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21. Tutto

Tutto.

Tutte le scelte che aveva compiuto fino a quel momento, che l'avevano portata fin lì, le cazzate che aveva fatto negli ultimi giorni, una dietro l'altra. Tutto per essere lì, in quella casa nuova che ancora faceva fatica a sentire sua, con Olivier proprio davanti a lei. Si stagliava sulla porta, bello come una visione ultraterrena. Un angelo caduto, peccaminoso, pericoloso. Irresistibile.

Era lì per darle tutto.

Anche lei gli avrebbe dato tutto.

Se lo erano sussurrato con le labbra, promesso con gli occhi.

Tutto.

A Eleonora in quel momento sarebbe bastato un abbraccio, un riparo dalla parte di lei che era ancora terrorizzata.

Olivier richiuse la porta dietro di sé con colpo deciso, senza mai togliere gli occhi da lei. Eleonora fece alcuni passi indietro, una preda che indietreggiava davanti al suo predatore. Una preda che non vedeva l'ora di essere divorata.

Bastò un solo passo a Olivier per esserle addosso. Le strinse i fianchi, baciandola con trasporto. Eleonora lasciò scivolare le mani dietro la sua schiena, su per le spalle e tra i capelli. Il corpo reclamava quello di lui, dopo l'assaggio del pomeriggio era rimasto inappagato e ancora più affamato.

Gli tirò via la maglietta. Aveva un addome incredibilmente bello. Tonico e aggraziato, i muscoli guizzavano a ogni suo respiro sotto la superficie della pelle bianca e liscia. Eleonora poggiò le labbra sul suo petto, lasciandogli un bacio. Alzò lo sguardo sul suo viso, sui suoi occhi che bruciavano di passione. Le dita di Olivier afferrarono la zip della tuta e la tirarono giù, scoprendo i suoi seni avvolti da un sottile strato di raso nero. Eleonora sentì l'aria fresca sulla pelle e poi le mani calde di lui sulla pancia.

Le dita continuarono a scendere, fino a scomparire dentro al pantalone, oltre le mutandine, tra le pieghe bagnate del suo sesso. Eleonora emise un gemito, Olivier catturò le sue labbra in un bacio più vorace. La riempiva con la lingua nella bocca e con le dita dentro di lei, portandola verso vette sempre più alte di piacere a ogni movimento.

Lei gli graffiò la schiena, schiacciandosi su di lui. Olivier si fermò un attimo prima che esplodesse contro la sua mano, lasciandola ancora più ebbra di desiderio.

Olivier si portò le dita alle labbra, lambendole con la lingua, poi le infilò in bocca e succhiò. Succhiò il frutto dell'effetto che aveva su di lei. Eleonora osservò ipnotizzata i suoi bellissimi occhi riempirsi di lei, catturarla nella trappola. Dalla gola venne fuori un verso di piacere mentre la assaporava, e lei ebbe un fremito quasi doloroso tra le gambe. Le pupille si dilatarono, tutto dentro di lei divenne incandescente. Tolse le dita dalla bocca di Olivier e ci infilò la lingua in un bacio per nulla delicato. Olivier le strinse i capelli dietro la nuca, rispondendo al bacio con la sua stessa urgenza.

Eleonora si staccò ansante, lo afferrò per la cintura dei jeans e lo trascinò in camera. Olivier tentò di abbracciarla, ma lei lo spinse sul letto. Ridacchiò, iniziando a sbottonarsi i pantaloni mentre lei faceva scivolare a terra i suoi.

Rimase nuda davanti a lui, osservò con occhi famelici il corpo di Olivier, disteso sul suo letto. Nudo, potente, grosso. Olivier strinse in una mano la sua virilità, guardandola dritta negli occhi. Lo sguardo serio ed eccitato non perdeva il contatto con lei, con il suo viso e i suoi occhi.

Eleonora si arrampicò sul letto e si mise su di lui. Le mani di Olivier le arpionarono i fianchi, tenendola ferma sul suo pene duro. Lei si strusciò su di lui, ma si fermò subito, ansimante, sentendo l'orgasmo ormai vicinissimo. Lo guidò verso la sua apertura, aprendo la bocca in un verso muto di piacere.

Olivier sospirò tremante, le afferrò la mano che teneva sul suo pene turgido, spingendo Eleonora sul letto. Lei cercò di toccarlo, ma lui la tenne ferma con le mani e si fece strada dentro di lei con una stoccata decisa. Eleonora gridò, sul punto di esplodere; Olivier la guardò.

«Oh sì» sussurrò con voce rotta. «Ti sento...»

Si mosse fuori e poi dentro, e lo fece ancora e ancora. E a quel punto, Eleonora arrivò all'orgasmo più forte che avesse mai provato fino a quel momento.

Gridò e si abbandonò a lui, che tremò e le lasciò le mani per portare le proprie sul suo seno. Eleonora gli circondò la schiena, intrecciò le gambe alle sue. Non c'era niente di sbagliato in quello che stavano facendo. Tutto era perfetto, i loro corpi sembravano essere stati fatti apposta per unirsi. L'armonia con cui si incontravano, il piacere che scaturiva da ogni movimento, l'intensità con cui si guardavano e si cercavano.

Olivier venne subito dopo averle regalato un altro orgasmo. Si abbandonò nell'incavo del collo di Eleonora e le diede un bacio sulla clavicola, delicato e umido. Lei gli passò una mano tra i capelli, fissando il soffitto e sentendo il cuore che piano piano tornava a battere regolarmente.

«Olivier... è stato bellissimo.»

Lui si spostò di lato e la strinse a sé. Le labbra scesero dolci su quelle di lei. «Tu sei bellissima.» Accennò un sorriso e le scostò una ciocca di capelli dalla fronte. Scivolò via dalla spalla e si depositò sul cuscino. Olivier ne seguì il movimento, poi con le dita percorse la guancia.

«Grazie, per non esserti chiusa.»

La bellezza dello sguardo limpido di Olivier le provocò una fitta allo stomaco, ben più affilata e dolorosa del semplice desiderio.

Non riuscì a ricambiare il sorriso. Gli occhi vagarono sul suo viso. «Che succederà adesso?»

Olivier si accorse del cambio di rotta dei suoi pensieri e del suo umore e la strinse un po' più forte. Una mano corse a sollevarle il mento, per far sì che lo guardasse. «Non pensiamo a cosa succederà. Viviamolo e basta.»

Eleonora mise un po' di spazio tra di loro. «Abbiamo bisogno di mettere delle regole.»

Sul viso di Olivier comparve un ghigno divertito. Portò un braccio dietro la testa, girandosi sulla schiena, e i muscoli dell'addome si tesero. «Sentiamo.»

Gli occhi di Eleonora non riuscivano a staccarsi da quel corpo meraviglioso e stava perdendo di nuovo la lucidità. Strinse le palpebre, sorridendo. «Non dormiremo mai insieme. È... è troppo intimo.» Si fermò un istante, valutando quanto fosse già troppo intimo quello che avevano fatto su quel letto. Non era stato solo sesso. Era stato molto, molto di più.

Olivier sorrise come se le stesse leggendo nella mente. «Va bene.» Si sporse verso di lei e una mano si chiuse sul viso. Il pollice le carezzò le labbra.

«E niente messaggi quando sono con Matteo e tu sei con tua moglie» si affrettò ad aggiungere, prima che la bocca di Olivier fosse sulla sua.

Lui la strinse di nuovo contro il suo corpo. Le sfiorò il collo con naso. «Devo ammettere che provo un certo fastidio a immaginarti con lui.»

Lei deglutì, estasiata e spaventata in egual misura da quell'affermazione. Lui le catturò le labbra prima che potesse dire qualsiasi cosa. Fece risalire la mano lungo la sua gamba, fino alla natica, stringendola nel palmo. E all'improvviso il suo cellulare cominciò a squillare. Olivier si fermò, le sorrise e le leccò le labbra.

«Rispondi.»

Frastornata da quella nuova scarica di desiderio, Eleonora scese dal letto e infilò un maglione ampio che usava per dormire. A piedi nudi raggiunse l'altra stanza e il cellulare poggiato sul divano.

Lo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlare con lui, ma sperava di farlo in un altro momento. Non mentre Olivier era sdraiato nudo sul suo letto e lei era ancora troppo piena di lui. Non prima di aver deciso che fare della sua storia che aveva appena subito un colpo pesantissimo. Dopo un attimo di esitazione, si decise a rispondere.

«Matteo.» Si richiuse in bagno e poggiò la schiena contro la porta. Le batteva forte il cuore e lo stomaco si contraeva in maniera preoccupante.

«Eleonora. Non ti sei fatta sentire per tutto il giorno.»

Fece alcuni passi e si appoggiò al vetro della piccola finestra. Fuori le luci puntinavano il paesaggio scuro. «Lo so.»

«Quindi hai deciso di non parlarmi più? Ieri sera sei scappata via e stamattina... ti aspettavo. Pensavo che saresti passata prima di partire. Perché non mi dici che ti succede?»

Le sembrò di sentire dei rumori di passi nell'altra stanza. «Matteo, io... sono confusa in questi giorni.»

«Confusa? Riguardo a noi?»

«No. Cioè... non lo so. Senti, ho bisogno di qualche giorno. Possiamo parlarne appena torno a Roma?»

Ci fu un po' di silenzio dall'altro capo. Lei si sentiva male, immaginava Matteo tormentarsi e chiedersi cosa avesse fatto di sbagliato quando il problema era lei e solo lei.

«È la distanza» aggiunse, perché non sopportava di fargli del male. «Non so se riesco a gestirla.»

Matteo sospirò. «Se è davvero questo il problema, troveremo una soluzione. Mi chiami più tardi, quando ti metti a letto?»

«Sì» sussurrò, sull'orlo delle lacrime. «A dopo.»

Si morse il labbro e respirò profondamente per impedire alle lacrime di uscire. Lasciò il cellulare sul davanzale e andò fuori, in cerca di Olivier.

Lui si era rivestito e stava bevendo un bicchiere d'acqua appoggiato al tavolo della cucina. Le rivolse un sorriso così conturbante e intimo che per un attimo tutta la tensione che sentiva sotto pelle scivolò via come acqua di un torrente.

Gli si avvicinò e Olivier allungò le braccia affinché ci si infilasse dentro.

«Tutto bene?»

Eleonora annuì e poggiò le labbra su quelle morbide e fresche di Olivier. Lui le accarezzò dolcemente le braccia e la baciò ancora, più profondo. Quando si staccò, Eleonora sentì il suo profumo che si imprimeva dentro di lei.

Olivier si spostò dal tavolo e prese il suo giacchetto.

«Ci vediamo domani, ma petite

La guardò un altro attimo, con gli occhi che sorridevano mentre l'accarezzavano.

«Ci vediamo domani» rispose lei.

Lo guardò allontanarsi e sparire oltre la porta, e si sentì completamente perduta.

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