Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo XLI

Incontrare gli uomini della famiglia Alighieri fu come vedere una sola persona in fasi diverse della propria esistenza. Erano tutti estremamente simili: stesso naso aquilino, stessa carnagione, stessi capelli ricci e arruffati. L'unico con gli occhi chiari era Francesco, che almeno in questo aveva ripreso da sua madre.

Alighiero, il padre di Dante, mi riservò sin da subito una cortesia agghiacciante: per quanto i suoi modi fossero tranquilli, il suo sorriso era troppo teso per essere autentico e più di una volta lo colsi ad arricciare le labbra. Evidentemente la mia presenza in quella casa lo disgustava e non poco. Cacciaguida, invece, il famigerato nonno omofobo, non si abbassò a rivolgermi la parola: rimase seduto sul divano, lanciandomi di tanto in tanto qualche occhiata pregna di odio.

Ma non mi sarei aspettato diversamente da due persone come loro e feci buon viso a cattivo gioco: strinsi la mano ad Alighiero, mi sforzai di non chiudermi a riccio di fronte al suo quarto grado e colsi qualsiasi occasione utile per andare ad aiutare Lapa in cucina.

Dante rimase per tutto il tempo al mio fianco, muovendosi insieme a me da una stanza all'altra e sfiorandomi le dita di nascosto. Avevamo deciso di comune accordo di limitare il più possibile le dimostrazioni d'affetto in pubblico, così da non generare pretesti per essere condannati dalla Santa Inquisizione: per quanto fosse a dir poco atroce doversi contenere per ore ed ore, era pur sempre il compleanno del mio ragazzo e non volevo che la sua festa venisse rovinata a causa della nostra relazione. Volevo che si divertisse, che si svagasse e si potesse godere un po' di tempo con la sua famiglia e i suoi amici.

Guido e Lapo si presentarono a cena con tre bottiglie di Montepulciano e due buste regalo esageratamente grandi. Fu come se qualcuno avesse spalancato la finestra in una stanza troppo calda, smorzando la tensione e creando una vera e caotica atmosfera di festa.

"Finalmente ti conosciamo, Maremma ladra!" esclamò Guido. Il suo abbraccio fu così irruento che per poco non persi l'equilibrio. "Dante non fa altro che parlare di te!".

"Non è vero!" obiettò il mio fidanzato. Il suo viso divenne ben presto tutto rosso. Ti amo.

"No! Per niente proprio!", rincarò la dose Lapo, "Maiala, potremmo scrivere la su' biografia senza problemi!".

"Il bro è sempre stato un sottone" commentò distrattamente Francesco. Da quando ero arrivato non aveva mai tolto gli occhi dallo schermo, ma la sua concentrazione non era abbastanza assorbita da Clash of Clan da impedirgli di sfoderare il suo sarcasmo.

"Che cos'è un sottone?" domandò ingenuamente Tana, che ronzava tra i suoi fratelli come un'apetta in mezzo ai fiori.

"Te lo spiego quando sarai più grande", le rispose Guido, "Così te ne puoi trovare uno ed essere per sempre felice e contenta".

"Come una principessa!".

"Sì, amorino, proprio come una principessa!".

La cena fu inaspettatamente piacevole. Mi ritrovai tra Dante, che non smise per un attimo di tenermi la mano sotto il tavolo, e Lapo, che si sentì in dovere di raccontarmi tutte le figure di merda che Dante aveva accumulato in quasi vent'anni di amicizia. Scoprii con piacere che anche lui e Guido erano poeti - poeti d'amore, nello specifico - e stavano provando a farsi un nome.

"Scriviamo entrambi per un blog online, si chiama Dolce Stilnovo", mi raccontò entusiasta scolandosi il secondo bicchiere della serata, "Lo gestisce questo ragazzo di Bologna, che si chiama Guido pure lui, e che sta qui a Firenze per un master in... Guido, che master fa Guinizelli?".

"Scuola siciliana, mi pare", fece il suo amico, "Maiala, sai che non l'ho mai capito? Troppe cose gli garbano, a quel cristiano! Però sicuramente è roba amorosa".

Il pezzo forte fu, però, la torta. Una charlotte rettangolare - una cosa mai vista in vita mia - con sopra una scritta in glassa rosso cremisi decisamente azzeccata per il festeggiato: 20 anni di incazzature e film mentali.

"Chi è il grullo a cui è venuta in mente 'st'idea?" domandò Dante divertito.

"Io avevo proposto 20 anni di pippe mentali, ma tua madre me l'ha bocciata!" disse Guido.

Lapa gli tirò uno scappellotto sulla nuca. "Il turpiloquio!".

"Fammi capire", sussurrai al mio meraviglio fidanzato, "Bestemmiare va bene, ma...".

"Il comandamento è Non nominare il nome di Dio invano, non Non nominare la Maremma invano, quindi tecnicamente non è bestemmiare" mi rispose avvicinando un po' troppo le sue labbra alle mie. Poco ci manco che lo baciassi.

Il vero dramma ebbe luogo dopo cena, quando Francesco tirò fuori da nemmeno so dove la macchina per il karaoke. A quanto pare, a casa Alighieri era tradizione consolidata dare sfoggio delle proprie doti canore a qualsiasi compleanno e festa comandata. Ebbi un momento di panico.

"Non devo cantare pure io, vero?", chiesi sottovoce a Dante, "Io non parlo in pubblico, figuriamoci cantare!". Piuttosto avrei preferito sopportare l'omofobia aggressiva di Alighiero e Cacciaguida.

"Dai!". Mi afferrò entrambe le mani e mi sorrise. Mi sentii morire, non saprei dire se in senso negativo o positivo. "Una canzoncina sola! Fallo per me!". Non volevo deluderlo. E che cazzo! 

"Famo che ci penso, okay?". Mi devo preparare psicologicamente.

"Bravo". Si sollevò sulle punte e mi stampò un bacio veloce sulle labbra. 

Non me l'aspettavo, ma fu una sorpresa estremamente piacevole. "Posso dire che mi eri mancato o sembro melenso?".

"Sei melenso, ma è accettabile perché mi sei mancato anche tu". Ti amo. "Ora però andiamo! Su!".

Mi accomodai sul divano tra Tana e Dante. Desiderai immensamente essere assorbito da quella montagna di imbottitura e assistere a quel continuo susseguirsi di performance in qualità di cuscino. Cantarono tutti, chi da soli chi in gruppo, dandosi costantemente il cambio al microfono. Dante, Guido e Lapo diedero vita alla versione più caotica possibile de Il gatto e la volpe di Bennato, facendo ridere tutti, persino Cacciaguida. Tana, invece, volle cantare tutte le canzoni di Frozen

"All'acuto di Let it go, tappati le orecchie" mi consigliò Francesco. Più tardi gliene fui immensamente grato.

"Virgilio, ti va di cantarci la prossima?" mi propose Lapa. Il suo sorriso era gentile. Probabilmente aveva notato il mio stare in disparte.

Il mio sguardo incontrò quello di Dante. Era raggiante. Era felice. I suoi occhi sorridevano quasi più delle sue labbra, brillando di una luce assolutamente ammaliante. Capii dalla sua espressione che sperava che dicessi di sì, lo desiderava davvero. L'idea di cantare, anche di stare semplicemente in piedi, in mezzo alla stanza, con tutti gli occhi puntati su di me, risvegliava il mio istinto di fuga. Non ero abbastanza estroverso per questo. Però non volevo deludere Dante. Lo amavo troppo. Lo amavo quanto bastava per fare un tentativo.

"Va bene. Ma non so che canzone cantare" risposi alzandomi in piedi.

"C'è un elenco lì. Cecco, fai vedere a Virgilio la lista delle canzoni!".

Okay, Virgilio, che canzone vogliamo fare? Scartiamo quelle della Disney: okay sputtanarsi per amore, ma abbiamo pur sempre una dignità... Quelle di Taylor Swift no, che stoniamo sicuro... Non so a chi piacciano così tanto gli ABBA, ma direi proprio di no... Trovata!

