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33. Lenoir

Il segnale acustico della sua sveglia mi fa lamentare; apro un occhio e fuori è ancora buio. «Spegni quel coso» dico mentre cerco di affondare con più insistenza nel cuscino.

«Sono le quattro meno un quarto.» Mi bacia la nuca, visto che mi sta abbracciando da dietro. «Dobbiamo alzarci, principessa» e mi rotola sopra di sé. In quel momento la sveglia suona di nuovo costringendomi ad aprire gli occhi. Tra una spazzolata di denti e l'altra sistemiamo le nostre cose e quelle di Buio che verrà con noi. Rudy indossa dei jeans e una maglia con sopra una felpa, mentre io dei leggings aderenti e un maglione di lana piuttosto lungo. Mi guarda dall'alto in basso facendomi l'occhiolino, ha apprezzato. Prendo il borsone con alcune cose che avrei dovuto indossare da mio fratello e immagino non siano molto adatte per giornate sulla neve. «Rudy, puoi prendere qualche felpa in più per me?»

Sorride. «Già fatto, ma non credere che io abbia intenzione di farti stare molto vestita.» Mi bacia il naso. «Adesso andiamo, avremmo già dovuto essere in strada.» Afferra le nostre giacche mentre io metto il guinzaglio a Buio che felice scodinzola verso la porta.

«Preso tutto?»

Gli faccio segno di sì con la testa, apro la porta ed esco, mentre lui chiude tutto dietro di me.

Carichiamo la macchina e saliamo.

«In viaggio» dico allacciandomi la cintura e sistemando Buio in mezzo alle gambe.

Ci allontaniamo dalla città che il sole ancora non è sorto. «Dove stiamo andando con precisione?»

«Possiedo una casa proprio al confine tra Valle d'Aosta e Svizzera, è un piccolo chalet, la prima cosa che ho comprato firmato il primo contratto da professionista. La uso come casa estiva ogni tanto e durante lo stop invernale ci vengo sempre, è il mio rifugio nei momenti bui. Scontato dire che dopo il destro all'arbitro, sono venuto qui.» Mi sorride. «Ha le cose fondamentali: cucina, camera da letto, soggiorno e bagno. Ho fatto sventrare lo chalet tre anni fa, da quel momento è leggermente più in vista, ma il paesino è talmente piccolo che praticamente possiamo dire di essere soli.»

Annuisco e poggio la testa al finestrino, osservando l'erba che piano piano si imbianca. Abbasso lo sguardo mentre vedo che le tacche sul mio telefono passano da quattro, a tre e poco dopo a due. «Ho dimenticato di informarti che il Wi-Fi è traballante.»

Alzo le spalle. «Non mi interessa.»

Mi sorride e prende una curva di seguito all'altra, salendo sempre più in alto fino a che il panorama si riempie di pini innevati.

Passiamo davanti a un negozio, una stazione di servizio, un piccolo alimentari che sembra anche bar e prima di svoltare verso casa sua si ferma. «Caffè e cornetto? Ma solo se non hai troppe pretese» dice indicando il piccolo market.

Annuisco uscendo dalla macchina assieme a Buio che non muove un passo per paura della neve.

Entriamo dentro, il signore dietro al banco ci saluta e Rudy risponde in tedesco. Mi volto verso di lui affascinata, è ancora più sexy quando parla nella sua lingua.

Facciamo velocemente colazione e torniamo in auto, per poi uscirne circa mezz'ora dopo davanti allo "chalet". «Questa non è una cavolo di capanna di tronchi, è un castello.»

La casa è disposta su un solo livello, ma è enorme. Dopo aver parcheggiato nel vialetto di fianco, prendo Buio e lo seguo all'ingresso posto sotto una veranda che percorre il lato della casa completamente in vetro. Apre la porta e osservo l'interno estasiata: è un ambiente unico dove c'è tutto ciò che serve. Mi prende la giacca e l'appende con la sua vicino alla porta insieme a sciarpre e stivali. Nell'angolo opposto a dove siamo in questo momento c'è la porta del bagno, il resto è tutto a vista o diviso da bellissimi mobili-libreria in ferro. Il letto è proprio davanti all'enorme vetrata come se, in quel posto sperduto, il panorama fosse la ninna nanna della buona notte e osservandolo, penso sia davvero così. La cucina non è grande ma ha tutto il necessario, mentre il tavolo è ricavato nella penisola di quest'ultima. Infine, ma non meno importante, il caminetto rivestito in tronchi e mattoni arriva fino al soffitto ed è assolutamente fantastico, mentre davanti a questo è posto il divano in pelle marrone.

«Tutto qui. Anzi no.» Mi guarda sorridendo mentre la mia bocca è spalancata, quindi, non contento mi prende per mano per portarmi nell'ultima parte non ancora vista, ovvero il bagno che come il resto della casa è fantastico: una parete a specchio, il lavandino ricavato da un grandissimo masso in pietra e la doccia sul lato opposto, celata da un vetro trasparente ma, non avendolo ancora notato, Rudy mi indica la ciliegina sulla torta ovvero la vasca idromassaggio posta sulla veranda e collegata al bagno dall'enorme finestra.

