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15. Solo una volta

«La tua intervista andrà in onda lunedì sera, verso le dieci e mezza. Devi essere in studio anche tu, per commentarla con il conduttore.»

Eleonora infilò la chiave nella serratura e la fece scattare, poi aprì la porta e poggiò le buste della spesa a terra. Si aggiustò il telefono vicino all'orecchio. Appena aveva visto il numero del direttore le si era bloccato il respiro in gola, credendo di dover ricevere un altro richiamo. Invece era rimasta stupita dalla bella notizia, la sua intervista in prima serata con lei in studio.

«Grazie, direttore.» Richiuse la porta e portò le buste in cucina. «Quindi lunedì non sarò a Milanello? Perché la squadra dovrebbe allenarsi di pomeriggio e non farei in tempo a...»

«No, non preoccuparti di questo, ci manderemo un altro» tagliò corto lui. «Ti ho chiamato anche perché volevo dirti che vorremmo fare un'altra intervista e vorrei che te ne occupassi tu. Ti do carta bianca, voglio la stessa sensazione di intimità che c'è in quella di Giroud. Dovrà sembrare una chiacchierata tra vecchi amici.»

Sentì il battito del cuore accelerarsi. Due interviste in così poco tempo, non era nemmeno sicura che il Milan le avrebbe concesse. «Chi dovrò intervistare?»

«Ibrahimovic. Tieniti pronta, ti farò sapere. Buona serata.»

«Va benissimo! Grazie mille. Buona serata anche a lei.»

Poggiò il cellulare sul tavolo e si lasciò andare a una esternazione di gioia, saltellando per tutta la stanza. Era felice che il direttore credesse di nuovo in lei, che le concedesse carta bianca per le altre interviste. E poi sapeva bene che l'intervista con Ibrahimovic avrebbe avuto una grande eco a livello internazionale.

Pensò a Olivier e a quello che c'era stato tra loro la prima volta che si erano visti. Non sarebbe mai riuscita a creare qualcosa di simile con Ibrahimovic, ne era sicura. Tuttavia, si affrettò a sistemare le cose e accese il pc, facendo una ricerca approfondita su Zlatan Ibrahimovic e iniziando ad appuntare qualche domanda. Questa volta non avrebbe fatto nessun passo falso.

Aprì la cartella in cui aveva archiviato il video dell'intervista a Olivier e lo fece partire. Due splendidi occhi azzurri bucarono lo schermo. Se li sentì di nuovo addosso, come se fosse proprio davanti a lei. Olivier non aveva risposto al suo messaggio la sera prima e non lo aveva visto quella mattina a Milanello.

Il giorno dopo ci sarebbe stata la partita, la sua prima partita a bordocampo da inviata del Milan. Mentre la voce di Olivier riempiva lo spazio vuoto della sua stanza e il suo bel volto sorridente riempiva lo schermo del computer, Eleonora non poté fare a meno di pensare alla settimana appena trascorsa, una settimana piena zeppa di emozioni di ogni tipo.

Le sembrava di aver vissuto un mese intero in quella settimana. E il bacio con Olivier cominciava ad assumere contorni sfocati, come un sogno che non voleva abbandonare la sua testa ma che piano piano lasciava il posto alla realtà.

Nella loro realtà c'era un libro da scrivere. Eleonora non vedeva l'ora, per tutta una serie di motivi, alcuni dei quali scacciava via appena si affacciavano nella mente. Troppo pericolosi. Proibiti.

Prese il cellulare e aprì la chat con Olivier. Si mordicchiò il labbro mentre la fissava, incerta se inviare o meno quel messaggio che le ronzava in testa. Bloccò lo schermo e continuò a guardare il video. Dentro le si agitava un fuoco. Chiuse di scatto lo schermo del computer e riprese il cellulare.

- Ciao, Olivier. Oggi non ti ho visto al campo... volevo dirti che la settimana prossima sono libera, se vogliamo iniziare a parlare del libro. Buona serata.

Rimase sospesa qualche secondo, poi premette il tasto invio. Lasciò il cellulare sul divano e si alzò per iniziare a preparare la cena. Si disse che lo aveva fatto perché doveva organizzarsi, non le era mai piaciuto dover fare tutto di fretta. In fondo, però, sperava che la chiamasse, sperava di sentire la sua voce dall'accento francese, per poter parlare con lui per un po'.

***


Miliardi di emozioni attraversarono l'animo di Olivier quando aprì la porta dell'appartamento e i suoi bambini gli corsero incontro. Si piegò sulle ginocchia e allargò le braccia per accoglierli tutti, baciando le loro teste che sapevano di casa.

«Ciao amore.»

Olivier sollevò lo sguardo verso la moglie. La sua dolce Jen, sorridente e bella. Si alzò e strinse forte anche lei. «Come è andato il viaggio?»

«Molto bene» fece lei, passandogli una mano tra i capelli. «Come è andato l'allenamento?»

Lui si stiracchiò. «Il solito.» Si avvicinò alla più piccolina, prendendola in braccio. «Usciamo? Facciamo una passeggiata, vi va? C'è un bel sole, fuori.» Aveva voglia di vivere Milano insieme alla sua famiglia.

I bambini risposero di sì in coro. Olivier sorrise e guardò la moglie.

«Sei sicuro? Hai l'aria stanca e domani hai una partita...»

«Sto bene, anzi, benissimo ora che ci siete voi.»

Jen annuì e gli diede un bacio. La guardò sparire in camera da letto e pensò a quanto fosse fortunato ad avere lei e i figli che gli aveva dato. La amava tantissimo, stavano insieme da tanti anni, sempre uniti, anche nei momenti difficili. Anche quando non si era comportato bene Jen aveva sempre trovato la forza di perdonarlo e di continuare a credere in loro.

Il bel viso di Eleonora fece capolino nella sua mente. Era qualcosa di diverso, con lei. E razionalmente lo sapeva che non doveva pensare a lei, ma istintivamente era più forte di lui.

Aveva preferito non vederla quel giorno, ancora troppo deluso dalla sera precedente. Ma deluso poi da chi? Da sé stesso perché continuava ad alimentare qualcosa che avrebbe dovuto troncare per sempre? O da lei perché aveva scelto di passare la serata con il fidanzato piuttosto che con lui? Forse la prima o forse tutte e due. Forse nessuna e lui era solo geloso per non essere stato messo al primo posto.

In giro la gente era allegra e chiassosa. Olivier osservò sua moglie e i suoi bambini camminare di fianco a lui, emozionato e felice. La lontananza di quei giorni pesava tanto, aveva proprio bisogno di tenere stretti i suoi figli e sentire tutto il loro affetto. Si sentiva solo, anche se di fatto solo non lo era mai. C'erano sempre i suoi compagni con lui, il giorno in allenamento e la sera a casa sua o in giro a mangiare.

«Senti Jen, sei ancora in tempo per trasferirti qui. Sto imparando a conoscere la città e sono sicuro che loro potrebbero trovarsi molto bene.»

Si avvicinò a lei e le circondò le spalle. Lei infilò un braccio intorno alla sua vita. «Anche tu ci manchi tantissimo, Oli. Dovremmo cominciare a cercare delle scuole...»

«Penso a tutto io.» Olivier baciò sua moglie e tirò fuori il cellulare che vibrava.

C'erano circa duecento messaggi nelle chat con i compagni, altri di numeri che non conosceva e poi uno che lo fece fermare in mezzo alla strada. Eleonora. Aprì la chat e lesse il messaggio.

- Ciao, Olivier. Oggi non ti ho visto al campo... volevo dirti che la settimana prossima sono libera, se vogliamo iniziare a parlare del libro. Buona serata.

Battè le palpebre alcune volte, sentendo il cuore iniziare a pompare più forte. Sorrise e scosse la testa.

«Che c'è? Perché sorridi?» chiese sua moglie, avvicinandosi.

Olivier digitò sulla tastiera. - Allora lo vuoi fare davvero?

Poi si rivolse a Jen. «Sai la giornalista che mi ha fatto l'intervista l'altro giorno? Le ho chiesto se vuole scrivere un libro su di me.»

Jen sollevò un sopracciglio, sembrava divertita. «Davvero?»

Olivier cominciò a sentire una leggera sensazione di oppressione al petto. Era il senso di colpa che cominciava a piantare radici. «Sì, penso sia arrivato il momento di scriverne un altro.»

Sua moglie sorrise e lui distolse lo sguardo. «Mi sembra una bella idea. È lei che ti scrive?»

Olivier annuì. «A quanto pare ha accettato.»

Il cellulare vibrò di nuovo.

- Certo che voglio farlo.

Olivier sorrise ancora. - Allora ne parliamo domani.

- Va bene, a domani.

Avrebbe visto Eleonora prima, durante e dopo la partita, e probabilmente non avrebbe avuto il tempo di parlarle. Però aveva accettato, aveva deciso di voler intraprendere questa avventura con lui, ben sapendo che si sarebbe potuta trasformare in qualcosa di più. Eleonora non stava dicendo sì al libro, stava dicendo sì a tutto.

Olivier ripose il telefono in tasca e guardò davanti a lui. Solo una volta, si disse. Solo una volta con Eleonora e tutto nella sua testa sarebbe tornato come prima di conoscerla.

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