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LA DAMA NERA

La nuova stanza, che condivido con Blasy, mi piace tantissimo. È più grande di quella del dormitorio, con due letti spaziosi. Arredo la mia metà con cura, attacco alla scrivania e al muro fotografie, torri Eiffel e decorazioni rosa. Sopra il mio letto appendo una fotografia di Audrey Hepburn nel film Colazione da Tiffany. 

-Sei una vera romantica- commenta Blasy.

-Sono uno stereotipo vivente- dico, ridendo.

-Saresti la figlia che mia madre vorrebbe avere- mormora.

-Tua madre è felicissima di avere te come figlia- esclamo, un po' troppo rapidamente. La verità è che non so cosa dirle. Mi affretto a prendere il mio album con i disegni. Sulla copertina ho attaccato degli adesivi a forma di farfalla.

Blasy ha attaccato teschi e rose nere ovunque nella sua parte della stanza. In realtà non mi dispiace la sua parte gotica.

-Non si direbbe- sussurra, la voce triste –mia madre vorrebbe una figlia che ama il rosa e che si vesta come una principessa- mi fissa con il suo sguardo intenso –vorrebbe una figlia come te-

Non so cosa risponderle, sono in imbarazzo. È Blasy stessa a togliermi da questa situazione.

-Non ci pensiamo ora- esclama, sorridente.

Annuisco. -Certo, abbiamo ancora molto da fare-

-Esatto! E poi devi dirmi chi era il giovanotto che hai baciato- dice, con un sorriso divertito.

Avvampo. -Nessuno-

-Strano, perché non sei la tipa da baciare il signor Nessuno in quel modo- commenta, un sorriso divertito.

Mi mordo le labbra. Vorrei parlarle di Harry, ma sarebbe imbarazzante. Inoltre la conosco da pochissimo tempo. Sospiro. Posso dirle una mezza verità.

-Conosco quel ragazzo- ammetto.

-E qui la cosa diventa interessante! Chi è?-

Devo dirle tutto? Opto per la verità. Più o meno. -Lui è il mio vicino di casa-

-Wow! Che fortuna!-

-Già- mormoro. Non è una cosa così bella. Harry non mi vuole. Soffoco questo pensiero. Non voglio pensarci.

Blasy continua a dedicarsi al suo lato della stanza. Io faccio finta di nulla e proseguo con il mio. Non devo pensare.

Sto guardando la pagina Facebook del campus quando noto un post. Vedo la foto di una ragazza dai capelli scuri e gli occhi azzurri che mi fissa con un sorriso. È seduta su un prato, le ginocchia premute contro il petto. Leggo il messaggio che l'accompagna.

"Ci manchi, Clarissa"

La ragazza scomparsa. Deglutisco, lo stomaco stretto in una morsa. Penso ai suoi genitori, ai suoi amici, a tutte quelle persone che le volevano bene. Sparire nel nulla. Deve essere proprio una cosa tremenda. Non posso non pensare a Susy, alle sue grida, alla bara bianca al funerale. Scuoto la testa. Devo pensare ad altro. Blasy è uscita, non so quando tornerà. Mi alzo e decido di scendere di sotto, nella speranza di distrarmi.

Scendo le scale, attenta a non scivolare. Blasy mi ha detto che c'è uno scalino poco sicuro. Mi sfugge un sorriso al ricordo di Susy che saltava sempre l'ultimo gradino della nostra scuola, convinta che se ci avesse messo sopra il piede sarebbe finita in un altro universo. Sciocche paranoie da bambini.

Mary è seduta sul divano, intenta a darsi lo smalto rosso. Ha la boccettina appoggiata sulle gambe e immerge il pennello con grande cura, l'espressione concentrata. I capelli scuri le ricadono sul viso, simili a un velo. Alza appena lo sguardo quando mi sente arrivare.

-Cara, vieni a sederti qua- esclama, la frangia scura che le copre gli occhi.

-Che bello smalto!- commento.

-Il nuovo colore di Dior- mormora, la boccuccia rosa che si piega in un sorriso –ti trovi bene?-

-Sì- mi accomodo sulla poltrona di fronte a lei. So che devo aggiungere qualcosa. –La stanza è molto bella- improvviso.

-Sono felice che ti piaccia- esclama lei, gioiosa. Sembra proprio una bambola. È perfino esile come una bambola di porcellana.

-Già... ho sentito di Clarissa- improvviso.

-Quell'orrenda storia?- fa una smorfia, come a dire che lei non è il tipo di ragazza che pensa a queste cose. È una bambolina di porcellana, non vuole preoccupazioni. Un po' la invidio, vorrei godere della sua innocenza. La mia ormai è persa per sempre.

-Ne parlano tutti- mento.

-Oh, davvero?- sembra sorpresa –Eppure avevo detto di non raccontarla alle matricole... non ci badare troppo, tesoro, nulla dimostra che Clarissa sia stata rapita o chissà cos'altro possano averti detto-

-Quindi tu credi che se ne sia semplicemente andata?-

-Io non so nulla- mi sorride –vedi, è come per la leggenda della Dama Nera, questo college è pieno di strane... superstizioni, ecco, possiamo chiamarle così-

-Superstizioni- soppeso la parola –la leggenda della Dama Nera in cosa consiste?-

-Dicono che un tempo qua vicino abitasse una bellissima vedova che seduceva gli uomini, era sempre avvolta dal profumo di peonie e ne portava alcune tra i capelli- chiude lo smalto e lo sposta, appoggiandolo sul divano al suo fianco –la cosa strana era che gli uomini che lei seduceva sparivano nel nulla- soffia delicatamente sulle unghie –un giorno un gruppo di persone l'ha seguita e ha visto... che era uno scheletro- arriccia il naso, disgustata –dovrebbero proibirle certe leggende-

-Uno scheletro?- chiedo, un brivido gelido che mi percorre la schiena.

-Esatto e trovarono tutti i suoi amanti scomparsi, li vestiva come bambole e li teneva in casa- sospira –non c'è fine al peggio- fa una smorfia.

-Ma questa storia è vera?- chiedo, preoccupata. Questo racconto mette i brividi. Letteralmente.

Mary si stringe nelle sue piccole spalle. –Non lo so, ma spero proprio di no-

-Sarebbe inquietante-

-Molto- si stiracchia –ora basta parlare di queste cose!- e inizia, con la sua vocina da bambina, a raccontarmi le attività della sorellanza.

Mi limito ad annuire, persa nei miei pensieri. Clarissa. La Dama in Nero. Sono inquieta. La verità però è che c'è un'altra cosa. Continuo a pensare a Harry e questo mi rende molto nervosa.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa pensate della Dama Nera?

A presto!

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