«È riscaldata» sussurra.

«Questo è un sogno» dico con un filo di voce.

«Che tu sia qui è un sogno.» Mi abbraccia da dietro e io avvolgo il suo sedere con le mani.

Mi volto verso di lui e lo bacio mentre Buio entra nella stanza con in bocca una pallina.

«Vado a prendere il resto delle borse in auto, ok?»

Annuisco uscendo prima di lui dalla stanza mentre il pulcioso nero mi segue a ruota. Apro il frigorifero e mi sorprendo nel constatare che è pieno e quando Rudy entra di nuovo chiedo: «Come mai c'è tutta questa roba?»

«Ho assunto una coppia di signori anziani, Roman e Michelle. Abitano tutto l'anno nel paese a due chilometri da qui; di fatto tengono in ordine in mia assenza e quando invece sanno del mio arrivo preparano tutto alla perfezione, compresa la spesa con la lista che gli comunico.» Si volta verso il caminetto con la legna già riposta, lo accende e in meno di due minuti il fuoco è scoppiettante.

Lo guardo davanti al camino e lentamente mi avvicino a lui. «Sono felicissima... lo sai?»

Mi stringe forte a sé. «Farò di tutto per renderti felice, principessa.» Bacia la mia fronte delicatamente.

«Adesso portami a letto, non per fare sesso» sorrido «ma sto crollando dal sonno.»

Senza dire una parola mi solleva, gli avvolgo le gambe attorno alla vita e così aggrovigliata a lui mi deposita sulle lenzuola.

«Ti amo» sussurra.

Mi volto verso di lui, cerco la sua lingua con avidità e quando la trovo lo bacio come se fosse l'ultima volta prima di un lungo addio, mi prende la testa trattenendo le sue mani forti tra i miei capelli. Sollevo il corpo dal letto per poterlo guardare negli occhi che, con la luce abbagliante proveniente dall'esterno, sono di un blu ancora più intenso. Tocco la pelle calda del suo torace, leggermente scoperta e sospiro pensando, tra me e me, che non ho proprio tanto sonno come immaginavo. Salgo sul suo grembo quando sento il pisello di Rudy già duro sotto di me. «In realtà possiamo distrarci un po' prima di riposare, ma non essendoci un televisore in questa casa, possiamo solo...» lo guardo ammiccante, «scopare, proprio qui.» Mi tolgo il maglione e il reggiseno rimanendo a seno nudo sopra di lui.

«Mai detto di avere sonno» conferma mentre mi morde e poi bacia un capezzolo.

Afferro la fibbia dei suoi pantaloni mentre con l'altra mano mi allungo sopra il ginocchio, arcuo la schiena dal piacere strusciandomi al suo pisello, che ormai sta saltando fuori dai pantaloni. Sposto il volto per baciarlo mentre con le mani sto slacciando la fibbia per liberare quello che, a breve, sarà l'oggetto del mio piacere. Tiro indietro il corpo per mettermi nel mezzo alle sue gambe e prendere la cappella in bocca. Chiude gli occhi in preda all'estasi mentre muovo la testa su e giù così tante volte da impedirgli di restare fermo. Improvvisamente smetto per alzarmi in piedi. «In questo momento sei in mio potere.» Tolgo i pantaloni, gli slip ormai bagnati e ordino a Rudy di avvicinarsi al bordo del letto. Esegue annuendo con la testa ma senza parlare. Quando siamo così vicini da poter sentire il suo respiro su di me mi siedo letteralmente sopra il suo pisello e lo lascio scivolare dentro; non trova alcuna resistenza, sono troppo eccitata. I seni sono proprio sul suo viso e, come un bambino davanti alla Nutella inizia a leccarli e succhiarli avidamente. Inarco la schiena e proseguo a cavalcarlo e quando con entrambe le mani mi strizza i capezzoli sono in estasi. Mi afferra dal sedere per aumentare i movimenti «Non ne ho mai abbastanza di te» dice aumentando il respiro e gemendo.

Sento crescere il piacere quando per due volte consecutive pianta il suo uccello fino alla radice, non sono arrivata alla terza. «Sì» ho gridato, e ancora, «sì!» Mentre sono venuta sopra di lui tenendolo stretto per sentirlo completamente mio e dopo pochi istanti mi ha raggiunto in quel posto che chiamo estasi. Stringe forte il mio sedere quando l'ultimo spasmo lo fa distendere sul letto e io crollo su di lui. Mi sposto al suo fianco per farlo respirare e metto una mano sul suo petto, quando ha ripreso un ritmo regolare, osservandolo nella sua statuaria bellezza, lentamente mi addormento.

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