36. Non dirmi che è finita
Olivier osservò Eleonora allontanarsi da loro a passo svelto. C'era qualcosa che non andava in lei. Come le era saltato in mente di fidanzarsi con Matteo? Non poteva volerlo sposare davvero. Se lo stava facendo perché aveva il cuore ferito o, peggio ancora, per farlo ingelosire, Olivier doveva impedirglielo. L'unico motivo che avrebbe accettato era l'amore ma sapeva fin troppo bene che Eleonora non amava Matteo.
I due si osservarono qualche secondo senza dire niente. Perché Matteo non andava a vedere cosa stesse succedendo alla sua fidanzata invece di fissarlo con quell'aria soddisfatta? C'era qualcosa che la tormentava, era evidente. Se Olivier fosse stato al posto di Matteo in quel momento non sarebbe stato così compiaciuto. Fece un passo per andare a cercare Eleonora, ma Jen gli strinse il braccio.
«Che stai facendo?» gli chiese in francese.
Olivier osservò la maschera di delusione dipinta sul volto della moglie. Già, che diavolo stava facendo? Matteo salutò Jen e si allontanò, per andare a salutare altre persone. Lui si guardò intorno, senza riuscire a vedere Eleonora. Dove era finita?
«Devo parlare un attimo con Eleonora.»
«Quindi è lei la tua amante?»
Un brivido gelato corse lungo la sua schiena. «Cosa stai dicendo? Non sai di cosa parli.»
«Oh, so benissimo di cosa parlo. Sei letteralmente sbiancato quando hai visto l'anello.»
«Sai perfettamente che la incontravo per scrivere il libro e sapevo che si era lasciata con Matteo. Mi è sembrato strano vederli insieme, ok? E poi c'è qualcosa di strano in lei.»
Jen osservò il marito e scosse la testa. Sapeva che non gli aveva creduto e che una volta tornati a casa avrebbero avuto una brutta discussione. Ma quello che lo faceva stare più male era averle rovinato una serata che sarebbe dovuta essere bella e spensierata, almeno per lei. Le accarezzò le braccia e sorrise. «Jen, è la verità.»
Lei si scostò bruscamente. «Vado a prendere da bere.»
Con la coda dell'occhio vide Eleonora infilarsi nel corridoio che portava ai bagni. Jen si era avvicinata al bancone del bar. Si concesse solo un attimo di incertezza, poi decise di seguire Eleonora. Con Jen avrebbe parlato poi a casa con calma, invece doveva assolutamente capire che stava succedendo a Eleonora.
Attese fuori. Infilò le mani in tasca e si appoggiò con una spalla alla parete. Lei uscì dopo un tempo infinito. Sussultò appena lo vide, poi sospirò.
«Questo è il bagno delle donne.»
Olivier le afferrò un braccio e la trascinò nella porta accanto, quella del bagno degli uomini. Eleonora emise un verso di stupore mentre inciampava coi tacchi nel vestito lungo. La intrappolò contro il muro e armeggiò rapido con la serratura.
«Che ti prende, me lo spieghi?» Rimase appoggiata alla parete col volto livido di rabbia.
Lui la fissò negli occhi. «Io dovrei spiegarti che mi prende? Spiegami tu perché ti sposi con quel coglione!»
Eleonora abbassò il capo e lo scosse. «Cosa vuoi da me? Prima mi dici che tra me e te non potrà mai esserci niente, poi cambi idea e dici di essere innamorato e adesso ti metti a fare questa scenata di gelosia davanti a...»
Olivier le alzò il mento. «Senti Eleonora, non puoi sposarlo, va bene?»
«Era già nei nostri piani prima che arrivassi tu.» Sfiorò la giacca di Olivier con i palmi. «È stato... bello. Però adesso dobbiamo tornare alle nostre vite.»
Il suo sguardo restava lucido, la sua voce calma e misurata. Eleonora era una ragazza passionale, emotiva, eppure in quel momento Olivier non riusciva a leggere le sue emozioni. Cosa gli stava nascondendo?
«Non dire così, non dirmi che è finita. Io sto impazzendo, non riesco a controllarmi. Quando ho visto l'anello volevo strappartelo dal dito e gettarlo in faccia al tuo stupido fidanzato.»
«Questo non va bene, non è sano. Non possiamo continuare così, te ne rendi conto? Non possiamo farci del male e farlo alle persone che ci sono accanto.»
Calò la bocca su quella di lei, infilando la mano dietro la nuca e avvinghiando le dita ai suoi capelli. Eleonora strinse le mani sulla sua camicia, ai fianchi. Scostò il viso e lo appoggiò sul suo petto.
«No, Oli, fermati.»
Olivier le avvolse il volto con le mani, accarezzando le guance con i pollici. «Io non voglio farti del male.»
«Dobbiamo dirci addio.»
Le mani scivolarono sul collo e sulle spalle. «Non sposarlo, ti prego.»
«Perché?» sussurrò lei, con un tremito nella voce.
Olivier la teneva stretta per le braccia, le dita affondavano nel velluto come se volesse impedirle di andare via da lui per sempre. «Ho bisogno di sapere che sei mia. Dimmelo. Dimmi che sei mia.»
Eleonora piantò gli occhi nei suoi e in quel momento la maschera che stava indossando crollò e vennero fuori tutte le emozioni di cui Olivier si era nutrito in ogni loro incontro. Per un istante gli passò davanti la prima volta che aveva incrociato i suoi occhi e ricordò vivida la sensazione che ne era scaturita. Era legato a lei dal filo del destino, in quella sensazione aveva visto un posto a cui appartenevano entrambi i loro cuori, uniti ancora prima che i loro corpi si incontrassero. Erano sentimenti che non potevano essere spiegati, il loro legame era qualcosa di primitivo. Esisteva, e non sarebbe finito neanche con la loro separazione.Non sapeva nemmeno da dove gli era arrivata tale consapevolezza.
Le accarezzò il viso, perduto nel potente vortice di emozioni che lei era in grado di dargli. Eleonora gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Le lingue si trovarono e li incendiarono, Olivier la strinse forte e affondò nella sua bocca come avrebbe voluto fare tra le sue cosce. La schiacciò contro il muro, cercando di infilare la mano sotto al vestito. Eleonora lo bloccò subito.
«Devo dirti una cosa.»
Olivier portò entrambe le mani sulla parete e la guardò. Il petto si alzava e abbassava velocemente in cerca dell'aria che si erano tolti a vicenda con quel bacio aggressivo. Sembrava sul punto di confessargli qualcosa di cui temeva la sua reazione. Si passò la lingua sulle labbra.
La serratura sembrò sul punto di rompersi, emise un suono sinistro e cedette sotto la pressione. La porta si spalancò e Olivier fece giusto in tempo ad allontanarsi prima di vedere il proprio allenatore entrare. Si accorse in un secondo della situazione.
«Scusatemi» disse prima di uscire e richiudere la porta.
Olivier si scambiò un'occhiata con Eleonora. «Possiamo...»
Ma lei non gli fece finire la frase, sgusciò via il più veloce possibile. Olivier respirò piano e si guardò allo specchio, aggiustandosi la camicia e i capelli. Il mister entrò di nuovo. Lo guardò attraverso lo specchio.
«Mister...»
Pioli ricambiò lo sguardo restando serio per alcuni secondi, poi annuì impercettibilmente. «Tranquillo, non ho visto niente.»
***
Eleonora fissava una luce accesa in una camera da letto nel palazzo di fronte. Sul terrazzo dell'hotel si era alzato il vento e tirava forte scompigliandole i capelli e facendole bruciare gli occhi. Cominciava a sentirsi esausta mentalmente e fisicamente. I muscoli del collo erano tesi e dolenti, la mascella rigida mandava fitte di dolore alle tempie. Si avvolse le braccia intorno al corpo. Era ora di smetterla di agire come se fosse la protagonista di un amore tormentato e cominciare a usare la testa. Soprattutto se voleva diventare madre.
Era stata sul punto di dire a Olivier del bambino, le parole di Samu l'avevano fatta riflettere. Aveva pensato che sarebbe stata sola ad affrontare la situazione, dando per scontato che Olivier non avrebbe voluto un bambino da un'altra donna. Ma nel bagno tutte le sue convinzioni erano crollate. Non voleva distruggere la vita di Olivier, però forse Samu aveva ragione e lui aveva il diritto di sapere.
Prima doveva parlare con Matteo. Sentiva l'anello al dito pesare come un macigno. Sapere che gli avrebbe causato dolore acuiva il suo stato di agitazione e frustrazione. Aveva sbagliato a chiamarlo, aveva sbagliato a pensare di poter risolvere tutti i suoi problemi con la sua presenza.
«Finalmente ti ho trovata.» La sua voce la raggiunse alle spalle. Matteo si avvicinò al parapetto al quale era appoggiata. «Che fai qui fuori al freddo?»
«Avevo bisogno di schiarirmi le idee.»
Lui annuì, abbassando il capo. «Hai dei ripensamenti sul fatto di volermi sposare? Hai cambiato umore quando Olivier ha visto l'anello.»
Le labbra tremolarono e alcune lacrime sfuggirono al suo controllo. Eleonora si asciugò in fretta il viso mentre Matteo le passava un braccio attorno alle spalle.
«Quando mi hai chiamato credevo che avremmo potuto risolvere i problemi che si erano creati tra noi dopo il tuo trasferimento. Invece continuo a non riconoscere la ragazza che amavo. Lo vedo che c'è qualcosa che ti angoscia, che ti fa stare male.»
Con le dita sfiorò la pietra che portava all'anulare. «Devo dirti una cosa.» Si schiarì la voce. «Sono incinta.»
Un attimo di confusione passò sul volto di Matteo. Batté un paio di volte le palpebre, scostandosi da lei. «È per questo che mi hai lasciato? È troppo presto per avere un bambino, per te?»
«No, non è per questo, l'ho scoperto solo qualche giorno fa.» Le lacrime che aveva cercato di trattenere si riversarono lungo le guance. «Ricordi quando credevi che ti stessi tradendo? Era vero, ho avuto una relazione con un altro uomo.»
Matteo serrò la mascella e inspirò lentamente. «Chi è?»
«Che importanza ha?»
«È Olivier Giroud, vero?»
Eleonora scosse debolmente la testa.
«Lo ami?»
«È finita ormai.»
«Rispondimi! Sei innamorata di lui?»
Si morse il labbro. Sapeva del sale delle lacrime. «Sì.»
«Dammi l'anello.»
Protese le mani verso di lui. «Matteo per favore andiamo a casa a parlare.»
«Dammi. L'anello.»
Se lo sfilò. Matteo lo prese. Se lo rigirò tra le dita e poi, inaspettatamente, lo lanciò nel vuoto, dal dodicesimo piano.
Eleonora soffocò un'esclamazione.
«Vaffanculo, Eleonora! Scommetto che hai accettato solo perché lui ti ha mollata e adesso non sai con chi crescere questo bambino, perché è suo vero?»
«È suo ma non è come credi. Forse all'inizio l'ho pensato ma ti avrei detto la verità sul bambino, te la sto dicendo.»
«Adesso ti aspetti che ti creda? Che stupido, che idiota... io lo sapevo che tra te e Giroud c'era qualcosa.»
Lei si guardò attorno allarmata. C'erano anche altre persone sulla terrazza e Matteo non riusciva più a controllarsi. «Ti prego, non alzare la voce. Andiamo a casa.»
«Che c'è, hai paura che tutti scoprano che sei andata a letto con un uomo sposato? E che adesso aspetti un figlio da lui? Da quanto tempo va avanti questa storia?»
«Smettila, ti prego.»
«Da quanto tempo va avanti?»
«Un mese» mentì lei. In tutto il male che gli stava facendo, forse avrebbe trovato un po' di conforto nel sapere che era iniziato tutto dopo che loro due si erano lasciati.
Matteo fece qualche passo in tondo. «Lui lo sa che sei incinta?»
«No. È finita, te l'ho detto.»
La guardò a lungo, poi sorrise beffardo. «È finita anche tra noi. Prendi un taxi per tornare a casa. Oppure fatti accompagnare dal tuo amante e da sua moglie.»
Pensò di meritarselo tutto l'ultimo sguardo di disprezzo che le riservò. Però si rese conto di sentirsi bene. Per la prima volta da mesi era stata sincera, aveva detto la verità sulla sua relazione e su quello che provava per Olivier. Si asciugò le lacrime, chiamò un taxi e andò via dalla porta di servizio.
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