Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

3. Una gran bella caduta

Eleonora era agitata. Nella stanza delle interviste riguardava nel monitor Olivier Giroud che rispondeva alle sue domande e lei che balbettava come una teenager di fronte al suo idolo. Quell'intervista era un autentico disastro.

Doveva uscire a fare un giro di saluti, doveva presentarsi ai dirigenti e conoscere un po' di persone. Eppure non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse stata stupida durante la sua prima intervista importante. Era sicura che il capo non gliene avrebbe affidate più.

Una volta rimasta sola con Ciro, prese coraggio e gli fece la domanda che la tormentava da diversi minuti. «Ciro, dimmi la verità, che ne pensi di questa intervista?» Aveva bisogno di sapere da una persona amica la verità.

L'amico staccò le mani dalla cinepresa e si voltò a guardarla. «Eri emozionata, vero?»

Il sorriso dolce sul volto di Ciro le fece capire che i suoi timori erano fondati. Sospirò, abbassando gli occhi. «Non lo so, non lo so che mi è preso.»

«Credo che lui si stesse divertendo a vederti così. Ma non ti preoccupare, ci metto mano io e ne tiro fuori una buona intervista.»

«Grazie mille.»

«A che ora siamo in onda?»

Eleonora guardò l'orologio. «Tra tre ore.»

«Ok, vado a preparare la telecamera fuori. Tu vai al bar, ti aspetta Valerio per presentarti gli altri colleghi.»

Eleonora raccolse la borsa e uscì. Si sentiva uno schifo, aveva il morale a terra. Non era possibile che il suo primo giorno fosse andato così, in maniera davvero pietosa. Percorse i corridoi pieni di foto di tutti i grandi campioni che avevano fatto la storia del club. Si emozionò a pensare che avessero calcato il suo stesso pavimento. Con il cuore pieno di gioia, rinvigorito da quei pensieri, decise che non doveva abbattersi per un'intervista andata male, doveva essere felice per essere lì, a Milanello, in un posto che trasudava calcio a grandissimi livelli e storia.

I suoi colleghi alcuni li conosceva già. Erano tutti maschi, tutti più grandi di lei e tutti gentili. La misero subito a proprio agio e per qualche tempo il ricordo di quell'intervista disastrosa scomparve.

Quando la squadra uscì fuori a fare allenamento, anche i giornalisti si spostarono vicino al campo. Eleonora si accorse che cercava avidamente Olivier con lo sguardo. C'erano quasi tutti, ma lui no. Come mai? Si voltò verso il collega più vicino, per chiedere informazioni, ma proprio in quel momento una voce dall'accento francese attirò la sua attenzione.

Era proprio dietro di lei, parlava con un compagno di squadra. Appena la vide le sorrise, provocandole un turbamento nello stomaco. Si avvicinò, senza staccarle mai gli occhi di dosso.

«Sei proprio tu.»

«In carne ed ossa» rispose Eleonora. Aveva voglia di sospirare per quanto era bello quel sorriso delicato sulle labbra.

«Beh, sono contento che sarai qui in giro. Così potrò vedere il tuo bel viso sempre.»

Eleonora si fece improvvisamente seria. «Finiscila.» Guardò con circospezione alle sue spalle, sperando che nessuno avesse sentito. Un conto era fare l'idiota quando erano da soli, un altro era farlo davanti ai suoi colleghi e amici di Matteo. Di certo non voleva alimentare nessuna voce o pettegolezzo.

Lui allargò il sorriso, le fece l'occhiolino e se ne andò in campo.

Confusa, tornò a stazionare vicino agli altri giornalisti. Non riusciva a spiegarsi quella strana e forte attrazione che sentiva nei confronti di Giroud. Mai, mai le era capitato di sentirsi così presa da una persona dopo un solo sguardo. E sotto sotto le piaceva. Era un'emozione nuova, pulsante, vibrante. Le dava vitalità, energia.

Scosse la testa, staccò gli occhi da lui e prese in mano le redini dei suoi pensieri, immergendosi nel lavoro. Giroud non doveva essere una distrazione, aveva ancora tanto da dimostrare, se avesse compiuto un passo falso proprio in quel momento non era sicura che avrebbe avuto ancora il tempo per recuperare e proseguire con la sua carriera.

E poi era quasi certa che lui la stesse prendendo in giro, che lui si divertisse da matti a metterla in imbarazzo. Soprattutto perché gliene aveva dato modo. Era stata lei a reagire come un'idiota appena lo aveva visto. Oli aveva soltanto pensato che potesse essere una ragazza con cui divertirsi un po'. Il fatto che anche lei si sarebbe divertita più che volentieri con lui la mise subito in imbarazzo. Si sentì in colpa nei confronti di Matteo per aver anche solo pensato a una cosa del genere.

Quasi come se lo avesse evocato, il suo cellulare squillò e sullo schermo comparve il nome del suo fidanzato. Grazie al cielo, pensò. Era un segnale che stava andando fuori dai binari e necessitava di tornare in carreggiata.

Si allontanò dal resto del gruppo e rispose.

«Ciao, amore mio. Come è andata l'intervista?» chiese subito lui.

Eleonora si mordicchiò il labbro. «Non lo so, Matti, non tanto bene. Non sono per niente sicura.»

«Come mai? Il giocatore non voleva parlare?»

«No, no. È che... non so cosa mi sia preso. Sono andata nel pallone.»

«Ma non ti preoccupare. Sono sicuro che è andata bene. Sei solo ipercritica verso te stessa.»

«Sarà, ma non sono per niente positiva. Anzi, mi faresti un favore? Quando arriva in redazione potresti darle un'occhiata tu e dirmi che ne pensi?»

«Va bene, amore. Ci sentiamo più tardi, ok?»

«Ok, ti amo.» Doveva ricordarselo.

«Ti amo anche io.»

Controllò i messaggi sul cellulare, fino a trovare uno della sua amica Gabriella, anche lei le chiedeva come fosse andata l'intervista.

Sapevano tutti che si trattava di una tappa importante e fondamentale della sua carriera, intervistare un calciatore come Olivier Giroud, in una squadra come il Milan, non era roba da poco. Sentì forte su di sé il peso di quella responsabilità, sentì di aver fallito.

Con la testa china sul cellulare, rispondendo ai messaggi della sua amica, Eleonora non si rese conto di dove metteva i piedi e non vide un leggero avvallamento nel terreno. Inciampò e cadde rovinosamente a terra, davanti a tutti. Colleghi, calciatori e staff tecnico. Il cellulare volò verso il campo, e lei si ritrovò faccia a terra, con le mani escoriate e il jeans strappato sopra le ginocchia.

Maledizione! Qualcuno accorse in suo soccorso.

«Eleonora, tutto bene? Ti sei fatta male?»

Si sollevò sulle ginocchia. «No, sto bene, grazie.»

Infilò la mano in quella di Ciro e si tirò su. Guardò i suoi vestiti ormai sudici e imprecò silenziosamente. Doveva fare una dannatissima diretta! Un uomo brizzolato si avvicinò con del cotone idrofilo e dell'alcool.

«Signorina, mi faccia vedere. La medichiamo.»

Con un turbinio di pensieri in testa, allungò le mani per farsi medicare. Le bruciavano un po' ma non era niente in confronto al mix di rabbia e vergogna che sentiva in quel momento. Indirizzò lo sguardo verso il campo. I ragazzi stavano facendo allenamento e per fortuna avevano smesso di ridere della sua caduta, ma aveva sentito qualcuno definirla imbranata e goliardica.

Che aveva fatto di male nella sua vita per meritare un primo giorno come quello? Si sedette su una panchina e lasciò che il dottore le medicasse anche le escoriazioni sul ginocchio. I suoi colleghi parlottavano tra loro e non sembravano prestare attenzione a lei.

Una mano tesa comparve davanti ai suoi occhi, con il suo cellulare. Lo schermo era andato in frantumi. Una volta uscita di lì, ne avrebbe comprato uno nuovo. Alzò lo sguardo e trovò Olivier.

Ancora lui.

Nei suoi occhi divertiti riuscì a scorgere un fuoco che ardeva per lei. Possibile che anche lui sentisse la stessa chimica che sentiva lei?

«Complimenti per la caduta, Eleonora. Una gran bella caduta. Di classe.»

«Smettila, per favore.» gli tolse il cellulare dalle mani e lo osservò mentre si sedeva sulla panchina accanto a lei.

Il suo odore le solleticò le narici. Un odore intenso, che le fece pensare a lenzuola umide avvolte attorno a corpi sudati.

«Sei sempre così distratta? O è solo la mia presenza che ti destabilizza?»

Diavolo, che arrogante! E presuntuoso! Come osava insinuare che fosse lui a distrarla? «Credi di avere tutto questo potere sulle donne?»

Lui accennò un sorriso sghembo. «No, non su tutte le donne, su di te.»

Eleonora lasciò andare la testa contro la parete. «Olivier, non so più come dirtelo. Poco fa hai frainteso.»

Olivier si passò una mano sulla barba, lasciando vagare gli occhi sul viso di Eleonora, soffermandosi sulle sue labbra. «Davvero? Io non credo. E ti ripeto che è totalmente ricambiato.»

«Dio santissimo, è impossibile parlare con te.» Si alzò in fretta. «Ho una diretta tra poco e devo trovare qualcosa da mettermi. Ci vediamo in giro, Olivier Giroud.»

«Cerca di non cadere!» le urlò dietro, mentre si allontanava velocemente da quella panchina, da lui e da tutto il fuoco che le bruciava dentro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro