12. Di tristezze, mancanze e paure
Non fu bello scoprire che Gabriella sapeva già che Matteo sarebbe arrivato. Lei, appena lo vide, gli saltò al collo e scoccò un'occhiata penetrante a Eleonora.
«Finalmente sei arrivato!»
Finalmente. Eleonora fissò l'amica cominciando a pensare che avesse organizzato tutto lei. Sembrava terribilmente a disagio, guardava lei e Matteo e cercava di decifrare le loro espressioni. Forse non avrebbe dovuto raccontarle di Olivier. Si lasciò cadere sulla sedia accanto a Samu. Il ragazzo era rimasto in silenzio a osservare la scena.
«Lui è Matteo, il mio fidanzato.»
«Ah» fece lui. Non sembrava molto entusiasta.
Matteo gli strinse la mano. «Ciao Samu, molto piacere. Scusatemi un istante, vado a salutare i miei colleghi.» Si allontanò per salutare gli altri giornalisti.
Samu guardò le due ragazze e accennò un sorriso. «Non sapevo che sarebbe venuto.»
Gli si leggeva in faccia quello che avrebbe voluto dire veramente, che non lo aveva invitato nessuno. Eleonora guardò Gabriella «Nemmeno io.»
Lei fece spallucce. «Mi ha detto che voleva farti una sorpresa. Non sei contenta?» Afferrò il bicchiere e bevve un sorso, sorridendole con aria complice.
«Non è che volevi farmela tu, la sorpresa?» sbottò Eleonora. Che diavolo le prendeva quella sera? Prima la costringeva ad andare in quel bar, poi si metteva a fare la gatta morta con Olivier e ora scopriva che aveva sentito Matteo per farli fare pace. Si sentiva tradita dalla sua migliore amica. Lei sarebbe dovuta essere la sua alleata, sempre.
«Che sei andata a fare fuori con Olivier?»
Eleonora resistette all'impulso di girarsi indietro per vedere dove fosse Matteo. Si sentì avvampare e guardò in cagnesco Gabriella. «Dovevo dirgli una cosa.»
«Che cosa?»
«Ragazze, che succede?»
Entrambe si voltarono di scatto verso Samu. Avevano completamente dimenticato che il ragazzo fosse lì con loro e che le stesse ascoltando. Gabriella gli sorrise.
«Non ho più voglia di stare qui. Mi porti a fare un giro?»
Lui rimase un attimo sorpreso. Guardò prima l'una e poi l'altra, soffermandosi qualche secondo di più su Eleonora. «Certo, perché no.»
«Gabri, se vuoi andare a casa...»
«Non voglio andare a casa, voglio fare un giro sulla sua macchina.» Si alzò dallo sgabello e prese la giacca. «Andiamo?»
Samu sembrava affascinato da lei, dal suo carattere autoritario. Si alzò anche lui e annuì.
«Poi mi ringrazierai» disse Gabriella al suo orecchio prima di darle un bacio.
Certo, come no. Quella stronza aveva organizzato tutto per farle capire di stare facendo una cazzata con Olivier. Non sapeva se effettivamente l'idea era stata di Matteo o di Gabriella, e in quel momento non voleva saperlo. Pensare che in realtà il suo fidanzato non aveva nessuna intenzione di vederla non avrebbe certo giovato.
Le mani di Matteo si poggiarono sulle sue spalle.
«Dove sta andando Gabri?»
«A fare un giro con la macchina di Samu.» Improvvisamente sentì calarle addosso una tristezza infinita.
Lui si sedette, scostandole i capelli dal volto e avvicinandosi.
«Che hai? Ti vedo pensierosa.»
Eleonora si costrinse a guardarlo negli occhi. «È stata Gabriella a dirti di venire?»
«No. Perché avrebbe dovuto?»
«Per farci fare pace.»
«Ho chiamato io Gabri e le ho chiesto che avreste fatto stasera. Le ho detto di non dirti nulla perché volevo farti una sorpresa.» Sorrise. «Non volevi vedermi?»
Eleonora gli accarezzò il viso. «No, no, non è quello. Però non mi hai più risposto e ieri sera ci siamo lasciati proprio male...»
Lui le prese le mani e le strinse tra le sue. «Infatti stanotte non ho dormito, stavo male al pensiero di non poterti avere vicino e chiarire con calma. Mi dispiace per il malinteso di ieri e per le parole del direttore. Però, Ele, tu devi essere più sicura di te stessa. Non puoi andare in crisi per una cosa detta in un momento di rabbia.»
Lei si agitò sulla sedia. «Matti, il direttore ha detto che sono incompetente e che mi avrebbe licenziato.»
«Non lo avrebbe fatto.»
«Perché ci sei tu?»
«No. Perché ho visto le interviste. Tutte e due. Nella prima ti sei solo fatta prendere dall'emozione, nella seconda sei stata straordinaria. Se fossi stata una incompetente credi che saresti riuscita a fare una roba del genere? Te lo dico io: no. Il direttore non ti avrebbe concesso una seconda possibilità, saresti stata mandata via da Milanello all'istante. Quindi, per cortesia, smettila di essere la prima a non credere in te stessa.»
Eleonora gli diede un bacio. Il suo discorso non faceva una piega e lei non era mai stata il tipo di persona che amava piangersi addosso, eppure in quel momento continuava a sentirsi triste. Si lasciò andare contro la spalla di Matteo, il quale subito le avvolse le spalle con il braccio.
«Che c'è amore, sei stanca? Torniamo a casa?»
Lei scosse appena la testa. «Dobbiamo aspettare Gabriella.»
La risatina sommessa di Matteo le fece alzare la testa per guardarlo. «Non credo che Gabriella tornerà qui.»
«Ma non conosce l'indirizzo di casa mia.»
«Non credo nemmeno che torni a dormire da te, stanotte.» Matteo le accarezzò il volto e la guardò con tenerezza, come se fosse una piccola bimba ancora troppo ingenua.
Si staccò del tutto da lui, guardandolo con aria grave. «Sai qualcosa che io non so?» Gabriella non avrebbe mai tradito il suo fidanzato. O forse sì?
Un dubbio le si insinuò nella testa, che le fece riconsiderare tutto il comportamento avuto dall'amica durante quella giornata. Lo sguardo di Matteo le fece capire che era proprio così, che c'erano problemi tra Gabriella e Salvatore.
«Non mi ha detto niente...» Ma come aveva fatto lei a non accorgersi di nulla? Solo poche ore prima erano state sole, avevano riso e scherzato e le aveva raccontato di Olivier... ma certo, era stata troppo presa dai suoi drammi per accorgersi del malessere di Gabriella.
Dio, si sentiva una stronza. Era per quello che non vedeva l'ora di farle fare pace con Matteo, che voleva indagare di più su lei e Olivier. Ora riusciva a vedere sotto una luce diversa i comportamenti di Gabriella che le erano sembrati strani.
Accanto a lei, Matteo le strinse la mano. «Te lo dirà. È che non voleva che ti preoccupassi per lei in questi tuoi primi giorni di lavoro a Milanello. Se ti fa stare più tranquilla, mandale un messaggio con l'indirizzo di casa, così saprà dove farsi riaccompagnare.»
Eleonora annuì e si alzò, la testa piena di mille pensieri. «Va bene, allora andiamo a casa. Domani mattina devo andare al lavoro.»
Matteo recuperò in fretta la giacca e l'aiutò a infilarla. Le aggiustò i capelli sulle spalle e sorrise. «Domani vengo a Milanello con te.»
***
Nel momento esatto in cui varcò la porta del suo appartamento, Olivier tirò un sospiro di sollievo. Era stata una serata strana, non avrebbe mai creduto di ritrovarsi a parlare con Eleonora fuori dal bar di quello che era accaduto tra loro. Ancora una volta. Pensava che lei fosse insofferente alla sua presenza e invece stava vivendo in conflitto con se stessa. Perché lo voleva, perché desiderava ancora essere baciata da Olivier.
Non sapeva se esserne felice o atterrito. Cristo santo, se lei non lo avesse fermato lui l'avrebbe baciata proprio lì fuori. Proprio sotto gli sguardi di chiunque fosse passato in quel momento. Non gliene fregava niente, voleva solo baciarla di nuovo.
Prese il cellulare e chiamò la moglie. L'aveva sentita prima di uscire, insieme ai bambini, ma adesso sentiva il bisogno di sentirla ancora. Lei rispose con il suo solito tono amorevole e familiare.
«Amore mio, sei tornato a casa?»
«Sì, proprio adesso.» fece lui. Si sedette sul divano, reclinando la testa all'indietro. «Mi manchi tanto, Jen. Perché non venite questo fine settimana?»
«Amore, lo so che è dura, ma è solo per questo primo periodo...»
Olivier osservò il soffitto, pensando alle labbra di Eleonora, al suo corpo che avrebbe voluto toccare in ogni punto. «Dovreste trasferirvi qui. Inizio a cercare una casa più grande, per i bambini.»
«Oli, c'è qualcosa che non va? Ti va di parlarne?» Il tono di Jen assunse un'inflessione preoccupata.
«No, Jen, non c'è nulla che non va. Mi mancate e basta. Pensate di venire, allora, questo fine settimana?»
Sentì sua moglie sospirare. «Certo, amore. Anche tu ci manchi tanto.»
Lasciò andare il telefono sul divano e chiuse gli occhi. Aveva un disperato bisogno della sua famiglia per ritrovare la testa che Eleonora gli aveva fatto perdere. In pochissimi giorni. La forza con cui lo attraeva era spaventosa, sentiva che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di stare vicino a lei e questo non poteva succedere, doveva rimanere ben saldo con i piedi per terra.
Aveva bisogno di Jen nel suo letto e dei suoi figli per la casa, della sua famiglia, solida e concreta.
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