IX.I senza mittente
[mitto], mittis, misi, missum, mittĕre
verbo transitivo III coniugazione
mandare, inviare, spedire/ regalare, dedicare/ (poetico) produrre, esportare
mettere nuove radici, rami, germogli, propaggini
*Nobody puts baby in a corner*
Here we are! Finalmente la sessione infinita è conclusa e posso dedicarmi a voi, nuvolette!
Torno alla ribalta col nono capitolo.
Non sono convinta del titolo, a voi piace?
Ho scelto questo perché è uno snodo centrale all'interno del capitolo 9: c'è chi manda qualcuno a fare qualcosa, c'è chi invece fa "regali" senza palesarsi.
In più ho scoperto che può significare anche mettere nuove radici, germogli e propaggini.
Be' è proprio quello che succede in questa Seconda Parte <3
Ci siamo lasciati con una strana e misteriosa richiesta di Mirko, vi ho lasciato a cuocere per benino, lo devo ammettere xD
Quindi niente da aggiungere, non vi faccio attendere ;)
Vi aspetto nei commenti <3
<<Da' qua!>> le intimò Dennis, senza attendere oltre le strappò il foglio dalle mani e lo portò davanti a sé.
Azzurra si coprì la fronte con una mano, sbirciò l'amico con gli occhi spalancati: lui confrontava le loro risposte a velocità impressionante, il suo volto non faceva trapelare nulla.
Azzurra non aveva il coraggio di alzare gli occhi sul fondo dell'aula magna, dove stava l'assistente incaricata di sorvegliarli durante l'esame.
Lei stava cercando, con tutta la buona volontà, di non dare a vedere che stava fissando il banco vuoto, mentre Dennis faceva l'esame al posto suo.
Sputò fuori il fiato appena Giulia fece scivolare il compito verso di lei, con una mossa invisibile.
La guardò e lei le schiacciò l'occhiolino.
Passò il resto del tempo a controllare le risposte, indubbiamente esatte, e a sbirciare la cattedra dove si erano annidati gli assistenti.
Erano dottorandi frustrati, che non vedevano l'ora di riversare la loro insoddisfazione su qualche povera matricola.
<<Tutto bene?>>
Azzurra, Giulia e Dennis saltarono per lo spavento, un assistente dal volto emaciato e glabro era spuntato dal nulla alle loro spalle: il maglioncino verde sopra alla camicia inamidata.
I polsi come due spilli pallidi dai polsini perfetti.
Da dove era saltato fuori? Da quanto era alle loro spalle?
<<Ha già terminato, signorina?>>
Ce l'aveva con lei.
Azzurra annuì, Giulia si era chinata sul suo compito, facendo scivolare i capelli come una tendina.
<<Ehm, sì>>
<<Bene, allora consegni>> la esortò.
Il mento appuntito le indicò le scale che la separavano dalla cattedra e dall'uscita.
Sorrise, almeno un po', e si alzò.
Lanciò un'occhiata svelta ai due amici, che la fissavano come corvi da dietro i loro compiti.
Avrebbe passato quell'esame, malgrado non lo meritasse affatto, non aveva mai aperto libro.
Scese le scale della facoltà con passi scordati, disarmonici.
Si guardò intorno mentre fiumi di studenti le scorrevano affianco, in entrambe le direzioni.
Ripensò alla decisione che aveva preso, quella di lasciare lettere.
Non aveva idea di quale potesse essere la soluzione, era come se fosse arrivata ad una conclusione perdendosi un passaggio.
Non sapeva cosa avrebbe fatto in proposito, di lasciare l'università non se ne parlava.
A volte la vita aiuta ad aggiustare il tiro: per esempio, quel mattino, mise sulla traiettoria di Azzurra Giovanni, lo strano tipo che frequentava i circensi, non appena lo vide avanzare verso la facoltà prese a camminare verso la metro, improvvisamente motivata ad andarsene.
Fu sicura che non l'avesse seguita solo quando fu sulla metro, direzione Garbatella.
Aprì la chat con Mirko e rilesse il messaggio.
Mirko a Azzurra Sto per chiederti una cosa strana xD, ma non spaventarti, non è un agguato per ucciderti xD, forse non dovevo dirlo, così sembra che sia proprio quello che ho detto che non è
Azzurra a Mirko Daii xD, ora sono disposta a morire pur di sapere di che si tratta
Mirko ad Azzurra Stai sopravvalutando di gran lunga il mio livello di interessantezza
Azzurra rise, rileggendo quel messaggio.
Azzurra a Mirko Stai sopravvalutando di gran lunga il mio livello di vita interessante
Azzurra a Mirko Anche se, devo dire, da quando ho iniziato ad essere stalkerata da un maniaco alle due di notte, stanno succedendo cose degne di interesse :)
Mirko a Azzurra :)
Mirko a Azzurra Allora, sono immobilizzato al letto -.- e non posso fare una cosa
Azzurra a Mirko Se dopo tutta questa manfrina te ne esci che devi ricaricarti il cellulare vengo lì e ti picchio
Mirko a Azzurra AHAHAHAHA no, non si tratta di una ricarica
Alla fine le spiegò che, da qualche mese, aveva scoperto una misteriosa cassetta postale, in una via sconosciuta di Roma, dove ogni settimana trovava delle lettere, delle poesie, delle parole.
Azzurra a Mirko Parole? In che senso? Sembra una cosa fighissima!
Mirko a Azzurra Si, è una figata! Parole, sì, parole intraducibili magari, o parole antiche.
In sostanza doveva seguire le sue indicazioni e andare a prendere quella della settimana.
La prima era di andare in direzione Garbatella.
Scese dalla metro, il sole si infilava tra le colonne blu, tra le strisce pedonali e rimbalzava sugli specchietti delle macchine.
Azzurra lesse di nuovo le indicazioni e ripose il cellulare, le cuffiette bianche spiccavano tra i capelli scuri.
Norah Jones l'accompagnava con la sua voce calda.
Doveva superare una rotonda, una fermata dell'atac piena di donne peruviane, svoltare per una via di case color albicocca e proseguire verso la facoltà di giurisprudenza di Roma Tre.
Moriva dalla voglia di sapere perché conosceva quel posto, se non fosse stata così timida nei confronti degli altri avrebbe già chiesto perché frequentava Garbatella.
Non faceva altro che immaginare.
Macinava metri di asfalto assolato, fantasticando su di lui.
Studiava Giurisprudenza a Roma Tre?
Viveva lì nei dintorni?
Aveva una fidanzata che abitava lì?
Allontanò il pensiero con una velocità che non credeva possibile.
Di sicuro il motivo era un altro.
Si fermò.
Le case gialle erano finite, era sbucata in fondo a una via piena di piante e siepi, il segnale indicava il divieto di sosta, in fondo spiccava la sede universitaria, bagnata dal sole.
Nel messaggio c'era scritto che si trovava prima dell'università.
Lo aveva superato.
Non guardava più le case che si schieravano lungo la strada, gialle e allegre.
Ognuna di loro le sembrava la casa in cui magari aveva vissuto notti di fuoco con la ragazza.
Scosse la testa e chiuse gli occhi.
Una cassetta della posta, quella doveva cercare.
Doveva pensare a quella.
Aveva chiesto a lei di andare lì, in quel posto segreto, significava che non voleva chiederlo a nessun altro.
No?
Quel pensiero le diede energia: sollevò la testa e infatti, proprio dieci metri più in là, vide il tipico gancetto rosso sbucare da una siepe.
Si guardò intorno: il sole si aggirava guardingo di raso al muro, l'enorme pianta sempreverde gettava ombra sul quel lato della strada, Azzurra ascoltò il silenzio di quella via deserta e poi, con un gesto, fece abbassare la bandierina rossa con un cigolio.
Dentro c'era una busta.
La tirò fuori e la rigirò tra le mani: una macchia di caffè macchiava il retro, era così sottile che si poteva intravedere la carta che c'era dentro, le parole incise sopra a penna, in controluce.
Una vecchietta la fissava, sulla metro.
Azzurra sostenne lo sguardo, poi, dopo un attimo di esitazione, estrasse la matita dalla borsa e iniziò a disegnare.
Sì, sulla busta.
