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Capitolo 2

- LANA -

La mattina dopo vengo risvegliata dalla suoneria del mio cellulare. Allungo la mano verso il comodino con ancora gli occhi chiusi, e tasto qualsiasi cosa mi capiti tra le mani prima di afferrarlo.

«Pronto?» dico con voce roca mentre con una mano strofino l'occhio destro.

«Buongiorno bella addormentata. Vieni a fare colazione?»

Allontano velocemente il telefono dall'orecchio. Chelsea a quanto pare è sveglia da un po' ed ha già la carica per spaccarti i timpani. «Mmh... no, non mi va».

«Dai Lana! Vengo a tirarti giù dal letto!»

«No davvero, non ne ho voglia. Anzi, ora mi alzo e vado in garage», annuncio incerta.

«Wow... ti è tornata la voglia?»

«Sì. Stranamente sì», ammetto tirandomi su a sedere.

«Ok, allora la colazione te la portiamo noi».

Sto per replicare quando Chelsea chiude la chiamata. Questa ragazza mi farà impazzire!

Dopo essermi stiracchiata mi alzo e vado in bagno a sciacquarmi la faccia, e come ogni mattina, resto a fissare il mio riflesso, domandandomi cosa ho fatto di male per meritare questa vita vuota. Torno in camera e indosso un top nero con sopra una salopette, e ai piedi degli anfibi neri per restare comoda. In fine, lego i capelli in una coda per poi arrotolarli in uno chignon per evitare di sporcarli.

Scendo le scale ed esco in cortile, per raggiungere poi il vialetto del garage. Non so perché improvvisamente mi è tornata la voglia, ma sono mesi che non entro lì dentro, e non mi ricordo nemmeno a che punto ero arrivata. Apro l'enorme portone di metallo... ed eccola lì. Infilo le dita tra i capelli per la disperazione. Non pensavo ci fosse ancora così tanto lavoro da fare. Una Porsche 911 Carrera S Cabriolet, se ne stava mezza distrutta nel mio garage. 420 cavalli, da 0 a 100 in 4,5 secondi. Ho sempre sognato di poter mettere il piede su quel fottuto acceleratore, ma ogni volta che la guardo e osservo attentamente le sue condizioni, mi sembra un sogno così lontano. Apro il cofano e tolgo completamente la lamiera, per poi poggiarla contro il muro alla mia destra. Afferro una piccola torcia e la infilo tra i denti per controllare il vano. Il motore per fortuna funziona ancora e non ha subito danni, devo solo sostituire la batteria per esserne certa. Devo anche rimontare i tubi del radiatore, quelli vecchi ho dovuto buttarli. Mi allontano dal vano e indietreggio leggermente per studiare la carrozzeria. Il paraurti anteriore è da sostituire, insieme ai fari. Il cerchio di destra è andato, e la gomma squarciata.

Sono mesi che non metto le mani su quest'auto. In realtà è ferma qui dentro da quattro anni ma ho iniziato solo quest'anno a ripararla. Ho sempre sperato che un giorno sarebbe diventata mia, ma da quando mio padre ha fatto quella cazzata ho preferito lasciarla nel dimenticatoio, proprio come lui. Una lacrima inizia a rigarmi la guancia, e quando sento la voce di Chelsea alle mie spalle mi affretto ad asciugarla con il dorso della mano. Non mi piace far vedere il mio lato vulnerabile, quindi come se nulla fosse successo, mi giro con il mio solito finto sorriso. Ma questo svanisce non appena noto Jacob.

«Che ci fa lui qui?» ringhio.

«Ciao anche a te», ribatte lui con un sorrisetto beffardo.

Lo incenerisco con lo sguardo.

«Calma. È rimasto da me a dormire e non potevo lasciarlo là da solo, così lo abbiamo portato con noi», spiega Nathan avanzando verso di me.

Kayden mi afferra dal retro delle cosce e mi solleva cercando di farmi tornare il buon umore. Quando mi rimette a terra gli lascio un dolce bacio sulla guancia con un sorriso sincero dipinto sulle labbra. Kay sa sempre cosa fare. Sposto lo sguardo su Jacob e noto che sta fissando casa mia con la bocca spalancata. Sì, ok, è una villa enorme, e oltretutto ci vivo da sola.

«Allora tesoro, che si fa oggi?» domanda Chelsea.

«Devo ordinare un paio di cose per l'auto poi sono libera. Finché non arrivano i pezzi non posso fare nulla».

Jacob si avvicina all'auto e comincia ad osservarla, «Che le è successo?» chiede in fine.

Deglutisco rumorosamente. Chelsea abbassa lo sguardo mentre Kayden e Nathan si passano una mano dietro il collo imbarazzati. Forse ora hanno capito di aver fatto uno sbaglio portandolo qui.

«Hem... Jacob...» Kayden inizia a parlare ma lo interrompo, «Niente che ti riguardi!» scatto.

Resta per un attimo allibito ma decide di non ribattere, limitandosi a mettere le mani in tasca ed allontanarsi dall'auto. Richiudo il portone e afferro il bicchierone di caffè che mi sta porgendo Chelsea.

«Grazie».

«Figurati tesoro», mi fa un occhiolino.

I ragazzi fanno quattro chiacchiere mentre io mi gusto il mio caffè appoggiata al cofano del mio pick-up. Sì, lo so. C'è una bella differenza tra una Porsche e un pick-up. L'ho appena fatto riverniciare perché la vecchia vernice blu si era scrostata, ed ora ho puntato ad un nero opaco, come la mia anima.

«Stasera da Chris?» domanda Chelsea.

«Oh sì. Quel bastardo ci deve ancora dei soldi», risponde di getto Kayden.

Assottiglio lo sguardo con la fronte aggrottata, scuotendo la testa da destra a sinistra e indicandogli Jacob con gli occhi spiritati. Lui capisce al volo e si stringe nelle spalle.

«Chi è Chris?» domanda in fine. Questo ragazzo è troppo curioso.

«Oh nessuno di importante. Organizza parecchie feste e stasera ce n'è una. Ma ti avviso... alle sue feste le persone perdono parecchio il controllo, quindi se non te la senti...»

«No. Vengo volentieri».

Perfetto! Ci mancava solo dovergli fare da balia. Lo osservo di sottecchi. Non mi sembra proprio il tipo da feste animalesche. O sta cercando di integrarsi con noi, altrimenti non capisco proprio perché lo faccia. Mi allontano dal pick-up e vado a buttare il bicchierone nella spazzatura. Quando torno vicino a loro noto che stanno ridendo.

«Allora, mi accompagni a fare shopping? Mi serve un vestito per stasera», domanda Chelsea.

«Sai che odio fare shopping», sbuffo.

«Non mi interessa, ho bisogno del tuo parere». Sospiro e alzo gli occhi al cielo. «Magari troviamo qualcosa anche per te», continua facendomi la linguaccia e intrecciando le dita con quelle di Nathan. Se non fosse che è la mia migliore amica, penso che l'avrei già strangolata.

Salutiamo i ragazzi, e mentre si incamminano verso l'auto di Kay, Nathan si rivolge a noi. «Ah ragazze dimenticavo, è un pool party», sghignazza insieme a Kayden per poi salire in auto.

Chelsea è già presa dall'entusiasmo, e la prima cosa che farò stasera sarà affogare quegli stronzi all'interno della piscina.

«Oddio sì, allora dobbiamo cercare anche un costume. Vale anche per te signorinella», mi punta l'indice contro.

«Ne ho già uno!» rispondo seccata.

«Se intendi quello che usi da ormai quattro anni e che copre, tutta la mercanzia, giuro che gli do fuoco!» sorride maleficamente e mi trascina verso il pick-up, «Andiamo?»

Guardo in alto per un secondo e poi entro in auto, guidando poi verso il centro.

* * *

Finalmente a casa. Mi sono lasciata convincere da quell'adorabile ragazza insistente a comprare un bikini a due pezzi con gli slip fatti a brasiliana. Per cena preparo un paio di toast al volo e poi faccio una doccia veloce, prima di dirigermi in camera per vestirmi. Indosso di nuovo il costume da bagno. Non è poi così male. Accidenti a Chelsea!

Infilo in paio di shorts e una canottiera bianca. Decido di lasciare i capelli in una coda alta così non si sarebbe rovinato troppo il color celeste con il cloro della piscina. Esco di casa e salgo in auto, guidando poi verso casa di Chelsea che abita solo a tre isolati da qui. Dopo all'incirca una decina di minuti arriviamo a casa di Chris. Mentre parcheggio l'auto scorgo Kayden, Nathan, e Jacob in piedi di fronte al cancello d'entrata. Scendiamo dall'auto e Chelsea prende la rincorsa per saltare tra le braccia del moro. Mi limito a salutare tutti con la mano e Kayden viene verso di me lasciandomi un dolce bacio nell'angolo sinistro del labbro. I nostri sguardi profondi si incrociano per un attimo, ma entrambi fingiamo indifferenza. Mi schiarisco la gola imbarazzata. 

«Allora, vogliamo entrare?» domando.

«Dopo di te. Siamo qui, non preoccuparti», annuncia Kay posandomi una mano sulla schiena.

Prendo un respiro profondo, drizzo le spalle, e mi avvio all'interno. Come spalanco la porta, un sacco di corpi sudati e già in costume da bagno mi si para davanti agli occhi. Tre ragazze di fronte a me si stanno strusciando addosso ad un ragazzo biondo e apparentemente ubriaco. Alla mia sinistra un altro ragazzo sta bevendo della tequila dal centro del seno di una brunetta. Bentornata Lana!

Avrei tanto voluto smettere di andare a queste feste, ma per una cosa o per l'altra ci finisco sempre in mezzo. E poi, ho un conto in sospeso con Chris. Avanzo verso il salotto e osservo due ragazze in topless sedute sul divano, e di fronte a loro inginocchiato c'è un ragazzo che le sta pomiciando entrambe. Mi volto schifata e continuo a cercare, finché individuo lo stronzo. È girato di schiena di fronte al bancone della cucina, intento ad ingurgitare qualche shottino, accompagnato subito dopo da un tiro di cocaina spiattellata senza ritegno sul bancone. Cerco Kayden con gli occhi e gli indico la cucina. Lui annuisce e mi prende per mano, costringendomi a stringere le dita attorno alle sue. Mi trasmette conforto mentre avanzo con passo deciso per poi fermarmi alle spalle di Chirs.

Avvicino la mia bocca al suo orecchio e sussurro, «Ciao Chris».

Irrigidisce i muscoli della schiena e si volta con gli occhi spalancati. «L-Lana... non ti aspettavo», deglutisce rumorosamente.

«Sorpresa», annuncio sfoderando un ghigno da stronza. Allungo la mano verso di lui e gli faccio segno di sganciarmi ciò che mi deve.

«Non qui. Vieni», mi prende per il polso costringendomi a sciogliere la presa su Kayden, e mi trascina per tutto il salotto, fino a quando qualcuno lo blocca. «E tu che cazzo vuoi?» domanda rabbioso.

Mi sporgo per vedere oltre la spalla di Chris, e noto Jacob di fronte a lui. Oh merda!

«Jacob, non ti intromettere», ringhio.

Mi guarda incerto per un attimo e finalmente si sposta di lato per lasciarci passare. Lo trafiggo con lo sguardo e continuo a seguire Chris verso il piano superiore. Entriamo nella sua camera da letto e lui si affretta a chiudere la porta dietro di sé.

«Allora Lana, sei venuta per me o per la festa?» nemmeno quando sa che è completamente nella merda riesce a togliersi quel ghigno da stronzo dalla faccia.

«Sai benissimo perché Chris. Mi devi ancora dei soldi. Ma visto che ormai sono qui, penso che mi godrò la festa», incrocio le braccia al petto cercando di ricacciare indietro il groppo che si sta formando nella mia gola. Sei forte Lana, non crollare!

Lui sbuffa e si avvia verso il suo armadio, dove spostando i vestiti appesi rivela una cassaforte. Mi volto dall'altro lato mentre inserisce la combinazione, poi richiude e torna verso di me con una busta tra le mani. Mi affretto ad aprirla ed inizio a contare le banconote.

«Guarda che ci sono tutti», sbuffa.

«Preferisco esserne sicura».

«Sai», inizia mentre richiudo la busta, «sto ancora cercando di capire il perché io e te ci siamo mollati». Si avvicina pericolosamente e con una mano giocherella con il bordo dei miei pantaloncini.

Sorrido beffarda e avvicino le labbra al suo orecchio, «Perchè sei un figlio di puttana Chris». Indietreggio con aria sicura, e con un sospiro soddisfatto. Dirgli questa frase a un centimetro dalla sua faccia è come conquistare una vittoria. Una vittoria per me stessa.

«Non dicevi così quando ansimavi il mio nome. Anzi, se ricordo bene, mi supplicavi».

Lurido bastardo!

Mi avvento su di lui e con un gancio destro lo butto a terra. Monto sopra il suo corpo e inizio a colpirlo ripetutamente, quando qualcuno entra nella stanza.

«Lana, basta lascialo!»

Kayden mi prende da sotto le braccia e mi trascina all'indietro, e quando Chris si rialza barcolla in avanti sferrandomi un pugno, e tagliandomi il labbro con il suo anello. Tento di divincolarmi mentre continuo ad insultarlo.

«Mi hai rovinato la vita bastardo! Giuro su Dio che me la pagherai prima o poi!» continuo ad urlare anche fuori dalla stanza attirando gli sguardi degli invitati sulle scale.

Kayden mi spinge contro il muro del corridoio per poi puntarmi l'indice contro. «Eravamo d'accordo Lana! Niente cazzate! Sai che Derek non vuole problemi», mi sbraita contro.

Sfuggo alla sua presa e sto per scendere le scale, quando noto Jacob a metà di esse che mi sta fissando con aria preoccupata. Sbuffo sistemando la canottiera, per poi sorpassarlo a testa bassa mentre mi passo il dorso della mano sul labbro sanguinante. Ho bisogno d'aria. Mi verso al volo un bicchiere di whiskey per poi uscire in giardino. Mi libero dei vestiti e li appoggio su un lettino lì accanto, per poi sedermi a bordo piscina con in mano il mio bicchiere e le gambe a mollo nell'acqua. Ci avrei giurato che tra me e Chris sarebbe finita così. Nonostante io abbia ancora paura, sono sopraffatta dalla voglia di fargli provare le stesse cose che lui ha fatto provare a me. Annullo i miei pensieri quando noto una figura conosciuta che titubante prende posto accanto a me. Jacob si è tolto i vestiti restando così in costume da bagno. Abbasso lo sguardo sulle sue mani, e noto che in una di esse c'è un batuffolo, credo con del disinfettante sopra.

«Posso?» indica il mio labbro con sguardo preoccupato.

Annuisco incapace di dare una risposta sensata. Vorrei che capisse quando mi deve stare lontano, ma vorrei anche che continui a fare quello che sta per fare. Mi prende il mento tra il pollice e l'indice e mi gira delicatamente il viso nella sua direzione. Con estrema dolcezza tampona il mio labbro inferiore, ed io non posso fare a meno di fissarlo. La fronte aggrottata per la troppa concentrazione, i suoi occhi cristallini che osservano attentamente il mio labbro, e la sua mano tremante probabilmente per paura di farmi sentire dolore. Nonostante il suo essere troppo curioso, è davvero un bel ragazzo. Dopo aver finito di disinfettarmi i suoi occhi si incastrano nei miei, ed è in quel momento che una scossa mi attraversa tutto il corpo. Che è successo?

Lascia andare il mio volto lentamente accarezzandomi la guancia con il pollice, ed io mi affretto a tornare a guardare l'acqua cristallina della piscina.

«Ciao, ti va di divertirti un po'? Tranquillo faccio tutto io, tu puoi anche solo stare a guardare». Mi volto con un espressione inorridita e la biondina alle spalle di Jacob spalanca gli occhi, «Hem Lana, scusa non sapevo che lui...»

«Oh Holly, non ti stanchi mai?» domando ridendo beffarda.

«N-no io...»

«Sparisci!» aggrotto le sopracciglia.

La biondina si affretta ad andarsene facendomi così tirare un sospiro di sollievo.

«Perchè hanno tutti paura di te?»

Sghignazzo mentalmente. Mi piacerebbe spiegare il perché di tutto questo timore nei miei confronti, ma non voglio coinvolgerlo nella mia vita. «Di cosa stai parlando?» fingo indifferenza.

«Non sono scemo Lana, vedo come ti guarda la gente», annuncia irritato.

«Motivo in più per starmi alla larga allora», gli faccio l'occhiolino per poi tuffarmi in piscina.

Quando riemergo Kayden, Nathan, e Chelsea si stanno per tuffare. La mia migliore amica cerca di convincere Jacob a saltare con loro, ma Jacob scuote la testa in segno negativo con lo sguardo perso nel vuoto. Mi tengo a galla e lo osservo mentre si alza per poi allontanarsi velocemente. I ragazzi lo richiamano ma lui decide di ignorarli.

«Cosa gli hai detto?» domanda Chelsea.

«Perchè deve sempre essere colpa mia?»

«Perchè è sempre colpa tua», ribatte Nathan.

«Hey hey, calmatevi. Vado a riprenderlo», annuncia Kayden ma lo blocco. «No. Ci penso io».

Mi aggrappo al bordo ed esco dalla piscina. Cammino per il giardino e inizio a cercarlo tra la folla, ma non riesco ad individuarlo. Decido così di uscire in strada e tiro un sospiro di sollievo quando lo trovo appoggiato al cassone del mio pick-up. Per un attimo avevo paura che stesse gironzolando da solo. Non è la sua zona, e con questa gente non si sa mai cosa potrebbe succedere. Mi avvicino con cautela e lui solleva la testa, spalancando subito dopo gli occhi. Probabilmente ero l'ultima persona che si aspettava.

«Stai bene?» butto lì la prima cosa che mi passa per la testa. Lui annuisce e non aggiunge altro, così continuo. «Cosa c'è che non va?»

Continua a guardare un punto fisso sul cemento ma non risponde. Non sono nemmeno brava in queste cose, oltretutto se non mi viene data alcuna risposta è facile che io mi irriti. Mi volto per tornarmene verso il giardino quando Jacob mi afferra un polso. Sospiro per non reagire e mi volto lentamente.

«Allora?» lo incito di nuovo.

«Non volevo infastidirti, ero solo curioso», annuncia passandosi una mano nel ciuffo corvino per spingere all'indietro i capelli.

Quel gesto fatto da lui è veramente sexy. Kayden e Nathan lo fanno in continuazione, ma non da lo stesso effetto su di me. Lascia la presa e allungo la mano verso il cassone del pick-up, per poi tirarlo giù e sedermi sopra di esso. Jacob fa la stessa cosa, e involontariamente ci ritroviamo davvero troppo vicini. Sospiro... sento che devo dirlo.

«Mi dispiace», ammetto alzando gli occhi al cielo. Non è mia abitudine scusarmi.

«Per cosa?»

«Per il mio comportamento da stronza. Ma, sono fatta così», ammetto.

«Beh, si può sempre cambiare sai?» solleva un angolo della bocca.

«No, non credo proprio», abbasso lo sguardo.

«Che ti è successo per essere... così?» domanda incerto.

Lo blocco subito. «Non farti illusioni. Non ti racconterò nulla della mia vita».

Socchiude gli occhi e inspira, come se stesse combattendo contro il desiderio di bombardarmi di domande. Allunga una mano verso di me e mi afferra il braccio destro, facendo scorrere il pollice sull'inchiostro dei miei tatuaggi. Dalla spalla fino al gomito ho tre rose con un filo di ferro che gli gira in torno, e all'interno c'è un orologio da taschino che segna le 22.09. All'interno del braccio c'è una pila di banconote con sopra una pistola, e vicino al polso una siringa con sopra scritto mamma. Alla fine molla il mio braccio senza fare domande e scende dal cassone. Gliene sono davvero grata.

«Allora, torniamo a goderci la festa?» domanda come se nulla fosse successo.

Si avvicina e afferra saldamente i miei fianchi, per poi alzarmi e depositarmi delicatamente a terra. Di solito mi sarei scansata a qualsiasi contatto con una persona che non conosco, ma con lui non riesco. Mi tiene stretta a se mentre ci guardiamo dritto negli occhi. Jacob avvicina lentamente il suo volto al mio, e il mio fiato si mozza improvvisamente.

«Lana? Jacob?»

La voce di Nathan arriva alle nostre orecchie facendomi tirare un sospiro di sollievo. Ci allontaniamo l'uno dall'altro imbarazzati. Chiudo il cassone del pick-up e torniamo in giardino. Balliamo, beviamo, e ridiamo ancora per qualche ora. Dopo un po' guardo l'orologio, e solo ora mi rendo conto che sono già le cinque del mattino. Questo ritmo di vita mi ucciderà prima o poi!

«Ragazzi, ce ne andiamo?» domando.

«No tu non vai da nessuna parte», risponde una voce troppo familiare alle mie spalle.

Mi volto e noto Chris a braccia conserte con altri tre ragazzi alle sue spalle. Kayden si infila subito davanti a me. Sa perfettamente tutto quello che ho passato per colpa di quello stronzo, e farebbe di tutto pur di tenermelo alla larga.

«Oh, ma guarda, il nostro cavaliere sempre pronto a salvare la sua dolce Lana», si atteggia in mezzo al giardino alzando la voce, per attirare più gente possibile. «Dimmi una cosa Kayden, non ti sei ancora stancato di aspettare il suo consenso per portarla a letto?» sghignazza.

Il mio migliore amico chiude la mano a pugno e carica il braccio, ma questa volta sono io a pararmi di fronte a lui per evitare che faccia sciocchezze. «Kay, no! Non dargli questa soddisfazione!»

Mi osserva per un attimo e decide di abbassare il braccio, respirando affannosamente a causa del nervosismo aumentato. Afferro la sua mano nella mia e lo trascino con me, ma prima di andarmene mi fermo accanto a Chris.

«Guardati le spalle d'ora in poi. Mi devi ancora una vita», gli sorrido maleficamente e continuo a camminare sotto lo sguardo impaurito di alcune persone presenti.

Chiedo a Nathan di portare a casa Chelsea e salgo sul pick-up senza dire un'altra parola. Ho bisogno di stare un po' da sola. Accendo il motore e parto.

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