capitolo 5
Il momento del gioco arrivó. Denise ci spiegó che il gioco si chiamava "scalzo". Si giocava così: tutti dovevano avere le scarpe addosso, chi era più furbo si faceva il doppio nodo, e in sostanza dovevi toccare una persona per cominciare una sfida, che consisteva nel togliere le scarpe all'avversario, possibilmente senza fargli troppo del male.
Che era la parte più complicata.
Il gioco iniziò con il via di Desirée. Decisi di rimanere ferma e aspettare che qualcuno mi toccasse. Ma probabilmente fu l'errore peggiore che potessi commettere, dato che mi venne incontro una ragazza dai capelli corvini e gli occhi neri come la brace, che da quanto avevo intuito era la ragazza di Axel.
Si, proprio lei.
Alla mattina l'avevo vista che guardava me e lui con una smorfia di disapprovazione e disgusto sulla bocca. Si avvicinò a me, mi fissò negli occhi, e poi mi toccò la spalla.
La sfida ebbe inizio.
Lei cominciò a girarmi attorno, e così ebbi il tempo di pensare a varie strategie. Poi decisi di fare la mia mossa: le andai incontro e semplicemente le pestai il piede. Lei, sorpresa, se lo strinse, e con questa scusa mi accucciai e le tolsi la scarpa dell'altro piede.
Uno a zero per me.
"Bastarda" sibiló lei tra i denti.
Pensava di riuscire a sminuirmi così facilmente? Mi dispiaceva per lei, ma se pensava di riuscire a rompere la mia medaglia da "persona più fredda sulla terra" così facilmente, si sbagliava di grosso.
"Ah, grazie, che dolce" risposi. Lei si distrasse a guardarmi, e così le pestai il piede senza scarpa. Fu solo un momento quello in cui si chinò a stringerselo, ma io lo sfruttai al massimo ed esattamente in quell'attimo le cavai la scarpa che rimaneva.
Avevo vinto. Ma quello non mi importava tanto, io volevo solo guadagnare un paio di scarpe dalla mia parte, in questo modo non avrei più dovuto giocare.
La ragazza mi guardò negli occhi e mi disse: "Io mi chiamo Mia. Ricordati questo nome, perché verrà fuori nei tuoi incubi peggiori".
"Ok" risposi, senza esprimere alcuna emozione. Beh dai, Mia, facile da ricordare. Ma sicuramente non l'avrei ricordato per il motivo che aveva detto lei.
L'avrei ricordato perché sarebbe stato il nome che avrei dovuto evitare.
Mi sedetti di nuovo. I minuti passarono in fretta e finí il tempo. Denise e Desirée chiesero quante scarpe aveva guadagnato ognuno di noi. Io dissi:
"Un paio" e loro ne sembrarono soddisfatte. Poi, senza accorgermene mi ritrovai di fianco ad Axel. Mi guardò negli occhi sorridendo più del solito, poi mi abbracciò, e mi disse:
"Sei stata bravissima prima, sono davvero orgoglioso di te".
Poi avvicinò il suo viso al mio, ed io naturalmente mi scansai. Lui non sembró gradire la cosa, infatti quel sorriso splendente sparì subito. Al suo posto arrivò un'espressione impassibile accompagnata da due occhi di ghiaccio. Mi squadró da capo a piedi, e prima che potesse dire qualsiasi cosa io dissi: "Scusa, di solito non mi piace avere tanto contatto fisico con i ragazzi. Inoltre sapendo che sei fidanzato preferisco non starti troppo vicino, non vorrei che la tua ragazza si facesse strane idee".
Fece un sospiro. Poi con aria dolce ma dura disse: "Te l'ho già detto.." non fece in tempo a finire la frase, perché fu interrotto da una campanella. Denise urlò: "Ora di pranzo", e tutti si ritirarono all'interno dell'edificio. Vidi Axel andare dentro lanciandomi un'occhiata sempre con la stessa espressione, e poi si girò.
Forse fu solo una mia impressione, ma mi parve di vederlo sorridere un po' mentre si girava.
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