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ARRIVO AL CAMPUS

La partenza per il college arriva in fretta. Sono nervosa e triste. Neppure guardare Via col vento il giorno prima riesce a mettermi di buon umore.

Arrivo al campus in una giornata buia e nuvolosa. Mia madre guida fino all'ingresso e parcheggia.

-Sei sicura che non vuoi che ti accompagni?- mi chiede, spegnendo il motore. Il suo viso è contratto in un'espressione triste.

-No, grazie, devo iniziare da sola e poi c'è anche Louis, se avrò problemi chiederò a lui- mento. Non ho nessuna intenzione di chiedere aiuto a lui. Devo cavarmela da sola.

-Sì, ma se vuoi parlare con qualcuno chiamami, okay?- mi dice, sorridendo tristemente.

-Certo- la rassicuro.

Ci abbracciamo, quindi esco dall'auto, prendo il mio trolley rosa pallido e mi dirigo verso l'enorme cancello spalancato. Ho il cuore in gola e le mani sudate. Sta per iniziare una nuova avventura. Supero il cancello e m'incammino lungo il viale. Foglie arancioni, gialle e marroni cadono lentamente, come pioggia. Questo è l'inizio di una nuova vita e ho paura.

Mi faccio strada tra i molti studenti che affollano il cortile. Devo trovare il dormitorio. Procedo tirandomi dietro il trolley, lo sguardo perso sugli edifici. Sono così distratta che non mi accorgo della ragazza magra che se ne sta seduta per terra fino a quando non le finisco addosso.

-Ahia!- esclama lei.

-Ops, scusa- barcollo, cercando di non cadere. Susy mi prendeva sempre in giro riguardo alla mia distrazione.

-Niente... avrei dovuto trovare un posto migliore in cui accasciarmi- risponde lei, con voce allegra, massaggiandosi le braccia. Balza in piedi e si liscia i jeans neri. –Sono proprio imbranata- mi sorride –mi trovo sempre nei posti sbagliati-

-Una cosa che hai in comune con me- le rispondo.

Lei sorride e butta indietro i capelli, scuotendo la testa. Ha un trucco pesante, nero e viola, molto dark. La maglietta che indossa sembra un corsetto dell'Ottocento. Rido quasi al pensiero di cosa direbbe Janet.

-Perfetto, due fanciulle che sbagliano sempre dove sono- mi porge la mano su cui spiccano un anello a forma di teschio e il tatuaggio di un piccolo scheletro ballerino –io sono Blasy-

-Piacere, io sono Audrey- dico, stringendole la mano.

-Bel nome!- sorride –Sei nuova?-

-Sì, stavo cercando il dormitorio- mormoro e ci lasciamo la mano.

-Oh, anch'io- esclama.

-Allora possiamo cercarlo insieme- le propongo.

-Ottima idea, sarei capace di perdermi perfino in un bicchiere- afferra il suo trolley e se lo tira dietro.

-Penso che dovremo andare là- indico un edificio.

-Perfetto! Andiamo!-

Proseguiamo fianco a fianco. Blasy inizia subito a parlarmi del suo liceo. Nel breve tratto che ci divide dal dormitorio mi racconta dell'insopportabile professoressa di matematica, del ragazzo carino con cui condivideva un laboratorio di scienze e di quella cheerleader a cui ha messo una rana nella borsetta.

-Ti sei divertita- mormoro.

-Ti sarai divertita anche tu al liceo-

Deglutisco. Non posso parlare del liceo senza nominare Susy e non me la sento di raccontare a questa ragazza dark, che ho appena conosciuto, che fine ha fatto la mia migliore amica. –Non molto- mormoro –ho passato l'ultimo anno a Parigi- mi affretto a dire, mentre tiro con fatica il trolley lungo la rampa che porta all'ingresso.

-Parigi? Wow!-

-Sì, ho frequentato un corso di moda- spingo la porta di vetro ed entro in un corridoio –mi è stato assegnato l'A4- mormoro, lo sguardo che vaga sulle targhette che si trovano sulle porte.

-Anche a me! Allora è proprio destino... ne ero certa!- mi da una pacca sulla spalla –Siamo compagne di stanza-

-Questa è una buona notizia- mi fermo davanti alla stanza A4 –ed eccoci qua... cosa troveremo qua dietro?-

-Speriamo che non ci sia un leone- scherza Blasy. Non mi dispiace averla come compagna di stanza.

-Lo scopriremo- poso la mano sulla maniglia e l'abbasso. La porta si apre con un cigolio degno di un film horror. Potrei quasi credere che dentro ci sia un assassino con la maschera da hockey e la motosega. Fortunatamente la stanza è più decente di quanto avrei creduto. È piccola, ma tenuta abbastanza bene. Le pareti sono bianche, il pavimento è di parquet, un po' rovinato. Ci sono due letti da una piazza e un armadio con accanto un tavolo.

-Quella sarebbe la scrivania- commento.

Blasy mi supera e si piazza in mezzo alla stanza. –Credo che dovremmo entrare in una sorellanza per ottenere qualcosa di migliore- esclama.

Non ha torto. Avanzo e lascio il trolley. –Credo che sia la soluzione migliore, anche perché temo che questo armadio non ci basterà-

Blasy si volta verso di me e mi sorride. –Hai già pensato in quale sorellanza entrare?-

-Ho in mente un paio di nomi- mi tiro indietro i capelli –è la scelta più importante del college, giusto?-

Lei ride. Il lucidalabbra brilla sulle sue labbra carnose. –Così dicono, io ci ho messo tantissimo tempo per sceglierne una e non ne sono neppure certa- fa una smorfia.

Annuisco. Ho caldo. Mi avvicino alla finestra e la apro. Si vede il cortile con gli studenti che spintonano con le valigie. Delle guardie con le pistole al fianco passano a pochi metri dall'edificio.

-Non pensavo che passasse la security- mormoro.

-Oh sì! Da quando quella ragazza è sparita girano le guardie di sicurezza nel campus- mi spiega a bassa voce Blasy, come se fosse un segreto.

-Una ragazza è sparita?- chiedo, sorpresa.

-Certo, non ne sai nulla?-

Scuoto la testa. Un nodo mi stringe la gola. Mi volto verso di lei, appoggiandomi contro il davanzale della finestra.

Lo sguardo di Blasy brilla. È felice di essere la prima a raccontarmi tutto questo. –Si chiama Clarissa Worren, è sparita una settimana fa, esattamente il giorno dopo essere arrivata- abbassa la voce, come se fosse la cosa più importante del mondo.

-Con sparita cosa intendi?-

Blasy sorride. –Sparita nel vero senso della parola, è andata a dormire e il mattino dopo non era più nel suo letto-

-Potrebbe essersene andata di sua spontanea volontà- ma mentre lo dico mi rendo conto di non crederci.

-Potrebbe... oppure è stata rapita- sostiene la mia nuova amica.

-Da chi?- chiedo.

-Non lo so- si stringe nelle spalle –sarebbe una cosa parecchio inquietante-

-Che tipa è questa Clarissa?-

-Non l'ho mai conosciuta, ma tutti dicono che era un'amante delle feste-

Non è un'informazione così chiara.

-Comunque c'è chi dice di aver visto una ragazza vestita di nero percorrere il campus, la chiamano la Dama in Nero-

Sorrido. –La Dama in Nero?- chiedo, divertita –Sembra il personaggio di un racconto medioevale-

-Dici? Beh, è certamente inquietante- fa una smorfia –ho sentito delle ragazze che dicevano che la Dama in Nero è comparsa anche lo scorso anno-

-Davvero?-

-Sì- sembra emozionata. In fondo una sparizione e un fantasma che si aggira per il campus sono cose che spezzano la monotonia.

Una risata gracchiante mi fa sobbalzare. Mi giro nuovamente e guardo fuori dalla finestra. La riconosco subito. La ragazza che ride in quel modo è Hilda.

-Oh no!- esclamo –Quella la conosco-

-Chi è?- chiede, venendo al mio fianco e appoggiandosi sul davanzale per guardare meglio.

-Hilda, un'amica di Louis, il mio vicino di casa. l'ho incontrata durante una festa- faccio una smorfia –ho la sensazione di non piacerle-

-Abbiamo già qualcuno da evitare- dice, un velo di divertimento nella voce.

-Sì, hai ragione- dico ridacchiando.

-Ora non ci resta altro da fare che scegliere la sorellanza-

Già, la cosa più importante da fare. Chissà perché ho una strana sensazione. Vorrei che ci fosse qua Janet. Inspiro a fondo. Sono grande, non devo avere dubbi, paure. Sorrido. Sono certa che tutto andrà per il meglio.
 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate di Blasy? Mi scuso per eventuali errori, ma ci tenevo a pubblicare questo capitolo oggi e l'ho riletto rapidamente.

A presto ❤

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