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Capitolo 11: Cambiare (parte 2 di 3)

(Per favore leggere la prima parte)

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(Mood musicale: I Was Lost Without You (Piano version) - Mass Effect Soundtrack)

Ladybug si piegò all'indietro contro la porta chiusa con un forte "PHEW!", chiudendo gli occhi grata della tregua. La chiacchierata con i suoi parenti era andata molto meglio di quanto si fosse aspettata, nonostante la ridicola e brusca separazione. Tutto ciò che le rimaneva era convincere Chat a restare. Forse lui avrebbe ascoltato Ladybug, dato che le sue parole avevano molta più autorità di quelle di Marinette dato il suo stato di protettrice della città.

"Quindi, mi hai trovato"La voce melodiosa di Chat la riportò al presente. Aprì gli occhi e lo vide aldilà della stanza, le braccia conserte, appoggiato contro il muro. Aveva il solito sorrisetto spensierato, ma lei notò le spalle in tensione e la posizione del mantello, volontariamente posizionata a nascondere le bende e le ferite sul braccio. Cercando di minimizzare la severità delle ferite, comprese la ragazza.

Ladybug mise le mani dietro la schiena e serrò le labbra, rispondendo impassibile: "L'ho fatto."

Nervose farfalle le riempirono lo stomaco. Chat le aveva detto come Marinette di non volere che Ladybug scoprisse che lui fosse stato ferito. Si sarebbe arrabbiato del fatto che fosse apparsa così dal nulla? Il pensiero di lui di non volerla vedere sentì un disagiante brivido freddo lunga la schiena. Questo non era come lei voleva che la loro società iniziasse. Invece di un gioioso turbine di eccitamento e cameratismo, tutto era diventato triste e minaccioso, con un problema aggiunto di dover essere ancora più cauti e all'allerta più che mai.

UGH, era così difficile!! Odiava che non potesse dirgli la sua identità, o sapere la sua. Avrebbe reso le cose molto più semplici se non ci sarebbero dovuti essere più segreti tra di loro. Fu aveva spiegato perché lui non avrebbe dovuto conoscere la sua identità; il rischio di un akumatizzazione era ancora troppo grande. Ma perché lei non avrebbe dovuto sapere la sua? Conoscere chi lui fosse nella vita vera non avrebbe reso più facile per lei badare a lui? Fece un appunto mentale di visitare Fu prima che Chat si fosse ripreso, così che potessero discutere della cosa più a lungo, insieme alla miriade di altre domande riguardo alla loro situazione attuale.

Mettendo da parte quelle preoccupazioni per un altro momento, Ladybug chiese esitante a Chat: "Come ti senti?"

Sorridendo ampiamente, rispose: "Alla grande! Sano come un pesce, Bugaboo! Non preoccuparti piccola graziosa testolina; sono sempre pronto e al tuo servizio." Come a volerlo dimostrare, si staccò di un passo dal muro, e si inchinò con un gesto plateale.

"Davvero?" chiese la ragazza, inarcando un sopracciglio.

"Certo! Guarda tu stessa." Cambiò posizione, reprimendo una smorfia che lei avrebbe potuto non notare se non avesse guardato attentamente; e mise una mano sul fianco nella posa tronfia, suo marchio di fabbrica, che aveva visto infinite volte prima, portando tutto il peso quasi impercettibilmente su una sola gamba.

"Uh-uh..." rispose lei scettica, guardandolo su e giù. "Quindi perché stai zoppicando?"

La faccia di Chat si raggrinzì come se avesse succhiato un limone. Stringendosi nelle spalle, tentò di trovare una scusa: "Io, uh...ho colpito l'alluce contro lo spigolo del letto?" Ritornò verso il letto e le rivolse il più falso, ridicolo sorriso da stregato; e in altre occasioni, lei sarebbe scoppiata a ridere alle sue buffonerie.

Invece, corrugò la fronte. "Chat..." disse con un tono di disapprovazione e lui fece una smorfia in risposta.

La ragazza camminò lentamente verso di lui, stappandosi a distanza di appena un metro.

"Sai che puoi dirmi ogni cosa. La cosa più importante di essere partner, di essere amici, è la fiducia e l'onestà." Allungò una mano, posandola gentilmente sul braccio nascosto. La sua voce si fece più dolce, più solenne; continuò: "Sono sicura che tu abbia dovuto nascondere una sacco di cose da Papillon; per paur. Ma non hai nulla da temere con me. Lo prometto."

Il ragazzo distolse lo sguardo, l'espressione che cambiava completamente, diventando avvilita. Sembrando quasi vergognoso in qualche modo, cosa che strinse il cuore a Ladybug. Chat rimosse lentamente il mantello, rivelando il braccio sottostante pesantemente bendato, e posò l'indumento sul letto.

Si morse il labbro inferiore, massaggiandosi il braccio ferito in maniera assente. "Come hai scoperto che ero...ch-che non stavo bene?"

"Io..." Lo sguardo di Ladybug si abbassò, guardando attentamente il pavimento. "Non so davvero come spiegarlo, ma...io potevo sentire che qualcosa non andava. Come un'intuizione, o un sesto senso. Io e te siamo connessi, e questa connessione è più forte ora che siamo ufficialmente una squadra" spiegò la ragazza. "Solo non potevo togliermi di dosso quella vibrazione, quella sensazione di empietà. Dovevo cercarti e vedere da me stessa. Il tuo segnale mi ha guidato qui, e i Dupain mi hanno spiegato tutto."

"Non avevo idea..." disse Chat a bassa voce, massaggiandosi la nuca. "Ero veramente preoccupato per Pl...il mio kwami. Plagg. Lui è..." Si schiarì la gola; le mani muovevano nervosamente  la cintura intorno al torso. "I-io non posso detrasformarmi. Non ho idea di quanto tempo starò così. No-non mi era mai capitato prima. Mantenere la trasformazione è...de-deve costare veramente molto a Plagg e i suoi poteri." La guardò con occhi pieni di preoccupazione e paura. "Solo...non voglio che gli capiti nulla di male." Le sue sopracciglia s'inarcarono verso l'alto, come se osasse sperare per delle risposte. "Ha... il Guardiano mai menzionato che qualcosa come questo sia capitato in passato? Con altri Portatori di Miraculous?"

La ragazza annuì. "Mi è stato detto che è un sistema di sicurezza per proteggere il portatore. Rimarrai trasformato fintanto che non sarai completamente guarito." Non le piaceva dover omettere così tanti dettagli, come il coinvolgimento di Fu in questo caso e la speciale pozione che aveva preparato per Plagg, ma non c'era modo di condividere ciò senza rivelare la sua identità.

Il ragazzo lasciò uscire un respiro di sollievo. "Buono a sapersi. Grazie" disse con un piccolo sorriso.

Ladybug ricambiò teneramente il sorriso, notando il modo in cui la tensione gli aveva lasciato le spalle, la postura alquanto rilassata. La preoccupazione di Chat per il suo kwami la toccò, ricordandole del suo stesso rapporto con Tikki. La fece sentire meglio che si fossero sostenuti a vicenda nel corso di quegli ultimi terribili anni.

"Sono davvero dispiaciuto di non averti contattato. Non volevo farti preoccupare. Hai già passato così tanto per colpa nostra - per colpa mia. Ieri ho promesso che non ti avrei più creato problemi." Deglutì pesantemente, distogliendo lo sguardo, sbattendo con rapidità le palpebre come se cercasse di respingere le lacrime che minacciavano di formarsi. "Ma credo di non riuscire a fare nemmeno quello giusto. Mi dispiace."

L'intera persona di Chat irradiava vergogna e commiserazione. Era ovvio che poneva il benessere di lei davanti al proprio, sia fisico che emotivo, come il suo fosse irrilevante e non importante. 

Ma come poteva essere arrabbiato con sé stesso da dover quasi morire? Perché al mondo lui dovrebbe scusarsi e pensare che fosse un inconveniente per lei?! Era qualcosa che doveva fare spesso quando tornava a casa da suo padre?

La mente della ragazza tornò alle sue tracce. Le sopracciglia si corrugavano, la realizzazione le cadde addosso come pioggia gelida.

Capì.

Questo era tutto quello che lui conosceva.

Scusarsi era una seconda natura per lui. Scusarsi per ogni azione che fosse parsa come errore. Scusarsi per avere delle opinioni. Scusarsi per avere dei sentimenti. Anni su anni a dover nascondere il suo sé stesso per paura di ripercussioni.

Che Chat avesse un'opinione non era un problema di Papillon. Per quanto lo riguardava, l'emozioni di Chat erano irrilevanti, inutili nella migliore delle ipotesi.

E la parte peggiore era: Cha gli aveva creduto. Aveva dovuto ignorare i suoi pensieri e credenze da chi sapeva quando, convinto che i suoi sentimenti davvero non avessero importanza. Lei lo capì adesso, e faceva male. Il fatto che lui era riuscito ad evitare di diventare una persona fredda, crudele nonostante ciò era stupefacente, a dir poco.

Quando è stata l'ultima volta che i suoi bisogni emotivi erano stati soddisfatti? Si ricordava anche solo, o ricordava, come poteva essere?

La pelle di Ladybug sembrava ghiacciata, eppure le sue interiora erano roventi di fiera indignazione. Verso Papillon. Verso sé stessa. Il suo cuore si strinse dolorosamente nel petto e non poteva trattenersi oltre.

Esclamò, praticamente urlando: "NO, non sei tu a doverti scusare!!" Avanzò con slancio in avanti, attraversando la distanza che restava, i suoi occhi che diventavano umidi velocemente.

Lo sguardo confuso di Chat si alzò per incontrare quello di lei, gli occhi ancora lucidi.

"Questo è stata tutta colpa mia! Non avrei dovuto lasciarti tutto solo dopo l'attacco dell'acume! Era...UGH!! Sono stata così stupida!!"

Ladybug incrociò le braccia saldamente, arrotolandosi su sé stessa, come se stesse cercando di diventare piccola tanto quanto si sentiva dentro.

"Ero così distratta da tutto ciò che è accaduto e non ho minimamente considerato che eri un tale pericolo. Avrei dovuto incontrarmi con te più tardi e avrei dovuto trovare una soluzione, aiutarti a progettare un piano di fuga, o qualcosa! Avrei dovuto averlo saputo! Avrei...AUGH!!" Si coprì la faccia con le mani e un singhiozzo soffocato, le lacrime finalmente libere di scendere. "è stata colpa mia se ti sei ferito! Sono io quella che dovrebbe scusarsi!!"

Chat impallidì, rigido come una tavola mentre la guardava la figura tremante della ragazza piangere.

Allungando le mani ad afferrarle le spalle, esclamò addolorato: "My Lady, no!! No, per favore, non pensarlo! Non c'è niente da parte mia da perdonare! Non potevi saperlo in alcun modo! Oh, per favore non piangere, Bugaboo... Non per la mia salute. Non è stata colpa tua. Mai!!"

La spinse tra le sue braccia, entrambi leggermente tremanti. Le strofinò il retro della testa con cautela mentre lei era appoggiata contro di lui, singhiozzando in silenzio.

"Papillon è da incolpare qui, non tu!" tubò lui. "Hai già fatto così tanto per me."

"Ma avrei potuto preventivarlo! Ti ho quasi perso!" insistette lei, tirando su col naso e singhiozzando senza controllo. 

La strinse forte. "Ehi, sono ancora qui. Va tutto bene. C'è mancato poco, ma sto bene ora, promesso" la rassicurò. "Non c'è niente che tu avresti potuto fare per prevenirlo, credimi. Mi avrebbe trovato prima o poi; di questo ne sono sicuro."

"Avrei dovuto almeno essere lì con te quando l'hai affrontato" replicò la ragazza.

Lei lo sentì scuotere la testa. "Sono grato che non ci fosse. Non potrei vivere con me stesso se qualcosa fosse capitato anche a te."

"Tu...non penti che dovremmo sconfiggerlo, insieme?" chiese esitante, guardando in alto verso di lui attraverso le lenti sfocate delle ciglia umide.

"é difficile a dirsi." Chat corrugò la fronte, lo sguardo lontano. "Ho scoperto che ha fatto...qualcosa per aumentare la forza del suo miraculous. Qualcosa di rischioso e innaturale. Non so cosa o come. Ma lo sta influenzando; lui e il suo miraculous. é immensamente potente, anche incredibilmente imprevedibile. Volatile. Penso che stia perdendo il controllo, non solo dei suoi poteri, ma anche della sua stessa mente."

Ladybug non era sicura di come rispondere a questa rivelazione. Un intenso brivido s'impossessò di lei, graffiando con insistenza la nuca, e non poté trattenersi dallo strofinare il viso più vicino contro il caldo petto di Chat, attenta a non irritare il profondo taglio sul suo torso.

Cosa poteva aver fatto Papillon per raggiungere tale impresa? E perché? Una marea di domande le sommerse il cervello, la tale quantità quasi vertiginosa. C'era così tanto d'incerto e pericolo nel loro futuro, e, a dire il vero, non era solo spaventata; era totalmente terrorizzata. Cosa avrebbero potuto fare due quasi adulti contro una minaccia di tal genere? Non si era sentita così inadeguata a vestire il titolo di Ladybug dal primo giorno in cui aveva accettato gli orecchini.

Mentre le lacrime rallentavano e la sua vista divenne meno oscurata, raggelò mentre intravide cosa faceva capolino da sotto il collare di Chat. Ferite di un profondo viola, quasi nere intorno al suo collo, il passare del tempo li aveva scuriti alla loro attuale tonalità malata. Non li aveva notati la scorsa notte, mentre lui era così coperto di sangue, sporco e graffi che una poteva a malapena distinguere una ferita da un altro. E loro sicuramente non erano di questo colore.

Il suo stomaco si contorse e i suoi occhi si spalancarono dall'orrore mentre realizzava le implicazioni di tale ferita. Come aveva potuto quel mostro fare una cosa del genere al suo stesso figlio?!?

Piagnucolò dolcemente, cercando di trattenere un altro singhiozzo. 

Non era giusto. Non era per niente giusto!!

Perché avrebbe lui dovuto soffrire così tanto più di quanto lei avesse fatto? O più di chiunque altro conoscesse, per quel che importava? Come poteva essere l'universo così ingiusto, così incredibilmente crudele?!

I suoi occhi evocarono un nuovo fiume di lacrime, e lei non aveva neanche realizzato di essersi allungata per strofinargli i lividi sul collo, tirando giù leggermente il colletto così da poterli esaminare; carezzandoli come se potesse farli sparire solo desiderandolo con abbastanza intensità.

Chat sussultò leggermente al contatto, le guance arrossite dall'intimità del suo tocco. La ragazza poteva sentirgli il petto alzarsi e abbassarsi, il respiro cambiare in un nuovo ritmo.

Ladybug parlò con voce dolce e tenera, il fiato che spariva contro il collo di lui: "Vorrei averlo saputo prima; saputo cosa hai passato tutti questi anni."

Chat sorrise tristemente, lasciando andare un piccolo suono pensieroso. "Ad essere onesto, non sono sicura se sarei stato pronto ad accettare il tuo aiuto allora. Penso di aver dovuto scoprire da solo quanto mio padre sia caduto in basso. E che stessimo rincorrendo qualcosa che non era destinato ad essere."

Ladybug si fece un appunto mentale di chiedergli l' obiettivo citato una volta o l'altra, quando lui non sarebbe stato sotto un tale stress psichico e fisico. Di certo lo scopo era qualcosa di estremamente importante per Chat, da farlo obbedire ciecamente a Papillon per tutti quegli anni. Ma cos'era?

Ladybug strinse le labbra in una linea sottile. "E' solo che...Papillon dev'essere fermato. Non lascerò che ti ferisca di nuovo. Devo essere migliore. Devo fare di più."

"Stai già facendo molto, Buginette. E ci sei riuscita tutta da sola in tutti questi anni. Non ti sottovalutare." rispose il ragazzo con sincerità. "Mi hai già aiutato così tanto. Molto più di quanto meriti."

Un dolore lancinante le colpì il cuore a sentirlo parlare in quel modo un'altra volta. Prima della sera del loro ballo, aveva pensato che l'ostentata spavalderia di Chat e la sua sfrontatezza erano meramente dovuti all'arroganza e all'egoismo. Era stato più facile combattere quando lei credeva che il suo nemico fosse solo un brutto sapientone.

Ma ora lei se n'era resa conto; era tutta solo una messinscena.

Aveva altri cari nella sua vita privata? Lo sperava davvero. Anche se, sospettava che se li avesse, le sue azioni passate lo avessero fatto sentire di non meritare amore.

