Capitolo 2: Blues (parte 2)
(questo capitolo consiste in 2 parti)
Inaspettatamente Ladybug iniziò a cantare dolcemente mentre aspettava. Il ragazzo si fermò sui suoi passi e attirato, si voltò indietro, con la bocca spalancata. Quella canzone... non poteva essere, non era possibile. Era la stessa che sua madre era solita cantargli quando era piccolo; conteneva così tanti teneri ricordi per lui: essere confortato quando era triste, o di essere amato quando si sentiva solo.
Musica d'atmosfera: True Colors - Cyndi Lauper (Amy Diamond cover)
You with the sad eye
Don't be discouraged
Oh, I realize
It's hard to take courage
Era come se il tempo si fosse fermato e l'unica cosa che esisteva erano Ladybug e la sua incantevole voce, le sue tonalità soavi, facendo leva sui suoi sentimenti.
In a world full of people
You can lose sight of it all
And the darkness inside you
Can make feel you so small
Il suo cuore si sentì leggero e pesante allo stesso tempo. Lui voleva scappare via, ma non riusciva a sforzarsi di muovere un piede. Lui continuava a restare a bocca aperta davanti alla sua silhouette, incorniciata armoniosamente dalla luce della luna e da quelle sottostanti.
But I see your true colors
Shining through
True colors are beautiful
And that's why I love you
I minuti passavano ma sembrò un'eternità. Un fuoco bruciava nel suo petto e si diffondeva per la spina dorsale e lungo gli arti.
So don't be afraid to let them show
Your true colors
True colors are beautiful
Like a rainbow
Non c'era modo che potesse essere una coincidenza, ma se non lo fosse stato, cos'altro poteva essere? Era un segno? E se fosse, cosa significava? Prima che potesse continuare su quella linea di pensiero, Ladybug voltò la testa e crearono un contatto visivo.
"Oh!" squittì Ladybug e balzò in piedi. Si sbilanciò dal cornicione, quindi roteando le braccia ritrovò l'equilibrio.
"S-scusa! Mi dispiace!" Adrien agitò le mani cercando di scusarsi. "Non era mia intenzione spaventarti."
Ladybug saltò giù, quasi incespicando, verso dov'era lui e balbettò: "N-no, tutto ok! Non sapevo ci fosse qualcun altro quassù. Non prestavo attenzione, sono un po' distratta stasera. Questo è un po' imbarazzante, scusami." Torse le mani insieme nervosamente, mentre mormorava.
"No, non è colpa tua, non volevo irrompere nella tua privacy. Ero qua, ti ho sentito cantare e non ti volevo interrompere."
"Oh, hai sentito, eh?" La sua faccia si fece rossa mentre distoglieva gli occhi da lui. "Canto sempre e solo quando sono da sola. Sono un po' timida su questo, veramente. Non avevo realizzato che fossi qui o non avrei..." Si fermò all'improvviso e la sua espressione si contrasse leggermente. "Aspetta...cosa ci fai qui così tardi, Adrien? é tutto a posto?" Il tono della ragazza si fece urgente. "Avrei dovuto chiedertelo fin dall'inizio! Stai bene?"
"S-Sì! Sto bene, solo...Aspetta, come fai a sapere il mio nome?"
Gli occhi di Ladybug si fecero enormi e giocherellò con le dita nervosamente. "OH! Ehm, io...cioè tu...Io, ehm...ti ho visto in una rivista!"
"Oh...giusto." Adrien si sentì così stupido, da voler sprofondare in un pozzo senza fondo. Ovvio che lei l'avesse visto prima, c'erano centinaia di cartelloni pubblicitari per tutta Parigi, con la sua gigante, stupida faccia sopra. Ora lei probabilmente avrebbe pensato che era un sempliciotto stupido e protetto, che non era in contatto con la gente "comune". Probabilmente avrebbe detto a tutti i suoi amici che Adrien Agreste era acuto come un cucchiaio. Non l'avrebbe mai sopportato, lei avrebbe potuto perfino...
"Comunque, va tutto bene? Sei quassù tutto solo così tardi." Ladybug continuò, nella sua voce ancora traccia di preoccupazione. "Sei in qualche guaio?"
"No! No, sto bene, davvero" replicò, grattandosi la nuca, sentendo le guancia scaldarsi. "Io e mio padre abbiamo cenato tardi al Atelier Maitre Albert. Lui è andato diretto a casa subito dopo, ma il mio bodyguard mi ha accompagnato qua perché potessi prendere un po' d'aria fresca."mentì.
Ladybug inclinò leggermente la testa, un caldo sorriso si allargava sul suo volto. "Beh, fintanto che stai bene. Hai bisogno di un passaggio? Vorresti tipo una escort?" Un secondo dopo il sorriso sparì e raddrizzò la testa. La sua faccia si contorse mentre la sua voce cresceva gradualmente in acutezza e volume. "Cioè, non una escort escort! Volevo dire vorresti una escort che ti portasse a casa? Voglio dire, vorresti essere portato a casa da una escort? Voglio dire, vorresti che ad esempio di scortassi fino a casa??" A quel punto la faccia di Ladybug era rossa come una barbabietola, e, anche lei, sembrava cercare un buco dove sprofondare.
Adrien con gli occhi spalancati e confusi, la fissava, trasformato in un mucchio di risolini, e Ladybug sorrise per un attimo imbarazzata, poi si unì alla sciocca risata. Alla fine entrambi i ragazzi avevano stupidi sorrisetti stampati in faccia e le guance tinte di rosa.
"Aprezzo l'offerta Ladybug, ma starò bene. Il mio autista è giù in strada che mi sta aspettando." Adrien le rivolse il sorriso più rassicurante che potesse fare.
Doveva aver funzionato perché lei era visibilmente rilassata e rispose: "Che sollievo. Non vorrei ti capitasse qualcosa di male. Parigi può essere abbastanza pericolosa di notte. é quando tutti i tipi strani tendono ad uscire e creare problemi." Adrien sentì il suo corpo tendersi un po'. Si chiedeva se lei includesse Chat Noir nella lista dei pericolosi 'tipi strani'.
Decise di sondare un po' i suoi pensieri a riguardo. "E tu invece, mademoiselle Ladybug? Che cosa fai qua fuori, così tarda notte? Sono sicuro che puoi cavartela benissimo da sola, ma se non ricordo male, c'è stato prima un attacco di un akuma, quindi, probabilmente, non ce ne saranno altri stanotte."
Ladybug strusciò il piede e replicò: "Puoi chiamarmi solo Ladybug, Adrien, non c'è bisogno di essere così formali." Gli sorrise timidamente, apprezzando la sua cortesia. "Veramente sto aspettando che arrivi qualcuno." Come pronunciò quelle parole si prese mentalmente a calci da sola, desiderando di essere in grado d'inventare una vaga scusa invece della verità. Ma nuovamente il suo pensiero diventava sempre confuso quando era con Adrien, quindi come al solito, non poteva che essere così.
Adrien era stato preso un po' in contropiede dalla sua schiettezza. Voleva sapere di più su cosa pensava del suo alter ego, quindi ovviamente chiese: "Oh. Stai aspettando un amico o...'un tipo strano'?" La sua ansia crebbe e sentì quasi il bisogno di trattenere il respiro dopo averglielo chiesto. Questo era molto più che chiedere delle semplici informazioni. La sua risposta avrebbe significato molto per lui a livello personale, e non era sicuro perché.
Lei scrollò le spalle e sospirò malinconicamente. "Veramente, dovrei vedermi con qualcuno che vorrei conoscere meglio. Spero che forse, un giorno, voglia diventare anche mio amico." Tornò a guardarlo e sorrise caldamente; la sincerità delle sue parole lo scuoteva fino al midollo. Genuinamente sentì che lei non voleva attirare Chat Noir in una trappola o ingannarlo. Non solo quello, sembrava che volesse davvero essere sua amica, e non solo reclutarlo.
