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2- Incontri

« Ashley, sei già arrivata? » Mi domanda Nicole al cellulare.

« Sono appena tornata dalla corriera. Il volo da New York è stato lungo e stancante. » Non ho dormito per tutto il viaggio. Ho avuto un vicino piuttosto rumoroso. Ed ero tremendamente in ansia per mia cugina.

« Hai già disfatto le valigie? »

« Lo sto facendo. Ma non credo di poter continuare. Sono sfinita... »

« Anna come sta? » Mi chiede mia sorella.

« Vorrei poterti dire che sta bene. Ma sinceramente non ne sono sicura. Ora è di là con il medico. »

« Fammi sapere se ci sono novità. Ti voglio bene sorellina. »

« Anche io. » E chiudo la chiamata.

Non ci riesco. È come se avessi le braccia di piombo. Le mie palpebre non reggono nemmeno l'aria umida di questa giornata d'estate.

La luna brilla come un atomo di luce in mezzo all'oscurità. Dalle vetrate della mia finestra posso ammirare il piccolo quartiere in cui vive la famiglia di mio zio.

Non lo conoscevo bene. Ero molto piccola quando l'ho rivisto l'ultima volta. Al contrario di sua figlia, Anna. Con lei ho un rapporto speciale. È stata lei a permettermi gli studi al college, con il sostegno di mia sorella. Purtroppo la sua non è una vita facile.

« Signorina Franchi? » Mi chiama il medico. Lo raggiungo in salotto.

« Veramente il mio cognome è Watson. »

Franchi è il cognome di mia madre. Almeno era, prima che morisse di parto a causa mia.

« Come sta Anna? » Chiedo ansiosa.

« Per ora la situazione è stabile. Sembra essersi calmata. Ha ripreso a mangiare, è un buon inizio. »

« E riguardo alla faccenda delle lamette? » Non voglio uscire di casa sapendo che mia cugina potrebbe tentare il suicidio, di nuovo.

« Come ho già detto si è calmata. Eviti di portarla in luoghi affollati per un po' di tempo. A poco a poco si riprenderà. »

« Grazie dottore. »

Lo accompagno alla porta e vado a controllare Anna.

La trovo rannicchiata sul letto. Ben ricoperta da un soffice lenzuolo. È particolarmente concentrata su una foto.

« Cosa guardi? » Le chiedo.

Lei mi ignora. Guarda malinconica la fotografia che ha in mano. Mi sporgo sulle sue spalle per vederla.

« Chi l'ha scattata? » Chiedo triste.

« Un passante. Era il nostro primo appuntamento. »

La foto ritrae lei e Antonello, il suo fidanzato, almeno credo. Tra loro due le cose non vanno molto bene. È iniziato tutto lo scorso Natale. Ero venuta a sapere che lui l'aveva tradita con un'altra ragazza ad una festa. Anna lo aveva perdonato per il semplice fatto che era ubriaco quella sera. Ma non ne era così sicura. E aveva ragione.

Antonello non ha più smesso di farla soffrire. Ed ecco come l'ha ridotta.

Provo disgusto nei suoi confronti. Ogni volta che vedo Anna piangere per lui mi si spezza il cuore.

E la cosa più odiosa era vederla debole davanti ai miei occhi e non poterla aiutare.

« Tutto si risolverà. E ritornerai ad essere felice. » Incastro le mie dita tra i suoi morbidi capelli biondi e le accarezzo la nuca.

Prendo la foto dalle sue mani e l'aiuto a stendersi. Mi chino a darle un bacio ed esco dalla sua stanza.

Sto attraversando il salotto esausta quando sento una notifica da un cellulare. Mi giro e vedo lo smartphone di Anna sul comodino.

Ha un messaggio in segreteria. Lo seleziono per ascoltarlo.

"Anna, amore... " Biascica una voce " Sono il tuo Antonello. Ti manco, vero piccola. Ora basta fare l'offesa. Sono settimane che aspetto un tuo messaggio. Sono da solo a casa... perchè non passiamo la notte insieme? "

Spendo la registrazione con un colpo al telefono. Quel bastardo non si rende nemmeno conto di ciò che ha fatto. Ubriaco a quest'ora della notte.

Non ci riesco. Io non posso far finta che non sia successo nulla. Non può cavarsela in questo modo. Giocare con i sentimenti di mia cugina. Illuderla. Distruggerla. È solo colpa sua se ora si trova in queste condizioni.

Ho gli occhi infettati di sangue per la rabbia che provo. Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene. Non posso andare a dormire così.

Non prima di aver smaltito la rabbia.

E c'è solo un modo in cui voglio farlo.

*

Quel bastardo non abito molto lontano. La sua abitazione è a pochi isolati dalla nostra.

Vorrei prendere l'auto. Andare a piedi nel bel mezzo della notte non è un idea geniale. Ma ho bisogno di scaricare un po' di adrenalina.

Le luci delle case sono quasi tutte spente. Incluse anche quelle di Antonello. Il quartiere è pervaso da un silenzio tomba. Fischia un'aria leggera, che spinge i rami degli arbusti.

Sono davanti al viale di casa sua.

Ho una prospettiva perfetta. Mi serve solo una cosa.

Mi giro e vedo dei grossi sassi nel giardino della casa opposta alla sua.

Corro verso di loro e ne riempo le mie braccia.

« Bastardo! » Urlo lanciando il primo verso la porta. Vedo un taglio formarsi sul legno di mogano.

« Maledetto! Sei solo uno stronzo! » Ne lancio un altro. Questo però colpisce una finestra. Poi un altro ancora. Ancora. Ad ogni lancio sento un peso in più togliersi dalle mie spalle. « Lasciala stare! Sei solo un ipocrita! »

La mia voce è l'unico nucleo in questo quartiere.

Almeno credevo.

« Cosa sta succedendo? » Domanda una voce.

Mi cadono i sassi di mano per lo spavento. È un ragazzo. Non vedo bene il suo volto. È messo in ombra dai fari di luce dietro di lui.

« Che cosa stai facendo?!?»

Ora che ci penso non avevo pensato alle conseguenze. E non è il momento giusto per farlo.

Le mie gambe prendono il controllo. E mi ritrovo a correre verso il lato opposto.

Sento dei passi veloci dietro di me.

Quel ragazzo mi sta inseguendo.

« Hei! Fermati! » Urla lui

Accelero il passo, ma ormai sono al limite delle mie forze.

Sono sul ciglio di una stradina. Delle pozzanghere brillano sul terreno.

Inizio a correre qua e là per evitarle.

« Fermati! » È vicino. Troppo vicino.

Purtroppo non ne vedo una e inciampo. Sento la mia testa andare all'indietro insieme al mio busto. Le mie gambe si stanno alzando in aria. Sono sul punto di cadere. Ma sento delle braccia circondarmi in vita e tirarmi leggermente su.

Quando apro gli occhi sono tra le braccia di qualcuno. Evidentemente quel ragazzo.

Mi volto a guardarlo e incrocio due meravigliosi occhi azzurri.


SPAZIO AUTRICE.

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