VII.I - to know by heart-
*Nobody puts baby in a corner*
Bonjour mesdammes e messieurs<3
QUESTA è la prima parte dell'ULTIMO CAPITOLO della Parte Prima <PHILIA>
La seconda parte del capitolo la pubblicherò prima di venerdì <3
Sono molto emozionata, perché da questo momento in poi cambierà tutto! ;) tenetevi pronti
Il prof entrò in aula, un plico di manuali sotto al braccio e la cravatta ben nascosta dal gilet viola.
Giulia sospirò quando si sedette alla scrivania e il ciuffo bianco tra i capelli scuri gli scivolò sulla fronte.
<<Che fascino>>
Dennis si stava raccomandando con le persone sedute sulla fila dietro di loro.
<<Per favore state zitte, l'altra volta non avete fatto altro che parlare>>
Quando vide che scoppiarono a ridere appena tornò a voltarsi si fermò, Azzurra temette il peggio.
Dennis si drizzò sulla schiena e riavviò i capelli fucsia.
Si girò verso di loro con un sorriso.
Azzurra cercò di attirare l'attenzione di Giulia verso la piazzata che stava per avere luogo, ma non la smuovevano neanche le gomitate nel costato.
<<Ah, comunque>> disse lui con voce di miele
<<Tesoro, se glielo hai ciucciato e quando lo hai chiamato lui non ricordava il tuo nome, vuol dire che non lo sai fare. Nessuno si è mai scordato il nome di un signor pom>> Azzurra lo interruppe, era calato silenzio nell'aula e il prof aveva acceso il microfono.
<<Den!>>
Lui le schiacciò l'occhiolino e aprì il cappuccio della penna, la ragazza a cui aveva parlato era diventata viola.
Controllò che il microfono funzionasse, poi andò a sedersi sulla scrivania, tirò su un po' il tessuto del pantalone e si appoggiò al ginocchio col gomito.
<<Mi sembra che sia simile agli dei quell'uomo che siede di fronte a te e da vicino ti ascolta parlare dolcemente e sorridere amabilmente, questo mi fa balzare il cuore nel petto; infatti non appena io ti vedo non riesco più a parlare [lett. non mi resta più nulla di voce] ma la lingua mi si blocca immediatamente, un sottile fuoco si insinua sotto la pelle, con gli occhi non vedo più, le orecchie rimbombano; si insinua in me un sudore freddo, un tremore mi prende tutta, divento più verde dell'erba, sembra che io sia lì lì per morire>>
<<Quanti di voi sanno di cosa sto parlando?>>
Dennis alzò la mano e disse che si trattava di versi di Saffo.
Il prof si accorse che Azzurra era seduta al suo fianco, lei arrossì.
<<Sicuro? Secondo me stiamo parlando d'altro>>
La stava fissando, un sorriso gli increspava il viso di nascosto.
Dennis spalancò gli occhi e cominciò a sfogliare il manuale, alla ricerca dell'errore commesso.
Si aspettava una risposta da lei, Azzurra ripensò a quei versi recitati a memoria.
Parlava d'amore.
<<Proviamo così, singor?>>
<<Dennis La Mantola>>
<<Signor La Mantola, proviamo così: lei come fa a ricordare che sono versi di Saffo>>
Dennis chiuso il manuale e si schiarì la voce.
Giulai la guardò di sottecchi e bisbigliò tra i denti
<<Si può sapere perché questo ce l'ha sempre con noi tre?>>
Il vociare nell'aula accompagnava il divertimento che aleggiava nell'aria.
<<Perchè mi piace molto quel componimento>>
Il prof annuì e con un gesto della mano lo invitò a proseguire.
<<Perché le piace quel componimento?>>
<<Non lo so>>
<<E questo è un altro argomento interessante, ma pensando più in generale cosa le piace?>>
<<La letteratura>>
Il prof scese dalla scrivania e si avventurò verso di loro.
<<Fantastico, è semplice, no? Le piace e quindi lo ricorda.>>
Alzò lo sguardo oltre loro, verso gli altri studenti.
<<Qualcuno di voi mastica un po' di inglese?>>
Tutti alzarono la mano, senza pensarci due volte.
Ovviamente il prof sorrise ad Azzurra e le diede la parola.
<<Signorina, sa come si dice < sapere a memoria?>>>
Azzurra annuì
Dennis era rimasto a bocca aperta, tra l'indispettito per aver imparato una cosa e il fascino di averla scoperta.
<<To know by heart>>
Era un'espressione che le era sempre piaciuta da morire, significava conoscere col cuore. Significava che la memoria, i ricordi, risiedono nel cuore e non nella testa. <<E sa anche da dove proviene questo modo di dire? Saperlo nel cuore viene dal latino quia in corde, che in sostanza sta a significare che quella cosa, quella che ricordiamo e ci piace, ce l'abbiamo nel cuore.
Il prof allargò le braccia e iniziò ad indicarsi i polpacci, poi le spalle.
<<Non nei muscoli, neanche nei tendini, nelle ossa, nei miei occhi, tra i capelli, no. Perchè ce l'ho nel cuore.>>
<<Ci avete fatto caso che la matematica non ve la ricordate mai? Non la capite, non vi piace e non vi ricordate mai i passaggi o le tabelline?>>
Una risatina generale smosse le file di banchi.
Il prof sorrise.
<<Invece, magari, vi ricordate a memoria una canzone che avete imparato a tre anni. Una poesia di Alda Merini o un verso di Shakespeare.>>
Il prof guardò l'ora e decise di tornare alla cattedra, aprì il manuale e si tirò su le maniche della camicia.
<<Questo per dire solo che, se seguite il cuore, quella strana creatura che alberga tra le vostre tette e i vostri pettorali, non sbaglierete mai.>>
Detto ciò si voltò verso la lavagna e scrisse il titolo dell'argomento odierno.
<<Ehi!>>
Azzurra si fermò a cercare chi l'avesse salutata in quel trambusto: la lezione era appena finita e gruppetti di universitari e dottorandi chiacchierava dell'introduzione del prof e del tipo dai capelli rosa che aveva dato adito alla discussione.
Dennis era fuggito in biblioteca, non capiva perché se la fosse presa tanto.
Giulia lo aveva seguito, pronta a consolarlo.
<<Alessia!>>
La ragazza che aveva conosciuto a pranzo la settimana scorsa era proprio davanti a lei, teneva il manuale di greco stretto al petto e lo zaino viola appeso ad una spalla.
Gli occhiali neri incorniciavano i suoi occhi penetranti, sorrideva.
<<Ti va di pranzare insieme?>>
<<Sai che pensavo?>>
Azzurra addentò il mcwrap, l'insalata precipitò nell'involucro di carta.
Erano finite alla stazione Termini, nel Mcdonald's.
<<Cosa?>> disse cercando di non sputare il pollo croccante nel bicchiere di coca cola.
Alessia addentò un nugget e alzò gli occhi su di lei.
<<Alle parole che ci ha dato il prof, la lezione scorsa. Sono andata in libreria, quella a viale Ippocrate, hai presente?>>
Azzurra scosse la testa.
Il sole era così forte che sembrava arrivare addirittura a loro, infilandosi nella galleria di negozi e biglietterie.
Intorno a loro c'erano uomini in giacca e cravatta, con la valigietta appoggiata alla gamba del tavolo e i mignoli sollevati mentre addentavano dei paninozzi strapieni.
Dei turisti dalla carnagione diafana, quasi albina, cercavano di far mangiare due pestiferi bambinetti esagitati.
<<Comunque sia, c'è questa libreria piena di libri di seconda mano di ogni genere, un vero pianeta del tesoro. Be' ho trovato un vocabolario di parole intraducibili, e ne ho trovata una che mi è piaciuta da morire.>>
<<Quale sarebbe?>>
<<Atma Prena. Significa amore per se stessi.>>
Si chiese se lei si fosse mai amata davvero.
<<Ecco io penso di non essermi mai voluta davvero bene. Ho sempre messo gli altri prima di me. Sono una frana>>
Azzurra le sorrise, la capiva perfettamente.
<<Sai penso che dovremmo cominciare ad amare noi stesse. Quello che ha detto il prof su quello che ci piace, quello che abbiamo nel cuore, mi ha fatto aprire gli occhi>>
<<Anche a me ha colpito quella parte>>
<<Già>>
rimasero in silenzio per un po', a finrie il pranzo.
Azzurra si perse con lo sguardo sul viavai di pendolari e viaggiatori, chiedendosi quanti di loro stessero prendendo quei treni per seguire il loro cuore.
Non voleva svegliarsi fra vent'anni e sentire di aver avuto paura del proprio istinto.
Guardò Alessia, prese un respiro.
<<Lascio Lettere>>
*Nobody puts baby in a corner*
Ed eccoci qui! Mi viene in mente che non ve l'ho mai chiesto: ma di questo professore che ne pensate?
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