"Beh, spero che voi due abbiate una buona chatterata. Ehm, cioè..." balbettò. "Spero che il vostro incontro vada bene. In ogni caso, io dovrei andare." Sorrise nervosamente, sperando che lei non avesse notato la stranezza e l'impappinarsi delle sue parole.
Lei gli sorrise, luminosa. "Grazie Adrien." Si avvicinò e gli porse la mano. "é stato davvero bello incontrarti finalmente di persona." Lui gliela strinse. La sua presa era salda, ma le dita sottili erano morbide e delicate.
"Altrettanto. Buonanotte, Ladybug." Per qualche motivo non voleva ancora lasciarla. Tenere la sua mano lo faceva sentire in qualche modo più sicuro, come se lei fosse un'ancora per tenerlo saldo. Sforzò sé stesso di lasciare andare. Si diresse verso la porta che portava alle scale.
Non aveva neanche fatto due passi, quando all'improvviso Ladybug sbottò: "Q-quindi, ti andrebbe di venire a vedere un film con me ogni tanto?"
Adrien si voltò e la guardò: "C-cosa?"
Ladybug si fermò e la sua espressione sembrava era come se avesse ricevuto una secchiata d'acqua gelida. Si era completamente dimenticata che in quel momento non era Marinette. Di colpo agitò le braccia e borbottò: "Oh mio dio, MI DISPIACE TANTO! Non so come mi sia venuto! Non avrei dovuto chiedertelo, è stato super inappropriato! Mi dispiace se ti ho messo a disagio, davvero non volevo! Giuro che non sono una di quelle fan inquietanti, è solo che..."
"Mi piacerebbe molto!" Adrien la interruppe, tirandola fuori dal suo farneticare. Sarebbe stata la perfetta opportunità per lui di comparare il suo trattamento per Adrien, con quello per Chat Noir. Se lei avesse trattato tutti con la stessa gentilezza che stava attualmente dimostrando, dunque forse l'idea di suo padre di Ladybug, era sbagliata.
Gli occhi di Ladybug si spalancarono: "V-vorresti?"
La luce di Adrien si fece calda e il suo cervello urlò internamente qualcosa di analogo a, COSA DIAVOLO STAI FACENDO?! Tuttavia rispose: "Sì! Vorrei. Sei libera domenica? Diciamo, verso le otto?"
"Sì! Sembra fantastico! Do-dovrei venirti a prendere o...?"
"Ci incontriamo al Trocadero" rispose lui. Quindi le sorrise sfacciatamente. "Indosserò una felpa rossa, così potrai trovare trovarmi più facilmente."
Ladybug si lasciò sfuggire un risolino. "Sarebbe meraviglioso! Non vedo l'ora."
Adrien fece qualche passo indietro e la salutò debolmente, uno stupido sorriso plastificato in faccia mentre si dirigeva alla tromba della scala. Il corpo di Ladybug fremeva e sarebbe esplosa in qualunque secondo, ma lei cercò di ricambiare il saluto.
Una volta che fu fuori dalla vista, Plagg sussurrò urlando dal taschino della sua camicia. "COSA STAI FACENDO?"
"In questo modo posso vedere se mi tratta diversamente" spiegò Adrien in un sussurro sommesso. "Non può essere così perfetta, giusto?"
"Certo. Continua a ripetertelo ragazzo."
"Non importa. Ho bisogno di incontrarmi con Ladybug...di nuovo."
Qualche minuto dopo, un Chat nuovamente trasformato sporse sé stesso da un edificio adiacente e volteggiò verso Notre Dame dalla parte opposta. Si avvicinò cautamente alla zona. Ora che non era Adrien, non poteva più tenere la guardia abbassata. Non era completamente sicuro che potesse fidarsi ciecamente di lei, e che non si sarebbe comportata diversamente rispetto a quando era con un civile. Lentamente girò l'angolo, non sicuro di cosa aspettarsi. Certamente non era preparato a trovare Ladybug appoggiata a un muro, a guardare sognante verso la città, le luci da sotto darle un bagliore quasi etereo.
