11. Non riesco a dimenticare
Eleonora strinse forte le mani a pugno, sopprimendo l'impulso di alzarsi e correre dietro a Olivier per chiedergli scusa. Si era comportata da stronza con lui senza motivo. In realtà non ce l'aveva con lui ma con se stessa, per aver provato quel sentimento irrazionale quando lo aveva sentito fare i complimenti a Gabriella e perché ancora non riusciva a dimenticare quel bacio. Anche se avesse voluto fare il cascamorto con Gabriella lei non aveva alcun diritto di sentirsi in quel modo, possessiva e gelosa.
Olivier era bellissimo quella sera, indossava una camicia blu scuro leggermente aperta sul davanti a mostrare la pelle ambrata, un paio di jeans e aveva i capelli perfettamente in ordine. Gli occhi chiari e luminosi l'avevano guardata come se fosse un bocconcino delizioso che non vedeva l'ora di mangiare, assaporandolo piano piano, e per un attimo lei aveva desiderato essere in quella stanza da sola con lui. Poi Olivier aveva cominciato a rivolgere gli stessi sguardi a Gabriella e la gelosia era esplosa furiosa.
Si arrischiò a guardare dietro di sé, in cerca di Olivier; sentiva crescere dentro l'angoscia per averlo mandato via in quel modo e voleva chiedergli scusa. Olivier si stava infilando la giacca di pelle e parlava fitto fitto con il portiere Maignan. In quel momento entrambi si voltarono a guardarla. Voleva distogliere subito lo sguardo ma rimase fissa negli occhi di Mike, così scuri e intensi che le lasciarono una scia gelata lungo la schiena. Era come se lui sapesse, come se le scavasse dentro e facesse uscire fuori tutti i suoi pensieri più intimi. Si sentì a disagio, nuda, esposta.
«La tua amica è troppo simpatica.»
Samu si sedette accanto a lei, costringendola a voltarsi di scatto. Fece un sorriso tirato.
«Ho visto che vi state divertendo.» L'affermazione venne fuori più acida di quanto volesse. In fondo era felice che i due si stessero divertendo. Li aveva visti ridere tanto mentre ballavano.
Samu divenne serio per un attimo. «Saresti potuta venire a ballare con me invece di stare a parlare con quel palloso di Olivier.»
Eleonora sorrise. «Scusami Samu, stasera sono un po' pensierosa. Dov'è Gabriella?»
«Eccomi qui.»
Nel voltarsi verso l'amica vide che Olivier stava uscendo. Senza pensarci un attimo di più, scattò in piedi e lo raggiunse.
«Olivier?» Gli afferrò un braccio e lo fece voltare.
Lui sembrò sorpreso. «Ele, che c'è?» Il suo sguardo si addolcì un poco.
«Scusami per prima, non volevo rispondere in quel modo.»
Lui sorrise. «Non preoccuparti, è tutto ok.»
Aprì la porta del bar e uscì nella notte fresca. Eleonora lo seguì, fuori sarebbe stato più facile parlare, senza gli occhi di tutti puntati addosso. Olivier sembrava scocciato da lei, non vedeva l'ora di allontanarsi, con il busto rivolto verso la strada. Alzò un poco la testa e osservò lo spicchio di cielo tra i palazzi.
«Davvero Olivier, mi dispiace. Non ce l'ho con te, è solo che...»
«Ti mette a disagio la mia presenza, ho capito» disse lui, mordendosi il labbro inferiore e guardandola serio.
Eleonora scosse la testa. Disagio? La sua presenza la inebriava e confondeva. «Non sei tu, sono io. Non riesco ancora a superare quel bacio. Non riesco a dimenticarlo. E... mi sento in colpa. Ce l'ho con me stessa, non con te.»
Olivier sorrise appena, abbassando lo sguardo. «Sono stato troppo impulsivo, l'altro giorno, non avrei dovuto.» Tornò a fissare gli occhi nei suoi. Era così intenso il suo sguardo che riusciva a sentirlo come un tocco sulla pelle. Entrava dentro e le rimescolava lo stomaco, le viscere, i pensieri. «Ma mentirei se ti dicessi che non ci penso continuamente.» Fece un passo verso di lei. «Eleonora, io...»
Lei trattenne il fiato per un istante. «Olivier, non possiamo.»
«Lo so.» Annuì e si infilò le mani in tasca. Curvò le labbra in un sorriso sensuale. I suoi occhi, però, sembravano malinconici e lontani. «Ci vediamo domani, Eleonora. Buonanotte.»
«Buonanotte Olivier» sussurrò alla sua schiena che si allontanava.
Sentiva come se avesse detto addio per sempre a una possibile strada della sua vita, come se a quel pericoloso bivio avesse deciso di girare dalla parte più comoda e sicura. Più giusta. Rimase ancora un po' fuori. Il fresco della sera le ricadeva sulle spalle e sulle braccia coperte solo da un leggero strato di pizzo nero. Ma non sentiva freddo, era un piacevole contrasto col fuoco che sentiva dentro.
Confessare a Olivier di non aver ancora superato quel loro momento le aveva fatto bene, sentire che anche lui ci pensava ancora l'aveva incendiata. Dentro di sé sapeva di aver desiderato sentirgli dire quelle parole, ma non avrebbe mai immaginato che potessero essere dette con una tale intensità.
Olivier era intenso, sempre. Ogni volta che la guardava, ogni volta che la sfiorava. E lei ogni volta cercava di negare l'evidenza, perché pensare che sarebbe bastato pochissimo per far riaccadere quel bacio, per sentire ancora le labbra di Olivier sulle sue, era troppo spaventoso. Sapeva benissimo che da quel tipo di attrazione non ne sarebbe più uscita, se non a pezzi. Per questo era necessario troncare tutto sul nascere.
Guardò anche lei verso il cielo scuro. Trasse un profondo respiro e si girò per rientrare nel locale. Trasalì sentendo il cellulare vibrare in una mano; non si era nemmeno resa conto di esserselo portata dietro. Sul display compariva il nome di Matteo e una foto di loro due abbracciati e sorridenti.
Non lo sentiva dalla sera prima, ma sembrava passato un tempo infinito, sembrava appartenere a un'altra vita.
«Pronto?»
«Non hai freddo?»
Eleonora si immobilizzò, voltandosi. Scrutò la strada di fronte a lei, tra i pochi passanti. «Dove sei?»
«Proprio dietro di te.»
Si girò giusto un attimo prima che le braccia di Matteo la stringessero e il suo profumo familiare si spanse tutto intorno a lei. Sorrise, salvo poi irrigidirsi tutta. Da quanto tempo era lì fuori? Cosa aveva visto? Cosa aveva sentito? Lui dovette immaginare che Eleonora sentisse freddo poiché la strinse ancora più forte, baciandole i capelli.
«Come mai sei qui fuori al freddo?»
Lei si rilassò. «Stavo... salutando Olivier.» Scrutò quel viso perfettamente liscio e gli occhi marroni sorridenti e luminosi dietro gli occhiali dalla montatura nera. «Come facevi a sapere che ero qui?», chiese incuriosita, lasciandosi baciare sulle labbra.
«Io so sempre dove sei.» Le accarezzò il volto e le diede un altro bacio.
Le sue labbra erano fresche, familiari, rassicuranti. Si strinse a lui, infilando con decisione la lingua nella sua bocca. Matteo emise un lievissimo gemito di approvazione.
«Mi sei mancata tanto, amore» sussurrò sulle sue labbra. «Mi dispiace per ieri, sono venuto per farmi perdonare.»
«Anche tu» rispose lei, seppellendo il volto nel suo petto. «Sono felice che tu sia qui.»
«Entriamo?» chiese Matteo, prendendole la mano e intrecciando le dita. «Non voglio che ti ammali.»
Annuì e si lasciò guidare all'interno del bar. Tutto era cambiato in pochi minuti. Tutto si stava rimescolando dentro di lei. Olivier ora era lontano e la presa salda di Matteo era più concreta che mai. Eleonora si aggrappò a lui sperando di non scivolare ancora.
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