto dell'assemblaggio, ma nonostante ciò,  in qualche modo tenevano insieme l'aspetto.

"Ciao!" salutò. "Posso aiutarti?" Il pensiero che gli attraversò la mente fu che forse era una delle sue fan e che l'avesse riconosciuto nonostante il cappuccio.

"Ehm" rispose la ragazza, sfregandosi il braccio nervosamente. "Ciao Adrien. Sono io." Lo salutò con una mano guastata e sorrise timidamente, le sue labbra scintillanti con leggero lip gloss rosa.

Adrien si avvicinò così che potesse vedere la sua faccia più chiaramente. Sbirciò per un momento, quindi i suoi occhi si spalancarono in riconoscimento. Deglutì leggermente e iniziò ad esclamare: "Ladyb...!"

Ladybug si sporse in avanti e gli coprì la bocca con una mano, e alzò l'altra per mimare 'shhh'. Adrien infine notò che indossa la sua maschera sotto gli occhiali scuri. Capì che era trasformata sotto i vestiti che indossava. Si era in parte aspettato che si presentasse come sé stessa, anche sé, tutto sommato, poteva non essere stata una buona idea. Si era anche chiesto se si sarebbe presentata nella sua forma civile e potenzialmente rivelare la sua identità, ma Ladybug non era così sconsiderata da fare una cosa simile. Non aveva considerato la possibilità che lei indossasse un travestimento sopra un travestimento.

Ladybug salì sulle punti e mise la mano libera sulla sua spalla, così che potesse sussurrargli all'orecchio, il suo respiro gli solleticava piacevolmente il collo. "Non voglio attirare alcuna attenzione su di noi ma dovevo venire trasformata. I miraculous hanno un'affascinante magia che aiuta a proteggere l'identità del portatore, altrimenti ci sarebbe una possibilità di essere riconosciuti." Si abbassò e chiese timidamente: "V-va bene?"

Adrien percepì il suo cuore che cercava di uscirgli dal petto e disperatamente spero di non essere rosso come si sentiva. A quella distanza, anche senza i sensi di Chat Noir, avrebbe potuto ancora leggermente odorare il suo famigliare profumo floreale, che gli portava sempre un inspiegabile conforto. Poteva contare le adorabili piccole lentiggini sul suo naso, poteva sentire il calore irradiato dalla sua mano nonostante il leggero materiale del suo costume; poteva vedere le luci della Tour Eiffel riflesse nei suoi penetranti occhi azzurri. Reprimendo un sospiro sognante, annuì leggermente e lasciò uscire un soffocato: "Mh-mh!"

Ladybug sussultò. "Oh! Mi dispiace!" esclamò e lo lasciò andare, quindi mise un po' di distanza tra di loro.

Torcendosi le mani, parlò piano, le guance rosa: "Grazie, comunque. Per essere qui. Capisco che... quest' 'uscita' potrete non essere esattamente a cosa sei abituato, ma... significa molto per me, che tu sia venuto."

Il sorriso accattivante di Ladybuf quasi causò il cedimento delle ginocchia di Adrien, che lo confuse a non finire. Stiamo veramente semplicemente qui a parlare, cosa mi PRENDE?!

Scuotendosi dalla sua leggera foschia, rispose: "Grazie per avermi invitato. Non vedevo l'ora." mentì per metà. Non doveva davvero sapere quando era stato terrorizzato.

"Grazie, Adrien. Lo apprezzo. Ma, detto questo" aggiunse lei ansiosamente: "Io...io voglio darti un'ultima occasione per tirarti indietro. Non voglio che tu ti senta obbligato a farlo." Lo guardò, gli occhi pieni di apprensione e timore. "Capirei perfettamente se cambiassi idea. Davvero. Non vorrei fossi obbligato a fare qualcosa per cui ti senti a disagio."

Adrien le sorrise teneramente. Lei era così inaspettatamente premurosa, come aveva provato ad entrambe le parti di lui. Non era abituato ad avere una scelta, di avere la possibilità di fare qualunque cosa si sentisse o meno a disagio di fare. Il suo gesto premuroso gli riempì il petto di un caldo formicolio, e ritrovò sé stesso a reprimere in indescrivibile forte bisogno di abbracciarla.

Sogghignando comprensivo, fece un passo verso di lei e le offrì la mano. "Andiamo?"

Ladybug fece un largo sorriso e la sua intera espressione si illuminò, quindi gli prese la mano. "Sì!"

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Fu estremamente difficile per Adrien prestare attenzione al film. Intorno a lui tutti ridevano ed esclamavano alle buffonate e disavventure dei protagonisti, ma, come se qualche forza magnetica, i suoi occhi erano attirati altrove; involontariamente, ma comunque frequentemente, lanciava occhiate alla sua compagnia mascherata, che rendeva insieme al resto del pubblico. Il suo sorriso raggiante e la risata incontrollabile erano cos' contagiose, che non poteva fare a meno lui stesso di ridacchiare ampiamente quando guardava verso di lei. Ogni volta che le loro mani si sfioravano mentre dividevano gli snacks, (dopo un piccolo dibattito su chi avrebbe pagato cosa, stabilirono che lei avrebbe pagato i biglietti e lui gli snack), faceva palpitare il suo cuore a correre per ragioni che non comprendeva pienamente. A un certo punto il loro occhi incontrarono e gli sorrise allegramente. Lui ricambiò il sorriso e fu infinitamente grato che il teatro fosse buio, dato che era quasi sicuro di avere la faccia rossa come una barbabietola, invece che del suo solito colore.

Ladybug qua sembrava così ordinaria, ma nel modo migliore. Un modo che la rendeva estremamente approcciabile e calda. Un modo che metteva a suo agio i nervi, mentre simultaneamente gli accendeva un fuoco nel petto. Sul campo di battaglia gli era sempre sembrata così fiera e intimidatoria, ma non era così che si sentiva ora. Si sentiva perfettamente al sicuro e, osava dire...sicuro. Come poteva essere questa ragazza allegra e animata, la stessa intensa e formidabile avversaria che lui era solito vedere come Chat Noir? Era sconcertante a dir poco.

Ahhh, devo smettere di pensare e cercare davvero di concentrarmi sul film, così che possa avere qualcosa di cui parlare dopo, si sgridò.

Invece di prestare attenzione al film, comunque, Adrien si ritrovò a domandarsi riguardo ciò: cosa effettivamente avrebbero fatto dopo il film. Il piano era andare a un bar all'aperto, così che l'oscurità avrebbe aiutato a nascondere la presenza di Ladybug con gli altri, seguito da una camminata lungo la Senna.

Non era veramente sicuro cosa fosse considerato "normale", dato che era il suo primo appuntamento a cui veramente aveva accettato di andare. Tutti i suoi precedenti ( e numerosi), altri appuntamenti erano combinati da Nathalie o suo padre, e glieli aggiungevano al programma senza neanche consultarlo; ognuno di loro era meticolosamente preparato con uno strategico scopo di affari o socioeconomico. Alcuni di quei appuntamenti finivano con una noiosa, cordiale stretta di mano da ambo le parti (con suo immenso sollievo), ma la maggior parte delle volte le sue compagnie erano superficiali e civettuole, sempre a mirare di approfittarsi di lui e beneficiare della loro unione, che sarebbe solo peggiorato quando sarebbe cresciuto. I suoi appuntamenti erano diventati assillanti e provocatori, che lui detestava e di cui quasi aveva paura.

Comunque, dato che questo appuntamento era stato interamente volontario e Ladybug lasciava che Adrien partecipasse a tutte le decisioni da prendere, significava dunque che lui avrebbe anche deciso come finire l'appuntamento con lei?

Una stretta di mano? Un abbraccio? Un b...ba...ahhhhhh!

Il suo stomaco faceva le capriole ansiosamente solo a pensarci. Qual era il modo tradizionale di concludere un appuntamento? Anche se, suppose, questo non era esattamente un appuntamento tradizionale, a dir poco.

Prima che si rendesse conto, il film era già finito e Ladybug si era sporta a toccargli i braccio, visto che a quanto pare stava cercando di attirare la sua attenzione.

Lei sorrise dolcemente e chiese: "Ehm, vogliamo andare? A meno che tu non voglia stare davvero fino alla fine dei titoli di coda."

Adrien balbettò mentre si alzava: "Oh...uh, no, va bene. Possiamo andare." Camminarono verso la pattumiera e i cestini dell'indifferenziata per buttare tutti gli involucri e i contenitori, quindi uscirono dall'auditorio.

Mentre si dirigevano verso l'uscita del teatro, Ladybug domandò: "Quindi, ti è piaciuto il film?" Il cervello di Adrien si bloccò, ma lui riuscì a balbettare: "Ehm, era...era davvero qualcosa, eh?"

Ladybug rispose entusiasta: "Sì, sicuramente! Non ricordo l'ultima volta che ho riso così tanto!" ridacchiò e continuò: "Qual è stata la tua parte preferita?"

Con un vuoto totale nella testa, Adrien cercò disperatamente di ricordare un evento del film, in assoluto uno qualsiasi. "B-beh..e-era..."

"Porca miseria, quello è Adrien Agreste?!" esclamò una voce alcuni metri più in là.

Ladybug e Adrien si guardarono intorno cercando di trovare la fonte del grido.

"Oh no" Adrien si lasciò sfuggire un debole sospiro.

Immediatamente più gridi eccitati si levarono.

"Non esiste! é davvero lui!"

"Il vero Adrien Agreste!"

"Guarda i film come le persone normali!"

"Oh mio dio! Scattategli una foto!"

In pochi secondi vennero circondati da fan urlanti, tutti a mescolarsi per cercare di avvicinarsi il più possibile a lui.

E fu allora che Adrien realizzò di essersi dimenticato di rimettersi il cappuccio della felpa. Si maledisse mentalmente, rimproverando sé stesso per la sua mancanza di cervello. Questa situazione poteva molto velocemente sfuggire di mano.

Ladybug gli toccò apprensivamente la spalla. "Dobbiamo portarti fuori di qua." gli sussurrò. Lui la guardò nervosamente e annuì. Avvolse un braccio intorno alle sue spalle con fare protettivo e iniziarono il loro tentativo di allontanarsi dalla folla di teenagers dagli occhi spalancati.

Nella confusione, Ladybug gridò quando venne urtata bruscamente e sbatté contro Adrien, che istintivamente la prese per la vita. Lei si tenne stretta nelle sue braccia, per stabilizzarsi.

"My L...Ehi, Ladybug stai bene?" le chiese con discrezione, preoccupazione nella sua voce.

Ladybug guardò verso di lui, i suoi occhi ancora spalancati e spaventati, ma un secondo dopo si rilassò un poco e quindi gli sorrise, rispondendo dolcemente: "Sì. Grazie."

Adrien poté sentire il suo viso arrossire mentre guardava in basso verso di lei, quest'ultima sembrava più vulnerabile, più...umana di quanto lui fosse abituato. Ricambiò il sorriso e delicatamente l'aiutò a riassestarsi, le mani ancora sulla sua vita. Lei mantenne lo sguardo, le sue stesse guance si colorirono altrettanto di rosa... quasi più dalla frustrazione per essere stata spinta dalla folla, dedusse lui. Le sue ciglia sbattevano lentamente, i suoi occhi luminosi contrastavano contro il profondo rosso della sua maschera.

La sua maschera...

Poteva vedere la sua maschera.

L'espressione di Adrien passò da una affettuosa a una completamente scioccata, e il volto di Ladybug si contrasse dalla confusione.

Mortificato, Adrien balbettò: " I-I tuoi occhiali..."

Ladybug si protese a toccarsi la faccia e realizzò che le fossero caduti quando era stata spinta. Velocemente ispezionò il pavimento, cercando di notare i suoi occhiali caduti. Dopo alcuni momenti di ricerca capì che sarebbe stato praticamente impossibile trovarli in quella folla.

"Lascia stare" disse, scuotendo la testa. "Non c'é modo di trovarmi. Andiamocene."

Dietro di loro, un fan urlò: "Quella è Ladybug?!"

"Cosa? Lei è qui??"

"é con Adrien!"

"Un appuntamento tra celebrità?! Com'é romantico!"

"Qualcuno scatti una foto!"

Adrien fece una smorfia e fece uscire un brontolio. "Fantastico."

Si guardò intorno e prese la mano di Ladybug. "Corri!" urlò.

Ladybug non fece obiezioni mentre saettavano attraverso la folla, facendosi strada fuori dal teatro e nell'enorme shopping center. Dato che era all'interno, Ladybug non poteva usare il suo yo-yo portarli via dalla folla, che sarebbe stata la cosa ideale. Invece, erano costretti a lasciare il centro commerciale dall'uscita vera e propria. Sfortunatamente, dire uscita era fin troppo facile dalla loro attuale posizione; In più erano al terzo piano.

Decidendo di saltare completamente gli ascensori, Ladybug sollevo un Adrien molto sorpreso e atterrò al piano sottostante. Adrien si lasciò sfuggire un'involontaria esclamazione e avvolse le braccia strettamente intorno alle sue spalle, premendo sé stesso vicino alla piccola ma potente figura di lei. Atterrarono con grazia e Ladybug mormorò una veloce scusa mentre lo deponeva a terra, prendendo nuovamente la sua mano.

I due si diressero velocemente verso l'uscita...solo per incontrare un altro notevole gruppo di teenager che stavano gironzolando vicino alla porta del centro commerciale, dato che era orario di chiusura. Nonostante fosse ancora distanti alcuni metri, Adrien venne immediatamente riconosciuto e loro avvicinarono la coppia. Lui imprecò sottovoce, quindi spinse Ladybug nella direzione opposta.

Mentre correvano indietro, colsero la folla precedente del film farsi strada verso gli ascensori, che senza dubbio, li avrebbero notati a momenti. Fermandosi brevemente, Ladybug fece uscire un piccolo lamento e guardò verso Adrien, la sua espressione piena di preoccupazione e chiaramente senza alcuna idea. Gli occhi del ragazzo vagarono intono cercando una via d'uscita. Un istante dopo, trovò un possibile nascondiglio e strattonò la mano di Ladybug per attirare la sua attenzione. Lei capì velocemente e lo seguì.

Insieme si precipitarono in un piccolo corridoio e si chiusero in un ripostiglio in fondo, chiudendo silenziosamente la porta.

Ansimando dallo sforzo di aver corso attraverso il centro commerciale, Ladybug e Adrien incrociarono lo sguardo, ridendo in maniera imbarazzata mentre erano strettamente schiacciati uno contro l'altra nel piccolo stanzino, il qual era pieno di grosse e pesanti scatole.

Per alcuni minuti nessuno dei due disse una parola, ma erano tesi ad ascoltare il vociare fuori, cercando di capire se fossero stati scoperti.

Una volta che il rumore si dissipò (senza dubbio dovuto dal fatto che la folla fosse stata fatta uscire dalla sicurezza del centro commerciale), si scambiarono uno sguardo speranzoso. Respirando lentamente mentre prendevano tempo ad ammorbidire le loro posture e rilassarsi. La mente ancora scossa per ciò che era accaduto, Ladybug gli chiese: "é...è sempre così? Con i tuoi fan?"

Adrien scrollò le spalle, appoggiando la schiena contro la porta chiusa. "Beh, non sempre. Ma..." scherzò. "Abbiamo avuto un set fotografico di coppia alcune settimane fa e, ahhhh...c'era molta pelle."

Gli occhi di Ladybug si spalancarono dalla confusione e piegò la testa da un lato. "Pelle...?" interrogò. "Sembra come uno...scatto interessante."

Agitato, Adrien precisò: "Lo-lo è...! Vestiti in pelle! Pantaloni in pelle e giacca in pelle, moto, il look 'da cattivo ragazzo', quel genere di cose."

Ladybug comprese che sapeva perfettamente di quale set fotografico stava parlando. Infatti, lei lo ricordava molto bene. La sua nuova rivista preferita lo diffondeva. Lui aveva sempre interpretato la parte dell'angelico, impeccabile, studioso modello biondo che vorresti far incontrare ai tuoi genitori a cena. Il set fotografico di pelle, invece, completato con mortali occhi smeraldini e le labbra aperte piene di peccato, era un cambiamento totale dal suo solito ritratto innocente. Lei aveva già acquistato due copie della rivista...anche se non era intenzionata a divulgare quella notizia al qui presente modello mentre stavano petto a petto contro di lui in un piccolo sgabuzzino.

"Aha, capito." rispose con nonchalance. Guardò verso Adrien che ridacchiava imbarazzato, le guance tinte di una legger sfumatura rosata che era visibile nonostante una lampadina come unica fonte di luce.

"Beh, scommetto che eri fantastico. Specialmente se questa è la reazione che hai ricevuto dopo. Forse dovresti indossare indumenti di pelle più spesso." Lo prese in giro lei facendogli l'occhiolino.

Adrien arrossì e si grattò la nuca. "Ah, ehm, beh, suppongo...forse" balbettò timidamente. Stava flirtando con lui? No, era contrario all'idea. Loro flirtavano giocosamente quando erano Chat Noir e Ladybug molte volte, ma non era abituato che flirtassero quando era Adrien, senza avere secondi fini. Era...carino.

Stettero in silenzio per alcuni momenti, senza sapere cosa dire o cosa fare.

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Musica d'atmosfera: The Dark Side - Muse

Guardando la porta di fronte a lei, Ladybug decise di prendere l'iniziativa e parlare per prima. "Beh, sono sicura che i tuoi fan famelici se ne siano andati." disse mentre cercava di girare intorno a lui, fallendo per la mancanza di spazio disponibile. Scartò l'idea e invece si sporse in avanti per afferrare la maniglia vicino alla vita di Adrien. "Dovremmo uscire anche noi, dato che si sta facendo abbastanza tar..." si zittì improvvisamente e aggrottò le sopracciglia. Cerco di girare la maniglia di nuovo, ma come prima, non funzionò.

Era chiusa dall'esterno.

"Co-cosa c'é che non va?" Chiese nervosamente Adrien suo malgrado, già sospettando esattamente cosa ci fosse che non andava.

Ladybug storse la bocca da un lato. "é bloccata. O chiusa a chiave."

La mano di Adrien immediatamente raggiunse la porta per avere conferma. Contorse e tirò bruscamente la maniglia dalla disperazione, le sue mani iniziarono a diventare umide e viscide.

ladybug notò i suoi movimenti irregolari e la sua preoccupazione crescente. "Ehi, ti senti bene?"

Adrien non rispose. Stava tremando? Lo osservò più da vicino e nota le pupille del ragazzo dilatarsi. Il suo respiro diventava rapidamente sempre più flebile. L'altra sua mano era stretta dolorosamente a pugno e appariva come se dovesse collassare da un momento all'altro.

Sembra stordito e disorientato...che sia malato??

"Andrà tutto bene, Adrien" cercò di rassicurarlo. "Troveremo un modo per uscire e possiamo trovare qualche posto dove puoi sdraiarti se non ti senti bene."

Ma era come se lui non l'avesse neanche sentita. A bassa voce mormorò: "No, no, no...siamo in trappola. Non possiamo uscire da qua, siamo bloccati, semplicemente...intrappolati. E se non uscissimo mai di qui? E se non possiamo...non tenetemi qui, per favore, per favore fatemi uscire..." la sua voce si affievolì, mormorando distrattamente.

Gli occhi di Ladybug si spalancarono comprendendo. Adrien era claustrofobico. Stava avendo un attacco di panico.

Oh no... cosa ho fatto?

I sensi di colpa fluirono in lei come una cascata. Non avrebbe mai dovuto portare Adrien lì. L'intera cosa era sbagliata. Non avrebbe dovuto avvicinarlo come Ladybug. Non sapeva nulla di lei, e 'Ladybug' non avrebbe dovuto conoscere nulla su di lui. Avvicinarsi l'avrebbe solo messo in pericolo. Se Papillon avesse scoperto che lui era legato a lei, sarebbe stato disastroso. Ma lei era stata troppo imprudente, troppo egoista, troppo assorbita da sé stessa e infatuata per pensare chiaramente, e ora Adrien era quello che pagava per la sua mancanza di giudizio.

Ladybug venne riportata alla realtà dal respiro affannato di Adrien e il suo petto solversi ripetutamente. Si preparò in caso dovesse afferrarlo se fosse svenuto dalla mancanza di ossigeno, ma sperò che non arrivasse a tanto.

Guardando Adrien senza aiuto mentre lui continuava a sprofondare in una spirale di paura, lei sapeva che doveva fare qualcosa. Cerco disperatamente di restare calma e con la testa sulle spalle per la salute di lui. Doveva aiutarlo a superare questo.

Ricomponendosi dopo una breve chiacchierata auto-preparatoria con sé stessa, cercò di rassicuralo dolcemente. "Ehi. Va tutto bene, Adrien. Sono proprio qui con te, non sei da solo. Non ti succederà nulla di male. Non ti ferirai, te lo prometto."

Adrien strizzò gli occhi chiudendoli. La ragazza poteva affermare che l'avesse sentita e stesse cercando di interiorizzare le sue parole.  Aspettò alcuni momenti e aggiunse: "Ti va bene il contatto fisico? Va bene se ti tocco il braccio?"

Adrien si fermò, quindi annuì leggermente in risposta.

La mano di Ladybug raggiunse lentamente e timidamente il suo braccio. Una volta che fu sicura che a lui andasse bene veramente il contatto, si mosse in alto verso le sue spalle e le massaggiò delicatamente.

Provò di nuovo: "Dobbiamo calmare il tuo respiro. Cercare di prendere profondi respiri."

Frenetico, balbettò: "No-non posso! sono...é-é troppo...Non riesco! gridò.

Ladybug lentamente prese la sua mano e gentilmente la premette nell'area proprio sotto il suo collo, dalla clavicola. La tenne li con un tocco leggero quasi come una piuma.

Più tranquillamente che poté, mormorò con tono rassicurante: "Respira con me Adrien. Seguimi."

Lui voltò la testa e fisso dove la sua mano era su di lei. Infine incontrò gli occhi di lei, le sue pupille iniziarono a concentrarsi di nuovo. Con un ultimo tremante respiro, annuì.

Adrien accettò l'altra mano di Ladybug e la mise sul proprio petto, la sua più grande copriva quella di lei completamente.

Lei prese un profondo respiro e lui fece lo stesso, le loro mani un indicatore fisico per aiutarlo a seguirla. I loro respiri si mischiarono durante la loro sincronizzazione, e il tremolio di Adrien diminuì costantemente, e così anche la sua frequenza cardiaca.

Ladybug sorrise confortante: "Stai andando alla grande, Adrien. Ti aiuterebbe se ti massaggiassi la schiena?"

I suoi erano ancora saldamente chiusi, ma rispose: "S-sì...per favore."

Ladybug lo raggiunse da dietro e gentilmente gli mise una mano sulla schiena, quando improvvisamente lui si lanciò in avanti verso di lei per stringerla in uno stretto abbraccio, tenendosi a lei come se fosse un legame con la realtà. Lei appoggiò la testa contro la sua mentre praticamente teneva il suo corpo per evitare che cadesse. Le stringeva il cuore vederlo così, scoprire che avesse l'ennesimo problema con cui doveva lottare.

Mettendo quei pensieri da parte, sussurrò dolcemente, riprendo: "Va tutto bene... tu vai bene... staremo benissimo...non siamo in alcun pericolo. Stai andando così bene..." Le sue mani gentilmente scivolavano in grandi, regolari cerchi e carezze sulla schiena.

Stetterò così per alcuni minuti, gli unici suoni erano il respiro di Adrien e le pacifiche cure di Ladybug.

Adrien praticamente si sfregò su di lei mentre sussurrava: "Grazie, Ladybug."

Ladybug arrossì suo malgrado. Adrien era stato in grado di superare e riprendersi dal suo attacco di panico. Dell farfalle le svolazzavano dentro e lei si sentiva così immensamente orgogliosa di lui; non poteva fare a meno di sorridere.

"Non possiamo restare qui per sempre." Disse con tono rassicurante. Sapeva che doveva parlare della situazione razionale,ente per cercare di aiutare Adrien a mantenere sotto controllo le sue paure. "Anche se non usciamo da qui proprio adesso, qualcosa ci troverà eventualmente."

"Ma potrebbero volerci ore" rispose lui, deglutendo, e si allontano lentamente. "Il supermercato non apre fino alle nove del mattino."

Entrami pensarono per alcuni momenti, cercando di arrivare a un' idea.

"Non potresti...aprire la porta con un pugno?" domandò lui. "Sei abbastanza forte. Potresti pur sempre  ripagare il centro commerciale per, ehm...il danno."

Ladybug contrasse la sua espressione considerandolo. "Potrei magari aprirla con un calcio. Ma...non c'é abbastanza spazio in questa stanza affinché io alzi la gamba. Inoltre, tu sei davanti alla porta e sei in mezzo, dato che non posso girarti intorno. Potrei ferirti. E non voglio rischiarlo."

Adrien respirò attraverso la bocca, molto più calmo di prima ma visibilmente ancora angosciato. "Cos'altro possiamo fare?" La guardò senza speranza.

Ladybug corrugò la fronte. Non c'erano molte opzioni. Non poteva usare il Lucky Charm per un guadagno personale. Detrasformarsi mentre Adrien chiudeva gli occhi così Tikki poteva aprire la porta era altrettanto fuori questione, (Fu aveva reso espressamente chiaro che non doveva fidarsi di nessuno con la sua detrasformazione, non importa le circostanze).

Si guardò intorno, esaminando i dintorni. Sopra le scatole dietro di lei scorse una singola presa d'aria sul soffitto. Era l'unica via d'uscita. Se si facevano strada nei condotti dell'aria, li avrebbero guidati fuori dal centro commerciale e se ne sarebbero potuti andare.

Possiamo arrampicarci fino alla presa d'aria, pensò. In ogni caso...sembra troppo piccola per Adrien. Corrugò le sopracciglia, immersa nella concentrazione.

Adrien seguì il suo sguardo e notò anche lui la presa d'aria. Scosse la testa. "Non funzionerà. Sono di gran lunga troppo grande, e non entrerei mai traverso quel buco. Però..." SI fermò all'improvviso, gli occhi spalancati e tornò a guardarla, la gola secca. "Però tu potresti."

"No! Non preoccuparti Adrien. Non me ne andrò senza di te." Lo rassicurò lei velocemente. "Non hai nulla di cui preoccuparti a riguardo."

Adrien continuò risoluto: "Non credo abbiamo altra scelta. Penso che dovresti farlo."

"Cosa?! Ma Adrien, Io..." esclamò lei, incredula. " Non posso lasciarti qui da solo! Dev'esserci un altro modo" ribatté lei, agitando le braccia per quanto lo spazio glielo permettesse.

Lui mise entrambi le mani sulle sue spalle e le rivolse un piccolo sorriso. "Starò bene, davvero. A meno che tu non voglia spendere le prossime dieci ore senza cibo o una pausa per il bagno, devi farlo. Io..." Si fermò e cautamente considerò. "Io starò bene. Credo in te" disse a bassa voce.

Ladybug si morse il labbro, valutando la sua proposta. Strattonò nervosamente il bordo del suo cardigan. Non voleva lasciarlo per paura che avesse un altro attacco di panico. Aveva ragione lui comunque. Dovevano uscire a meno che non volessero aspettare un oscena. lunga quantità di tempo, chiusi in uno sgabuzzino insieme. Cosa che, se le fosse stato chiesto precedentemente di passare la notte in uno sgabuzzino con l'amore della sua vita, avrebbe colto l'occasione con piacere.  Ma lei non aveva mai saputo della sua claustrofobia. Si sentì terribile riguardo ciò. Come avrebbe potuto saperlo? L'aveva mai detto a qualcuno?

Tutto sommato, comunque, aveva perfettamente senso. Se mai qualcuno avesse saputo qualcosa riguardo a come ci si sentiva ad essere in trappola, quello era Adrien Agreste. Poteva difficilmente chiedere un bicchiere d'acqua senza essere strettamente monitorato. Era stato un miracolo che suo padre gli abbia permesso di andare ad un appuntamento con un ragazza di cui non avesse fatto un controllo sul suo background. Oppure...era uscito di nascosto? Come aveva fatto ad uscire senza essere...

"Ladybug?" Adrien domando incerto, interrompendo i suoi pensieri e riportando la sua attenzione alla situazione attuale.

Finalmente torno a guardarlo, con espressione risoluta. "Ok, lo farò. Non ci metterò molto, lo prometto."

Ladybug raggiunse la sua tasca e tirò qualcosa fuori; un lampo rosso catturò l'attenzione del ragazzo.

"Tieni, prendi" disse, tenendo l'oggetto in fronte a lei. Gli occhi di Adrien si spalancarono quando realizzò che cosa fosse.

"Il tuo yo-yo?!" balbettò Adrien. "P-Perché? Non so come usarlo."

Ladybug glielo mise in mano e la strinse rassicurante tra le sue. "Non ne hai bisogno. Voglio che tu lo tenga. In questo modo saprai che tornerò e che non sei da solo." Guardò ardentemente nei suoi occhi. "Così sai che non ti lascerei mai indietro."

Un brivido corse lungo la spina dorsale di Adrien e il suo stomaco si contorse in nodi. Non l'aveva mai vista senza il suo yo-yo. Era la sua unica difesa e arma.

E Ladybug si fidava di lui con quello. Si fidava di lui.

Senza fiato, Adrien annuì.

Ladybug si scrollò di dosso velocemente i vestiti così da rimanere con il suo usuale costume. Adrien raccolse più coraggio che poté, guardandola arrampicarsi casualmente sulla montagna di scatole nel retro della stanza. Mise due dita tra le sbarre della presa d'aria e facilmente la estrasse.

Volgendo la testa verso Adrien, lo chiamò con forzata allegria: "Ci vediamo tra un minuto!" E quindi sparì.

Adrien era da solo. Erano solo lui e l'oscurità.

Strinse gli occhi e si appoggiò contro la porta, lavorando duramente per tenere sotto controllo il respiro. Poteva sentire il suo cuore iniziare a correre e un'ondata di nausea lo colpì di nuovo. Combatté e lottò per mettere da parte i pensieri di disperazione, stringendo lo yo-yo di Ladybug strettamente contro il petto, il quale gli diede un senso di controllo e sicurezza.

Plagg volò fuori dalla tasca di Adrien prima di appollaiarsi sulla sua spalla. "Ehi, ragazzo, sai potrei tirarti fuori in un batter d'occhio! Potrei tocca la porta e KABOOM! Libero come un uccello!"

"Cosa?! Plagg, no!" protestò Adrien.

In risposta Plagg mise il broncio e mormorò: "Guastafeste." Si corresse: "Bene. Presumo che io possa solamente passare attraverso la porta e aprirla per te."

Adrien sembrò considerare il consiglio di Plagg per un secondo ma rispose: "No, non possiamo farlo. Come potrei anche solo spiegarglielo?" Con una finta risata, sdrammatizzò: "Ehi, Ladybug! Comunque, mi sono fatto aprire la porta dal mio Kwami, spero non ti dispiaccia." quindi aggiunse sarcasticamente. "Perché questo non é sospettoso affattoo."

"Quindi rimarremo semplicemente qui ad aspettare?" protestò Plagg.

Sospirando, Adrien disse: "Si. Dobbiamo fidarci di Ladybug. Lei ci tirerà fuori."

Conservando quel pensiero per dopo per prendere in giro Adrien quando non era così emotivo, Plagg volò sulla testa di Adrien per sdraiarsi e assicurargli, picchiettandolo gentilmente sul capo: "Non preoccuparti, amico. Arriverà presto."

Concentrandosi, pensò a Ladybug che lo assisteva con la sua respirazione prima; visualizzò le loro mani una sull'altra, ricordando il ritmo dei loro respiri. Proseguì con questo ricordo, inspirando ed espirando profondamente e lentamente, la sua mente concentrata su Ladybug e la sua presenza rassicurante, invece di pensare a dove fosse in quel momento. Pensò alle sue parole, le sue rassicurazioni sussurrate che la sua situazione era solo temporanea, che le possibilità di lui bloccato in quello sgabuzzino erano pari a zero.

Inspira. Espira.

Posso farlo. Lei sta tornando.

Inspira. Espira.

Lei tornerà. Non è come mio padre. Lei mantiene le sue promesse, giusto?

Inspira. Espira.

Giusto...?

Dopo quella che sembrò un'eternità, ci fu un scatto della maniglia. La schiena di Adrien si tese come un schioppo e si allontanò dalla porta, aspettando fiducioso.

La porta si spalancò, e lì stava Ladybug, che apparve preoccupata all'inizio, ma dopo aver visto che era relativamente calmo e non nel panico, gli sorrise radiosa.

"Ta-da!" disse canticchiando. "Sono tornata! Un po' impolverata ma in ottima forma." Più a bassa voce, chiese: "Tu invece? Stai bene?"

Lui non disse nulla ma camminò lentamente verso di lei, praticamente strisciando i piedi e si fermò esattamente davanti alla ragazza. Lei guardò verso di lui attraverso le ciglia, le sopracciglia leggermente sollevate, osservandolo curiosamente. Si chinò in avanti, l'abbracciò, un brivido scosse la sua grande figura, che improvvisamente sentì più piccola che Ladybug abbia mai testimoniato. Lui nascose la faccia nell'incavo del suo collo, aggrappandosi saldamente a lei.

"Adrien..." Ladybug era senza parole e confusa, ma eppure cautamente avvolse le sue braccia intorno a lui per ricambiare.

"Tu..." ansimò il ragazzo mentre la stringeva saldamente. "Tu sei tornata per me."

"Oh, Adrien." Allungò una mano, strofinando gentilmente la sua nuca, passando le dita lentamente tra i suoi morbidi (anche se un po' umido di sudore), capelli. "Non ti avrei mai abbandonato. Mai."

Stettero così per un po', entrambi sollevati di essere fuori da quell orrido, spazio ammuffito.

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Musica d'atmosfera: Someone to die for - Jimmy Gnecco

L'aria notturna era fresca e frizzante e la brezza era particolarmente fantastica dopo la loro precedente esperienza traumatica. Adrien lasciò un sospirò di sollievo, chiaramente lieto di essere fuori, nuovamente in uno spazio aperto.

"Questo è molto meglio, eh?" sospirò leggermente Ladybug, avendo indossato il suo precedente abbigliamento.

"Assolutamente" rispose Adrien disinvolto, stirando le braccia sopra la testa.

Ladybug lanciò un'occhiata in direzione del bar dove sarebbero dovuti andare e corrugò la fronte. C'era ancora abbastanza tempo per un pasto veloce prima che chiudesse, ma sapeva che sarebbe stato inutile cercare di salvare quella povera scusa di un appartamento e tenere ogni apparenza di normalità dopo quello che era appena successo.

"Ascolta, Adrien, Io..." iniziò mentre voltava il viso verso di lui. "Penso che dovrei portarti a casa" disse in maniera contrita.

"Oh..." rispose Adrien, sentendosi come disappunto per qualche ragione. Guardò altrove, non sapendo cosa dire o come procedere. "Capisco" disse infine, massaggiandosi la nuca. La verità era, che non comprendeva appieno. Ma non era intenzionato a discutere con Ladybug, così le permise di prenderlo in braccio e portalo a casa.

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Qualche minuto dopo, Ladybug evito accuratamente le telecamere della villa degli Agreste e li fece dondolare entrambi nella camera di Adrien, attraverso la grande e leggermente aperta finestra. Dopo aver messo giù Adrien, lui e Ladybug si fissarono, entrambi volevano dire qualcosa ma non sapevano cosa o come.

Ladybug strofinò un piede imbarazzata e parlò per prima. "Adrien, sono...mi dispiace per stasera." Il suo sguardo si abbassò, incapace di di guardarlo ancora. "Mi dispiace davvero, davvero tanto. Ho totalmente sbagliato."

Adrien poteva vedere che lottava per mantenere le emozioni sotto controllo. La ragazza inspirò aspramente e riprese, la voce tremula: " Non ho tenuto a mente la tua sicurezza, che è il dovere più importane che ho verso tutta Parigi, e io sono stata irresponsabile. Avrei dovuto saperlo." disse amaramente, chiaramente arrabbiata con sé stessa.

Adrien rimase immobile, non sapendo come rispondere. Era stato così preso in contropiede da questo improvviso scoppio; non aveva mai visto Ladybug mostrare nessun tipo di emozione negativa che non fosse Papillon o sé stesso come Chat Noir. Non era da lei mostrare nessun tipo di difetto di fronte a nessuno, ancor meno di fronte a qualcuno che lei pensava fosse meramente un civile, qualcuno da cui dipendesse la sua forza e fiducia nel restare al sicuro.

Suo padre gli aveva sempre insegnato che non si deve mai mostrare neanche la più piccola traccia di insicurezza e invulnerabilità di fronte altri altri perché avrebbe fatto prendere il sopravvento all'avversario. Non devono mai vederti debole. Adrien aveva fallito a seguire questo principio un'infinità di volte, anche se non perché non ci avesse provato. Aveva sempre immaginato che semplicemente non era forte come suo padre, e che aveva bisogno di provarci di più per raggiungere le sue aspettative.

In ogni caso, la sua situazione attuale lo costringeva ad esaminare riconsiderare questa ideologia. Mostrare 'debolezza' era davvero una debolezza? Non pensava nulla di meno di lei scoprendo che aveva commesso degli errori, e non solo quello, ma li ammetteva e accettava le conseguenze delle sue azioni. Se non altro, lo faceva sentire meglio con sé stesso sapere che lei provava emozioni negative come rimpianto, frustrazione e insicurezza. Il sapere che non era l'unico dei due, i portatori del miraculous della coccinella e del gatto nero, che aveva queste colpe, era... confortante. Era giusto.

Ladybug si asciugò velocemente una lacrima, prendendo un profondo respiro. "Avrei dovuto saperlo che sarebbe stato un disastro. Le persone come come non dovrebbero fare cose di questo tipo." Sbuffò con un smorfia: "Bell' 'eroe' che sono, mettere in pericolo un civile, magari rischiando pure che tu venissi akumatizzato. Dovrei proteggerti, non metterti in pericolo. é stato egoista da parte mia pretendere di essere normale, suppongo."

Adrien ricordò con colpevolezza la conversazione che avevano avuto mentre ballavano nella sala da ballo dell'akuma, un paio di sere prima:

"Lasciami semplicemente avere il tuo miraculous. Potremmo smettere di combattere e non dovresti vedermi mai più. Sarei fuori dai piedi e tu potresti vivere una vita normale ed essere una ragazza normale che si preoccupa di cose normali, che non deve preoccuparsi di tutto questo."