Camminò verso di lei, la quale non aveva nemmeno notato che lui fosse lì, fino a che non arrivò al suo fianco. Dovrebbe davvero fare attenzione. Avrei potuto coglierla di sorpresa e rubarle il miraculous, pensò tra sé. Cercò di mettersi nella versione spensierata di Chat Noir e la salutò allegramente: "Peekaboo Bugaboo."
Lei esclamò ad alta voce, dalla sorpresa, saltando all'indietro e rischiando di cadere dal cornicione...di nuovo...(era sempre stata così imbranata?), ma Chat l'afferrò per un braccio all'ultimo secondo e l'attirò verso di sé, tenendola stretta per la vita.
Restarono fermi per alcuni minuti. Il loro quasi abbraccio rimembrava di prima quella notte quando avevano ballato insieme, tenendosi vicini a vicenda. Si guardarono uno negli occhi dell'altra per alcuni istanti, i ricordi, che legavano gli arti e tocchi leggeri di pelle, attraversavano forti nelle loro teste, riportando tutte quelle intense emozioni di prima.
Infine, lui la lasciò andare e si grattò la nuca nervosamente, sperando silenziosamente che la sua faccia non fosse rossa come la sentiva; quindi fece un piccolo passo indietro. "Scusa, non volevo spaventarti. Stai bene?"
Ladybug fece uscire una risata nervosa: "Sto...sto bene! Completamente bene! Sto una favola! Ahah!" esclamò un po' più forte del normale. Quindi tornò in sé e giocherellò con la coda di cavallo, cercando di calmarsi.
"Sembra che io sia 'juiced' in tempo. Se fossi caduta, non saresti stata altro che 'polpa'." scherzò, facendo l'occhiolino.
"Beh, appesco il salvataggio" gli sorrise di rimando. "C-Comunque." Lentamente scacciò l'agitazione e si schiarì la gola, la sua voce preoccupata mentre lisciava le pieghe inesistenti del costume. "Sono lieta che tu sia venuto. C-come stai? é...stai bene? Com'è andata con tuo padre?" Lo guardò apprensiva.
Lui distolse lo sguardo e inspirò bruscamente. Non aveva previsto fin da subito una domanda così personale. Quando non rispose dopo una lunga pausa, la ragazza parlò: "Mi dispiace, non devi rispondere a questo. Non volevo metterti a disagio. Capisco." Camminò verso di lui quando rimase in silenzio, e gentilmente gli pose una mano sull'avambraccio. Il contatto fisico lo calmò; non era stato confortato attraverso contatto fisico per davvero parecchio tempo.
Voltò il viso verso di lei e sorrise debolmente, quindi rispose: "Grazie. Non penso di poterne parlare, almeno non ora. è..." sospirò. "Le cose sono complicate."
Lei lo guardò, non con pietà, ma con calore e compassione negli occhi. Abbassò l'altro braccio e lo prese per mano. "Andiamo, voglio mostrarti una cosa." Il ragazzo ricambiò la stretta e la seguì attraverso un corridoio (perché sto arrossendo di nuovo? per favore che non pensi che sia perennemente ustionato), finché raggiunsero una stretta nicchia.
Gli lasciò la mano e si chinò vicino a uno dei gargoyle, quindi tirò fuori uno zainetto. Gli fece cenno di sedersi accanto a lei, in un punto nascosto in mezzo a due alte colonne. Frugò all'interno e tirò fuori una scatola di latta e un termos con due tazze.
"Ho portato la merenda!" annunciò allegramente e dispone il ben di Dio che aveva portato nella borsa.
Ladybug era dolce e premurosa; aveva portato una vasta selezione di tè, in caso lui ne preferisse uno, e si era persino ricordata, che una volta lui aveva accennato che gli piacessero i biscotti con le gocce di cioccolato. Mentre serviva, si preoccupò se fosse intollerante al lattosio, perché quei particolari biscotti si sposassero bene con la cioccolata calda, e aveva persino portato del latte di soia, come riserva. La sua previdenza gli fece venire in mente la sua compagnia Marinette e i suoi modi confusionari, eppure sentì ancora così meravigliosamente e incantevole Ladybug, che non poté fare a meno di sorridere.
"Non avevo capito che avremmo fatto un picnic di mezzanotte" disse con gioia.
Ladybug morse un biscotto e rispose: "Beh, questa é la nostra prima 'uscita' ufficiale, quindi è decisamente da considerare un' occasione speciale. Non sei d'accordo? Inoltre, nessun party sarebbe completo senza rinfresco, e noi l'abbiamo decisamente mancato poco fa, stasera. Quello è stato decisamente un'espansione impressionante. LA prossima volta che incontriamo dovremmo fare pranzo, così potrò preparare quei panini da mangiare con le mani."
"La prossima volta?" chiese Chat. Infiniti pensieri gli vorticavano in testa. Le cose stavano accadendo velocemente, non era sicuro di riuscire a gestirle.
Ladybug sembrò tornare un po' sui suoi passi. "Oh! Ehm, cioè...se ti va. Scusa se sto correndo troppo. Non volevo presumere che..."
"No! No, va bene! é che...io..."balbettò Chat. Sorrise e cercò di fermare il suo cuore che batteva fortissimo. "Mi piacerebbe."
Ladybug ricambiò il sorriso, anche se era ancora un po' nervosa. "Ne sono lieta" rispose, guardando la sua bevanda e mischiando lentamente il liquido caldo all'interno. "Non volevo spaventarti essendo così diretta. L'ultima cosa che vorrei pensassi e che io stia solo cercando di usarti; che io cerchi solo di 'cambiarti' e che non mi interessi di te come persona." Tornò a guardarlo negli occhi, quasi supplicandolo. "Per favore, anche se decidessi di non volermi più incontrare, per favore credimi quando dico che l'ultima cosa che vorrei fare e cercare di manipolarti o di forzarti." Prese un altro biscotto, giocandoci un po' prima di continuare. "Ho questo amico. Ha una famiglia molto apprensiva. Sembra che nessuna delle sue decisioni sia presa da lui stesso e so che lo detesta. Indossa un'espressione felice ogni giorno, e forse cerca persino di convincersi che vada tutto bene; ma ogni volta che lo vedo so che dentro di lui c'è dolore." Mise giù il biscotto e fece come se stesse per toccargli la mano, ma all'ultimo momento cambiò idea e si massaggiò il braccio. "Non sono in grado di aiutare il mio amico, per quanto cerchi di fare. Posso cercare di migliorargli un po' la giornata, ma dato che è solo un mio amico, non posso arrivare alla radice dei problemi."
Questa tangente risultava così simile alla sua situazione, che era scomodo vederla descritta in quel modo. Chat la guardò, confuso. "Perché mi stai raccontando questo?"
"Perché vedo te e sei uguale. Posso dire che dentro di te c'è sofferenza. Negalo o chiamami presuntuosa se vuoi, ma quel tipo di dolore è inconfondibile. Ti conosco poco ma conosco quel dolore. E so che potrebbe servirti una mano. O...o almeno un amico. Va bene se non vuoi confidarti con me subito, ma è bello poter avere qualcuno con cui sfogarti, per scaricare un po' di tensione con lui ogni tanto. Uscire, farsi un giro, dire battute brutte, e giusto dimenticarci delle nostre regolari dire di tutti i giorni per un po'."
Chat scrollò le spalle e scosse la testa. "Picnic e battute sono piacevoli, ma non potremmo mantenerle per sempre. Non puoi avere un rapporto con una persona di cui non ti fidi."
Ladybug acconsentì. "Suppongo sia vero. Alla fine dovrai prendere una decisione. Se vorrai fidarti di me e magari diventare amici, o se preferisci...r-restare come sei."
Il ragazzo sospirò e si grattò la nuca di nuovo, nervosamente. "Non intendo suonare come uno stronzo. Mi piacerebbe essere in grado di fidarmi di te. Vorrei poterti chiamare amica, davvero lo vorrei. Papillon... mio padre...da quando ho il miraculous mi è stato detto che eri una malvagia, terribile persona; che non volevi aiutarci perché volevi tenere il potere del miraculous tutto per te. Ma tuttavia, non potevo odiarti. Infatti, io..." la sua faccia divenne rossa e raccolse tutto il suo coraggio per continuare. "Sono sempre stato a-attratto da te. Non so se è perché i nostri miraculous sono due metà di un intero. Voglio dire, probabilmente n'è la ragione, chi lo sa. Ma penso che anche tu sia una buona persona, Ladybug. è solo che...lasciare mio padre non è mai stata un'opzione, dunque spendere del tempo con te è completamente estraneo per me. Non l'avevo mai preso in considerazione prima, non è mai stata una possibilità. Non so cosa fare, sono così confuso."Strizzò forte gli occhi e si raggomitolò su sé stesso, come se così facendo si sarebbe potuto nascondere. "Mi dispiace." disse vergognoso. "Mi considererai patetico."
La ragazza corrugò la fronte. Non si aspettava che Chat fosse così aperto e onesto con lei. Stava scoprendo le sue carte senza esitazione, come se genuinamente volesse riporre fiducia in lei, essere in grado di contare su qualcuno. Era spaventato a lasciarla entrare; terrorizzato, persino. Ma sembrava anche disperato, e ciò sembrava abbastanza per lui da farlo quasi piangere.
Gli toccò la spalla gentilmente e lui si voltò a guardarla. "Ehi. Va bene essere confusi, Chat. Non scusarti che tu non sappia cosa fare. E per favore, non scusarti mai per sentirti come ti senti."
Chat non aveva mai sentito qualcuno dirgli quelle cose prima. Provò a portare un po' di leggerezza nella conversazione. "Comunque, preoccupiamoci di questo un'altra volta. Non devi decidere ogni cosa adesso o conoscere tutte le risposte. Per stanotte, godiamoci la reciproca compagnia e siamo felici per adesso." Quindi aggiunse, sentendosi un po' nervosa. "Se per te va bene."
Chat si sporse verso di lei. "Sì. Sarebbe fantastico."
Dopo ciò, chiacchierarono amabilmente del più e del meno. Una volta che iniziò a fare più freddo mentre la notte avanzava, Ladybug tirò fuori due morbide coperte dal suo piccolo zaino, in qualche modo. Aveva davvero pensato a tutto ed era abbastanza attenta ai dettagli. Chat non poté fare a meno di trovare questo tratto adorabile.
Infine, le campane di Notre Dame scoccarono le due del mattino, e decisero che era tempo di separarsi. Chat aiutò Ladybug a ripulire tutto e a mettere tutto nel suo zainetto. Si alzarono e si guardarono a vicenda, un po' in imbarazzo, ma entrambi sorrisero comunque.
Una stretta di mano sembrava troppo formale dopo quello che avevano condiviso; e un abbraccio sembrava un po' troppo intimo. Quindi lei fece la prima cosa che le venne in mente e gli offrì il pugno. Lui sembrò un po' sorpreso all'inizio, poi ricambiò.
"Ci vediamo in giro, Chat" disse. "Mi sono divertita stasera."
Chat sentì le sue orecchie scaldarsi, nonostante l'aria pungente della notte. Il suo cuore batteva così forte, che aveva paura lei potesse sentirlo da dov'era. Balbettò. "A-anch'io. Grazie. E grazie per la merenda. Davvero tanto, Ladybug."
Ladybug gli fece un gran sorriso, quindi soppesò lo zaino sorprendentemente pesante e sparì nella notte. Qualche minuto dopo, Chat atterrò silenziosamente nella sua camera per la seconda volta quella notte. Si detrastormò e iniziò a prepararsi per andare a dormire, facendo finalmente quella tanto bisognosa doccia, mentre Plagg passava un bel momento con una scatola di formaggio.
Adrien si mise a letto, pensando a tutto quello che era successo quel giorno. Non avrebbe mai indovinato che sarebbe andata com'era andata, o che avrebbe passato del tempo fuori dalla battaglia con la sua nemica giurata, e che effettivamente gli era piaciuto. "Non posso credere che tu sia andato a un appuntamento di mezzanotte con Ladybug" lo prese in giro Plagg.
