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Introduzione: Il mio cuore è una scatola di cartone!

Penso sia indispensabile dover etichettare le persone per il valore che esse ricoprono nella nostra vita.
Penso si debba valorizzare ogni attimo che esse ci concedono.
Penso che le persone acquistino valore solo dopo la propria morte.
Penso che l'umanità non sia in grado di apprezzare ciò che la vita gli offre finché non gliela strappa via con ferocia, tutto affievolisce in una nube di lacrime che offusca il pensiero umano tormentandolo fino a consumarlo, e così mi lascio consumare dai sensi di colpa che mi lacerano sempre di più lasciando solo un varco, un buco nero che nessuno potrà mai colmare.

Sento i demoni all'interno del mio corpo ballare nella profondità del mio cuore, un cuore che inizia sempre più, giorno dopo giorno, a pietrificarsi a causa della cattiveria umana, non sono altro che il buio che si è creato dentro e attorno a me.

Scrivo queste pagine come se potessero mettere ordine nella mia vita, come se ogni parola potesse far uscire il male che è presente dentro me.
Spero quest'inchiostro sia più nero della mia anima andata in fiamme.
Annego così nel dolore che mi circonda e dal quale ho sempre cercato di fuggire senza mai riuscirci.
Scriverò finché nel mio corpo avrò ancora un'anima, finché la penna non scivolerà dalle mie mani, scriverò nella ricerca di una speranza.

Ti ho persa ma non accetterò mai di dover andare avanti senza te, preferisco rimanere incastrata qui in un mondo nel quale sento vivo il tuo ricordo.
Ho perso un pilastro importante della mia vita, il pilastro senza il quale il palazzo in cui vivo presto crollerà.
E ora dove mi ritrovo?
Incastrata qui nei miei ricordi.

Sai, c'è tanta cattiveria qui a casa mia, una piccola e accogliente dimora rinchiusa da mura bianche al suo esterno e tamponate di dorato al suo interno, potrei descriverti tutto, ma non voglio farti stare male, male ci sto già io.
Vorrei descriverti come mi sento, vorrei stringerti un'ultima volta, vorrei che tu mi portassi via da qui, ma ormai capisco che è troppo tardi, non è più possibile, avrei dovuto parlarti quando eri ancora in vita, quando dalla poltrona sulla quali ti poggiavi mi sorridevi sinceramente con quel luccichio nei tuoi occhi che mi dava gioia e vitalità.
Non sono mai stata brava a parole, e ora mi ritrovo qui a scrivere.
So che il mio pensiero potrà raggiungerti fino a lì, spero ti trattino bene ovunque tu sia, perché io lo farei.

Da te ho preso occhi grandi nei quali si mescolano lacrime e falsi sorrisi, il mio corpo plasmato dalle botte ormai non ha più lo stesso colorito rosato come era il tuo.
Macchie violacee si susseguono lungo ciò che rimane della mia pelle, sento i frammenti di una vita che scivola da un corpo che ormai non sento più appartenermi.
Spero qualcuno mi porti via da qui.

L'unica a tenermi in vita sei sempre stata tu, ora invece sento come un vuoto che mi divora senza mai inghiottirmi del tutto, lasciandomi così in bilico tra sofferenze e altro dolore.

Ero assente al tuo funerale, preferisco
ricordare le persone per i momenti vissuti insieme, non voglio etichettarli di nero dopo la loro scomparsa, per me sei stata tanti colori insieme.
Ora che non ci sei più ho paura, ho paura di poter dimenticare il suono della tua voce che delicatamente mi sussurrava all'orecchio :
«Va tutto bene!» mentre piangendo soffocavo nei miei stessi singhiozzi. Ho paura di poter dimenticare le tue mani morbide, calde, che pian piano circondavano le mie dandomi conforto, dimenticare le tue braccia, il posto nel quale cercavo rifugio.

Sono cresciuta in fretta, mi sono vista obbligata a crescere in fretta e tu l'hai sempre saputo, non sono come le altre ragazze nonna, non starei qui a scriverti se fossi come loro.
Sento gli anni che gravano nella mia mente nonostante io abbia solo sedici anni.
La mia giovane età non mi ha portato altro che dolore e affranto.
Soffoco io stessa nel pensiero di dover affrontare ancora lunghi anni davanti a me portandoli sulle spalle come fossero macerie.
So che anche se gli anni passeranno il dolore non diminuirà e gli attacchi di rabbia che gravano sulle mani di mia madre continueranno a colpirmi con sfogo, senza alcun rancore o apparente motivo.
Non voglio crescere aggressiva come lei lo è con me.
Ho paura di non poter superare tutto ciò.

Rimarranno solo cicatrici che appariranno come profondi solchi che si richiuderanno man mano che il tempo avrà pietà di me, eppure nonostante il tempo so che non riuscirò a liberarmi da tutto ciò se rimarrò viva.

Nessuno aveva il diritto di portarti via da me, nemmeno un' insulsa malattia della quale nessuno, compresa me, era a conoscenza.
Avrebbero potuto curarti, ma tu non l'accettasti, avevi già capito il mondo marcio che ti saresti ritrovata ad affrontare...
Non trovo giusto, però, che tu mi abbia lasciato qui a lottare da sola, avresti dovuto portarmi con te, e invece hai deciso di abbandonarmi, non te lo perdonerò.
Sei sempre stata a conoscenza del male che mi spettava ogni volta che negli occhi di mia madre compariva quel velo di cattiveria del quale lei stessa non è artefice ma schiava.
Cattiveria del quale ancora oggi sento graffi e solchi che mi percorrono il cuore.

La collera prende spesso il sopravvento della mamma.
Papà non è molto presente a casa, sono sola e posso solo subire ciò che giorno dopo giorno mi distrugge.
La paura nel mio cuore cresce sempre più non appena sento il portone di casa spalancarsi e so, di per certo, che la persona che entrerà da quella porta sarà sempre, inconsciamente, pronta a rovinare ciò che di me rimane.
Le mie mani tremano al pensiero che altri lividi violacei si formino sulla mia pelle.
La mia mente vaga come se potessi scappare, perlomeno, mentalmente, da tutto ciò che mi ferisce.
Ho paura, eppure resto in silenzio, sapendo che le mie grida e le mie urla di dolore si mescoleranno solo ad altra rabbia, ad occhi che arrossiranno maggiormente per ogni lacrima versata.

Fa male, posso paragonare questo dolore solo al crescente bisogno di evasione, sento la frustrazione che questa vita produce, una vita nella quale mi sento intrappolata e alla quale ricerco continuamente una soluzione che possa portarmi un pizzico di felicità...

La mamma non è cattiva nonna, e tu lo hai sempre saputo, perché non mi dice di volermi bene?
Perché, dovendo essere la prima persona a dovermi proteggere da tutto, è la prima dalla quale io stessa debba proteggermi?
Non riesco a dare un senso al dolore che mi pervade, non riesco a dare un senso all'indifferenza di mia madre che la notte piange sentendosi colpevole di tutto, non posso negare l'amore a una persona che mi ha donato il cuore, non provo odio nei suoi confronti, né tanto meno disprezzo, provo solo a darmi una spiegazione ragionevole.

Mani sul collo, lacrime sul viso, le mie mani che scivolano sul mio corpo mentre nella mia mente vaga l'idea che possa essere finalmente la fine, ed ecco, invece, che vengo lasciata a giacere su un pavimento freddo con il respiro affannato e le lacrime che ancora solcano le mie guance.
Sulla mia pelle si alternano vari colori, il bianco e il rosso si mescolano lasciando attorno a me solo nero. Tutto ciò che mi circonda si trasforma in qualcosa di umido e ghiacciato dandomi la sensazione di espandermi nello spazio perdendo ancora una volta il respiro e i sensi.
Non c'è alcuna spiegazione se non quella di affibbiare a me tutta la colpa, mi ritengo sbagliata e la domanda che mi pongo frequentemente è:
"Mamma, dove ho sbagliato?"

Pensieri cupi affliggono la mia mente come stormi di uccelli che non riescono a trovare la giusta coordinazione tra loro.
Attacchi di rabbia con il passare del tempo risalgono sulle mie vene facendo bollire il mio sangue, "diventerai come lei" ripeto nella mia mente stanca.

I ragazzi hanno cominciato ad allontanarsi da me come fossi edera velenosa, iniziando a definirmi così coloro che non sanno la mia storia e il mio vissuto in soli sedici anni di ragazza che sono nascosti dentro di me e che rimangono così sepolti.
A scuola ormai non ho più amici, i ragazzi della mia classe hanno cominciato a prendermi di mira e a bullizzarmi con il loro fare scherzoso che lascia di volta in volta graffi sul mio cuore già ferito.
Divento sempre più aggressiva con essi e tutt'ora mi chiedo se sia giusto così.
Schiaffi, calci, sono partiti da una ragazza sola che non vuole fare male a nessuno, è il suo tentativo ormai vano di difendersi in questa società che l'ha posta di ginocchia a terra.
Il mondo ha partorito un mostro e ne pagherà le conseguenze.

Banco singolo, ultima fila, sedia vuota accanto a me, nessuno vuole sedersi vicino la ragazza "cattiva".
«Sono solo ragazzini!» , «il tempo migliorerà la situazione!» dissero le professoresse con il freddo interesse che appariva nei loro occhi, «perché preoccuparsi?» si domandavano tra loro.
Il tempo non migliorò la situazione...

Insulti, schiaffi scivolano via dalla mia pelle rimanendo incastrati però nella mia mente attanagliata da continua cattiveria.
Apparve così, intorno a me tutto buio, il cielo nella mia anima cominciò a oscurarsi sempre più, non vidi il sole per molto tempo, spicchi di luce erano ormai illusioni che la mia fantasia adolescenziale proiettava all'esterno della mia mente e questo succede ormai da anni.
Il cielo non rispecchia ciò che sento e ciò che sentivo, il sole picchia forte sulla mia pelle e io mi nascondo per paura che anch'esso in tutta la sua bellezza possa ferirmi, non posso fidarmi neanche di quest'ultimo.
Si dice che il sole proietti le gocce di pioggia che pervadono il grigio del cielo quando fuori è brutto tempo, formando così un arco colorato dal quale tutti sono affascinati.
Eppure non sono mai stata attratta da quell'insieme di specchi colorati che invadono il cielo.
In essi non riesco mai a rispecchiarmi.
So che è tutto illusorio, sono a conoscenza che dietro a quell'arco luminoso si nasconde tanto grigio.

Al mio polso chiaro e sottile è legato un braccialetto formato da fili colorati, è l'unico ricordo che ho di te nonna, questo bracciale ti rappresenta, un intreccio di colori come anche tu sei stata.
Attribuisco ad ognuno di questi differenti colori un significato, un duplice significato contrastante.
-Il rosso, amore e sangue.
Cuore pieno e cuore infranto.
Un rosso luminoso in contrasto con uno spento e vago.
Il mio cuore rosso che pian piano si sgretola e adotta un colore sempre più scuro con l'aumentare delle tua mancanza.
-L'azzurro, colore del cielo e del mare.
Colore della falsa tranquillità.
Il cielo che pian piano trasforma il suo colore in uno più scuro cercando forse di nascondere tutta la sua malinconia con quel vivace azzurro che spicca privo di nuvole.
Il colore del mare in tempesta che inghiotte tutto ciò che incontra lungo il suo cammino.
L'azzurro, la maschera di una malinconia esteriore che pervade il mondo.
-Il viola, colore dei lividi e dei vestiti vivaci delle ragazze.
Le macchie violacee che sorgono sul mio corpo, le maniche lunghe per coprire il dolore.
Il finto sorriso.
Le ragazze con i loro vestiti colorati che mi evitano.
Non uso colori accesi come loro, ma colori spenti come me.
Braccialetto ormai consumato dai ricordi e dal dolore.

Dentro di me sento come un vuoto, la notte ho paura di dormire, so che i miei incubi si celano lì dove il buio cala e non posso abbassare le mie difese neanche per un minuto, è tutta illusione.
Nubi nere mi circondano, la nebbia è sempre più fitta, mi manca il respiro, ho paura di soffocare nelle mie stesse paure, nel mio stesso incubo.
"Stanno venendo a prendermi" , mi ripeto.

Lascio ancora posto sul mio cuscino affinché tu possa abbracciarmi ancora.
Nonna, spiegamelo, spiegami perché continui ad apparire nei miei sogni, continui a porgermi la mano e poi sparisci...

Mi sveglio nel cuore della notte, sento il mio respiro che si affievolisce come un continuo fuoco che ormai si sta spegnendo, sento il mio battito che rallenta, sento le mie paure farsi sempre più vive fino al calar della notte.
Il papà e la mamma mi danno la buonanotte, so che un altro giorno arriverà e altri attacchi di rabbia prenderanno possesso del mio corpo e della mia anima, finché questa rabbia non diventerà panico e allora sì che sarò debole e indifesa di fronte a qualsiasi attacco.
Gli attacchi di panico prendono spesso il posto degli attacchi di rabbia; panico e tensione si mescolano tra loro creando una voragine ancora più profonda delle ferite che porto dentro.

Passano gli anni, gli incubi continuano ad invadermi la mente, il mio corpo stanco continua a trascinarsi lungo il pavimento freddo che circonda le mie gambe, è come se tutto ciò possa chiudersi attorno a me e iniziare a stringermi sempre più forte provocandomi sempre più dolore, ma non urlo.
Non riesco ad urlare.
Urla soffocate dal pianto.
Abbraccio mia madre.
Le sussurro: «Va tutto bene, è finita, so che non volevi».
I lividi spariranno con il tempo, lo so.
Le cicatrici forse meno, ma io andrò avanti.

Nonostante il tempo passi in fretta io non ti dimenticherò.
Non dimenticherò mai la bellezza di più colori che creano una melodia meravigliosa racchiusa in una sola persona.
Ti dedico i miei sentimenti in queste pagine di diario, forse gli unici rimasti in luce in un mondo che considero di solo ombre.
Vivo in una galleria dove sono appesi i quadri di tutti i miei errori, una stanza buia.
Percorrerò questo corridoio finché le mie forze non mi abbandoneranno, terrò la testa alta.
Troverò una via di uscita da tutto questo caos che mi circonda, la mia vita inizierà là dove troverò una luce che non sia semplice illusione.
È così che il mio cuore diventa una scatola di cartone, dove racchiudo tutti i ricordi come se del semplice nastro adesivo possa tenere insieme il casino che ho dentro.

{Passate per la parte 10 con il titolo "mi presento" troverete una presentazione della storia, grazie mille!}
Buona lettura!❤️

{Se avete bisogno di un consiglio, di sfogarvi, o semplicemente di parlare, io sono qui!💘}

Baci Rebelliousheart01!😘

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