Capitolo 5
- LANA -
Una macchina nera si ferma di fronte a me, ma non ho minimamente voglia di sollevare la testa. Sento il rumore del finestrino che viene abbassato, e solo quando la voce del guidatore pronuncia il mio nome apro gli occhi di scatto. Riconoscerei tra mille quella voce roca e sensuale allo stesso tempo. Sollevo la testa e lo vedo... Dylan. Era partito per uno stage fuori porta tre mesi fa. Lui è stato il mio primo ragazzo, quello con cui ho perso la verginità. È il classico bravo ragazzo alla "Matt Donovan" di Vampire Diaries che ogni ragazza vorrebbe. Siamo stati insieme per un anno, ma purtroppo per una cosa o per l'altra il nostro rapporto era un continuo litigio, così di comune accordo ci siamo lasciati e abbiamo deciso di mantenre almeno un rapporto d'amicizia. È alquanto impossibile non volergli bene. Solo il sorriso che mi sta regalando attraverso l'auto mi aiuta a calmare il mio stato d'animo. Controlla lo specchietto retrovisore, e dopo essersi assicurato di non avere dietro nessuno scende dall'auto.
«Non ci credo Dylan!» esclamo mentre gli salto tra le braccia.
Ho evitato di sollevare le gambe per via del vestito corto, ma le mie braccia sono avvinghiate al suo collo come un cucciolo di koala. Avvolge le braccia attorno alla mia vita e stringe la presa come se no ci vedessimo da anni, per poi infilare il volto tra i miei capelli.
«Mi sei mancata così tanto scricciolo», sussurra facendomi sorridere.
Inspiro profondamente. Solo ora che l'ho sentito mi accorgo quanto in realtà mi fosse mancato quel nomignolo. Una delle persone più importanti della mia vita è tornato finalmente tra le mie braccia. Mi lascia andare e mi riappoggia delicatamente a terra, quando in lontananza notiamo l'avvicinarsi degli altri.
«Dylan!» urlano tutti e tre in coro.
Jacob si ferma accanto al fuori strada di Kayden, le mani in tasca e lo sguardo basso. Mi dispiace essermela svignata così di punto in bianco, ma in quello spazio stavo per diventare claustrofobica, e sì, avevo bisogno di aria fresca per dare modo al mio cervello di ripartire. I ragazzi si abbracciano e si danno pacche sulle spalle, poi Dylan bacia dolcemente Chelsea sulla guancia.
«Ma che ci fai qui?» domanda Kayden ancora incredulo. Effettivamente Dylan ci ha detto che sarebbe partito per un anno, non per tre mesi.
«Aaah mi sono semplicemente rotto. Questa città mi mancava troppo», ammette.
«Ti mancava la città o ti mancavamo noi?» chiede Nathan spintonandolo.
Dylan ride mentre sfoggia il medio nella sua direzione. «State già andando via? Ho saputo troppo tardi della festa», si stringe nelle spalle.
Guardo l'orologio ed effettivamente è appena passata la mezzanotte. La situazione con Jacob mi ha fatto passare la voglia di tornare in quella casa. «Potremmo andare all'Ice Cube», propongo.
«Ci sto!» esclama Kayden visibilmente contento. Nathan e Chelsea annuiscono, poi il nostro sguardo si posa su Jacob. «Jake, se non ti va posso riaccompagnarti a casa», Kayden gli posa una mano sulla spalla.
«No figurati, vengo volentieri», annuncia trafiggendomi con lo sguardo.
«Sali con me? Almeno ho compagnia», mi domanda Dylan.
«E lo chiedi anche?» saltello verso il lato passeggero e solo prima di entrare mi accorgo dello sguardo duro di Jacob. Mi affretto a salire mentre Dylan riprende il suo posto alla guida.
«Allora scricciolo, cosa mi sono perso in questi tre mesi?» domanda posandomi una mano sulla coscia nuda mentre con la sinistra tiene il volante.
«Niente di eclatante, solite cose diciamo», annuncio vaga con un gesto della mano.
«E con Derek? Hai risolto?»
Sbuffo ripensando all'incontro. «Ha fatto lo stronzo come al solito ma, anche il suo ultimo compito è stato esaudito».
«Quindi mi stai dicendo che non ti starà più addosso?» domanda fermandosi ad un semaforo rosso.
«Lo spero», ammetto sbuffando.
Mi volto a guardare fuori dal finestrino e osservo le molteplici persone che passeggiano tra le strade di Orlando. I sorrisi perennemente stampati in volto e a volte vorrei poter essere più felice. Non ho molto nella mia vita ma ormai ho imparato ad accontentarmi.
Arriviamo di fronte all'Ice Cube, un piccolo pub vicino al centro della città. Dyaln si affretta a scendere e a grandi falcate raggiunge il mio lato per aprirmi la portiera, e come scendo mi avvolge le spalle con un braccio e mi attira a sé. Seguiamo Kayden all'interno, ci fermiamo di fronte ad un tavolino dove una ragazza ci attende con un enorme sorriso.
«In quanti siete ragazzi?» domanda portandosi la penna alle labbra mentre osserva Kayden.
«Sei», risponde lui dopo essersi schiarito la gola.
«Cassy ti dispiacerebbe accompagnarli?» continua voltando il viso verso una brunetta in piedi accanto a lei.
La ragazza annuisce e ci indica di seguirla, facendoci strada attraverso un corridoio. Giriamo in torno alla pista da ballo e noto che c'è già parecchia gente. Musica altissima, luce soffusa e led dappertutto. La ragazza si ferma di fronte ad un tavolo da sei e ce lo indica, congedandosi subito dopo. Prendiamo posto sui divanetti di pelle neri e mi accomodo tra Dylan e Kayden. Di fronte a noi ci sono Chelsea, Nathan e Jacob, e quasi non riesco nemmeno a sollevare la testa per paura di incontrare di nuovo quello sguardo gelido. Chelsea se ne accorge, e si alza per togliermi da questa situazione.
«Andiamo a ballare», annuncia afferrando entrambe le mie mani e costringendomi ad alzarmi.
Ci dirigiamo in pista, in un punto semivuoto dove per lo meno riusciamo a muoverci. Seguiamo il ritmo delle varie canzoni senza nemmeno parlare. Improvvisamente qualcuno da dietro mi afferra i fianchi e sorrido pensando che sia Kayden, ma quando gli occhi di Chelsea si spalancano deduco che non sia lui. Volto la testa e quando mi rendo conto che è uno sconosciuto tento di staccarmi, ma lui stringe la presa.
«Ti va di divertirti un po'?» domanda troppo vicino al mio volto. Il suo alito puzza talmente tanto di alcool che devo trattenere un conato.
«Mi stavo già divertendo», tento di divincolarmi.
«Se andassimo a casa mia... ti divertiresti di più», continua avvicinando le labbra al mio orecchio.
Non ho nemmeno il tempo di respirare che sento la sua presa allentarsi troppo velocemente. Lancio uno sguardo al tavolo e noto che Jacob non si è proprio mosso. Magari Kayden non gliene ha nemmeno dato il tempo. Spero.
«Tranquilla dolcezza, ci sono io», sussurra al mio orecchio causandomi dei brividi.
Indietreggia e resta a fissarmi per qualche secondo, ed io mi sento in completa ipnosi. Se non avessi quel maledetto freno probabilmente ora saremmo in uno dei bagni di questo locale a darci dentro, ma sono sempre costretta a deglutire quando inizio a sentire gli ormoni in subbuglio. Con uno sguardo ci capiamo, e decidiamo di tornare al tavolo con i ragazzi. Ordino da bere, e non appena lo portano sorseggio dalla cannuccia, rischiando quasi di strozzarmi dopo che Jacob apre bocca.
«Ah ragazzi domani parto. Starò via una settimana credo», annuncia.
«Oh, e dove vai?» Kayden lo scruta.
«Torno a Los Angeles dai miei. Hanno trovato una nuova casa e devo aiutarli con il trasloco».
Kayden annuisce, «Hai bisogno di un passaggio in aeroporto?»
«Tranquillo amico, chiamerò un taxi. Non disturbarti», sorride Jacob. Quel sorriso...
«Ma quale taxi! Ti accompagno io!» esclama Kay con troppo entusiasmo.
Jacob ride e ringrazia Kayden per il grande favore. Ho lo sguardo basso e osservo le mie mani intrecciate con le dita che si sfregano per il nervoso. Non capisco perché mi dia così fastidio il fatto che se ne andrà per una settimana, c'è qualcosa che mi causa un non so che di strano. Butto un occhio al mio bicchiere e mi accorgo che è ormai vuoto. Lo prendo in mano e faccio segno al barista di portarmene un altro.
Biascico chiedendo l'ora a Chelsea, e quando annuncia che sono le quattro del mattino sorrido e alzo le spalle. Il pub è quasi vuoto e oltre a me in pista ci sono forse una ventina di persone. O forse trenta. O forse... cazzo, sto iniziando a vedere doppio. Barcollo per raggiungere il bordo della pista, quando una mano si posa sul mio braccio.
«Lana? Hey, stai bene?» è la voce di Dylan.
Mi aggrappo a lui e sollevo lo sguardo, e con dispiacere di fronte a me trovo Jacob con uno sguardo di disapprovazione. Ah, ma che me ne importa di come mi guardi, tanto te ne vai! La mia testa rischia di esplodere. Non è vero che non mi importa, sono ore che cerco di capire perché questa notizia è uscita all'improvviso, e purtroppo l'unica via d'uscita dai pensieri l'ho trovata nell'alcool. Kayden viene verso di me facendomi sorridere come un idiota, fa passare un braccio sotto le mie gambe e l'altro dietro la schiena per poi sollevarmi con poca fatica. Sento che si scambiano qualche parola ma non capisco niente. Mi apre la portiera adagiandomi sui sedili posteriori, ma qualche secondo dopo qualcuno mi solleva la testa per poi appoggiamela sulle proprie gambe, ma non ho le forze per controllare chi sia.
«Lana? Lana!» Apro un occhio e guardo di fronte a me, nello spazio tra i sedili anteriori sbuca la testa di Kayden, «Sei a casa, ti accompagno dentro», annuncia prima di scendere.
Mi sollevo piano dandomi una leggera spinta con i palmi delle mani e finalmente capisco di chi fossero le gambe su cui mi sono beatamente addormentata. Jacob mi sta guardando con un cipiglio, ma capisco dal suo nervosismo che è anche preoccupato. Vorrei dire qualcosa ma non credo ne uscirebbe nulla di buono in questo momento. Kayden apre la portiera e con delicatezza m aiuta ad uscire dall'auto. Sono costretta ad aggrapparmi al suo collo per via del giramento di testa. Afferra la mia pochette ed estrae le chiavi di casa, per poi aprire con una mano mentre con l'altra sorregge il mio corpo. Mi domando perché non abbia chiesto aiuto a Jacob, ma poi mi ricordo che stiamo parlando del mio migliore amico geloso e iper protettivo. Mi prende di nuovo in braccio e mi scorta al piano di sopra, aprendo la porta della mia stanza con un leggero calcio. Mi adagia sul letto e mi toglie i tacchi alti, prima di sfilare le coperte da sotto il mio corpo e appoggiarmele addosso delicatamente.
Si siede per un attimo sul bordo del letto, «Sicura che non vuoi che resti?» domanda spostandomi alcuni capelli che erano appiccicati alla guancia. Annuisco con gli occhi che si chiudono. Kay si piega in avanti e mi lascia un dolce bacio a fior di labbra, «Buonanotte dolcezza», sussurra prima di alzarsi. Abbandona la stanza ed ecco che ritorno ad essere sola.
Ma c'è una cosa positiva in tutto questo. Il mio sfogo verso l'alcool è servito, perché ora ho talmente sonno che non avrò nemmeno il tempo di pensare al motivo per cui ho bevuto. Anche se probabilmente domani mi sveglierò con un dopo sbornia da panico.
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