"Non era un appuntamento, Plagg." lo contraddisse Adrien. "Abbiamo solo parlato e mangiato del cibo."
Plagg non mollava. "Sembra un appuntamento per una cena...!" disse canticchiando. "Arghhh" grugnì Adrien, girandosi nel letto. "Dì cosa vuoi, non era un appuntamento." "Beh, il tuo incontro di domenica é decisamente un appuntamento." gli ricordò Plagg.
Adrien grugnì ancora più forte e si coprì la faccia con le mani. "Ti ho già detto il perché esco con lei! Ho bisogno di comprenderla e capire se sia affidabile. Dunque molto sicuramente non è un vero appuntamento." ribatté. "Ancora. Sto giocando con il fuoco, qui."
"Ladybug e Adrien seduti sotto un albero a B-A-C-I-A-R-S-I !"
La faccia di Adrien divenne rossa, mentre il suo stomaco si riempiva di farfalle che si diffondevano in tutto il corpo. Si rizzò a sedere e lo rimproverò. "Seriamene, Plagg?!" "Seriamente, Adrien?!" ribatté Plagg con un tocco di scontrosità. "Smettila di negarlo e ammetti che ti piace! Se non a me, almeno a te stesso."
Ricadde sul letto e piagnucolò. "NO. Ohhhhh no, non è quello che sta accadendo! Lei è solo una giovane donna attraente e io uno strano adolescente, e sono solo questi stupidi ormoni, perché non ho mai baciato nessuna, e io sono un secchione protetto, e la mia mente é controllata da altre regioni del. mio corpo e ho solo bisogno di smettere di parlare." Coprì interamente la sua faccia con il piumino.
Plagg sbuffò vicino a lui. "Sì, non so se puoi biasimare questa cosa della pubertà, amico." Volò via e aggiunse, brontolando. "Tu zuccone." Decidendo che la conversazione fosse finita, si mise comodo sul cuscino di Adrien, raggomitolandosi come un gatto.
Adrien emerse dalle coperte lentamente come una tartaruga impaurita e rossa come una vera coccinella. La sua mente vagava in mille direzioni diverse e la sua ansia era oltre il tetto. Sperò di non avere nessuna attività programmata il mattino dopo, perché non era sicuro che riuscisse a prendere sonno quella notte.
Mentre cercava di addormentarsi, i suoi pensieri andavano ancora una volta al tempo passato con Ladybug. Il suo tocco dolce, la sua amabile voce, le sue maniere, le sue manie, la sua espressività. Il modo in cui il suo naso si arricciava parlandogli delle sue fissazioni, come le si illuminavano gli occhi quando parlava della sua famiglia e degli amici. Ricordò il forte bisogno di stringerla e di essere stretto da lei, nonostante la conoscesse a malapena. Lo aveva fatto sentire come se fosse qualcosa di più di uno strumento, o un mezzo per raggiungere uno scopo. Lui era umano e aveva il diritto di avere opinioni e sentimenti; che valesse rispetto e amore. E, anche se si sentì terribile a riguardo, si sentì geloso della sua famiglia e dei suoi amici. Perché anche lui, voleva essere un recipiente del suo amore e della sua gentilezza.
Adrien si sorprese, realizzando che cosa avesse appena desiderato.
Questo è male. Molto male. Che cosa sto facendo?
Eh, già, cosa stai facendo Adrien?🌚 In questo capitolo ci sono stati molti sorrisi, momenti d'imbarazzo e sembrano avvicinarsi i due "nemici". Ma Adrien sarà disposto a tradire il padre per seguire i suoi sentimenti, e perseguire la sua sete di libertà? Rinuncerà alla sua Lady per riportare in vita sua madre? Beh, lo scopriremo solo leggendo, presumo🌚
Inoltre, sono l'unica che si immagina le loro reazioni ed espressioni come se fossimo in un anime?😂 Spero di no😅🌚
Detto ciò, ci rivediamo sabato prossimo, pandini miei.🐼 Abbiamo molte cose ancora da scoprire e poi...non ci vogliamo perdere il loro appuntamento giusto?😏
vostra BlackRose 🖤🌹
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro