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                          Hailey

Appena fuori dall’aeroporto, prendo un respiro profondo e cerco di lasciarmi alle spalle quella tensione.
Ritirate le valigie, alzo la mano per fermare un taxi e mi faccio strada tra la folla.

Mentre il tassista guida verso casa, guardo fuori dal finestrino, lasciando che le immagini della città scorrono rapide davanti ai miei occhi.
Le strade di New York sono ancora calde e asciutte, l’estate si è appena allontanata, lasciando il posto ai primi colori dell’autunno.
Gli alberi iniziano a tingersi di arancione e rosso, e so che presto il freddo della costa atlantica si farà sentire.
Involontariamente penso a Venezia e alla sua bellezza delicata e sospesa, alla nostalgia che ho per i canali, per il silenzio delle calli e per quella magia senza tempo che solo la città lagunare sa offrire.

Il taxi si ferma.
Siamo arrivati.
Ringrazio e pago il tassista, che mi augura una buona permanenza.
Mi volto e guardo la facciata dell’edificio: lo stesso appartamento che mi ha visto crescere, la casa dove il mio passato e la mia famiglia hanno lasciato tracce profonde.
Faccio un respiro e suono il citofono.

“Chi è?” La voce di mio padre, forte e familiare, arriva dall’altra parte.

“Sono io, papà.
Sono Hailey.”
Appena il portone si apre, salgo le scale con passo veloce.
Mio padre è lì, ad aspettarmi sulla soglia, e il suo sorriso mi riempie di calore.
Ci abbracciamo forte, e subito l’ansia e la stanchezza del viaggio sembrano scomparire.

Entriamo in casa, e lui mi guida verso il suo studio.
“Sto disegnando alcuni abiti da sposa” mi dice, con l’orgoglio e la passione di sempre.
Appena vedo le sue creazioni, resto incantata: linee eleganti, tessuti leggeri che sembrano danzare sotto la luce, dettagli raffinati che trasformano ogni abito in un’opera d’arte.

“Papà, sono splendidi” sussurro, ammirata.

Non faccio in tempo a sentire la sua risposta che il campanello suona, interrompendo la nostra conversazione.
Mio padre va ad aprire e ritorna poco dopo con un giovane al suo fianco.
È alto, con i capelli e gli occhi scuri e un fisico atletico.
La sua presenza è decisa, ma c’è anche qualcosa di discreto e attento nel suo modo di fare.

“Hailey, ti presento Riccardo” dice mio padre.
“È il mio assistente personale, il mio braccio destro.”

Riccardo mi tende la mano con un sorriso accennato, educato, ma nei suoi occhi c’è una luce curiosa, come se mi stesse studiando.

“Piacere di conoscerti, Hailey” dice, con un tono che nasconde una punta di fascino.
Sento che dietro quel sorriso c’è qualcosa di più, un’ombra di mistero che mi incuriosisce.

“Piacere mio" rispondo, stringendo la sua mano.
Il contatto è breve, ma sufficiente a lasciarmi una sensazione indefinita, come se quell’incontro fosse destinato a lasciare un segno.

Mentre mio padre inizia a parlare del lavoro, Riccardo continua a guardarmi, e io ricambio il suo sguardo, cercando di indovinare cosa si nasconde dietro quegli occhi scuri.
Mi chiedo cosa mi aspetta in questa città, quali nuovi legami e quali sorprese sono pronte ad aprirsi davanti a me.

Forse è solo l'inizio di qualcosa di inaspettato.

           


Vorrei ringraziare CristinaGelsomini per l'aiuto.

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