24. Io ci tengo a te
Olivier affondò il viso tra il collo e i capelli di Eleonora, inspirando a fondo il suo odore. Stava diventando dipendente da quel profumo, quando non se lo sentiva addosso sembrava che gli mancasse qualcosa. Lei mugolò piano, gli ultimi fremiti dell'orgasmo che lentamente abbandonavano il corpo.
Spinse più in fondo. C'era quasi anche lui, ma non aveva fretta. Gli piaceva stare dentro di lei, sentirla stringersi attorno al suo membro e inghiottirlo in quella spirale di piacere da cui non voleva mai uscire.
Era tornata, finalmente, e dopo tre interminabili giornate avevano trovato un po' di tempo per stare da soli. Eleonora non gli aveva parlato molto del suo soggiorno a Roma, ma aveva visto il suo sguardo adombrarsi quando le aveva chiesto del fidanzato.
Non erano neanche affari suoi, a lui bastava averla fra le braccia in quel momento e poter accarezzare e baciare la sua pelle, eppure era più forte di lui. Pensare a Matteo lo innervosiva. Egoisticamente, Olivier voleva che lo lasciasse, che fosse solo sua.
Mentre si muoveva sotto di lui cercò di non pensare che quegli stessi occhi appagati erano stati rivolti al suo ragazzo solo il giorno prima.
No. Non riusciva ad accettarlo. E più si sforzava di non pensarci, più quello diventava un tarlo. Fisso e incessante.
C'era molto di più per lui in tutto quello che stavano facendo. Sentirla addosso anche quando andava via, pensarla prima di chiudere gli occhi.
Era pericolosa.
Olivier aveva creduto che tutto potesse finire presto, magari nel giro di una settimana. Invece Eleonora si stava insinuando in profondità e più la possedeva, più voleva imprimere tutto se stesso dentro di lei, così come lei era dentro di lui. Voleva che non lo dimenticasse mai più.
Questi strani e inusuali sentimenti gli facevano un po' paura, consapevole del fatto che non sarebbe più riuscito a staccarsi da lei a cuor leggero.
Erano solo tre giorni, ma a lui sembrava di averla aspettata da sempre.
Incapace di resistere ancora, si lasciò andare, afferrandole le natiche, spingendo forte, veloce. Eleonora gli conficcò le unghie nella schiena, e lui piantò gli occhi nei sui pochi secondi prima di giungere all'apice.
Dopo alcuni istanti in cui nel suo cervello non c'era altro che puro piacere, vide Eleonora mettersi a sedere sul letto e avvolgersi il lenzuolo attorno al seno. I capelli scompigliati circondavano un viso dalle gote arrossate, le labbra turgide dei suoi baci e gli occhi luminosi e felici.
Sembrava felice.
Lui lo era. Tanto. Sorrise e le prese una mano, portandola alle labbra.
«Ora dovremmo proprio iniziare a lavorare, Olivier.»
Cercò di alzarsi dal letto ma lui la trattenne. «Aspetta un attimo, vieni qui.»
Eleonora si sporse verso di lui e lo baciò.
Ovviamente ci avevano provato a lavorare, lei si era seduta sul divano e aveva preso un quaderno. Olivier si era accomodato accanto a lei e aveva aperto la bocca per parlare, ma poi non era riuscito a resistere a quegli occhi concentrati fissi su di lui. Quando si era avventato sulle sue labbra, Eleonora aveva riso e aveva cercato di respingerlo.
«Dai, Olivier, avevamo detto che...»
Olivier le aveva morso il labbro, la mascella e poi il lobo, mentre le mani di lei scivolavano sotto la maglia e tutta la sua pelle veniva percorsa da brividi.
«Dopo. Lo facciamo dopo.»
Ora era arrivato quel dopo. Sarebbe rimasto volentieri ancora tra le lenzuola. A lui non importava granché del libro, ma a Eleonora sembrava importare parecchio. Per cui lo avrebbe fatto. Solo ed esclusivamente per lei.
Sgusciò veloce fuori dal letto, prima che lui potesse riacciuffarla. «Lo vedo che non hai voglia, ma dobbiamo iniziare a vedere che direzione vogliamo dare al libro. Ti spiego le idee che ho in mente.»
Scese anche lui dal letto. «Hai già delle idee?»
«Certo.»
Dal tono sembrava indignata, come se Olivier avesse messo in discussione la sua professionalità con quella domanda. Sorrise. «E ci hai pensato quando eri a Roma?»
A quel punto la ragazza lo guardò dritta negli occhi e alzò un sopracciglio. Aveva capito dove voleva andare a parare Olivier, che voleva assolutamente sapere che avevano fatto lei e Matteo. Stava diventando un pensiero morboso.
«Ci sto pensando da quando abbiamo deciso di scrivere questo libro.»
Beh, continuava a non voler parlare. «Hai visto Gabriella quando eri a Roma?»
Eleonora si fermò un attimo prima di uscire dalla camera da letto. «È venuta alla presentazione. Perché?»
Olivier la raggiunse, infilando la maglia. «Avete parlato?»
«Cosa vuoi sapere, Olivier?» Gli occhi di Eleonora erano fissi nei suoi e sembrava respirare in maniera irregolare. Stava nascondendo qualcosa.
«Se le hai raccontato di noi.»
«No. Certo che no» si affrettò a dire. Distolse subito lo sguardo.
«Non ti confidi con la tua migliore amica?»
«Non è qualcosa che posso raccontare alla mia amica. Perché tu lo hai detto a qualcuno?»
«No, no...»Anche lui sentì il cuore accelerare. La conversazione stava prendendo una brutta piega, Eleonora lo guardava fisso cercando di carpirgli informazioni direttamente dai suoi pensieri.
Divenne improvvisamente serissima. «Lo hai detto a qualcuno della squadra?»
«Che dici, dai...» probabilmente aveva assunto un atteggiamento troppo rilassato che non fece altro che aumentare i sospetti di Eleonora. Esplose.
«Sai impazzito!» gli occhi fiammeggiarono e si diresse a grandi passi verso il soggiorno. «È tutto un gioco per te? Hai una moglie e dei figli, vuoi che lo scoprano? Vuoi che lo scopra Matteo? Hai idea di quello che potrebbe succedere? Io verrei licenziata all'istante e lui...»
«Lui cosa?» la sfidò con gli occhi pieni di collera. Perché doveva sempre pensare prima a lui? Si preoccupava più del suo fidanzato che di sé stessa.
«Non hai idea di cosa succederebbe alla mia carriera se venisse fuori una storia del genere.» Eleonora si passò le mani tra i capelli, chiaramente in preda a un bombardamento di pensieri. La sua testa stava processando tutti gli scenari possibili se si fosse venuto a sapere di loro due.
Olivier non sopportava di vederla così. «Spiegami solo una cosa: perché pensi che la tua carriera possa andare a rotoli se si viene a sapere con chi vai a letto? Sono solo fatti tuoi. Sei in gamba e giovane, nel tuo lavoro vai forte. Non ti succederà niente. A meno che tu non pensi che tutto quello che hai è solo merito del tuo fidanzato ai piani alti...»
Lei lo fulminò con lo sguardo. «Non mettere in mezzo Matteo. Tu sei sposato, porca miseria! Come diavolo fai a non capire?»
«Perché non lo lasci? La sua presenza al tuo fianco ti rende insicura.»
«Olivier, non voglio vederti più.» Afferrò il suo giacchetto di jeans e glielo schiacciò contro il petto.
«Eleonora...» Cercò di afferrarle un braccio ma lei si ritrasse. Il giacchetto cadde a terra e lui lo calciò via. Che cazzo stava succedendo? Perché erano finiti a discutere?
«No, lasciami stare. Sei fuori di testa, sei completamente fuori di testa. Se pensi che manderò a puttane la mia vita per te ti sbagli di grosso.»
Olivier cercò di calmarsi e di ragionare. Si infilò le mani in tasca e rimase immobile, sperando che lei si calmasse. «Siamo andati un po' oltre con le parole, non credi? Non ho parlato... io non l'ho detto a nessuno. Non so perché tu adesso ti sia fissata su questa cosa. Voglio dire... i ragazzi mi vedono parlare con te e a volte fanno delle battute, ma finisce lì. Davvero. Non voglio mandare a puttane la tua vita. Io ci tengo a te e vorrei che realizzassi tutti i tuoi sogni.»
Eleonora lo guardò da sotto le ciglia, ancora molto tesa. La mascella restava contratta e le braccia rigide lungo i fianchi. «Come mai mi hai chiesto di Gabriella?»
Sembrava... gelosa? Che stupida. Non capiva che era l'unica a fargli quel dannato effetto. «Volevo sapere se ti aveva parlato di Castillejo.»
«E a te che importa?»
«Perché l'ho sentito parlare di te... Senti, Eleonora, non lo so che diavolo mi prende, ok? Sono geloso. Di lui, che sembra sempre volerci provare con te, del tuo ragazzo...»
Finalmente le labbra di Eleonora si schiusero in un sorriso. «Tu non hai nessun diritto di essere geloso.»
«Lo so.» E in quel momento si sentiva un perfetto idiota. Non aveva il diritto di essere geloso e non aveva il diritto di dirle di lasciare il fidanzato, poteva solo abbracciarla e guardarla quel poco tempo che stavano insieme, e sperare che non sparisse velocemente dalla sua vita. Poteva solo starle accanto nell'ombra.
Gettò fuori il respiro dalle narici e fece un passo verso di lei, prendendole il viso tra le mani. Questa volta lei non si allontanò. «Voglio solo che tu sia felice. Nel momento in cui non lo sarai più con me, mi farò da parte.» Poggiò le labbra su quelle di Eleonora, imprimendosi a fondo il loro sapore dolce. «Io ci tengo a te.»
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