Occhi a fessura, come due feritoie, il cappello tondo sulle nuvole bianche dei suoi capelli, la bocca sottile, consumata dai discorsi, le mani unite in un dritto e rovescio di rughe e macchioline.
Azzurra a Mirko Presa. La devo lasciare a Flavio?
Mirko ad Azzurra No, no, tienila tu
Azzurra La devo aprire?
Ma mentre inviava quel messaggio gliene arrivava un altro.
Mirko Me la darai quando ci rivediamo:)
Allora si sbrigò a rispondere.
Azzurra Ah okay! Scusa, non avevo capito :) Allora la conservo per te
Mirko ad Azzurra Vuoi vedere cosa c'è dentro?
"Da morire" pensò
Azzurra a Mirko No, no, è una cosa tua.:) Non volevo sembrare invadente, scusami
Mancavano ancora due fermate quando prese il cellulare e digitò sulla barra di Google
Come aprire una busta senza romperla
Giulia le disse che la stavano aspettando sul prato fuori dalla facoltà, dov'era finita?
Glissò la domanda e si sbrigò a raggiungerli.
Trafelata si avvicinò alla testa lilla di Dennis e alla chioma scura di Giulia, il fiato corto.
<<Eccomi, com'è andata?>>
Entrambi si voltarono verso di lei, gli occhi stanchi.
<<Sto morendo di fame>> disse Giulia
<<Se non mi mette la lode, contesto il voto>> fu la considerazione di Dennis
<<Be', bene direi>> commentò sedendosi.
Giulia era ancora depressa per la storia dell'innamorarsi.
Le lezioni del professore di letteratura greca non avevano fatto altro che farla deprimere di più.
Se prima riusciva ad ignorare la cosa, era evidente, da come alzava gli occhi ogni volta che annusava maschi, che non ci riusciva più.
D'un tratto lasciò perdere la pizza bianca con la mortadella, spalancò gli occhi e chiuse la bocca.
Azzurra le chiese cosa avesse visto, Dennis dal canto suo stava preparando la mail da mandare al professore per contestare il 30.
<<Beccata, ora devi darmelo>>
Scoppiò a ridere ancora prima di voltarsi.
Leonardo Mirzì, alterego dell'antropologo scaramantico, era in piedi davanti a lei in tutta la sua mascolinità.
L'altezza del suo cavallo dei pantaloni era esattamente al punto giusto tra l'ostentazione e l'efficienza.
Guardò prima il bottone dei suoi jeans, poi alzò gli occhi su di lui.
<<Be' hai sbagliato approccio, allora>>
Entrambi risero del gioco di parole.
Perfino Dennis aveva smesso di scrivere al portatile.
Giulia non staccava gli occhi da Leonardo.
Quest'ultimo portò la cartellina che aveva sotto al braccio e infilò la mano nella tasca del pantalone, prese il cellulare e lo porse ad Azzurra.
<<Risolviamo subito, scrivimelo.>>
Azzurra ci pensò, poi afferrò il cellulare e digitò il numero.
<<Fatto>>
<<Adesso quello vero>>
Le sorrise e Azzurra scosse la testa.
<<Una promessa è una promessa, ti ho scritto quello giusto>> smentì.
<<Come mi salvo?>> domandò poi.
Ricordava il suo nome?
Leonardo arricciò le labbra e ci pensò su
<<Mh, scrivi Azzurra Tette Sode>>
Azzurra spalancò la bocca.
<<Sto scherzando, Tette Sode basta>>
Sorvolò sul commento che avrebbe fatto il suo sedere, molto offeso, e si concentrò su di lui.
<<D'accordo>> rispose infine.
L'espressione di Leonardo era al limite della sorpresa.
Azzurra selezionò il numero e lo salvò sotto il nome Signorina Autocommiserazione
Gli restituì il cellulare.
La ringraziò.
<<Adesso hai da fare?>>
<<Sto pranzando>>
<<Capito, allora ti chiamo>>
Azzurra scrollò le spalle e alzò una mano per salutarlo.
Giulia la afferrò per una spalla.
<<Chi diavolo è quello?>>
Dennis lo stava ancora fissando con la mente aggrottata.
<<Di sicuro uno che ha capito che se non ci pensa qualcuno ci cresce la muffa>>
<<Dennis!>>
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