19. Guardami
Olivier si accorse della presenza della macchina di Eleonora ancor prima di imboccare il viale dei parcheggi a Milanello. Sembrava non vedesse e non cercasse altro. La sera prima non aveva ricevuto risposta al messaggio che le aveva mandato.
Era stato un azzardo bello grosso, sapeva che insieme a lei c'era Matteo, li aveva visti in televisione. Probabilmente avevano trascorso la notte insieme, aveva fatto l'amore con lui. Pensare a Eleonora tra le braccia di un qualsiasi altro uomo lo faceva sentire agitato. Voleva averla per sé e solo per sé. Forse proprio perché non era mai riuscito ad averla fino in fondo.
Lei stava vicino a Ciro e agli altri giornalisti, come sempre. Olivier fece un saluto generale prima di entrare, i loro sguardi si incrociarono e lei gli sorrise. Aspettativa e un pizzico di desiderio malcelato si nascondevano dietro quegli occhi che sempre lo ammaliavano.
Olivier accennò un sorriso rivolto solo a lei e si fece strada verso l'interno del centro di allenamento.
Un altro pomeriggio intenso, proprio come piaceva a lui. Lavorare, far pompare forte il sangue nelle vene, sentire i muscoli farsi sempre più pesanti per poi concedergli la miglior sensazione del mondo, quella in cui ogni fibra del suo corpo era appagata e soddisfatta del duro lavoro.
Non si trattenne molto nello spogliatoio, voleva parlare con Eleonora prima che andasse via. Corse fuori, congedando tutti con rapidi saluti.
Lei era poco distante dal parcheggio e parlava con Samu Castillejo. Una piccola fitta di gelosia gli attraversò lo stomaco, ma scacciò via subito la sensazione. In fondo Samu era interessato a Gabriella. O no? Eleonora era così bella mentre gli sorrideva... e anche lui sembrava farle gli occhi dolci.
Olivier si avvicinò con passo lento, cercando di non dare l'impressione di voler a tutti i costi sapere che si stessero dicendo quei due.
Samuel stava ridendo e appena lo vide la sua espressione mutò, diventando improvvisamente seria. Non lo aveva ancora perdonato. Anche Eleonora lo guardò.
«Ciao», fece Olivier.
«Beh, ci sentiamo per quella cosa. Ciao Eleonora.» Samu le sfiorò il braccio e se ne andò, senza degnarlo di uno sguardo.
«Di che parlavate?»
«Niente, cose sue.»
Olivier cercò di non manifestare il suo fastidio per quella risposta. Che significava?
Eleonora rimase a fissarlo con un lieve sorriso sulle labbra piene e colorate di rosa scuro. Invitanti. Voleva baciarle, morderle.
«Ti va di vederci?» chiese lui.
«Quando?»
«Adesso.»
«Adesso? Adesso ci stiamo già vedendo.»
Olivier sorrise. «Sì, beh, sai cosa intendo.»
La vide esitare, ma nei suoi occhi restava accesa la luce del desiderio. Una luce forte e intensa. «Dovremmo parlare di quello che è successo l'altra sera... dovremmo smetterla, Olivier.»
Non ci credeva nemmeno lei. Non era come le altre volte, non si stava ritraendo. Sembrava lo avesse detto solo perché era la cosa più giusta da dire in quella situazione.
Lui intrappolò il suo sguardo. «Dovremmo, ma non adesso.»
Lei sospirò, facendo scivolare gli occhi sulle labbra di Olivier. «Già, non adesso.»
Olivier si guardò intorno. Ormai non ce la faceva più a resistere, doveva averla in quel preciso momento.
«Puoi venire un attimo con me?»
«Dove?»
«Penso di avere una cosa che può interessarti per il libro, è nella mia stanza.»
Lei aveva iniziato a fare qualche passo al suo fianco ma si fermò.
«Olivier...»
«È praticamente deserto a quest'ora» disse per rassicurarla. Poi si fece più vicino e le sussurrò all'orecchio. «Sto impazzendo, Eleonora. Tu mi fai impazzire. Voglio stare dentro di te, ora.»
Lei chiuse un istante gli occhi. «Cosa hai nella tua stanza?»
«Seguimi e te lo mostro.»
Eleonora sollevò un sopracciglio e si passò la lingua sulle labbra, per umettarle.
Olivier dovette distogliere lo sguardo. Sentiva il suo uccello soffocare, stretto nei jeans, duro come l'acciaio. Accelerò il passo, osservando le persone che passavo da quelle parti. Nessuno sembrava prestargli attenzione. Eleonora teneva la testa bassa e gli camminava vicino, vicinissimo.
Trovò un piccolo spazio nascosto tra i due edifici, quello principale, che si stavano lasciando alle spalle, e quello delle loro stanze, che avevano quasi raggiunto. La tirò per un braccio e la bloccò contro il muro. I loro sguardi si intrecciarono per due secondi, lei era bella, come una sirena lo aveva ammaliato e per lei in quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa. Sospirò e la baciò.
Eleonora si ritrasse solo un attimo. «Siamo in mezzo alla strada» le parole si scontrarono sulle sue labbra. Una resistenza debole, ormai anche lei aveva lo stesso bisogno di Olivier. Urgente, bruciante.
«Può vederci qualcuno» protestò ancora.
Olivier non riusciva a staccarsi da quel corpo sinuoso e profumato. Aveva un odore pazzesco, un profumo che lo eccitava ancora di più. Però Eleonora aveva ragione, lì fuori chiunque avrebbe potuto vederli. Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per staccarsi da lei e dalle sue labbra.
«Sei pazzo» fece lei, arrossendo, quando Olivier le lasciò lo spazio per uscire da quell'anfratto.
Rimase a fissarla mentre lei si guardava attorno. Come faceva a fargli perdere il controllo in quel modo? Per la prima volta avvertì il forte sospetto che non sarebbe bastato portarsela a letto per togliersela definitivamente dalla testa.
«Olivier, che fai lì impalato? Sbrigati» lo incitò lei, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
Infilò le mani in tasca e accelerò il passo. Entrò di fretta nello stabile, sentendo i passi di Eleonora proprio dietro di lei. Salì le scale, poi imboccò un piccolo corridoio fino ad arrivare alla sua stanza.
Entrò e aspettò che anche lei entrasse per poi bloccarla col viso rivolto verso la porta chiusa. Le scostò i capelli dal collo e poggiò le labbra sulla pelle accaldata e delicata di Eleonora. La sentiva respirare affannata, riusciva a sentire il cuore che le batteva veloce nel petto. Le sfilò la maglia e la gettò a terrà. Così anche il reggiseno. Poi la fece voltare. Anche la sua maglia volò sul pavimento. Emise un verso di piacere quando le mani di Eleonora furono su di lui, scesero lungo l'addome fino al rigonfiamento tra le gambe, che pulsava di piacere e di dolore.
La prese il braccio prima che riuscisse a sbottonargli i pantaloni e la portò verso uno dei due letti che occupavano la stanza. Lasciò una scia bagnata con la lingua tra i suoi seni fino all'ombelico. Le sfilò i jeans e rimase a guardarla.
«Sei perfetta, Eleonora.»
Lei si morse il labbro e si sedette per sbottonargli i pantaloni. La lasciò fare, lasciò che lo accarezzasse, che lo stringesse nella sua mano morbida e aggraziata fino a quando non diventò tutto troppo intenso. Eleonora alzò gli occhi verso di lui e Olivier si chinò a baciarla. Le ficcò la lingua in bocca con forza, tenendole ferma la testa con entrambe le mani.
Si distese su di lei, che allargò le gambe e lo guidò verso la sua apertura già completamente bagnata. Olivier gemette quando sentì il suo liquido caldo sulla sua punta. La guardò negli occhi mentre si faceva strada dentro di lei, sentendo come si apriva a lui piano piano. Eleonora mugolò di piacere e in quel momento tutto scomparve, fagocitato da una forte emozione che scaturì dall'intreccio dei loro corpi e dei loro sguardi e arrivò dritta al cuore di Olivier, lasciandolo senza fiato.
Improvvisamente Eleonora chiuse gli occhi e nascose il viso contro la sua spalla. Olivier le tirò indietro la testa, non voleva perdersi neanche un momento della bellezza della ragazza in quel momento, abbandonata a lui e al piacere che lui le stava dando.
Si spinse dentro e poi ancora più dentro. Lei voltò la testa di lato e poi indietro, tenendo sempre gli occhi chiusi. Olivier le afferrò i fianchi, aumentando il ritmo.
«Guardami, Eleonora.»
Lei non lo fece. Lo attirò a sé e lo baciò, poi scese lungo il suo collo, mordendolo sulla spalla.
Eleonora lo stava chiudendo fuori dalle sue emozioni e lui non riusciva a darsi pace. Sentiva la ragazza gemere e muoversi contro di lui, sentiva il suo sesso avvolgerlo e contrarsi, ma voleva di più, voleva l'accesso ai suoi occhi, a quello che stava nascondendo sotto le palpebre.
«Eleonora, guardami» disse ancora, rallentando.
«No, non ti fermare Olivier, non adesso» mugolò lei.
Olivier si bloccò e si tirò fuori, mettendo qualche passo di distanza tra lui e il letto sul quale era distesa Eleonora. Lei finalmente aprì gli occhi e si tirò sui gomiti.
«Che ti prende?»
«Perché non mi guardi?» Olivier si infilò gli slip, cercando di tenere a bada il suo pene ancora molto eccitato.
Non sapeva nemmeno lui perché stava reagendo così. Si sentiva escluso da qualcosa che avrebbero dovuto condividere.
«Ti sto guardando...»
«Sono solo un cazzo con cui soddisfare la tua voglia?» Afferrò la maglia di Eleonora e gliela lanciò contro.
Lei raccolse i suoi vestiti. «Di che cosa stai parlando? Non era quello che volevi anche tu?»
Era quello che voleva anche lui, all'inizio. Poi aveva sentito altro. «Credi che per me si tratti di questo? Una scopata e basta?»
Eleonora si fece seria e iniziò a rivestirsi. «Non far finta che non sia così. Mi spieghi che ti è preso?»
«Mi stavi tenendo fuori.» Finì di abbottonarsi i jeans e afferrò la maglietta. «Sono stanco di questo tuo continuo ritrarti, stanco dei tuoi continui ripensamenti. O ci sei al cento per cento o lasciamo perdere.» Le lanciò un ultimo sguardo. «Fino a quando non chiarirai questa cosa nella tua testa, non mi cercare più.»
Uscì lasciandola sola nella sua stanza di Milanello, ancora pieno di eccitazione e carico di nervosismo. Ora che l'aveva assaggiata la voleva tutta, non a metà. Non solo il suo corpo, tutta. Quel sentimento era così potente da spaventarlo, ma lo avrebbe esplorato tutto se anche lei era disposta a farlo.
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