Se solo ci fosse un modo in cui lei poteva aiutarlo a realizzare come genuinamente lui fosse fantastico. Solo...meraviglioso e unico e prezioso. Questo desiderio, questo bisogno di farglielo capire, si fece strada nel suo cuore, quasi come un peso tangibile che rifiutava di andarsene fintanto che non fosse stato appagato.

Ladybug gli prese gentilmente per la mascella e gli abbassò il viso per affrontare il proprio. "Micetto...Questo non è vero. Meriti così tanto di più. Sei gentile, altruista e coraggioso. Non ho mai conosciuto nessun altro come te. L'unia cosa che non meriti è l'orribile trattamento che hai patito nelle mani di quel mostro. Il tuo valore è inestimabile, che tu lo realizzi o no." Si fermò, gli occhi penetrare fieramente quelli di lui. "Ma io lo so."

Chat la guardò a bocca aperta, la faccia piena di emozione. "Ladybug..."mormorò, la voce roca e stremata, come se stesse cercando di trattenere qualcosa.

Ladybug guardò fisso negli incredibili occhi verdi di Chat, i quali al momento la stavano fissando come se lei fosse il tesoro più caro che avesse mai avuto. Il brivido lungo la schiena si tramutò in calore quasi opprimente, e ancora non poté fare a meno di immergersi nel fuoco di quello sguardo.

Gli accarezzò la guancia con il pollice, le sopracciglia alzate in un espressione di dolore. "Se solo ci fosse un modo con il quale poterti aiutare a riparare ciò che tu hai perso. Qualche modo per aiutare l'altro 'te'. Quello dietro la maschera." Sospirò e sussurrò: "Vorrei poterti dire chi sono davvero..."

La faccia di Chat si fece ancora più rossa e lei lo sentì irrigidirsi un po'. "I-io..." la voce gli si affievolì, insicuro di come rispondere. 

Deglutì a fatica, e vedere il movimento del suo pomo d'Adamo bastò a Ladybug per rendersi conto di quanto in là avesse invaso il suo spazio personale. Si riscosse, l'apprensione che la inondò come un secchio d'acqua, e la sua mano si ritrasse come se avesse preso la scossa. Trasalì, internamente dando di matto che le sue parole e azioni non fossero benvenute o fossero andate troppo oltre.

Perché ho dovuto tirare fuori le nostre identità?? Dio, devo averlo messo così a disagio!! Perché devo sempre farmi scappare cose del genere come una completa idiota quando sono con lui?!

"S-scusa, non avrei dovuto..." balbettò, distogliendo lo sguardo e asciugandosi furiosamente le lacrime. Iniziò ad allontanarsi da lui, sentendo immediatamente la mancanza del conforto del suo  petto largo e caldo.

"Aspetta!" intervenne Chat. La fermò dal distaccarsi completamente, mantenendola vicina, quasi toccandola, e tenendole una mano. Con l'altra le alzò gentilmente il mento, così lei potesse incontrare di nuovo i suoi occhi. La ragazza si lasciò sfuggire un leggero sussultò; sentì le guance scaldarsi sotto il suo sguardo intenso. 

"My Lady..." proferì con desiderio, la voce bassa e roca dall'emozione.

Perforanti occhi smeraldini tenevano prigionieri i suoi, così ipnotici e belli che non era sicura di riuscire a distogliere lo sguardo neanche se l'avesse desiderato. Sentiva come se lui guardasse dietro la maschera e dritto nella sua anima, capace di comprenderla. Capace di comprendere lei. 

- (Art by Corgi-likes-chat)-

Lui continuò con fervore: "Ti giuro il prima possibile ti sentirai libera di farlo, sarò io il primo a rivelarti la mia identità. Di solo una parola. Mi fido di te, al cento per cento."

Un'ondata piacevole di pelle d'oca le ricoprì il corpo, e lei non poté far altro che rispondere con un timido sorriso; un vivido rossore imporporarle nuovamente le guance. 

Non era come lei aveva programmato che andare la loro rimpatriata. C'erano state molte lacrime e molta meno professionalità di quanto si aspettasse. Comunque sia, avevano chiarito le cose e spianato la strada per andare avanti. Insieme.

Ladybug gli strinse leggermente l'avambraccio, cercando di scacciare le lacrime rimanenti. "Mi dispiace...Dovevo essere io quella a confortare te, non il contrario."

"Permettimi di farlo" rispose lui, carezzandole la guancia dolcemente e asciugandole le striature bagnate. "E permetti a te stessa di accettarlo. Sei incredibilmente forte, Buginette. Sia fisicamente che mentalmente. Ma non sei invulnerabile. E stai lavorando troppo da sola. Non preso del tempo per riprenderti da quello che è successo a te ieri. Anch'io voglio prendermi cura di te. Dimmi solo di cosa hai bisogno e lo farò, senza domande. Qualsiasi cosa."

La ragazza non poté fare a meno di arrossire alla sua onestà e franchezza, quasi troppo agitata per realizzare che lui le aveva dato l'opportunità perfetta per chiedere la cosa che più le premeva al momento. Quasi.

Beh...eccoci.

Ladybug gli strinse con forza la mano. "Chat...rimarresti? Qui, con i Dupain?"chiese speranzosa. "é solo...ho bisogno di sapere che starai bene. Per favore?"

Sentendo questo, Chat sprofondò visibilmente un po' su sé stesso, le sopracciglia inarcate dalla preoccupazione. "Io...Se è questo ciò che vuoi. E-e fintanto che per loro va bene. Sì, lo farò. Posso restare."

Lei gli sorrise ampiamente, euforica a sentirlo consentire. Rimaneva! Sarebbe stato bene!! Una benefica ondata di sollievo spazzò via l'immensa preoccupazione riguardo la sua sicurezza, e si sentì di gran lunga più leggera. Gettandosi praticamente su di lui, gli avvolse le braccia intorno al collo e gli diede un lungo, sonoro bacio sulla guancia, suscitando un piccolo sussulto da parte sua.

"E' fantastico!!" gridò allegramente, stringendolo in un forte abbraccio. "I Dupain si prenderanno cura di te, te lo prometto! Ne ho già parlato con loro. Ti faranno rimanere fintanto che ne hai bisogno."

Il ragazzo ricambiò l'abbraccio, sebbene un po' turbato. "S-sei sicura che vada bene? Io sono solo...spaventato di tutto quello che potrebbe accadergli a causa mia."

Ladybug si staccò quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi. "Capisco perché sei preoccupato, ma credimi, andrà tutto bene. Papillon non ti cercherebbe mai qui. Prendersi cura del tuo benessere è la priorità, e loro vogliono aiutarci. Sono delle brave persone. Ti farà bene averli intorno. E..." Gli prese la mano, stringendola. "Starai al sicuro. Questa è la cosa più importante per me adesso. Ti meriti di essere in grado di dormire senza dover 'essere spaventato."

Lui la guardò con tenerezza, lo sguardo colmo di  meraviglia e affetto. Sospirò e disse, la voce carica di timore reverenziale: "Sei incredibile..." Si schiarì la gola, il viso tinto di rosa, e balbettò: "Ci-cioé... Tutti voi siete fantastici. Farò in modo di essere il miglior ospite di sempre."

Ladybug ridacchiò, le sue stesse guance tinte di rosso. "Non ne dubito, Chaton" rispose con affetto, tornando a stringerlo nel più grande abbraccio di cui fosse capace. Le braccia di Chat le circondarono la vita in risposta, aggrappandosi a lei come un salvagente.

Ladybug sospirò felice, e udì, percependolo anche, quelle stesse fusa, basse, di gola, che aveva imparato a riconoscere immediatamente. Le amava.

Era fantastico essere in grande di riposare con facilità sapendo esattamente dove Chat fosse e che la sua vita non era in costante pericolo. Sapendo che lui veniva ben accudito invece che abusato, o forzato a fare qualcosa che non voleva.

Stettero così per qualche minuto, godendosi semplicemente la compagnia l'uno dell'altra. Avevano meritato questa piccola tregua.

Ma ovviamente, per quanto entrambi lo volessero, questo momento non poteva durare per sempre. 

Ladybug espirò dal naso pesantemente, dandogli un'ultima stretta. "Devo andare."

Chat si staccò pur mantenendola vicina, rimanendo quasi petto contro petto, l'uno contro l'altra. La guardò con occhi pieni di desiderio e fascino. 

"Quando posso rivederti di nuovo?" chiese con dolcezza. "Mi piacerebbe passare più temp con te."

Un fuoco si diffuse nel petto di Ladybug, raggiungendo rapido la sua faccia, e lei dovette contrastare l'accesso di mutismo che minacciava di sopraffarla. I suoi occhi caddero in quelli di lui come pietre, solo per attirare sui addominali tonici, che fecero aumentare con intensità il senso di bruciore. Sfuggirono di nuovo, guizzando intorno, cercando qualsiasi altra cosa su cui concentrarsi, qualsiasi cosa, per finire a posarsi sul pavimento di legno.

Perché stava reagendo in quel modo a quello che aveva detto?! Voleva solo passare del tempo insieme! Era quello che facevano gli amici, giusto?! Quindi perché stava diventando così calda e se ne preoccupava??

Nonostante il suo cervello fosse andato temporaneamente in corto circuito, era riuscita ricordare per miracolo che Chat Noir doveva rimanere vicino a Tikki per i prossimi due giorni, e quindi restare qui a casa.

Giocherellò capricciosamente con le punte dei suoi capelli, balbettando: "Oh! Io, ehm! I miei impegni? I-io devo...ho bisogno...di fare compere! Per la scuola! Dato che inizia la prossima settimana! E-e, uh...Tu devi andare nel mio letto. UM, v-voglio dire...Io devo andare nel tuo letto. Aspetta, NO!!" Squittì, agitando le mani intorno come una donna pazza: "CIOE', TU DEVI TORNARE A LETTO!! P-per riposarti!!! Q-quindi che ne pensi...Sabato?"

Si schiaffò una mano in faccia sonoramente. WOW, Marinette, solo wow. Davvero fine. Prima lo colpisci con i tuoi piagnistei incoerenti e i tuoi singhiozzi, e gli bagni tutta la maglietta. E ora lo sbalordisci con la tua dimostrazione di eloquenza da quattro soldi. Ottimo lavoro nel fare una buona impressione di una persona che ha tutti i suoi casini! UGH!

C'era una possibilità che lui non avesse notato la sua auto combustione? Perché non poteva uno dei suoi poteri essere che la terra la inghiottisse intera?! E perché diavolo si stava comportando in quel modo con Chat Noir?? Era il suo partner! Non c'era assolutamente nessun ragione per essere così agitati!

Nonostante comportamento tutt'altro che sofisticato, Chat ridacchiò affettuosamente, tirandola fuori dal suo collasso mentale. Sorridendo ampiamente,  le sollevò la testa dal mento cosicché i loro occhi si incontrassero ancora una volta. "Sabato sembra meraviglioso. Non vedo l'ora."

"S-sì...fantastico..." alitò Ladybug, cercando di rimanere lucida nonostante le sue gambe fossero appena diventate di gelatina.

Lui le sistemò alcune ciocche di capelli dietro a un orecchio, con dolcezza. "Grazie, comunque" mormorò. "Per avermi cercato. Per essere così carina, per far di tutto affinché io stia bene. Solo...grazie. Per tutto quanto."

Gli occhi di Chat era dolci e gentili, anche se intensi e audaci; scintillavano con uno sguardo che non aveva mai ricevuto da nessuno prima d'ora. Era nuovo ed eccitante. Entusiasmante. Allettante. La catturavano, come un incantatore di serpenti, avvicinandola, e non poteva distogliere lo sguardo. Eppure, eccola, caldamente volenterosa di rimanere intrappolata da loro, attirata senza via d'uscita dalla sua musica.

"Quando vuoi" sussurrò senza fiato.

La mano di lui si staccò dalla mandibola per posarsi sulla guancia, mandandole un brivido intossicante lungo tutto il suo corpo.

Debolmente, notò la vicinanza dei loro volti...quand'è che si era avvicinata così tanto? il suo sguardo fluttuò verso la bocca di lui tutto da solo, e ogni altra cosa parve perdere importanza. Chat sembrò notare la sua reazione, e si morse il labbro arrossendo leggermente. Le mani si fecero strada per posarsi sul petto del ragazzo di loro spontanea volontà, e lei si chiese se lui poteva sentire il suo cuore battere. Non sembra importasse molto adesso. In realtà niente importava. Tutto il suo mondo era il suono del respiro di lui, la curva del suo sorriso, la sensazione della sua mano sulla pelle. 

L'altra mano di Chat si posizionò sulla parte bassa della schiena, e lui l'attirò verso di sé. Lasciò uscire un sospiro tremante, posando la fronte su quella di lei, gli occhi chiusi, e deglutì a fatica. 

Stava esitando. Era spaventato? O...stava aspettando per un permesso?

Il cervello della ragazza le urlò di fermare tutto e analizzare i suoi pensieri prima di procedere o prendere ogni decisione, mentre il suo cuore la sollecitava di smettere di  rimuginare su ogni cosa e di fare quello che sentiva giusto.

Ma tra l'altro qual era la scelta 'giusta'? Niente di quel momento sembrava sbagliato. Infatti, lei si sentiva completamente a proprio agio. Anche se, ad essere onesti, era difficile sentire o discernere altro aldilà del turbinio delle farfalle che le vorticavano attualmente nello stomaco. 

Anche se niente non avesse portato a nulla, o se mai ne fosse venuto fuori qualcosa, lei era ancora innamorata di Adrien; di quello, non c'era alcun dubbio. Quindi, cos'era ciò che sentiva adesso, con Chat? Si sentiva come se venisse tirata in direzioni opposte, una cacofonia di voce urlanti e litiganti, le loro parole indecifrabili. 

Mentre il suo cuore e la sua mente erano impegnate a battagliare, in ogni caso, il suo corpo si muoveva da solo come  posseduto, avvicinandosi sempre di più verso il soggetto del suo conflitto interiore sopracitato. 

Le sue braccia si avvolsero intorno alla vita di Chat e gli occhi del ragazzo si spalancarono, accompagnati da un profondo rossore che gli colorò rapido il volto e si estese alla punta delle orecchie. Il suo respiro era tremante e un po' leggero, e lei capì che lui stesso stava avendo un dibattito interiore. 

Voleva questo? Lei voleva questo? Che cosa era poi 'questo', comunque?? Questa intera situazione era completamente nuova per lei, e, a quanto sembrava, era del tutto nuova anche per lui.

Un pensiero la raggiunse. Era così semplice, ma di certo, era tutto fuorché quello.

Perché non chiederglielo? 

Dopo tutto, non aveva assolutamente idea di cosa stesse facendo, e all'apparenza nemmeno lui, quinarie nessuno dei due aveva un vantaggio sull'altro. Che cosa aveva da perdere?

Prima che avesse modo di chiedere, in ogni caso, fu Chat che parlò per primo.

"My Lady...t-tu..."

Il cigolio della maniglia della porta li fece separare, e solo in quel modo, l'incantesimo si ruppe.

Sabine entrò nella stanza reggendo un piccolo vassoio, ma rimase congelata sul posto non appena li vide. Le scappò un breve gracidio, ma niente di più, come se le sue corde vocali fossero scappate via e l'avessero lasciata indietro. La coppia stette lì a ricambiare lo sguardo, rossi come barbabietole con un  espressione estremamente colpevole sui loro volti. 

"MAMA-MA-MADAME!!" guaì Ladybug. "Che bello vederla!"

"Oh, m-mi dispiace tanto!!"Sabine riuscì infine a balbettare. "Non intendevo interrompere nulla! Abbiamo appena sfornato biscotti e sono ancora caldi e così ho pensato..."

"BISCOTTI!! Amo i biscotti!" la interruppe Ladybug, battendo le mani insieme. Stette lì impalata come un palo del telefono, come se ancorando i piedi al suolo l'avrebbe preservata dal fluttuare via, dato il suo imbarazzo nell'essere stata colta in una posizione così intima con il suo ufficiale acerrimo nemico. Squittì: "Che magnifica idea! Dovremmo andare a baciarci...VOGLIO DIRE, IN CUCINA!!"

Chat non fece molto meglio nel suo tentativo di apparire innocente. La sua bocca era serrata in un broncio forzato; i suoi occhi vagheggiavano tutt'intorno come un bambino nel tentativo di nascondere le caramelle rubate dietro la schiena. 

Sabine inarcò un sopracciglio con fare inquisitorio, gli occhi che passavano dall'uno all'altra. Rispose: "Va bene. Vi lascio concludere qui e ci vediamo in, ehm...in cucina."

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(Continua nella terza parte)



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