Non poté fare a meno di provare empatia per lei. Era solo una persona normale che era sta scelta tra tutti in una delle più popolate città d'europa per prendere un enorme potere e fardello, e lo stava facendo da sola. E lo era stata per anni; era solo una ragazza dopo tutto. Era un sacco di pressione. Non poteva biasimarla per voler rivolgersi a qualcuno e non sentirsi così sola.

Nemica o no, Adrien non poteva sopportare di vederla piangere, specialmente se per causa sua.

"Ladybug, ehi" le alzò il mento e asciugò una lacrima vagante con l'altra mano. "Va tutto bene. Davvero. Sto bene ora." scrollò le spalle. "Forse entrambi non abbiamo fatto la scelta migliore a riguardo ma non sono arrabbiato con te, e io non lo rimpiango." quindi aggiunse senza pensare: "E...io penso che tu stia facendo un ottimo lavoro cercando di proteggere tutti quanti. In effetti, Io ti ammiro davvero."

Aspetta, cosa? Il suo cervello ebbe un corto circuito.

Ladybug tirò sul col naso. "D-Davvero?"

Lo penso davvero?! Urlò Adrien mentalmente.

Non poteva negare che lei fosse impressionate. Lui aveva suo padre dalla sua parte mentre lei era sé stessa. O magari aveva il guardiano ad aiutarla, non era sicuro. Ma fuori sul campo di battaglia era solamente lei. Erano arrivati vicini a sconfiggerla qualche volta, solo per avere lei avere la meglio su di loro usando solo la sua creatività ed ingegno. E mentre ogni volta era frustrante, guardando indietro, era quasi notevole, se avesse dovuto essere completamente sincero con sé stesso. Aveva sempre apprezzato la tenacia di un favorito.

Sorridendo, Adrien rispose deciso: "Sì, davvero."

Con gli occhi scintillanti, gli fece un largo sorriso e disse: "Grazie. é molto dolce da parte tua dirlo." Le sue guance si tinsero di una leggera sfumatura di rosa (principalmente perché aveva appena pianto, immaginò lui); tuttavia lui stesso sentì anche la sua faccia imporporarsi.

Lei sospirò e esitò prima di parlare nuovamente: "In ogni caso, questa esperienza mi ha insegnato che devo rimanere sulle mie responsabilità e non posso fare di nuovo lo stesso errore. Io...Io ti starò lontano d'ora in poi. Non ti creerò più problemi e sarai fuori pericolo. Mi dispiace di averti dato fastidio."

Adrien sentì un senso di tristezza a sentire quelle parole. Ma perché? Perché avrebbe dovuto importargli se Ladybug non si sarebbe vista in giro con qualche civile? Capiva che sarebbe stato rischioso dalla sua prospettiva. E lei non gli doveva nulla. Non si conoscevano nemmeno...teoricamente. Era per il meglio, suppose.

Ma ancora...faceva male per qualche motivo.

"Capisco, Ladybug" rispose infine, celando il suo disappunto. "Non preoccuparti di questo, non sono offeso. E, per quello che vale...aggiunse timidamente, massaggiandosi il collo. "Sono lieto che tu me l'abbia chiesto. DI uscire con te, intendo. Ho davvero apprezzato passare del tempo con te."

"Davvero??" rispose incredula Ladybug, la sua faccia diventata rossa quasi quanto la sua maschera. "G-Grazie, Adrien. Significa molto per me."

Adrien represse un sospiro. "So che hai detto che non potremmo più uscire insieme ma..." disse timidamente. "Se mi vedessi in giro, potresti, ehm...potresti assicurarti di fermarti e salutare? Non essere una sconosciuta."

Sorridendo ampiamente, rispose: "Certo."

Gli occhi di lei si immersero nei suoi, mentre cautamente considerava le sue parole. Esitando, Ladybug fece un passo in avanti così che i loro corpi quasi si toccarono. Timidamente prese gli prese le mani nelle sue, causandogli la pelle d'oca diffondersi in tutto il corpo. Dato che lui era quasi una testa più alto di lei, la ragazza allungò il collo così ch e potesse vedere la sua faccia se le sue azioni fossero state indesiderate. Il cuore di Adrien perse un battito in anticipo mentre aspettava, inconsciamente abbassando leggermente la testa.

Quindi accadde. Il tempo sembrò rallentarsi e ogni cosa fu silenzio. Ladybug con grazia si alzò sulle punte e si chinò innovanti posando un bacio delicato sulla sua guancia. Lui lascio uscire un leggero sussulto suo malgrado, il calore inondargli la faccia, il petto riempito di un sentimento che non seppe identificare. Lei non si allontanò per qualche momento, la sua soffice, calda pelle rimanere sulla sua, e lui distintamente percepì un senso di giustizia, o di apparenza. Era come se i loro battiti e i loro respiri fossero sincronizzai, come gli ingranaggi di un orologio che insieme funzionavano perfettamente. Cos'era quel sentimento, e più importante, perché lui ne desiderava ancora?

Prima che potesse rifletterci più a lungo, sentì Ladybug sorridere e sussurrare: "Ci vediamo in giro, bel ragazzo."

Con un veloce saluto, uscì dalla finestra e sparì, lasciando indietro un Adrien arrossito e molto inebetito tenersi la guancia, che a un certo punto sentiva quasi pizzicare.

Senza fiato, balbettò ad alta voce: "Mi ha...mi ha appena chiamato 'bel ragazzo'?, il quale venne seguito da una risata isterica e acuta provenire dalla sua tasca.

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