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39. Nuovo futuro

Eleonora sollevò le palpebre doloranti e pesanti. La luce bianca le diede fastidio appena colpì le iridi. Chiuse di nuovo gli occhi mentre un dolore sordo cominciava a farsi strada dalla schiena fin dentro la testa. Ricordò tutto e desiderò tornare nello stato di incoscienza nel quale si trovava solo pochi istanti prima. Il suo primo pensiero fu per il bambino. Spalancò gli occhi e cercò di mettersi a sedere ma scoprì che non poteva muovere un muscolo senza sentire un dolore lancinante. Emise un lamento.

«Ele.»

Solo in quel momento si accorse che c'era una persona nella stanza. Guardò alla sua destra, a qualche metro da lei. «Matteo» disse con la bocca impastata.

Lui aveva lo sguardo puntato su di lei e il sollievo gli distese la fronte. Si alzò dalla sedia grigia sulla quale era seduto e si avvicinò al letto. «Ele, come ti senti?»

«Che ci fai qui?»

Matteo sollevò le sopracciglia, risentito, poi sospirò. «Avresti preferito qualcun altro?»

Eleonora scosse la testa. «Credevo fossi andato via.»

«Stavo per farlo, ero in stazione quando ho ricevuto la chiamata dall'ospedale. Com'è successo? Ricordi qualcosa?»

Il volto della moglie di Olivier un momento prima dell'impatto con l'auto le tornò davanti agli occhi. Rabbrividì. Se quella donna era arrivata a tanto era anche colpa sua che aveva avuto una storia col marito.

«Non ricordo nulla. So solo che stavo tornando a casa dopo aver fatto la spesa e...» le venne da piangere. Sentì le dita di Matteo sfiorarle il braccio.

«Ora che ti sei svegliata la polizia vorrà parlare con te.»

«Sanno qualcosa?» chiese allarmata. Non voleva che la verità saltasse fuori, voleva solo chiudere per sempre con Olivier e la sua famiglia.

«No, sono ancora in alto mare.»

Annuì, già stanca di quel dolore misto a torpore che sentiva in tutto il corpo. «Il bambino come sta? E io che cos'ho? Ho qualche danno permanente?»

«Tu stai bene, per fortuna. Guarirai presto. Ma hai avuto un trauma violento al ventre e il bambino...» Matteo abbassò la testa.

Eleonora chiuse gli occhi e lasciò scivolare fuori le lacrime. Lo sapeva, sentiva come un vuoto dentro. «No...» sussurrò.

«Non ce l'ha fatta» finì Matteo. Le asciugò le lacrime con delicatezza. «Mi dispiace, mi dispiace tanto che tu abbia dovuto vivere un'esperienza del genere.» Eleonora aprì gli occhi e vide che anche quelli di lui erano umidi. «Però da un lato sono sollevato. Sono stato tutta la notte a pensare a quel pezzo di merda di Olivier e alla situazione in cui ti ha messo.»

«Che stai dicendo?»

«Sto dicendo che è un uomo sposato, cazzo.»

Eleonora non era proprio in vena di prediche. Poteva capire lo stato d'animo di Matteo ma aveva bisogno di stare sola e mettere in ordine i pensieri. «Non venirmi a fare la morale.»

«Io ti capisco, non riesco ad accettarlo ma lo capisco. Sei stata un po' ingenua, magari hai creduto...»

«Non sono una ragazzina, Matteo» sbottò. Una fitta di dolore le attraversò la testa si portò le mani sugli occhi. «Non mi va di parlarne in questo momento.»

Matteo sospirò. «Ti ha messa in una situazione di merda. Prima o poi sarebbe saltato fuori che era suo figlio e sai bene che la stampa ti avrebbe mangiata viva.»

«Beh adesso è tutto risolto, no?»

Lui si rese conto che le stava parlando con troppa durezza. La guardò per qualche istante, scostandole i capelli dalla fronte. «Sei la delusione più grande della mia vita, ma non si cancellano i sentimenti in un giorno. Ti amo ancora e vederti così mi spezza il cuore. Oggi quando ha chiamato avrei voluto ammazzarlo.»

Il cuore di Eleonora batté più forte e questo non sfuggì a Matteo che diede una rapida occhiata al monitor al quale era collegata. «Ha chiamato?»

«Ha saputo dell'incidente.»

«Che gli hai detto?»

In quel momento dalla porta entrò Gabriella. I loro sguardi si incontrarono e si sorrisero. «Tesoro mio, sei sveglia.» Si avvicinò al letto e allungò il bicchiere di caffè che aveva in mano a Matteo.

«Che ci fai tu qui?» chiese Eleonora mentre le stringeva la mano.

L'amica si sedette sul bordo del letto. «Sono venuta per te.»

«L'ho chiamata io. Sto per andare via e non volevo lasciarti da sola.»

«Ma no, non ce n'è bisogno...»

Matteo le toccò la mano e accennò un sorriso. «Guarisci presto.» Vuotò il bicchierino di caffè e raccolse il cappotto. «Ciao Gabri, ci sentiamo.»

«Ciao Matteo.»

Lo guardarono uscire.

«Non saresti dovuta venire. Con il lavoro come fai?»

«Tu non preoccuparti di queste cose. Non sei contenta di passare del tempo con la tua migliore amica a parlare di nulla e spettegolare su tutti?»

Eleonora sorrise di cuore e fece segno a Gabriella di abbracciarla, ma se ne pentì presto. Sussultò dal dolore anche se l'amica era si era avvicinata con delicatezza. Tuttavia non la lasciò andare. Aveva troppo bisogno di sentire un po' di calore e di affetto. Cominciò a piangere e per qualche minuto rimasero così, unite, senza dire nulla. L'odore di Gabriella la calmava e la trasportava in un posto sicuro dove poteva avere l'illusione che tutto sarebbe andato bene.

«Perché non mi hai detto del bambino?» il caschetto di Gabriella ormai si era allungato e le assottigliava la forma del viso. La guardava con dolcezza, non con biasimo.

«L'ho saputo solo pochi giorni fa. Incredibile come mi abbia fatto sprofondare nello sconforto quando ho scoperto di essere incinta e adesso... sento come se mi mancasse un pezzo.»

Gabriella le accarezzò la guancia. «Matteo mi ha raccontato quello che è successo ieri.»

«Non ce la facevo più a tenermi tutto dentro.»

«Per questo avresti potuto parlarne con me.»

Eleonora si asciugò le lacrime dalla faccia. «Avevo preso appuntamento per la settimana prossima per fare l'ecografia. Non ho fatto nemmeno in tempo a vederlo.» Guardò il soffitto e sospirò. «Lei non poteva sapere che ero incinta.»

«Lei chi?»

«La moglie di Olivier.» Non sentiva nessun rancore nei confronti di Jen, era anche colpa sua se era arrivata a tanto.

«Cosa c'entra la moglie di Olivier?» chiese Gabriella, perplessa.

«Era lei a guidare la macchina che mi ha investito.»

«Che cosa? Dovrai dirlo alla polizia!»

«No, invece. Me la sono andata a cercare. Sono andata a letto con una persona che una famiglia ce l'aveva già.»

«Che stai dicendo, Eleonora? Poteva ammazzarti. Non è colpa tua se il marito non se lo sa tenere nelle mutande.»

«Avrei potuto respingerlo.»

Gabriella la guardò come se le mancasse qualche rotella. «Non stai parlando seriamente.»

Il cellulare di Gabriella emise un trillo e lei si alzò per andare a prenderlo nella tasca del giaccone. «Samu e Olivier stanno arrivando. Spero che a lui dirai la verità, altrimenti lo farò io. Quella donna ti ha quasi ammazzato, non se ne può andare in giro impunita.»

Eleonora si agitò nel letto e mille puntini bianchi le si formarono davanti agli occhi. «Olivier sta venendo qui?» riuscì a dire a denti stretti.

«Sì, è preoccupato, vuole sapere come stai.»

«Non voglio vederlo. Non voglio vederlo mai più. Ho chiuso con tutti loro. Se ti azzardi a farlo entrare qui, chiuderò anche con te.»

Gabriella rimase immobile e sorpresa dal tono duro e perentorio di Eleonora. Serrò le labbra e annuì. «Va bene. Torno subito.»

Uscì dalla stanza ed Eleonora chiuse gli occhi. Le ultime lacrime solcarono ancora le guance. Prese un bel respiro e le asciugò, mentre la sua testa appesantita e dolorante cominciava a pensare ad un nuovo futuro.

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