41. Per loro
Olivier era troppo scosso per rientrare subito a casa.
Fece una lunga passeggiata, ripercorrendo con la mente tutta la sua storia con Jen. Si erano piaciuti fin da subito, lei era bella e carismatica, giovane e piena di vita. Insieme avevano fatto tutto, erano cresciuti e maturati, avevano affrontato crisi e momenti difficili ma mai aveva visto Jen perdere la testa come era accaduto quel giorno.
Ancora faceva fatica a crederci, ma Eleonora era in un letto di ospedale per colpa di sua moglie.
L'aria fredda gli congelava i pensieri in attimi di una vita passata che non sarebbe più tornata. Ne aveva nostalgia, di quei momenti felici. Aveva nostalgia dell'amore che provava per Jen e che col tempo si era trasformato.
Adorava Eleonora e il suo particolare modo di parlargli, come se lui fosse uno sciocco ragazzino quando in realtà avrebbe potuto insegnarle la vita. Ma era così che lo faceva sentire, un ragazzino che non sapeva controllarsi davanti al fuoco della passione.
Quella ragazza lo aveva stregato fin dal primo istante. Era una magia vera e propria, la connessione che aveva sentito con lei lo aveva spiazzato e rincitrullito. Da quel momento non aveva visto altro che lei, e aveva fatto di tutto per portarsela a letto senza accorgersi che piano piano era stata lei a conquistarlo completamente, fino a quando non si era arreso all'evidenza dei suoi sentimenti per Eleonora.
L'amava più di quanto amasse Jen? Non sapeva dirlo. Erano due sentimenti opposti e complementari per alcuni versi, per questo era stato troppo difficile per lui fare una scelta.
Rientrò che era quasi mezzanotte.
Jen era accartocciata su se stessa sul divano e aveva lo sguardo assente, la TV era accesa su un canale francese, ma non stava realmente guardando. Olivier la spense. Solo allora Jen si accorse di lui. Si tirò su e lo guardò confusa.
«Sei tornato...»
Olivier scrutò sua moglie. Aveva gli occhi gonfi e arrossati e le labbra rovinate, come se le avesse mordicchiate in preda a un'ansia nervosa. Avrebbe voluto urlarle contro e abbracciarla allo stesso tempo. Si sedette sul divano cercando dentro di sé la forza per poterle parlare con calma.
«Pensavi che non lo avrei fatto?»
«Dove sei stato?»
«In ospedale.»
Non provò neanche a chiedere per quale motivo fosse andato in ospedale e quella fu solo l'ennesima conferma. Olivier continuò a fissarla con la speranza che fosse lei a parlargli per prima del suo gesto sconsiderato.
Jen distolse lo sguardo e lo puntò a terra. «Come sta?»
A quel punto, Olivier si lasciò andare ad un sospiro rassegnato. «Jen, che diavolo hai combinato?»
«E tu che cosa hai combinato?» lo guardò adirata. «Hai distrutto la tua famiglia per una ragazzetta che non sa stare al suo posto. Vuole solo una cosa da te, perché sei ricco e famoso e lei è una giornalista sportiva. Ne trarrebbe solo vantaggio, la sua popolarità andrebbe alle stelle. E tu come uno stupido hai abboccato.»
Sua moglie non poteva sapere che era stato lui ad insistere fino al punto da farla cedere, si era creata una versione alternativa nella quale Eleonora era la colpevole di tutto. «Non è così, lei non vuole niente da me.»
«Ah no? Però è corsa subito a dirti quello che è successo...»
«Jen, non parlare di quello che è successo come se fosse una cosa normale. Potevi ammazzarla.»
«Ma non l'ho fatto.»
Olivier sentì il sangue salirgli al cervello. «Era incinta, porca puttana! Ha perso il bambino.»
Jen scattò in piedi e gli rifilò un ceffone. Lo schiaffo gli bruciò la pelle. Strinse la mascella e non si mosse.
«L'hai messa anche incinta, Olivier! E ai tuoi bambini non hai pensato? A me?»
«Jen io non lo sapevo.»
Lei scosse violentemente la testa. «Sparisci immediatamente da questa casa.»
Olivier si alzò in piedi, cercando di calmarla. Era scoppiato e le aveva dato la notizia del bambino in modo troppo brusco. «Jen.»
«Vattene!» Sua moglie indietreggiò e afferrò la prima cosa che le capitò sottomano, un vaso di porcellana poggiato al lato del divano. In preda a un'isteria che non le era mai appartenuta, glielo lanciò contro. Il vaso si frantumò sul pavimento, lei scoppiò a piangere.
«Jen.» Oli la strinse forte. Che cosa aveva fatto? Pensò che non era sempre un bene seguire il proprio cuore e che alcune storie dovevano restare platoniche. Se solo avesse dato ascolto a tutte le persone che gli avevano detto di lasciar perdere...
«Sei un maledetto bastardo, hai rovinato tutto, tutto...» Lei continuava a piangere tra le sue braccia, cercando di allontanarlo.
«Mi dispiace, lo so. È colpa mia.»
«Mamma, papà, che succede? Perché state litigando?»
Entrambi si voltarono verso il piccolo Aaron, che a piedi nudi si stava avvicinando a loro.
Jen si affrettò ad asciugarsi le lacrime. «Amore non è niente, papà ha fatto cadere il vaso e la mamma si è arrabbiata.»
Olivier lo prese in braccio. «Vieni qui piccolo, ti porto a letto.» Si accorse che era tutto sudato e il cuore gli batteva forte forte.
Il bimbo gli strinse forte le braccia al collo. «Papà, va tutto bene?»
«Sì amore, va tutto bene. Hai fatto un brutto sogno?» Lo mise nel lettino e gli accarezzò i capelli.
«No. Mi sono svegliato perché stavate litigando. Perché mamma ha detto che te ne devi andare?»
«Ha detto così? Stava scherzando, era per il vaso che ho rotto...»
Un'ombra di preoccupazione calò sul viso del piccolino. «Papà, tu resti qui, vero?»
Olivier sentì il cuore accartocciarsi. «Ma certo, amore mio, certo. Adesso dormi. Io sono qui vicino a te, non vado da nessuna parte.»
E si rese conto che non avrebbe potuto lasciare Jen e spezzare il cuore dei suoi bambini, e che Eleonora aveva ragione, come sempre. Non era una persona egoista come lui, era una persona speciale. La immaginò sola, in quella maledetta stanza di ospedale. Non meritava quello che le era accaduto e per questo avrebbe rispettato la sua scelta. Glielo doveva.
Quando tornò nella sala Jen stava raccogliendo i cocci e piangeva sommessamente.
«Si è addormentato?» chiese, quando vide il marito.
Olivier annuì. «Dobbiamo parlare.»
«Cos'altro c'è da dire? Mi sembra che tu abbia fatto la tua scelta, eri pronto a costruire una nuova famiglia con lei... vai, sei libero adesso.»
«Non sapevo del bambino, non sapevo nulla.»
Lei sollevò un sopracciglio. «Certo, lo avrebbe tirato fuori al momento opportuno per incastrarti.»
«L'hai vista anche tu ieri con l'anello al dito. Aveva deciso di sposare Matteo e di non dirmi niente.»
«Oh ma che carina, che bella persona.»
«Non ha mai voluto portarmi via da te o dalla nostra famiglia, Jen.»
«Smettila di difenderla in continuazione» sbottò. «Non cambia il fatto che è andata a letto con un uomo impegnato e che tu mi hai tradita.»
«No, infatti. Ti ho tradita e vorrei dirti che me ne pento, ma non è così. Mi dispiace per tutte le bugie che ti ho raccontato, l'ho fatto solo per non ferirti e perché ci tengo alla nostra famiglia.»
«Ci tieni, ma non ti penti di averci traditi.» Sbuffò, infastidita. «Non dire stronzate.»
«Ci tengo e vi amo con tutto me stesso, siete parte di me» disse con decisione. «Però amo anche lei.»
A quel punto Jen gli diede le spalle. «Basta, non voglio sentirti più.»
«Invece adesso mi ascolti. Voglio dirti tutto.»
Jen si tamponò gli occhi con un fazzoletto stropicciato che aveva in mano. «Ancora non sei soddisfatto? Vuoi umiliarmi ancora?»
«Tu non c'entri niente. Non è perché non ti amo più o perché lei era più attraente di te. Voglio solo dirti che amo entrambe. Ma questo non toglie niente a te, che resti sempre bellissima e attraente, e sei la madre dei miei figli, e insieme abbiamo una famiglia stupenda.»
«Una famiglia che tu hai distrutto. Cosa ti aspetti che faccia adesso che mi hai detto che la ami, che accetti di vivere con la sua presenza nelle nostre vite? Scordatelo.»
Olivier scosse la testa. «Eleonora ormai non mi vuole vedere più.»
«E quindi sei tornato da me? Beh, neanche io ti voglio più.»
«Quando sono venuto qui stasera la mia intenzione era quella di lasciarti. Quello che hai fatto non è da te e io... il punto è che ho capito solo ora quanto male ho causato a tutti. È colpa mia, solo colpa mia e ho tutta l'intenzione di pagarne le conseguenze. Ma non intendo far pagare le mie colpe ai nostri figli. Prima Evan era terrorizzato all'idea che io e te stessimo per separarci. Voglio che crescano sereni.»
Lei lo guardò a lungo. «Olivier, sai bene che per loro darei la vita, ma non puoi chiedermi questo. Non posso perdonarti. A maggior ragione perché sei ancora innamorato di lei.»
Lui la guardò comprensivo. «Capisco, ma dobbiamo farlo per loro.»
Jen annuì. «Ho bisogno di tempo per pensarci. Me ne torno in Francia per un po'.»
«Va bene, prenditi tutto il tempo che vuoi.» Ma pronunciò le ultime parole in una stanza vuota. Lei era già sparita nella camera da letto.
Tornò qualche minuto dopo con delle coperte che lasciò sul divano. Olivier, distrutto ed esausto, si distese sul divano, ma non riuscì a chiudere occhio.
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