Capitolo 17
Capii subito di chi si trattava.
Le mani, ancora appoggiate sui sassi, tremarono eseguendo lo stesso ritmo del mio cuore. La creatura davanti a noi piantò i suoi occhi azzurri su di me, ed io non potei fare a meno di ricambiare. Le sue labbra, dello stesso colore di una rosa appassita, si piegarono in un sorriso, e una piccola risata scappò dalla sua bocca.
Aveva una crepa sotto l'occhio destro che si diramava come un albero spoglio sul suo viso. Pareva una bambola di porcellana appena caduta dalla sua casetta. Quella donna, seppur bellissima, nascondeva dentro di sé tanto di quel male, di quella cattiveria e forse di rimpianti, che il vaso di Pandora in confronto era il nulla più totale.
La falena che non era più con le altre, si era appoggiata su un taglio presente sul braccio cadaverico di Persefone. Il sangue le colava dal gomito e attraversava tutto l'avambraccio fino ad arrivare alle mani candide. La falena, non appena si era appoggiata sul taglio era diventata rosa: si stava nutrendo con il sangue.
"Voglio che lei venga con me. Lui non mi interessa".
Pronunciò quelle parole come se stesse parlando con qualcuno che noi non riuscivamo a vedere. La sua voce era come quella del mio sogno, solamente che dopo che avevo capito da chi proveniva, quel sogno l'avevo rivisitato nella mia testa più come un incubo.
La curiosità prese il sopravvento e, non so con quale coraggio, chiesi:
"Perché lui no? E dove dovrei andare con te?"
Persefone fece una smorfia e disse:
"Sai lui chi è? Lo sai da chi discende?".
Mi girai a guardare Selyn: era pietrificato.
"La sua ava è Psiche. Quell'arrogante venuta a chiedere un po' della mia bellezza, per poi approfittarne invece di lasciarla al vero destinatario. E dopo aver aperto la scatola che in teoria la doveva contenere, è stata perdonata da Zeus e fatta diventare dea. Non l'ho ancora perdonato per questo, e non ho intenzione di farlo".
Rimasi immobile.
La mamma di Selyn gli raccontava le storie del Dikya perché era una discendente di una dea.
Selyn sapeva come usare lo specchio perché lei gli aveva raccontato quelle cose.
Ma perché Selyn non me l'aveva detto? Non ero un'estranea per lui. Anche se ero arrabbiata decisi di mettere da parte quell'argomento e di fare una domanda a Persefone:
"Conosci Ila Tank?"
"Ah sì, lo conosco. Sessant'anni fa aveva provato ad ucciderci, povero illuso. Appena gli feci sentire la voce della sua amata Cara però si bloccò, ed io lo feci dormire per sempre. Pazzesco come un amore non ricambiato abbia deciso la sorte della sua vita".
Sentii un brivido correre lungo la mia schiena.
Aveva detto che l'amore non corrisposto di Ila era Cara?
Cara Atlantic, mia nonna?
Sapevo che era molto bella da giovane, e che molti ragazzi si infatuavano di lei, ma non immaginavo che Ila fosse uno di loro.
Mentre ero assorta nei miei pensieri non mi accorsi che due mani palmate grige e nere, mi stavano per prendere le caviglie. Non appena me ne accorsi però, queste scomparirono in un istante, tornando nel sottosuolo.
Le parole uscirono dalla mia bocca senza che ci pensassi un attimo:
"Cosa volete veramente da me?"
Persefone sorrise e, staccando un petalo arancione da uno dei fiori appassiti sulla sua coroncina, disse:
"Non vogliamo qualcosa da te, noi vogliamo te"
"E perché volete proprio me?" Dissi scandendo le parole, dato che l'ansia mi stava mangiando viva.
"Perché tu sei ciò che mi manca.
L'unica cosa che mi rimane di lei.
Nelle tue vene scorre il sangue di Pegaso, Crystal. Il figlio della mia parte mancante.
E ora che non c'è più neanche lui, la parte mancante sei diventata tu".
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