PEONIE
La giornata è passata senza grandi problemi. Dubito che Janet e Blasy diventeranno amiche, ma non hanno nemmeno litigato. Posso insomma dirmi contenta.
Ci salutiamo. Janet mi sorride e mi promette che mi chiamerà. Io e Blasy ci dirigiamo verso la sorellanza. Parlottiamo tra noi. Cose prive d'importanza.
-Devo andare a comprare un nuovo vestito- borbotta Blasy.
-Scommetto che lo prenderai nero- rispondo.
-Viola- mi corregge lei.
La vediamo solo quando svoltiamo l'angolo. È appoggiata al muro della sorellanza, la testa piegata in avanti, le braccia aperte sul petto. Indossa un abito bianco senza maniche e i capelli neri sono pieni di fiori che sembrano brillare come stelle in cielo. Peonie. Arretro, terrorizzata. Blasy soffoca un grido.
-Non è lei, non può essere lei- sussurra.
-Sì, invece- so che è lei anche se non vedo chiaramente il suo viso.
-Non può essere Mary- nega Blasy, il terrore gracchiante nella sua voce.
Io so che è lei e il pensiero che le sia successo qualcosa mi fa sentire male. Le ginocchia mi cedono. Per poco non cado a terra, è solo la viscerale sensazione di qualcuno che mi guarda che mi permette di resistere.
Il tempo passa. Non so quanti giorni. Uno, due, il tempo si perde. E tutto diventa nulla. Non si parla d'altro che di Mary, di quello che le è successo. Le ipotesi sono tante, troppo. Non sento Harry. Non lo capisco. È strano. O forse sono io a essere strana. Forse il problema sono io. E poi un giorno accade.
Il cellulare squilla. Sospiro e lo prendo in mano. M'immobilizzo quando vedo il nome di Harry che splende sul display. Perché mi chiama? Appoggio il cellulare sulla scrivania e tolgo la suoneria. Non lo voglio sentire. Mi mordicchio le labbra e torno a concentrarmi sul libro. Ovviamente mi riesce molto difficile farlo. Cosa mi vuole dire? Gioco con i capelli, mentre le parole si confondono davanti ai miei occhi. Dopo alcuni secondi sento il cellulare vibrare. Alzo lo sguardo e vedo il nome di Harry. Nuovamente lui. Deglutisco. Devo prendere una decisione. La verità è che voglio rispondere. Dopo aver inspirato a fondo prendo il cellulare e rispondo.
-Harry?- chiedo e la mia voce esce più debole di quanto vorrei. Perché con lui è sempre così?
-Ciao, Audrey- risponde lui, graffiante. Zanne che affondano nella mia carne.
Mi manca il respiro, ma cerco di controllarmi. Resto in silenzio, in attesa che lui mi dica perché mi ha chiamata. E nel frattempo sento la rabbia salire. Perché mi ha mandato le rose, ma non si è fatto sentire prima.
-Come stai?- mi chiede.
-Evitiamo i convenevoli- esclamo, la furia che mi pulsa ovunque. Perché regala i fiori, ma si fa sentire solo ora?
Harry sembra sorpreso dalla mia risposta. –Come preferisci- dice, freddamente –non so se hai sentito che i tuoi organizzano la festa per il loro anniversario-
-Certo che lo so- mento. In realtà non lo ricordavo neppure più. Dovrò andare a cercare un regalo per loro, il pensiero mi getta nello sconforto. Cosa posso regalarli?
-Io e te dovremo fare il viaggio verso casa insieme-
-Cosa?-
-Guarda che non è una mia idea, è stato Louis che ha detto ai nostri genitori che ti posso riaccompagnare io a casa-
Mi sembra di avere dei cocci di vetro in gola. Non posso passare tutto quel tempo da sola con Harry, non dopo quello che è successo, sarebbe troppo imbarazzante. Ma che scusa posso trovare?
-Ti passo a prendere domani pomeriggio- e riattacca.
-Maleducato- dico al nulla.
Il mattino seguente, dopo una notte passata a guardare il soffitto e a cercare delle scuse che non ho trovato, trascino Blasy alla ricerca di un regalo per i miei.
-Spero che almeno tu abbia qualche idea- mi dice, sbadigliando –questa mattina avevo proprio voglia di dormire- sbatte le palpebre e mi rendo conto che si è truccata solo un occhio. Soffoco un sorriso. Spero che non se ne accorga.
-Nessuna idea, ho bisogno di un consiglio, per questo ti ho portata con me-
-E come potrei consigliarti? Non li conosco i tuoi-
-Non devi conoscerli, usa un po' di fantasia-
-Io la uso la fantasia, ma se non lo so, non lo so- sospira e sbadiglia nuovamente –non ne ho propria idea-
Giriamo per negozi. Non ho idea di cosa prendere e le immagini scivolano via davanti a me come acqua. Non trattengo nulla. E l'ansia aumenta. È come un fiume con gli argini rotti. Sta straripando e io non so cosa fare. Alla fine torniamo alla sorellanza. Saliamo in camera nostra. Blasy parla. Io non l'ascolto. Parole, parole, parole. Si confondono nell'aria.
Mi tiro indietro i capelli. La mano mi trema mentre lo faccio. Sono nervosa. Sento la situazione sommergermi, come un castello che si sta sgretolando. Io sono sotto le macerie e non posso uscire. I polmoni sono schiacciati dal peso. Inspiro l'aria, ma la situazione non migliora. Mi sembra di sentire il pungente odore delle peonie. Sto soffocando.
Blasy mi guarda. La sua bocca si muove a dirmi qualcosa che non comprendo. Sembra quasi un pesce. Io mi sento cedere. Non voglio più stare lì, voglio solo tornare a casa. Lo sussurro. La mia amica sembra sorpresa, forse spaventata. Io scrollo la testa, i capelli che mi cadono sugli occhi, sulla bocca, sul collo. Non so cosa mi prende. Mi appoggio alla parete della nostra camera. Non riesco più a camminare.
-Audrey- mi chiama Blasy, preoccupata.
Io scoppio in lacrime. È imbarazzante... e poi la mia amica mi abbraccia. Le confido tutto con un filo di voce. Di Harry, delle mie paure, dei miei sogni. Blasy mi consola, accarezzandomi i capelli. E io mi sciolgo in un oceano di lacrime.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate?
A presto!
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