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PASSEGGIANDO PER PARIGI

Parigi. La città dell'amore.

Il mio anno a Parigi è quasi terminato. Tra qualche giorno partirò per tornare a New York e andrò al college. Mi mancherà questa città. La Audrey che è partita non è più la stessa. Il cambiamento è in parte ben voluto. Non sono più imbranata, o meglio non sono più la ragazzina che cade dagli alberi per vedere il ragazzo di cui è perdutamente innamorata. C'è però qualcosa che non avevo previsto prima del viaggio. Cerco di non pensare al fumo, alle fiamme, alle grida. Soprattutto non devo pensare a Susy. Non devo assolutamente pensare a Susy. Deglutisco e mi concentro su quello che sta dicendo la mia amica Janet.

-Non posso ancora credere che l'anno sia finito- cinguetta, giocherellando con i lunghi capelli biondi.

-Già- mormoro. Siamo sedute al tavolo di un bistrot vicino alla piazza de la Concorde. Il sole sta calando dietro gli edifici.

Janet lancia uno sguardo al suo orologio rosa. Fa una smorfia, piegando la sua boccuccia rosea. –Tra poco dobbiamo andare se vogliamo prepararci per stasera-

Annuisco. Janet è riuscita a ottenere i biglietti per uno spettacolo teatrale di cui parlano tutti.

–Faccio in tempo a passare a prendere lo struccante?- chiedo.

-Adesso?- chiede, sollevando un sopracciglio perfetto.

-Me ne sono dimenticata- ammetto.

Janet sospira. –Audrey, Audrey, hai sempre la testa tra le nuvole- dice con un delizioso sorriso. Sembra una vera bambolina, con i suoi boccoli biondi e il trucco rosa. Mi mordo le labbra, sperando che non noti il modo in cui la guardo. Vorrei essere come lei, ma so che è un desiderio impossibile.

-Lo sai che sono distratta- afferro la mia borsa, modello Channel, quindi ci frugo dentro alla ricerca del portafoglio.

-Certo che lo so, comunque lascia perdere il conto, l'ho pagato io quando sono andata alla toilette-

-Non avresti dovuto!- lascio cadere il portafoglio in borsa –Grazie- mi alzo –corro a prendere lo struccante, poi ti raggiungo-

-Vuoi che ti accompagni?- mi chiede, stiracchiando elegantemente. È l'unica persona che conosca che riesca a stiracchiarsi in modo elegante.

-Oh no, non preoccuparti, tu inizia ad andare a casa e a prepararti-

Janet annuisce, buttando indietro i capelli. Alcune ciocche le ricadono comunque sullo scollo a barchetta della maglietta. –Non metterci troppo-

-Promesso- e corro via, lungo la strada, passando tra i turisti

La profumeria in fondo alla strada è aperta. Ci entro e vedo la commessa che mi sorride, prima di riabbassare lo sguardo. Sta guardando qualcosa sul cellulare.

-Ciao, Carol- la saluto. La conosco. Seguo uno dei corsi con sua sorella.

-Audrey, ho saputo che stai per partire- appoggia il cellulare sul bancone.

-Tra un paio di giorni- le rispondo.

-Peccato, non potrai assistere al concerto- mormora, arricciando il nasino.

-Quale?-

-Non lo sai! Eppure Marie mi aveva detto che tu eri la sua vicina di casa!-

Capisco subito. –Harry?- chiedo in un soffio.

Lo sguardo di Carol s'illumina. –Esatto, ho visto che tra qualche giorno terrà un concerto-

La notizia mi fa aumentare i battiti cardiaci. Un concerto qua a Parigi? Sembrano passati secoli da quando guardavo quel ragazzo dalla finestra della mia stanza. Ormai è un cantante famoso. Mi sfugge un sorriso amaro. Sapeva a malapena chi fossi prima, ora probabilmente non si ricorderà neppure il mio viso. Sospiro. Un concerto a Parigi! E io non ne sapevo nulla! Cerco di controllarmi.

-Riusciresti a farmi avere dei biglietti?- continua Carol, sbattendo le palpebre.

-Io e Harry non siamo legati- mormoro. È una pessima scelta di parole.

Vedo la delusione sul viso di Carol. Sperava davvero di riuscire ad avere dei biglietti? Certamente c'è il tutto esaurito. Mi mordicchio le labbra, per evitare di sospirare nuovamente.

-Quindi niente biglietti?- mi chiede Carol, lo sguardo castano deluso.

Scuoto la testa. –Hai uno struccante per gli occhi?- chiedo, felice di cambiare argomento.

-Oh, sì, dovrei averlo- delusa fruga tra i cassettoni, prima di estrarre una boccetta blu –eccolo qua-

Pago, quindi la saluto ed esco dal negozio. Uno sguardo al mio orologio mi dice che ci ho messo più tempo di quanto avrei dovuto. Percorro rapidamente la strada. Ho il cellulare in mano e continuo a controllarlo. Janet mi ucciderà se arriverà in ritardo al musical a causa mia. Con tutto quello che le sono costati i biglietti! Salto dal marciapiede e attraverso la strada. Una macchina mi suona.

-Scusi- urlo e proseguo, sperando di non venire investita. Questo sì che sarebbe un problema. Sono così distratta che non mi accorgo di andare a sbattere contro qualcosa.

Arretro confusa e alzo la testa, distogliendo gli occhi dallo schermo dello smartphone. Incontro uno sguardo verde penetrante che mi fissa da sopra un paio di occhiali da sole neri. Non ho urtato contro qualcosa, no, ho urtato contro qualcuno. Peggio, ho urtato contro Harry. Il rivederlo, dopo tutto questo tempo, mi percorre come una scossa elettrica. Sobbalzo, balbetto, tremo. Non è cambiato, è ancora il ragazzo dei miei ricordi, quello che spiavo nascosta dietro le foglie dell'albero. Colui per cui provo sentimenti così confusi, amore e odio. Lui continua a fissarmi, come se stesse attendendo qualcosa. I capelli neri gli ricadono sul viso perfetto. Mi mordicchio le labbra.

-Ehm, scusa, andavo di fretta- dico, con un filo di voce. Deglutisco. Mi sembra di avere dei pezzi di vetro in gola.

Mi aspetto che mi dica qualcosa, qualsiasi cosa. Magari che mi riconosca. Una parte di me pensa che si arrabbierà, che mi dirà che sono distratta e chissà cosa. Sarà comunque un'occasione per parlargli e...

-Stai più attenta la prossima volta, ragazzina- e si gira, come se nulla fosse.

Sono così poco importante per lui? Neppure degna di una sgridata? E mentre lo penso mi sento infantile. Lui non sa chi sono. Non mi riconosce neppure! Lo supero, faccio un passo, poi mi fermo. Non mi piace il fatto che mi abbia chiamata ragazzina. La cosa che però mi fa più male è che non si ricordi di me. Prendo la decisione senza pensarci. Mi volto verso di lui.

-Ehi, non sono una ragazzina- sbotto. Le parole escono con più rabbia di quanto mi aspetterei.

Lui si gira verso di me. Sembra divertito dalla mia protesta, posso vedere le sue labbra carnose piegate in un sorriso. Il suo viso, tremendamente bello, è illuminato dal sole morente. –Non la sei?- mi chiede.

-No, non la sono- e mi sento piccola e sciocca. Sono proprio una bambina, una sciocca ragazzina.

-Eppure sembri proprio una bambina- insiste lui, divertito.

-No!- punto le mani sui fianchi. Okay, sono decisamente imbarazzante e presto mi vergognerò per questa scenata, ma sono stufa di essere ignorata. Sono praticamente vent'anni che m'ignora!

-Senti, piccola, mi dispiace che tu ci sia rimasta male, ma è così, sei una deliziosa ragazzina- mi strizza l'occhio –buona serata- si volta e se ne va.

Resto immobile tra le persone che passano. Noto un gruppetto di ragazze che fissano Harry che si allontana. Probabilmente lo hanno riconosciuto. Non voglio attendere oltre. Mi volto e me ne vado, il cuore in gola e le lacrime che mi bruciano negli occhi. Le sue parole mi rimbombano nelle orecchie. Sono solo una stupida ragazzina. La cosa peggiore è che probabilmente ha ragione. E poi una luce in fondo al tunnel: ha detto che sono deliziosa. Oh, basta! Ci ricasco sempre. E corro per le vie di Parigi.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Ecco il nuovo capitolo! Cosa ne pensate del primo incontro tra i due protagonisti?

A presto ❤

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