Feci un bel respiro profondo. Inspira. Espira. Lo stiamo facendo per Dante. Selezionai la traccia e presi in mano il microfono. Inspira. Espira. Per Dante. Mi misi davanti allo schermo e cercai di ignorare il fatto di essere letteralmente al centro dell'attenzione. Vidi di sfuggita l'amore della mia vita che si sedeva accanto a suo fratello per godersi lo spettacolo. Per Dante. La musica partì.

What would I do without your smart mouth?
Drawing me in, and you kicking me out
You've got my head spinning, no kidding, I can't pin you down

La dolce lentezza della melodia mi tranquillizzò un po'. Il groppo che avevo in gola si sciolse pian piano, facendo scivolare più fluida la mia voce tra le sue note.

What's going on in that beautiful mind?
I'm on your magical mystery ride
And I'm so dizzy, don't know what hit me, but I'll be alright

Scegliere una canzone d'amore era stata una mossa audace, lo riconosco, ma confidavo che la sua delicatezza e il fatto che fosse in inglese smorzasse l'indignazione di certi presenti. Seppi che Dante si era alzato prima ancora di vederlo davanti a me, a pochi passi dallo schermo. 

My head's under water
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind

I suoi occhi non smisero di fissarmi nemmeno per un istante, a malapena sbatté le palpebre. Il suo volto era un marasma indecifrabile di emozioni, abbastanza forti da far comparire le lacrime sulle ciglia. Conoscevo abbastanza bene il testo da guardare più lui che le parole. 

'Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections

All'improvviso in quella stanza ci fummo solo io e lui. Tutto il resto scomparve come in dissolvenza. Era bellissimo. Lui era bellissimo.

Give your all to me
I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose, I'm winning
'Cause I give you all of me
And you give me all of you, oh-oh

La canzone terminò. Io e Dante restammo a fissarci in silenzio. I nostri visi parlavano per noi.

"Ti amo" mimai con le labbra. Non sapevo se potevo dirlo davanti alla sua famiglia.

"Anche io" mi rispose lui precipitandosi da me. Mi saltò al collo e mi abbracciò stretto, travolgendomi col suo odore e con la sua forza. "Grazie" aggiunse sottovoce.

"Tutto quello che vuoi, io farò tutto il possibile affinché tu lo ottenga" gli sussurrai passandogli una mano tra i capelli.

"Drammi da checche", borbottò Cacciaguida alzandosi dal divano, "Io me ne  vo' a dormire". E filò su per le scale senza aggiungere altro.

I muscoli di Dante si irrigidirono. Mollò la presa. Fece un passo indietro. Il suo volto sembrava una maschera di cemento. Non se l'aspettava. C'era rimasto male, ma male sul serio. L'aveva ferito. Il mio cuore si spezzò per lui.

"Si è fatto tardi. Immagino che voi due dobbiate rientrare", disse Alighiero rivolgendosi a Lapo e Guido, "Il viaggio non è poi così lungo, ma è meglio se vi avviate".

I ragazzi si guardarono prima tra loro e poi guardarono Dante, che lentamente chiuse e riaprì gli occhi. Mi spiegò poi che era un loro linguaggio in codice. "Beh, sì, noi andiamo".

I saluti furono freddi, frettolosi e fin troppo formali per essere autentici. Non mi piaceva l'aria che si respirava in quella casa, come se ogni nostra mossa fosse perfettamente orchestrata da un Mangiafuoco crudele. E non si poteva dire che tra gli Alighieri mancasse una figura abbastanza terribile da assomigliargli.

Non riuscivo ad immaginarmi che cosa si potesse provare a crescere in un ambiente come quello, ma allora mi furono più comprensibili certi comportamenti di Dante. Allora mi fu più chiaro perché avesse costantemente il terrore di fare qualcosa di sbagliato, di rovinare tutto, di finire all'Inferno.

Quella notte non scopammo per ovvi motivi, ma lo abbracciai stretto a me, accarezzandogli i capelli e la schiena, riempiendolo di baci. Volevo che si ricordasse che, nonostante suo nonno, nonostante suo padre, nonostante tutto, lui era amato. E l'avrei amato fino alla fine dei miei giorni.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro