IL GIOCO DELLA BOTTIGLIA
Quando io e Louis arriviamo nel salottino sono già tutti pronti per giocare, seduti su un tappeto color panna. Prendo posto al fianco degli altri. La stanza è grande, i morbidi divani beige sono stati spinti di lato. Da un lato c'è un grande armadio stile impero.
-A cosa si gioca?- chiede Louis, accomodandosi vicino a una ragazza bionda.
-Il gioco della bottiglia- dice Hilda, lo sguardo brillante di crudeltà. Dal modo in cui mi guarda... beh, capisco che non devo starle molto simpatica. Dovrei solo trovare un modo per riuscire ad andarmene senza fare la figura di quella che non si diverte alle feste. Mi mordo le labbra. Mi sembra di sentire la voce di Janet che mi dice che se mi alzo e corro via sarò messa al bando da tutti per il prossimo secolo. Suicidio sociale, ecco come lo chiama lei. Io lo chiamo: "evitare i problemi". Jack direbbe che il trucco è rilassarsi. Beh, non ci riesco. E poi Jack ha sempre torto.
-Quello è un gioco da bambini- dice Louis.
-Una versione modificata- continua Hilda. Fruga in una borsa brillantinata e tira fuori una bottiglia blu e nera con dei piccoli tasti sopra.
-Non dirmi che ti sei presa la bottiglia che gira da sola!- esclama un ragazzo con la maglietta rossa.
-Ovvio- sorride, felice di essere al centro dell'attenzione. –Si comincia-
Il ragazzo si spinge avanti e afferra la bottiglia. –Comincio io!-
-Come vuoi- si stringe nelle spalle.
Il ragazzo appoggia la bottiglia davanti a lui, quindi osserva i tasti di cui è ricoperta. –Quale si schiaccia?- chiede.
-Determina la velocità- spiega –e poi comparirà sul display il messaggio su ciò che la coppia dovrà fare-
-Ne provo uno a caso, quindi?-
-Esatto- risponde Hilda, spingendosi in avanti.
Il ragazzo preme un pulsante e la bottiglia inizia a girare. Hilda urla e batte le mani, come se desse il tempo.
-Gira, gira, gira- urla.
E la bottiglia comincia a rallentare. La vedo girare sempre più lentamente fino a quando... si ferma con la punta verso di me. Un senso di gelo mi avvolge. Non mi sono mai piaciuti questi giochi. Alzo lo sguardo e incontro quello del ragazzo. Lui mi fa l'occhiolino.
-Brava bottiglia, hai fatto un'ottima scelta- dice, ridacchiando.
Qualcosa compare sul display. Con il cuore in gola, cerco di leggere, ma Hilda è più rapida di me e afferra la bottiglia.
-Cosa c'è scritto?- chiedo, il cuore che mi esplode nel petto.
-Devi andare con lui nell'armadio per dieci minuti- mi dice Hilda, ridacchiando.
-Nell'armadio?-
Il ragazzo con la maglietta rossa balza in piedi. Noto che traballa e fa cadere a terra una bottiglia di birra che è lì vicino.
-Stai attento- lo rimprovera Louis –sono io che devo ripulire tutto-
-Scusa, Louis- ma il ragazzo ha occhi solo per me. E non è una cosa che mi piace.
Hilda ride. –Allora, metto il timer sul cellulare, dieci minuti in cui può succedere tutto-
Il ragazzo mi si avvicina e mi prende per il braccio, facendomi alzare. Ho il cuore in gola. –Non temere- mi sussurra all'orecchio e posso sentire l'odore di alcol –ci divertiremo... io sono Karl- si presenta, ridacchiando. Come se del suo nome m'importasse qualcosa. Mi afferra per i fianchi.
-Io non credo di voler giocare- sussurro.
-Non puoi tirarti indietro- dice lui, ridendo.
Sì che posso invece. Lo spingo via. Karl barcolla e poi cade a terra. Io arretro.
-Lo sapevo che era solo una ragazzina- dice Hilda e tutti cominciano a ridere.
Non ce la faccio più, mi volto e corro via. Mi dirigo verso le scale e le faccio due a due. Devo rifugiarmi da qualche parte, devo trovare un un posto in cui nascondermi. Decido di andare in bagno. Chiudo la porta alle mie spalle e vado davanti al lavandino. Mi butto l'acqua fresca sul viso e sui polsi. Mi gira la testa e ho la nausea. Cerco di calmarmi, il cuore che mi batte furiosamente.
Non so quanto resto nascosta qua, ma alla fine decido di uscire. Apro la porta e mi fermo subito.
Sono faccia a faccia con Harry. Ci guardiamo per un lunghissimo istante. Non sembra arrabbiato.
-Tutto bene?- mi chiede.
Annuisco. Ho un groppo in gola.
Sembra quasi che non abbia bisogno che io parli per capirmi. Mi prende per il braccio con delicatezza. Il suo tocco mi fa tremare. Mi guida verso una porta socchiusa che apre.
Entriamo in una camera da letto. Riconosco il pavimento di parquet confiscato, la scrivania nera, l'armadio con le fotografie attaccate sopra le ante, il letto enorme con la testiera bianca. La camera di Harry. Okay, ora sono proprio in preda al panico.
-Provo a indovinare: Hilda ha dato il meglio di sé, vero?-mi chiede Harry, fermandosi a due passi dal letto.
-Già- mormoro, chiedendomi cosa succederebbe se lui mi prendesse per la vita e mi baciasse –è una cosa che fa spesso?-
-Più di quanto pensi, non dovresti prendertela- la sua mano è sempre posata sul mio braccio.
-Facile a dirsi- mi tiro indietro i capelli, cercando di sembrare sexy. Janet ci riesce sempre quando lo fa, io, beh, non sono così brava.
Da sotto sale una musica malinconica. Capisco subito che è una canzone di Harry.
-Sono perseguitato anche qua- esclama con un leggero sorriso.
Sorrido anch'io. –Non scendi per cantarla?- chiedo, sarcastica.
-Sono qua per riposare... tu non eri un'appassionata di Audrey Hepburn?- mi chiede, ironico.
Sobbalzo, sorpresa. –Te lo ricordi?-
-Certo, durante quella cena di Capodanno da bambini ci hai costretti tutti a vedere quel film... quello dove ballavano...- la sua voce si abbassa.
-Sabrina- esclamo.
Harry sorride. Mi piace il modo in cui lo fa. È un sorriso leggermente storto. Lo preferisco molto di più quando è così. –A questo punto dovrei chiederti se vuoi ballare- mi porge la mano libera.
Resto ferma come una sciocca. Mi sta invitando a ballare?
-Allora?- mi chiede, un'espressione divertita sul volto –Non vuoi ballare?-
-Certo- prendo la sua mano e mi lascio condurre. È la realtà oppure è un sogno? Magari sono in camera mia, addormentata.
Harry mi porta in mezzo alla stanza e mi passa il braccio intorno alla vita, mentre continua a tenere la mia mano stretta nella sua. Io gli passo il mio braccio intorno al collo. Inspiro il suo profumo. Sa di sogni proibiti, di fantasie e notti di passione. Balliamo, il mio corpo che aderisce al suo, la sua mano preme contro la mia bassa schiena. È la sensazione più bella che ho provato in tutta la mia vita. Lui è più alto di me di una decina di centimetri, per cui devo alzare la testa per guardarlo in viso. Incontro il suo sguardo verde e penetrante. Cerco d'ignorare il desiderio di spingermi sulle punte e baciarlo. Labbra come le sue sono per tentare, per essere baciate, per far impazzire le sciocche sognatrici come me. Il mio cervello mi ricorda che ogni tanto devo anche respirare. Certo, certo, altrimenti sverrei. Mi sembra di non aver mai ballato in vita mia. Forse non ho mai ballato veramente. Jack forse non contava. E mentre vengo trascinata in quel sogno ad occhi aperti spero che non finisca mai.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate di questo ballo?
A presto!
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