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Capitolo XII

Marzo arrivò quasi all'improvviso, accompagnato da una serie di novità esaltanti. Prima tra tutte, Omero pubblicò un annuncio per un nuovo assistente e i requisiti erano così minimi da attrarre chiunque: buona conoscenza del latino, buona conoscenza di almeno due lingue tra eolico, ionico, dorico e attico, dimestichezza con i software Office e una laurea triennale in Lettere Classiche. Si presentarono così tanti candidati che i colloqui durarono una settimana e per i corridoi non si sentiva parlare d'altro.

"Virgilio, mi stai seguendo?" mi domandò Beatrice dall'altra parte della linea.

Mi aveva videochiamato perché Laura e Fiammetta non erano state abbastanza capaci e serie da aiutarla a scegliere che cosa mettersi. Il karma mi stava evidentemente punendo per la mia eterosessualità.

"Sì sì, ti sto seguendo". 

"A me non sembra". In effetti non stavo capendo assolutamente un cazzo.

"Bea, per me ti stanno bene entrambi". Mi aveva fatto vedere due outfit praticamente uguali, solo che uno aveva la gonna e l'altro i pantaloni. "Con quale ti senti più a tuo agio?".

"Con i pantaloni" mi rispose fissando il capo in questione.

"Allora mettiti i pantaloni".

"Però con la gonna sono più carina".

"E quindi?". 

"E quindi sono più carina". Wow, grandissima spiegazione.

"Tanto Omero è cieco, mica lo puoi sedurre con le cosce". Mi pentii immediatamente di aver parlato.

Beatrice aggrottò le sopracciglia e posò i pugni sui fianchi. "Io non sono quel tipo di persona!" mi urlò arrabbiata.

"Lo so", provai a salvarmi in extremis, "Stavo scherzando, Bea! Dai, non ti offendere! Mi dispiace!".

"Sei un coglione". I suoi lineamenti si rilassarono. "Okay, ho deciso".

"Per cosa?".

"Metto la gonna". Lo sapevo.

"Ma se poi fai come ti pare, cazzo mi chiami a fare?" le domandai scherzando.

"Perché, in base a cosa mi dici di fare o non fare, io capisco che cosa voglio davvero" mi rispose seria.

"E non puoi chiamare il tuo ragazzo per questo?". Liquidò il discorso con un cenno della mano e attaccò a parlare di quanto Simone non avesse la benché minima traccia di gusto estetico.

Mecenate mi aveva quasi convinto a candidarmi a mia volta per il posto da assistente. "Hai tutti i requisiti richiesti", mi aveva detto, "Hai pazienza, sei un bravo insegnate e il professor Omero già ti conosce: saresti assolutamente perfetto!". Non potevo dargli torto - infatti ero persino stato sul punto di cedere alla tentazione - ma volevo dare la priorità ad altri obiettivi: volevo laurearmi il prima possibile. E già sapevo che avrei fatto fatica a dare cinque esami entro settembre, figuriamoci aggiungerci anche tutti gli impegni accademici che quell'incarico avrebbe comportato! Non avevo tempo da perdere appresso alle matricole e alle paturnie di Omero!

E poi c'era la questione di Dante. Avevo valutato accuratamente tutti i pro e i contro della situazione. Avevo soppesato le parole di mia madre, gli incoraggiamenti di Orazio e Mecenate e i moniti di mio padre. Mi ero chiesto in tutta onestà se provassi qualcosa per lui. Mi ero preso del tempo per capire se ero davvero pronto ad avvicinarmi ad qualcuno dopo Alessandro, se me la sentissi di farlo oppure no. Tutte le strade portavano ad una sola decisione: valeva la pena tentare.

Non avendo il suo numero di cellulare né tantomeno il suo Instagram, anche se Mecenate si era ben offerto di indagare al posto mio, non mi restava altra scelta che cercarlo per i corridoi e parlarci di persona. Il che poneva due problemi fondamentali. Il primo era di natura logistica: come trovare quel ragazzino in quel labirinto di cinque piani. Ma per quello bastava appostarsi in un punto strategico e aspettare che si palesasse. Mi sentivo uno stalker? Ovviamente sì. La cosa mi metteva a disagio? Decisamente, ma c'erano mali peggiori.

Il secondo era il problema grosso: dovevo parlare con Dante Alighieri e chiedergli di uscire. La difficoltà non stava tanto nell'aprire la bocca e dialogare - cosa che avevamo fatto per settimane - quanto nello scegliere quali parole usare. Lui mi aveva baciato e io l'avevo sostanzialmente ignorato da allora: cosa si dice in situazioni del genere? Avrei dovuto far finta di nulla? Sarei dovuto andare dritto al punto? Credo che quella sia stata una delle poche situazioni in cui avrei voluto essere come Orazio: lui c'aveva sempre saputo fare con queste cose.

Alla fine lo beccai alle macchinette del secondo piano. Era in fila per prendere il caffè insieme ad un ragazzo con i capelli a scodella. Solo a vederlo mi salì il panico. Forza, Virgilio, puoi farcela! Per un attimo pensai di girare i tacchi e andarmene, ma poi lui mi vide. Io mi sentii morire.

"Ciao" lo salutai da lontano.

"Ciao". Non sembrava molto felice della mia presenza. Brutto segno.

Mi avvicinai a lui. "Ti posso parlare?".

Lui mi lanciò uno sguardo disgustato. "Non lo so".

Ammetto di aver avuto un momento di puro panico: le cose non stavano andando come avevo immaginato. "Posso chiedere il perché?". Questo mi odia.

"Di solito non parlo con chi mi schifa". Ma che cazzo?

"Non capisco" feci confuso.

"Ho notato". Passivo-aggressivo il tipo, eh.

Poi ebbi un'illuminazione. "Ma è per quello che è successo l'ultima volta?".

"No, è per quello che non è successo l'ultima volta" mi corresse, ma la sua voce non mi sembrò così sicura. Era evidente che il mio comportamento l'aveva ferito. Non potevo dargli torto: dal suo punto di vista potevo tranquillamente passare per stronzo.

"Mi dispiace", mi scusai con lui, "Non sono molto bravo in queste situazioni".

"Quali situazioni?". Sapevo che voleva solo che mi sbilanciassi.

"Situazioni in cui c'entrano i sentimenti". Strabuzzò gli occhi. Bingo. "Se mi lascerai parlare, ti spiegherò ogni cosa".

"Okay allora", mi concesse facendo il finto sostenuto, "Fra, ci vediamo a lezione".

"Seh, vabbè" commentò l'altro ragazzo senza nascondere una certa malizia. Non lo conoscevo, ma già mi stava simpatico. Dante lo fulminò con lo sguardo.

Ci appartammo vicino ad una delle finestre, lontano dal viavai del corridoio e delle macchinette, in modo tale da avere un po' di privacy. Il cuore mi batteva fortissimo nel petto, talmente forte che mi pareva di udirne il ritmico tum-tum nelle orecchie. Non ricordavo che stare accanto a lui avesse un effetto così violento su di me. Rimasi in silenzio, troppo perso nei suoi occhi per dire nulla. Mi sentii assetato e affamato allo stesso tempo, ma anche sul punto di vomitare. Avevo paura di rovinare tutto, l'avevo già quasi fatto qualche minuto prima.

"Allora, di che cosa volevi parlarmi?" mi spronò a parlare con un fare quasi scortese. Le sue labbra erano meravigliose viste da così vicino. Non ressi più quella tensione: gli presi il volto tra le mani e le baciai.

Dante tremò, non so se più per stupore o piacere, e si avvicinò a me. Il mondo parve dissolversi tutt'intorno, scivolando via dai nostri piedi come le onde del mare. Avvertii l'improvvisa e assoluta necessità di annullare la distanza tra i nostri corpi. Lo strinsi a me, accarezzandogli la schiena mentre scoprivo il sapore delle sue labbra. Non so per quanto restammo uniti a quel modo, ma alla fine dovemmo fermarci a riprendere fiato.

"Quindi ti piaccio?" mi domandò lui.

"Sì, mi piaci. Mi piaci moltissimo". Il respiro corto mi rendeva difficile parlare. "Mi dispiace se ti ho fatto pensare il contrario: l'ultima volta mi hai preso alla sprovvista ed ero confuso di come mi sentissi nei tuoi confronti. In più, la mia ultima relazione è stata un po' particolare, quindi avevo qualche timore a...".

"Okay, va bene". Oddio, grazie! "Non pretendo che noi... Madonna pulita, ci conosciamo a malapena! Vorrei solo... Non lo so...". Lessi nei suoi occhi quello che non riusciva ad esprimere con le parole.

"Ti va di uscire con me?" gli chiesi.

"Maremma ladra, ovvio che sì! Me lo chiedi pure!". Okay, questo mi sta più sotto del previsto.

Sorrisi. "Okay. Dammi il tuo numero, così organizzo qualcosa e ti dico. Quando sei libero?".

"Domani pomeriggio non ho lezione". 

"Perfetto, nemmeno io". I suoi occhi si assottigliarono in un'espressione di pura felicità.

Non resistetti alla tentazione e lo baciai di nuovo. Cazzo, 'sto ragazzino sarà la mia rovina!

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